“Ray Bradbury, prima di tutto è stato un uomo libero, che andava contro la massificazione, contro tutti i tipi di dittature, sia quelle della maggioranza, sia quelle delle minoranze”.
Esordisce così Gianfranco de Turris nell’intervista che ci ha rilasciato a Fiuggi domenica 22 marzo, ultimo giorno della Deepcoon16, prima della presentazione della sua ultima fatica letteraria, realizzata con la collaborazione di Tania Di Bernardo, dal titolo Siamo noi i marziani – Interviste di Ray Bradbury, pubblicato da Bietti.
Giornalista di lungo corso, già vice capo redattore del Giornale Radio Rai per la cultura, studioso del pensiero filosofico di Julius Evola ma anche profondo conoscitore dell’autore del Signore degli Anelli J.R.R. Tolkien, de Turris, con i suoi collaboratori, nel testo dedicato a Bradbury (1920-2012) ha raccolto dodici interviste rilasciate dal grande scrittore tra il 1948 e il 2010, dalle quali emergono le idee dell’autore statunitense sulla cultura, sulla scienza, sulla religione e su tante altre tematiche relative allo sviluppo della società.
La pubblicazione nasce dalla volontà di Gianfranco de Turris di divulgare le idee di Bradbury che tutti in un certo modo abbiamo avuto modo di conoscere attraverso la sua letteratura. Oltre alle interviste, mai pubblicate in Italia e scelte tra le più significative, il testo di oltre trecento pagine, adatto anche ai non specialisti, comprende anche una bibliografia sull’autore.
COME E’ STATO RACCOLTO IL MATERIALE PUBBLICATO?
Non è stato difficile. Le interviste sono state pubblicate su riviste e su libri e tra questi è stata effettuata una scelta del materiale che ci è sembrato più significativo. Come premessa a ogni intervista abbiamo fatto un sunto degli argomenti in maniera da orientare il lettore.
COSA E’ EMERSO?
E’ venuto fuori un Bradbury sconosciuto e sorprendete perché lo scrittore americano è noto per il suo stile “romantico”, che esalta giovinezza, qui invece è anche irruento nei confronti della società contemporanea.
C’E’ QUALCOSA IN PARTICOLARE CHE TI HA COLPITO DELLE IDEE ESPRESSE E DELLE TEMATICHE TRATTATE NELLE INTERVISTE?
Prima di tutto, come dicevo prima, che Bradbury è stato un vero uomo libero avverso alla massificazione come si legge in racconti come “Il pedone”. Ma anche una persona che sentiva la cultura a tutto tondo, vedi il romanzo “Fahrenheit 451”, contro tutti i tipi di dittature. Infatti, lui identifica non solo la dittatura della maggioranza, contro cui ha scritto “Fahrenheit 451”, ma anche quella della minoranza come avviene oggi quando si è obbligati a scrivere in una certa maniera, a misurare certe parole. Il secondo punto è la sua visione spirituale della conquista dello spazio verso cui, negli anni Sessanta, si pensava chissà a cosa potesse portare e invece ci siamo fermati solo alla Luna, mentre abbiamo mandato avanti satelliti e robot. Andare verso la frontiera umana significa anche accrescimento spirituale. L’uomo è un essere metà umano e metà divino e “nuova frontiera” può significare aumentare questo tasso di spiritualità.
COSA HA RAPPRESENTATO PER TE BRADBURY?
E’ stato l’autore che da ragazzino mi dava i brividi. Colui che riusciva a far diventare letteratura la fantascienza allora considerata come narrativa di serie B.
UNO SCRITTORE DI SCIENCE FICTION CHE HA APERTO LA STRADA VERSO IL MAINSTREAM…
Sì esattamente, anche se lui sosteneva che l’unica letteratura è la fantascienza in quanto è superiore al realismo, al neorealismo, all’avanguardia… Bradbury si è schierato contro tutti gli intellettualismi, ha avuto parole durissime nei confronti di intellettuali come Norman Mailer o Gore Vidal perché facevano prevalere la loro personalità rispetto alla scrittura. Per lui, invece, doveva essere il contrario.