Titolo originale: Le Porte del Silenzio
Anno: 1991
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci (dal suo racconto “Le porte del nulla”)
Sceneggiatura: Lucio Fulci e Jerry Madison
Direttore della fotografia: Giancarlo Ferrando
Montaggio: Rosanna Landi
Musica: Franco Piana ed Enrico Valdambrini
Effetti speciali: Pietro Tenoglio (make up)
Produzione: Aristide Massaccesi e John Gelardi
Origine: Italia
Durata: 1h e 28’
CAST
John Savage, Sandi Schultz, Richard Castleman, Jennifer Loeb, Elizabeth Chugden, Joe “Cool” Davis, Bob Shreves, Mary Coulson, Fred Lewis, Maureen Rocquin, Duncan Boyer
TRAMA
Melvin Devereux è un uomo d’affari di successo che un giorno, dopo aver concluso un’ottima giornata d’affari, resta imbottigliato nel traffico stradale con la sua auto a causa della processione di un funerale. Da allora in poi lo tormenterà la visione di quella scena fino a farlo sospettare che in essa ci sia nascosto un messaggio. Intanto, dopo aver sentito sussurrare il suo nome, Melvin incontra nel traffico ancora una volta la processione funebre che va a rilento e che gli impedisce di proseguire normalmente verso casa facendogli prendere delle parallele vie di campagna. Carica a bordo una donna sconosciuta in cerca di un passaggio, che scaricherà in malo modo sulla strada dopo aver provato a baciarla. Dopo essere passati entrambi a un posto di blocco della polizia, proprio mentre l’uomo ingaggia una misteriosa e spericolata fuga per strade di campagna desolate, incontra un’auto sportiva al cui interno c’è una tipica corona di fiori per le cerimonie funebri dove c’è scritto il suo nome: Melvin Devereux. Si renderà conto troppo tardi di dover rispettare un appuntamento importantissimo: quello con la morte.
NOTE
Mai uscito al cinema ma reperibile, solo dopo un’ardua ricerca, nelle VHS delle defunte Edizioni Eden, questo Le Porte del Silenzio è stato l’ultimo film de paura del compianto maestro romano Lucio Fulci. Leggenda vuole che sia stato il critico Gabriele Romagnoli, autore anche di un libro su Fulci, L’Occhio del Testimone per la bolognese Granata Press, a far mettere d’accordo il regista col produttore indipendente Massaccesi.
Inspiegabilmente firmato con lo pseudonimo di H. Simon Kittay, è un film di ambientazione americana che si svolge nella New Orleans tanto amata dal regista. Prodotto dalla Filmirage di Aristide Massaccesi (più conosciuto come Joe D’Amato) insieme a un manipolo di produttori indipendenti a stelle e strisce capeggiato dall’italo americano John Gelardi, nel ruolo di produttore esecutivo, questo film tenta debolmente di rilanciare la figura di Fulci partendo dall’ottima fama che il regista aveva oltreoceano.
Le Porte del Silenzio è un noir stravagante quanto bello, con dei contorni alla Hitchcock (la donna misteriosa, l’inseguimento rocambolesco) e un retrogusto che sa, addirittura, di inquietanti presenze oniriche alla Ingmar Bergman: il funerale a cui Devereux assiste in una visione potrebbe essere anche il suo, così come succede in un sogno del protagonista de Il Posto delle Fragole.
Le Porte del Silenzio è forse una sorta di testamento artistico di Fulci: ha un discreto cast artistico e il vantaggio di avere come location una New Orleans resa ancora più caratteristica dalle splendide musiche jazz del grande Franco Piana. Nel ruolo del protagonista troviamo il bravo John Savage che aveva recitato in un pluripremiato film di Michael Cimino, Il Cacciatore.
Anche se lo stesso Fulci affermerà che la collaborazione con Savage non è stata delle migliori. Lo definirà “in declino” o addirittura gli darà dello “stronzo”, causa il suo divismo da attore che aveva interpretato da protagonista film di ottima fattura come Hair di Milos Forman
Le Porte del Silenzio è sicuramente il film che ogni appassionato del noir, specialmente chi ha amato i registi francesi maestri di questo genere, dovrebbe vedere. L’atmosfera è quella dei tempi migliori, i tempi di Sette note in Nero e Una sull’Altra per intenderci, ma il tutto è permeato da una patina di incredibile tristezza e desolazione.
Che Fulci si sentisse vicino alla fine?
Non vorremmo azzardare ipotesi, ma sicuramente la profonda disillusione e lo sconforto che troviamo negli ultimi film di questo regista, in questa pellicola regnano sovrani. Non c’è horror, non c’è splatter: in assoluto è il film più metodico e sobrio del regista. Forse è per questo che inquieta ancora di più il suo pubblico abituato a fare i conti con gli zombi e con il sangue, veri motivi conduttori fino al penultimo Voci dal Profondo.
L’ultimo lavoro del maestro romano è un film di eventi, dinamico e mai scolorito. Non è mai uscito al cinema ed è quasi impossibile riuscirlo a trovare in VHS, quindi è un film di culto per gli appassionati di quel cinema considerato di serie B.
Fulci ha fatto con le sue ultime opere una strana operazione di metacinema che lo ha portato a essere isolato e alle prese con la povertà dei mezzi, ma senza scendere a nessun compromesso, senza tradire mai quella vena contestatoria e irriverente che ha reso eccessiva e preziosa tutta la sua carriera.
Fulci requiem.
Curiosità: i costumi degli attori del film risultano disegnati da Laura Gemser. Sì, la sexy attrice che ha incarnato in tanti film di Joe D’Amato il personaggio ambiguo e sensuale di Emanuelle.
Gordiano Lupi & As Chianese
(tratto dal libro Filmare la morte – Il cinema horror e thriller di Lucio Fulci - Edizioni Il Foglio, 2007)