FANTASCIENZA STORY 18

FANTASCIENZA SCRITTA E CINEMATOGRAFICA – PARTE 3

IL RISVEGLIO DEL DINOSAURO (The Beast from 20.000 Fathoms)

Il terzo colosso dell’anno… non è affatto un colosso: il contenuto, gli effetti e la storia di questo film non sono infatti minimamente paragonabili a quelli dei due precedenti, di cui abbiamo già parlato.

Ciò nonostante Il risveglio del dinosauro è un film importante e ha meritato un posto preciso nella storia dei film di mostri e di science fiction, perché ha dato ufficialmente il via a tutto un genere.

Quando, qualche mese dopo l’uscita della pellicola, i produttori si accorsero che con una spesa minima avevano realizzato qualcosa che stava rendendo fiumi di dollari, pensarono di sfruttare convenientemente il filone, girando molteplici film su ogni sorta di animali e insetti che impazzavano, debitamente ingigantiti o risvegliati da millenari letarghi, sulla nostra povera Terra.

Artefice degli effetti speciali di questo film era quel Ray Harryhausen che abbiamo già citato parlando de Il Re dell’Africa.

La tecnica appresa da Willis O’Brien fu da lui velocizzata, con grandi vantaggi economici per il cinema dove il tempo è denaro, e chiamata Dynamation: che altro non è, in fondo, che il vecchio sistema di O’Brien dello Stop-motion.

Nel 1953, l’anno in cui venne realizzato Il risveglio del dinosauro, Harryhausen non aveva ancora mai lavorato da solo: così esitò a lungo prima di accettare, anche perché i produttori non gli lasciavano molto tempo per svolgere il suo lavoro. Come già Willis O’Brien, Harryhausen realizzò il suo fantastico “Rhedosauro” (un nome fasullo per un animale altrettanto mitico) con il lattice e l’ossatura di ferro, lo provò davanti agli scenari precostruiti in piccole dimensioni e lo mosse, fotogramma per fotogramma, di poche frazioni di millimetro alla volta.

Se si tiene conto che una pellicola normale ha uno scorrimento di 24 fotogrammi al secondo, ecco che ci vogliono 24 movimenti impercettibili per fare un secondo di movimento percettibile.

Più complessa diventa la tecnica quando si deve far vedere l’animale a contatto, o quasi, con gli esseri umani.

In tal caso, su uno schermo viene fatta scorrere, sempre fotogramma per fotogramma, l’immagine di persone, per esempio, che guardano di fianco; il muso del Rhedosauro viene inserito davanti allo schermo e mosso anch’esso fotogramma per fotogramma in perfetto sincronismo con l’immagine proiettata.

Girata la pellicola, risulterà l’immagine voluta, questo perché nel cinema non esiste la profondità di campo, salvo, come si è detto, adoperare la tecnica del 3D. Al massimo, se il lavoro non è perfetto, risulterà qualche slabbratura o sfocatura, specie nella parte degli esseri umani e questo perché trattandosi di una scena ripresa due volte la nitidezza va qualche volta perduta.

Ne Il risveglio del dinosauro, Harryhausen, pur dando una prova molto interessante delle sue capacità, non offrì certamente il meglio di se stesso, soprattutto perché non poté avere a disposizione tutto il tempo e i mezzi che sarebbero stati necessari.

Il film si apre con l’immagine di una base polare, mentre una voce fuori campo ci rivela:

Questa è la base esperimento, una base segreta a Nord del Circolo Polare Artico. E’ stata impiantata per svolgere un lavoro sperimentale estremamente importante. Il suo personale è arrivato il giorno X meno sessanta: ha impiegato due mesi interi per i preparativi. Oggi è il giorno X, ed è l’ora H meno 59 minuti, manca meno di un’ora quindi. L’aereo dovrà arrivare sul punto stabilito, a 200 miglia da qui, esattamente fra 58 minuti; non si devono commettere errori perché sarebbe impossibile ripetere l’esperimento. Ecco, questo è il punto: il posto di osservazione avanzato dove gli scienziati e i loro collaboratori stanno controllando gli apparecchi in attesa dell’aereo. Siamo adesso all’ora H meno 81 secondi, all’ora H meno 75 secondi l’antenna del radar registra qualcosa…

E’ in effetti l’aereo che si avvicina al punto stabilito.

Il professor Tom Nesbitt (Paul Christian) e il colonnello John Evans (Kenneth Tobey), comandante della base, scrutano il cielo; tutto va alla perfezione finora. Siamo all’ora H meno 56 secondi, ognuno sa quello che deve fare e lo fa bene, in silenzio e senza esitazioni, ogni uomo è pronto, come ogni strumento. Adesso è l’ora H meno 50 secondi… P.I. vuol dire “punto d’inizio”, tra pochi istanti questi uomini conosceranno il successo o il fallimento, contiamo i secondi insieme a loro…”

Un’esplosione atomica scuote il silenzio del Polo. Mentre tonnellate e tonnellate di neve vengono scosse da un fremito immane, qualcosa di gigantesco sembra apparire sullo schermo del radar per scomparire subito dopo. Sul luogo dell’esplosione si recano due scienziati, Tom e Rick che, per osservare meglio i risultati dell’esperimento, pensano di separarsi.

Mentre Rick sta compiendo le sue osservazioni ode alle spalle un tremendo ruggito, si volta e vede l’enorme mole del mostro, compie un passo falso e cade in un crepaccio.

Tom si accorge del razzo di soccorso lanciato dall’amico e scambia le sue frasi concitate sul mostro per farneticazioni dovute allo shock, ma deve ricredersi: il ruggito dell’essere provoca una valanga che seppellisce Rick e Tom, e solo quest’ultimo può essere tratto miracolosamente in salvo.

Quando si riprende è in ospedale e inutili sono i suoi tentativi per convincere i medici di ciò che ha visto. Nemmeno il colonnello Evans gli crede, rifiutando quindi di organizzare una qualsiasi spedizione per la ricerca di un mostro che per lui non esiste.
Intanto il gigantesco animale distrugge una nave. Leggendo la notizia sui giornali, Tom decide di rivolgersi a un’autorità nel campo della paleontologia, il professor Thurgood Elson (Cecil Hellaway) che ha, guarda caso, una graziosa assistente che risponde al nome di Lee Hunter (Paula Raymond).

Elson: “Se tutte le fandonie che si pubblicano sui mostri si mettessero in fila si arriverebbe almeno almeno alla Luna!

Tom: “Insomma, le ho fatto perdere tempo!

Elson: “Ma si rende conto che lei vorrebbe farmi credere di aver visto un animale che avrebbe più di cento milioni di anni?

Tom: “Lei ha detto che cento milioni di anni fa, nell’era Mesozoica, i mari gelarono…

Elson: “Esatto.

Tom: “E non potrebbe darsi che l’animale fosse rimasto isolato, coperto da una valanga e imprigionato dalla banchisa, e che allo scoppio della bomba il calore sprigionato abbia sciolto il ghiaccio e abbia disseppellito il mostro, liberandolo?

Elson: “E l’abbia fatto resuscitare dopo cento milioni di anni?

Tom: “Ma non potrebbe essere stato in letargo? Anche adesso gli orsi vivono così per tutto l’inverno.

Elson: “Questo è vero. L’orso vive in letargo. Ma per un solo inverno, consumando i grassi accumulati. Non è possibile credere che un animale possa vivere cento milioni di anni nello stesso modo. E, in ogni modo, chissà che appetito avrebbe al suo risveglio!

Nesbitt, probabilmente, rinuncerebbe a farsi credere se non fosse convinto da Lee Hunter, la quale, non certo disinteressatamente, gli mostra un ritaglio di giornale che parla di un secondo disastro marino che viene attribuito a un non ben qualificato “mostro” e lo invita a casa sua per vagliare tutti i disegni degli animali preistorici conosciuti, questo per vedere se Nesbitt riesce a individuarlo più esattamente.

Tom accetta di sottoporsi all’esperimento per riconoscere la bestia; quindi si reca in Canada per prelevare l’unico marinaio superstite di un disastro navale, Jacob Bowman (Jack Pennick), il quale, testimone il professore, individua tra i vari disegni quello di Nesbitt.

Jacob: “Eccolo!

Nesbitt: “E’ proprio il mio!

Elson: “E’ un carnivoro estinto da cento milioni di anni.

Jacob: “Cento milioni di anni?!

Elson: “Sì. E’ l’antenato diretto di quell’animale lì, però di dimensioni doppie, si suppone. I soli resti fossili della specie furono scoperti dragando il fondo delle valli sottomarine a 150 miglia da New York…

Dopo qualche tentennamento il professore si convince, fa chiamare al telefono il colonnello Evans e gli espone la sua teoria.

Sentendolo deciso, l’ufficiale si rivolge a un amico, Phil Jackson (Donald Woods), della Guardia Costiera che, a sua volta, convoca il professore, Jack, Tom e Lee nel suo ufficio; questo perché, precedentemente, il mostro aveva distrutto un faro sulla costa.

E’ questa, forse, la scena migliore del film, ispirata a un racconto di Ray Bradbury (The Fog Horn, 1951; tr. it.: La sirena, in Le auree mele del Sole, La Tribuna, Piacenza 1964) e servirà per il lancio pubblicitario della pellicola. E’ anche una delle tante modifiche proposte da Harryhausen su un copione già scritto con un cast ormai scelto.

Phil: “Beh è così: né terremoto, né tempesta, niente, ma il faro è completamente distrutto.

Nesbitt: “Ci sono stati altri fatti inspiegabili?

Phil: “Sì. Le vedette ci segnalano relitti di navi di piccolo tonnellaggio lungo le coste del Massachusetts, parecchi edifici isolati sono stati distrutti, un pescatore è stato trovato orribilmente schiacciato.

Elson: “C’è un evidente legame cronologico in questi disastri.

Phil: “Non capisco, professore.

Elson: “La prima apparizione del mostro è stata nella baia di Baffin, mentre la sua ultima malefatta è stata sulle coste del Massachusetts. Posso dare un’occhiata alla carta?

Phil: “Certamente.

Elson: “Ehm, dunque… primo: la baia di Baffin; secondo: il peschereccio Watson è stato attaccato poco dopo qui, presso la Nuova Scozia; terzo: il faro sulle coste del Maine; quarto: questi relitti inspiegabili sulle coste del Massachusetts. Come vede, le segnalazioni hanno sempre seguito la corrente artica. E’ probabile, quindi, che il mostro si stia dirigendo qui. E’ proprio nelle valli sottomarine dell’Hudson che furono trovati i fossili della sua specie.

Jack: “Se ciò che dice è vero potremmo minare tutta la zona.

Elson: “Per uccidere l’animale? Oh, no! Pensi che perdita per la scienza! Catturarlo vivo, questo dobbiamo fare.

Phil: “E come si propone di catturarlo, nel caso che… esista?

Elson: “Non lo so… ma la prima cosa da fare è andare a esplorare le valli sottomarine, per essere sicuri che esista.

Hunter: “Ma è troppo pericoloso!

Elson: “Sì, ma vale la pena di rischiare pensando al vantaggio che ne verrebbe alla scienza. Comandante, potrebbe procurarmi una campana sottomarina?

Phil: “Ma lei vuole veramente immergersi?

Elson: “

Phil: “Gliela posso procurare, però… cosa ne pensi Jack?

Jack: “Eh… siamo in ballo, balliamo. Se vuoi, richiedila.

Elson: “Grazie… ehm!

L’idea della campana si rivela, purtroppo, disastrosa. Il professore avvista il mostro, ma, mentre ne spiega la struttura…

Elson: “E’ come lo abbiamo immaginato, ma la sua struttura dorsale è singola, non bilaterale… L’attacco degli arti anteriori è arretrato… ma la cosa più sensazionale è che…

Non lo sapremo mai: il mostro distrugge la batisfera (o la ingoia e quindi la deglutisce, non si comprende bene).

Mentre Lee e Tom stanno commiserando la fine di Elson all’Istituto di Scienze, il mostro fa la sua prima apparizione ufficiale nel porto di New York. La gente fugge presa dal panico e travolge un non vedente, mentre un poliziotto si fa contro il mostro, armato di pistola, ma la bestia si china e lo divora, quindi calpesta e mastica una macchina con a bordo un uomo.

Accorrono le auto della Polizia e creano un muro di fuoco davanti al Rhedosauro che, vistasi preclusa l’avanzata, scarta di lato e passa attraverso un edificio e, mentre prosegue la sua marcia, uno speaker commenta i disastri arrecati:

New York sembra una città assediata. E’ stato dichiarato lo stato di emergenza e le forze della Polizia sono pronte ad agire. La difesa civile è stata richiamata e i ricoveri sono stati aperti per cercare di arginare il panico. Il traffico è stato sospeso. Il cuore di New York, Times Square, ha cessato di battere… La Guardia Nazionale è in pieno assetto di guerra per respingere il mostro. Questa è una vera guerra contro un nemico terribile che l’uomo moderno non aveva finora affrontato. I nostri proiettili normali non bastano e un metodo efficace per abbattere il mostro non è stato ancora trovato, ma si fa tutto il possibile per fronteggiarlo. Herald Square, la Quinta Avenue, Broadway, tutte le vie della città sono saldamente pattugliate… non si può prevedere dove il mostro colpirà. Poco fa era in Wall Street, presso il punto dove aveva preso terra. Tutto il quartiere in cui “sembra” che la gigantesca bestia si trovi è terra di nessuno. La Guardia Nazionale sta bloccando tutta la zona nella speranza di limitare le conseguenze terribili di quello che è già il disastro più grave nella storia di New York…

Quando un reticolato ad altissima tensione riesce a ferire il mostro al collo, succede un altro guaio: il sangue della bestia è portatore di una malattia sconosciuta, per cui non si può farlo a pezzi con un esplosivo, nel timore di propagare un contagio.

Mentre si cerca il mostro disperatamente, ecco che il gigantesco animale appare presso il parco dei divertimenti di Coney Island.

Là, finalmente, viene abbattuto grazie a un proiettile radioattivo sparatogli nel collo già ferito.

Molto originale è il luogo scelto per immolare l’animale. Anche questa fu un’idea di Harryhausen che, nel film, si rivela esattamente quello che non sarà: un buon sceneggiatore e mediocre esecutore di effetti speciali.

La pellicola, comunque, ha come si è detto un’importanza “storica” e valeva la pena di parlarne dettagliatamente. Come curiosità, per concludere, ricorderemo che il tiratore scelto che, alla fine, uccide il Rhedosauro, è impersonato dall’attore Lee Van Cleef, ancora molto lontano dalle glorie degli spaghetti-western.

(3 – continua)

Giovanni Mongini