Titolo originale: I vizi morbosi di una governante
Anno: 1977
Regia: Filippo Walter Ratti (Peter Rush)
Soggetto: Ambrogio Molteni
Sceneggiatura: Ambrogio Molteni
Direttore della fotografia: Gino Santini
Montaggio: Sergio Muzzi
Musica: Piero Piccioni
Produzione: Salvatore Siciliano
Origine: Italia
Durata: 1h e 25’
CAST
Isabelle Marchal, Corrado Gaipa, Annie Edel, Roberto Zattini, Gaetano Russo, Beppe Colombo, Adler Gray, Sergio Orsi, Claudio Pedicchio, Rino Bellini, Patrizia Gori
TRAMA
La giovane contessa Ileana giunge nella ricca magione di famiglia con i suoi amici, per lo più hippy e studenti appartenenti a movimenti sovversivi. La ricca villa, una sorta di castello gotico, è abitata dal padre di Ileana, tetraplegico e oramai incapace di comunicare a seguito di una grave paralisi e dal fratello minore della ragazza, alienato mentale dedito all’imbalsamazione degli animali. Nella dimora risiedono anche la governante Berta, un altro domestico e il medico di famiglia. Alcuni dei ragazzi invitati da Ileana vengono però inspiegabilmente uccisi. L’assassino uccide le vittime estirpando loro i bulbi oculari. Il tutto fa credere che l’assassino sia il giovane fratello di Ileana. In realtà l’assassina è Berta, la governante. Con la complicità del medico e del maggiordomo aveva architettato tutto per essere la sola erede della fortuna del conte. Quando si rende conto che il medico e il maggiordomo non sono disposti a coprire i suoi omicidi, perde la testa e uccide anche loro, venendo alla fine scoperta dal commissario di polizia.
NOTE
Luca Rea ne riassume così la trama: “Delitti efferati vedono vittime gli ospiti di un’antica tenuta nobiliare. Sospettato numero uno è un giovane ritardato che passa tutto il suo tempo in una stanza nei sotterranei in cui si dedica assiduamente all’hobby della tassidermia”. Il giudizio è impietoso e assolutorio al contempo; lo definisce cartonesco, erotico e orrorifico, tuttavia gradevole e retrò (il film venne girato nel 1972 ma distribuito nel 1977).
La guida bibbia della Glittering di Bruschini & Piselli gli affibbia una stella come film e 3 pallini di erotismo bizzarro.
Nel primo volume dedicato al thrilling da Tentori & Bruschini si leggono alcune considerazioni che riprendono quanto già espresso da Rea, ossia il fatto che il film sia un ibrido tra il gotico, il sexy e il thrilling. Del gotico ha, oltre al regista (Ratti, sempre con lo pseudonimo di Peter Rush, s’era macchiato del capolavoro trash “La notte dei dannati”), l’arredo del castello, i sotterranei, un’aria stantia e viziata da maledizioni di famiglia; l’erotico è rappresentato dai personaggi manichini, spinti unicamente dalla pulsione imbecille della copula; del thrilling ha la messa in scena dei delitti e la soluzione finale, ricercata per mezzo di un detective sonnacchioso e poltrone, interpretato con svogliatezza da Corrado Gaipa.
Sul cinezone del “Nocturno” n. 108, Davide Pulici assegna tre teschi generosissimi al film, sottolineando “la messa in scena squallida, senso di povertà serpeggiante, attori maschi repellenti ma attrici femmine deliziose”.
Sempre Pulici tornerà al film sul cinezone del “Nocturno” n. 148 scrivendo di un “horror-erotico poverissimo, urlante e malsano”.
Che posso aggiungere?
Niente.
Era solo il piacere di vedere un pezzo sulla Zona riguardante questo film, tra i miei thrilling (di grana grossa, anzi grossissima) preferiti.
E poi è un periodo che m’è presa la fregola di questa roba di Peter Rush alias Filippo Walter Ratti, che poi non si è mai capito se era il medesimo che delirava per “I racconti di Dracula”.
Insomma ho la fissa per questa roba povera e attendo ogni mese che qualcuno la riediti per bene in DVD con extra e trailer al punto giusto.
Nell’attesa butto il mio tempo (e forse il tuo, affaccendato lettore) ritornando al film.
Lo rivedo.
Malsano, sì.
Urlante, sì.
Mix di gotico, sexy, thrilling, sì.
Anche di horror, sì.
Attori maschi da far pena, sì.
Attrici arrapanti, sì.
La cornice è quella di un “Oltretomba”, di un “Terror”, di un “Il vampiro presenta” tutti sgualciti dalle letture cattive di un minorato inzuppato d’amore represso.
Riepiloghiamo a modo nostro, da bifolchi.
2 balordi trafficanti d’eroina.
2 mignotte qualunque.
Una baronessina platinata.
Il vecchio barone rincoglionito.
La governante (il pezzo da 90) finta cessa da pornofumetto.
Il cameriere chiavatore.
2 medici noiosissimi.
Un ragazzino deficiente e imbalsamatore.
Un trauma nel passato che pesca da “Psycho”.
Un gioiello da 150 milioni di lire sepolto nella bara della baronessa.
Un assassino che s’aggira nell’atrio del castello gotico e taglia gole, strappa gli occhi.
Da qualche parte c’è persino un tabernacolo in cui conservare i bulbi recisi.
Poi arriva un commissario storpio e obeso che applica la logica dove logica non c’è.
E ancora inquadrature da tardo gotico.
Titoli di testa che colano sulle immagini come in un cartoon.
Musiche di Piero Piccioni sottotono.
E’ curiosa l’insistenza sulle zoppie fisiche e morali dei personaggi, sulle loro tare, sui loro vizi lombrosiani.
Un senso di squallore promana dal testo e si effonde tra i vestiboli e i labirinti di cristallo della magione.
“I vizi morbosi di una governante” assomiglia a un varietà del morboso, un abuso della civiltà latina prima delle rivoluzioni sintattiche del jazz; vivi e cadaveri fanno polvere nel film, riemergono dai sigilli sepolcrali, o sono in bella mostra impagliati da un demente minorenne; l’orizzonte mortuario è immanente sui nostri sguardi da detective e non porta a nulla; anzi sì, porta a un finale chiaro e limpido, col colpevole assicurato alla giustizia degli uomini, ammanettato e in riga come in un qualunque Poirot.
Nonostante la chiusa rassicurante, la governante è una chimera incurabile. La sua “scrittura” è passiva, senza un soggetto prestabilito, senza riletture. Le immagini, al pari delle splendide copertine dei porno fumetti, sono automatiche, dedicate a quelli che sanno appena leggere. Quei colori violenti rappresentano ulcere per le nostre pupille di vetro. Il fosforo segreto di questo film rende gli spostamenti automatici del pensiero, ne restituisce gli impulsi profondi, in quanto ognuno di noi, durante l’ora e poco più della visione, può alzarsi, andare in bagno, mangiarsi pane e marmellata, assopirsi e non perdere niente. “I vizi morbosi di una governante” è una brochure hallucination visiva e uditiva, un fatto resistente all’abuso precario della vita reale.
Che Peter Rush sia un santo?