Titolo originale: Quella villa accanto al cimitero
Anno: 1981
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Elisa Livia Briganti
Sceneggiatura: Lucio Fulci, Giorgio Mariuzzo, Dardano Sacchetti ed Elisa Briganti (non accreditata)
Direttore della fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Musica: Walter Rizzati e Alexander Blonksteiner (musiche addizionali)
Effetti speciali: Giannetto De Rossi (accreditato come Gino De Rossi) e Maurizio Trani
Produzione: Fabrizio De Angelis
Origine: Italia
Durata: 1h e 49’
MANCA DURATA
CAST
Paolo Malco, Katherine MacColl, Giovanni Frezza, Giovanni De Nava, Dagmar Lassander, Ania Pieroni, Carlo De Mejo, Silvia Collatina, Daniela Doria, Lucio Fulci, Teresa Rossi Passante, Gianpaolo Saccarola
TRAMA
In America la famiglia Boyle, composta da Norman, brillante docente universitario, la moglie Lucy e il piccolo Bob, si trasferisce dalla grande città nella campagna, in una vecchia villa disabitata, Oak Mansion. Tutto questo per un’indagine del professor Norman sulla misteriosa e barbara uccisione di un suo collega, ex inquilino della cupa villetta. Consigliato dal professor Muller, suo superiore, l’uomo si troverà a dover indagare tra le tombe del cimitero dei Freudstein, famiglia da sempre proprietaria della villa. Viene fuori l’inquietante figura dell’ultimo antenato: un dottore spietato e perverso che amava l’occulto e che si dilettava di alchimia. Intanto sia Lucy che Bob Doyle sentono più che mai il nefasto influsso della casa. La donna è inquieta e spaesata, sogna di poter tornare al più presto in città, mentre il piccolo Bob che già prima della partenza aveva strane premonizioni durante le quali una misteriosa bambina gli intimava di non andare nella villa, inizia a soffrire di allucinazioni (visioni?) e ad avere uno strano rapporto con Ann, la taciturna baby sitter.
Norman Boyle è convinto che il famigerato dottor Freudstein, anche se morto da parecchi decenni, abbia a che fare sempre di più con la tragica dipartita del suo collega, ad avvalorare la sua tesi c’è il fatto che l’ex inquilino della villa stava svolgendo una ricerca proprio sulle strane pratiche di questa sorta di alchimista.
Strani fatti accadono alla villa: Ann viene uccisa, il professor Boyle subisce l’aggressione di un grosso pipistrello mentre cerca di forzare la serratura della cantina e Bob continua ad avvertire l’inquietante presenza della misteriosa bambina. Qualcosa si nasconde nei sotterranei, più precisamente in cantina… dopo varie peripezie sia il professor Boyle che la moglie riescono a esplorarla e scoprono il terrificante laboratorio del dottor Freudstein, un essere immondo, dal volto putrescente che non è mai morto perché con i suoi esperimenti, basati sul sangue di individui sempre più giovani, vivificava le proprie cellule. Sia Norman che Lucy Boyle non sopravvivranno all’incontro col mostruoso dottore, solo Bob riuscirà a fuggire, salvato dalla bambina delle sue visioni: Mae Freudstein, figlia del dottore, che decenni or sono fu vittima degli esperimenti del padre.
NOTE
L’etichetta di “Shining italiano” sembra essere la più appropriata per questo ennesimo stracult fulciano. Quella Villa Accanto al Cimitero chiude idealmente il cosiddetto ciclo della morte iniziato con Zombi 2 e portato avanti egregiamente con Paura nella Città dei Morti Viventi e L’Aldilà, che tocca il punto più alto di bellezza e delirio.
Questo film è forse il più lovecraftiano e gotico incubo di Fulci. Dotato di una trama ricca di stereotipi e di un susseguirsi di azioni che appaiono alquanto scontate, la straordinarietà di Quella Villa Accanto al Cimitero non è tutta nella assoluta bravura tecnica del regista ma soprattutto nelle piccole, volute e ambigue omissioni della sceneggiatura che sconcertano ancora di più lo spettatore che durante la visione del film resta in sospeso fino allo svarione finale e alla frase di Henry James sui bambini. Lo spettatore può soltanto immaginare quale assurdità si può nascondere nella buia e inaccessibile cantina di Oak Mansion, la villa del dottor Freudstein.
Il film è scritto dal fido Dardano Sacchetti insieme a Giorgio Mariuzzo e contiene tutti gli elementi del vecchio cinema horror gotico nostrano di cui Fulci si sente una sorta di alfiere e di continuatore. Sono passati più di vent’anni dall’uscita de I Vampiri, primo horror italiano diretto da Riccardo Freda con l’aiuto di Mario Bava, ma questa pellicola è in sintonia con questo tipo di cinema. Non ci sono drappi rossi e candelabri ma la figura del mad doctor, il vampirismo e la casa maledetta sono tutti elementi gotici. Fulci inserisce questi elementi in un contesto americano, il New England così amato da H. P. Lovecraft, che in quegli anni era molto caro anche al regista.
Se ci pensiamo bene la location americana è la più ricercata da Fulci: la New Orleans di Paura nella Città dei Morti Viventi, la Louisiana de L’Aldilà o addirittura la New York intravista in Zombi 2 o sviscerata nei successivi Lo Squartatore di New York e Manhattan Baby.
Quella Villa Accanto al Cimitero è una storia gotica che ha in sé lo splatter, la ghost story, il vampirismo e l’indagine psicologica, è un calderone fumante stracolmo di gran guignol e cupezza. La bravura tecnica di Fulci permette di penetrare nelle coscienze dei personaggi rendendoci partecipi di inquietanti giochi di sguardi. Tra tutti citiamo il piccolo Bob (un bravo ma mieloso Giovanni Frezza) con le sue visioni aberranti che ha forse in sé la “luccicanza”, lo “shining”, ma a differenza del suo collega kubrickiano attira solo un salvifico ma tormentato fantasma: Silvia Collatina, figlia del dottor Freudstein, spettro anche lei della bambina fantasma vista in film gotici come Operazione paura di Mario Bava e Toby Dammit di Federico Fellini.
Il nome di Katherine MacColl che sovrasta il manifesto del film è la definitiva consacrazione di un’attrice, all’anagrafe Catriona MacColl, che è diventata l’emblema dal cinema di Fulci, il suo feticcio. Katherin è l’inquieta bionda consorte di Paolo Malco (il prof. Boyle), attore duttile e funzionale, alle prese con il suo superiore: il professor Muller, che è un cameo hitchcockiano dello stesso Lucio Fulci.
Persiste ancora l’elemento di indagine psicologica che c’è sempre stato nell’iter fulciano e questa volta la patologia è tutta infantile. Il paziente è Bob che tra le sue premonizioni vede la misteriosa bambina affacciarsi a una finestra di Oak Mansion direttamente da una fotografia in bianco e nero. La vediamo grazie alla bravura di Fulci, dopo una serie di immagini sovrapposte e veloci dissolvenze incrociate, mostrataci in una sorta di destabilizzante animazione.
Dardano Sacchetti ha detto: “Il finale di questo film è frutto di una fissa che io è mia moglie, la sceneggiatrice Elisa Briganti, avevamo in quel periodo per i bambini” (in un’intervista esclusiva rilasciata ad As Chianese per Carmilla on Line – N.d.R.). Questo serve a chiarire ancora di più la vicinanza di questa storia anche al genere fiabesco, dove il mostro è l’orco mangiatore di bambini: Freudstein, con quella sua aria da zombi putrescente e quel nome composto, Freud più Frankenstein, che rimanda al taglio psicoanalitico e gotico della pellicola.
Non sbagliano Gianni Pilo e Sebastiano Fusco quando inseriscono nell’appendice finale dell’edizione del Dracula della Newton & Compton, questo film nell’elenco dei film vampirici di ogni tempo. Quella Villa Accanto al Cimitero è un film variegato, che potrebbe essere inserito nella lista di molti generi ed è una vera è propria vetta toccata da Lucio Fulci. Dopo questa pellicola purtroppo si assiste al lento sfaldarsi della sua factory cinematografica tenuta in piedi da collaboratori fissi come Dardano Sacchetti (con lui solo per altri due film), il musicista Fabio Frizzi (qui sostituito indegnamente da Walter Rizzati), l’addetto agli effetti speciali Giannetto De Rossi, il direttore della fotografia Sergio Salvati e il montatore Vincenzo Tomassi. Fulci perderà persino il produttore De Angelis smanioso di ereditare l’equipe e passare alla regia dei suoi film.
Morando Morandini dimentica di inserire Quella Villa Accanto al Cimitero nel suo dizionario di tutti i film, Pino Farinotti invece gli assegna due stelle e una riduttiva descrizione. Paolo Mereghetti conferma le due stelle e lo definisce “il più compatto degli horror fulciani del periodo, dotato di un’atmosfera abbastanza paurosa, pieno di effettacci schifosi serviti al momento giusto ma pure di poesia macabra e ironia impercettibile”.
In ogni caso il successo del film fu notevole e il titolo particolare diede vita a parecchi epigoni (Quella Villa in Fondo al Parco) e brutte traduzioni (Quel Motel Vicino alla Palude). Entrò a far parte del linguaggio giovanilistico anni Ottanta, tanto che in un episodio della popolare serie tv Mediaset I Ragazzi della III C, quando la pestifera classe vuole realizzare un film, ne ricalca la trama con uno sbilenco Quella Scuola Accanto al Cimitero.
Ancora oggi si sente vivo il fascino della pellicola. Il fumetto horror cult di Tiziano Sclavi Dylan Dog, edito da Sergio Bonelli, pare aver “rubato” l’idea dei trapianti di organi e delle trasfusioni sanguigne del suo Johnny Freak direttamente dalla cantina del dottor Freudstein. Il regista francese Pitof (all’anagrafe Jean-Christophe Comar) ha ricalcato la figura del terribile dottore con il suo Vidocq – La Maschera Senza Volto (2001, con Gérard Depardieu). Ha girato un film in costume che ha per protagonista un misterioso e omicida Alchimista reso immortale dal sangue delle sue vittime che col passare del tempo debbono essere sempre più giovani e vergini.
Nel 1983 Quella Villa Accanto al Cimitero (1981) ha avuto la nomination come miglior film al Fantasporto, il Festival Internacional de Cinema do Porto. Quell’anno vinse invece Scanners (1981) di David Cronenberg.
Gordiano Lupi & As Chianese
(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)