1954: DAI FORMICONI A GODZILLA PASSANDO DAL GILLMAN E DAL NAUTILUS – PARTE 2
IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA (Creature from The Black Lagoon)
Nel 1954 assistiamo a un’altra significativa tappa della breve, ma interessante escursione di Jack Arnold nella fantascienza cinematografica. Il suo Mostro della Laguna Nera è la migliore trasposizione visiva del “mito della bella e della bestia” che sia mai stata realizzata dopo lo storico King Kong.
La pellicola si apre con alcune immagini dalla creazione del mondo.
Una voce fuori campo commenta:
“Nel principio Dio creò il cielo e la Terra e la Terra era informe e vuota. Questo è il pianeta Terra appena nato e che andò raffreddandosi via via da una temperatura di seimila gradi a una di poche centinaia in cinque miliardi di anni. Il calore, irradiandosi nell’atmosfera, formò le nubi e la pioggia cadde sulla crosta indurita per secoli e secoli. I mari irrequieti crebbero ma trovarono dei limiti e furono racchiusi… ed ecco che nei loro caldi recessi comincia il miracolo della vita. In varietà innumerevoli appaiono esseri viventi che mutano e raggiungono la terraferma lasciando una prova del loro passaggio, della loro lotta per la esistenza, della loro estinzione. Sono queste tracce di vita, ancora visibili dopo quindici milioni di anni, nell’alto corso del Rio delle Amazzoni, che l’uomo tenta affannosamente di decifrare.”
Il dottor Maia (Antonio Moreno) trova uno straordinario reperto sepolto in mezzo al terriccio e alla roccia vicino al fiume, una mano artigliata e di dimensioni notevoli. Lo scienziato lascia i due assistenti indigeni al campo e si precipita all’Istituto di Baia Moreno in cerca di aiuti, anche finanziari, per disseppellire il resto dello scheletro, intanto una mano palmata esce dal fiume per rientrare rapidamente nell’acqua…
All’Istituto di biologia Maia trova il suo vecchio allievo David Reed (Richard Carlson) e la sua fidanzata Kay Lawrence (Julia Adams) ai quali mostra una fotografia della “mano”. I tre ne parlano con il direttore dell’Istituto Mark Williams (Richard Denning) e tutti insieme esaminano il reperto. Williams accetta di finanziare la spedizione. Intanto, al campo base, la feroce creatura che esce dall’acqua non lascia scampo ai due assistenti… Un vecchio ma efficace battello di nome “Rita” sta risalendo il fiume diretto verso il campo con a bordo tutti i membri della spedizione. Una volta giunti sul posto trovano non solo semidistrutto l’accampamento ma, soprattutto, gli uomini massacrati. Il comandante del battello, Lucas (Nestor Paiva), pensa che possa trattarsi di un giaguaro. Passano i giorni e gli scavi sul posto non portano ad alcun risultato e quindi David formula l’ipotesi che i resti possano essere stati trascinati dal fiume dove lo stesso sfocia. Ma il posto, conosciuto come Laguna Nera, gode di una fama scura almeno come il suo nome: nessuno vi è mai tornato. Questo non ferma gli esploratori che dirigono il battello verso lo stretto ingresso della laguna. Il “Rita” si ancora e Dave e Mark si immergono per prendere campioni del fondale. Loro non se ne accorgono ma qualcosa di non umano segue i loro movimenti.
Alcune sequenze sono rimaste famose nella storia della science-fiction, per esempio quella della ragazza che nuota con, sotto di lei, il mostro che segue e mima i suoi movimenti giungendo persino ad assumere la evidente posa di un amplesso con il ventre vicinissimo a quello di lei.
Tutto questo avviene mentre, sul battello, ignari, esaminano i reperti. Appena si accorgono che la ragazza si è immersa la richiamano in gran fretta proprio mentre il mostro le aveva sfiorato i piedi con la mano artigliata. Appena la ragazza è risalita “qualcosa” s’impiglia nella rete provocandone uno squarcio e lasciandovi un artiglio che la ragazza esamina con la preoccupazione del ricordo di cosa poteva averla toccata in acqua.
In una seconda discesa in acqua Mark e David vedono la creatura, la inseguono e, con il fucile a fiocina, Mark colpisce l’essere che si libera dell’asta metallica e fugge velocemente nel fondale.
Mentre stanno sviluppando le foto prese, la creatura esce dall’acqua, sale sul battello e si avventa contro uno degli uomini di Lucas, Chico (Henry Escalante) e lo trascina in acqua. Lo scopo principale di Mark è quello di catturare il mostro vivo a ogni costo, per cui approntano nel battello una gabbia con l’inferriata di bambù e debitamente piena d’acqua e, per poterlo stordire, Lucas propone di usare il rotenone, una sostanza usata per addormentare i pesci per poi poterli catturare facilmente. I primi risultati sono deludenti per cui gli esploratori attaccano dei pesi alla polvere di rotenone in modo che possa sciogliersi in profondità. Mark e David salgono su una barca ed esaminano i dintorni in attesa dei risultati della loro opera.
Mark: “Andiamo, andiamo!”
David: “Ce l’hai con me Mark, o… con uno che non vedi?”
Mark: “Con lui David… Oh, non ci prenderanno sul serio quando lo racconteremo. Chi può credere a una storia simile… che si stia qui aspettando che qualche mostro ci appaia… Dobbiamo catturarlo in ogni modo.”
David: “Perché non ci debbono credere?”
Mark: “Ma perché noi ci occupiamo di cose note, di nozioni mano a mano accumulate…”
David: “Si è appena iniziato lo studio dell’acqua e dei suoi segreti e appena sfiorato il mistero degli spazi astrali. Noi non escludiamo l’ipotesi che possa esistere qualche forma di vita su di un altro pianeta… allora perché escludere una forma di vita diversa in un mondo che già ci risulta essere abitato da milioni di creature viventi?”
Mark: “Ne dobbiamo avere la prova.”
Durante la notte la creatura risale a bordo della barca, ma Kay la vede e urla. Mark e David si lanciano all’inseguimento tuffandosi nel punto dove l’essere era scomparso; quando risalgono in superficie si trovano all’interno di una grotta e seguono le tracce lasciate sulla sabbia dal mostro che, nel frattempo, ha raggiunto l’uscita della grotta e ha assalito Zee, il fratello di Chico, che attendeva Mark e David con Kay.
Il rotenone ha ormai compiuto il suo effetto e il mostro cade stordito, per cui viene portato sulla barca e immerso nella gabbia. Nella notte, mentre Mark e David stanno prendendo fotografie della grotta, il mostro fugge ferendo gravemente uno degli scienziati, Thompson (With Bissell). Il giorno dopo Thompson giace bendato nella sua cuccetta; a un’ennesima incursione del mostro e contro il parere di Mark che vorrebbe restare, i superstiti decidono di fuggire ma trovano l’uscita della laguna sbarrata con dei tronchi. David decide di scendere per liberare la barca e, dopo un litigio con Mark, s’immerge da solo, ma la creatura lo attacca. Mark interviene arpionando una seconda volta il mostro che si libera dalla fiocina e lo assale, uccidendolo. David si immerge ancora una volta per agganciare i tronchi all’albero della boma e liberare così la barca e, nel frattempo, la creatura torna in superficie, rapisce Kay e la deposita su una roccia piatta all’interno della sua grotta: un luogo che ricorda molto da vicino un tempio e un’ara sacrificale.
Inseguito da David, da Lucas, da Maia e colpito da numerosi proiettili, l’essere scompare nelle profondità della laguna.
Jack Arnold trovò il suo mostro nel Luna Park: Ricou Browning, un bravissimo sub capace di restare sott’acqua senza respiratore anche per cinque minuti. Naturalmente, durante le riprese, specie quando era zavorrato per poter restare sul fondo, aveva sempre vicino a sé una bombola di ossigeno.
Pur essendo il film in bianco a nero vennero impiegati due tipi di costumi di colore diverso: uno era giallo per poter rendere più visibile la creatura nelle riprese subacquee e canonicamente verde nelle scene girate a terra.
Ricou Browning continuerà la sua carriera come regista di scene subacquee alle quali darà il meglio di sé nelle stupende riprese della battaglia di sub nel film 007 Operazione Tuono (Thunderball), ma questa è un’altra storia…
L’intenzione di Jack Arnoldera quella di far nascere nel pubblico un senso di pietà e di affetto per la sua “creatura” e il risultato, ci sembra, è stato pienamente raggiunto. L’uomo-pesce, un’assurdità scientifica, è comunque tecnicamente ben riuscito. Una costosissima tuta di gomma rivestiva, come abbiamo detto, un abilissimo sommozzatore, il quale, senza bombole di ossigeno, girava tutte le scene subacquee del mostro, che, in realtà, furono realizzate in Florida.
La tuta era stata disegnata e realizzata da un esperto “creatore di mostri”, Bud Westmore che in seguito fornirà altre prove del suo talento.
La prima versione del costume del mostro doveva essere in un qualche modo simile, almeno secondo le intenzioni dei dirigenti della Universal, alla celebre statuetta degli Oscar e, su questa linea, lavorarono Bud Westmore e Jack Kevan, il risultato fu disastroso e fu lasciata ai due tecnici la possibilità di lavorare secondo i loro progetti.
Anche questa pellicola di Arnold, girata inizialmente in 3D come la precedente Destinazione… Terra, è apparsa in Italia praticamente solo nella sua versione normale.
Ancora una volta il regista si serve di Richard Carlson per la parte del protagonista e di Richard Denning, attore che girerà poi altri film minori, per la parte di co-protagonista.
E’ curioso notare come nel ruolo del proprietario del battello, con cui gli scienziati s’inoltrano nella lagura, abbiamo un caratterista che apparirà spesso nei film di Arnold, Nestor Paiva (La vendetta del mostro, Tarantola, ecc.).
Per quanto riguarda la scelta della protagonista, Julia Adams, essa fu dovuta al fatto che la protagonista doveva essere una bella ragazza, visto che doveva recitare quasi sempre in costume da bagno. L’attrice era sotto contratto con la Universal e non aveva voce in capitolo sui ruoli che le venivano affidati, doveva accettarli e basta. In quel periodo, per arrotondare il suo stipendio, la Adams si era messa a fare la modella pubblicitaria e le sue gambe furono definite “le più belle gambe d’America”, per cui, a parte il fatto che la Universal le assicurò per la cifra di centoventicinquemila dollari, venne da sé che dovendo scegliere un attrice che doveva apparire sempre in costume da bagno, fu abbastanza ovvio che la scelta ricadesse sulla Adams. Le riprese sott’acqua sono dovute all’attenta regia di James C. Havens che le girò in Florida, a Wakulla Springs e non con Julia Adams, ma con la sua controfigura Ginger Stanley, provetta nuotatrice, ponendo sul fondo, e debitamente nascoste, delle bombole di ossigeno dove Ricou Browning poteva andare a rifornirsi d’aria e facendo in questo modo sembrare la ripresa estremamente lunga e complessa. Nella scena finale il mostro rapisce la protagonista e se la porta in una grotta che, in realtà, non era altro che un set debitamente allestito con al centro una piscina. Quando lo stuntman sollevò la Adams per depositarla poi al centro della scena, su quella specie di ara sacrificale, un po’ per il peso dell’attrice e un po’ perché la visuale era molto limitata con la maschera da mostro addosso, le fece urtare la testa contro una delle finte roccie di legno del set ferendola anche se non seriamente.
Con questo film Jack Arnold cambia totalmente l’ambientazione, passando dall’arido New Mexico alle oscure acque amazzoniche; la mano però è sempre felice, anche se nel successivo Tarantola, ritornando nel deserto, il regista sembrerà trovarsi più a suo agio.
Questo film raggiungerà presto alti vertici d’incasso, tanto che l’ex attore e produttore William Alland imporrà ad Arnold di girarne un seguito, poi ne produrrà un altro ancora con un diverso regista (nessuno dei due sequel può però considerarsi all’altezza dell’opera prima, più ispirata e sentita). Alland del resto, pur avendo all’attivo molte ottime produzioni fantascientifiche, ha sempre dichiarato di non provare alcuna attrattiva particolare per la fantascienza in se stessa e di aver prodotto questi film soltanto perché gli rendevano lauti guadagni.
(2 – continua)