Nei pornofumetti da edicola dei ’70 & ’80 la figura del vampiro/a è ridondante.
Tuttavia, anche il morto (come fantasma, mostro, demone) è assai presente.
Meno la figura moderna dello zombi, forse in contrasto con la vocazione passatista di quel tipo di letteratura a strisce.
Il pornofumetto di Barbieri & Cavedon infatti guardava più al gotico dei ’60 miscelato con l’erotismo (via via sempre più esplicito) dei vari Rollin, Franco e Polselli.
Nonostante ciò, è interessante vedere come l’archetipo del morto vivente sia stato recepito e riproposto all’interno di alcune collane dedicate all’ horror erotico.
Collana Lo scheletro della Edifumetto: il n. 13 “Libidine mortale” riprende la figura del living dead spogliandola da qualunque morale sociologica. Uno scienziato, Karlof, è aduso a scoparsi puttane nel suo chalet necrofilo, ammazzarle e adoprare il loro sangue per riportare alla vita un cadavere rubato dal vicino cimitero. Purtroppo per lui il cadavere ha delle reminiscenze della sua vita precedente e soffre soprattutto della nostalgia della carne. Ecco allora che il living dead, anziché pascolare nei pressi dei supermarket, s’abbuffa delle vagine polpose di pastorelle o probe mogliettine. Un modo come un altro per demitizzare il mostro e utilizzarlo a guisa di satiro dei boschi, scopereccio e impenitente. Qui Fulci e compagnia cantante c’entrano come la pastasciutta a merenda.
Lo scheletro anno 3 numero 17 “La terribile setta” assomiglia a certe sgangheratezze sublimi di Jean Rollin spinte al limite e senza noiosaggini amorose. Al cimitero di Highgate una coppia s’apparta tra i sepolcri, poi incappano in una strana setta che, a colpi di giaculatorie e ragazze discinte, rianima cadaveri per farci sesso. Basta dire che a pag. 31 infilano un anello sadomaso nella bocca della vittima di turno per tenergliela aperta e permettere a uno zombi di praticare un 69 oltretombale e grifagno!
La collana Oltretomba offre altri spunti.
Il n. 137 “Il cadavere assassino” ha una trama curiosa e mostra di conoscere gli ultimi sviluppi nel cinema dei living dead (siamo nel 1976). Verso la fine della lettura capiamo che il modello è lo splendido film di Jorge Grau Non si deve profanare il sonno dei morti, con uno zombi singolo che s’aggira nelle campagne e aggredisce chi gli capita a tiro. La coppia di protagonisti si rifà a quella della pellicola, però con alcune modifiche hard: chiusi nella loro villetta, i due sperimentano giochi libidinosi con la serva per dimenticare le ricerche agricole di lui. Di contorno: scambi di coppia e due mocciosi che si masturbano nel folto del bosco prima di essere sventrati dallo zombi catatonico risvegliato dall’apparecchiatura anti-parassiti.
Oltretomba n. 17 “La droga dei cadaveri” ha spunti interessanti. Un dottore ha trovato un modo per riportare in vita i morti. Somministra le sue fiale a spoglie di nobili e servi della gleba, con risultato di protrarre la curtis nell’oltretomba; i pezzenti infatti sono rinchiusi nel cimitero adiacente al castello e costretti a putrefarsi senza morire per l’eternità; la coppia di baroni, invece, tra i velluti e i vestiboli riccamente adornati, conducono una vita fintamente normale e costringono il doctor a rifornirli in esclusiva con le preziose fiale. L’arrivo di una servetta porterà scompiglio tra i living dead. Da notare che, quando gli effetti della droga svaniscono, i morti iniziano a squamarsi in identica maniera ai mesmerizzati del “Dylan Dog” n. 7. Altra nota: la trama di questo fumetto del 1972 verrà ripresa per il romanzo “Schiava dei morti” della serie Romanzi dell’orrore.
Oltretomba n. 63 “Polvere sei, zombi diventerai!” presenta le prime (siamo nel 1973) connessioni col vudù haitiano, prima di “Zagor” e Fulci. Una specie di fantasma dell’Opera s’aggira nei pressi di una clinica e ruba sacche di sangue per il proprio sostentamento. E’ un morto vittima di un rito che l’ha condannato a vagare per l’eternità. Anche lui, come altri mostri del pornofumetto, presenta inclinazioni carnali assai spiccate e più che al cannibalismo pare tentato dai deretani burrosi delle giovani nei parchi.
Oltretomba n.33 “Tre zombi per una vergine” del 1972 è una curiosa variante sul vudù. Un ricco mafioso cerca di convincere uno stregone a forgiargli degli zombi per la propria difesa personale. Lo stregone acconsente purché l’uomo gli procuri una vergine dentro la quale scaricare il proprio sperma freddo e oltretombale. Le cose andranno nel peggiore dei modi. Tuttavia è da segnalare che qui i morti tengono il pisello nei pantaloni e si comportano come quelli dei primi film in b/n con Bela Lugosi.
L’Oltretomba gigante n. 3 del 1973 offre una rilettura interessante del classico di Jacques Tourneur, con una donna bianca che diviene, per mezzo del solito, fosco e decadente rituale vudù, “La regina degli zombi”. A condire la minestra le solite scene di sesso malato e degli stupri di gruppo eseguiti dai cadaveri.
Sempre Oltretomba gigante, nel n. 62 “Binario morto”, torna a occuparsi dei living dead. Il fumetto, del luglio del 1978, presenta un soggetto originale, distante sia dal vudù che da Romero. Tutto riguarda lo scavo di una nuova linea della metropolitana a Londra. All’inaugurazione, degli zombi putrefatti aggrediscono il vagone, ammazzano tutti e violentano il deretano dei passeggeri. Scatta l’indagine degli inquirenti: alla fine si arriverà a una soluzione pazzesca, con un mad doctor giù nell’underground che ha scoperto alcune proprietà magnetiche del quarzo. Ovviamente il doctor è impotente e le proprietà magnetiche influiscono sul copioso godimento degli esseri viventi e non. Infatti il doctor usa le frequenze del quarzo sui resti di alcuni templari (ciechi?) ritrovati in un monastero maledetto che sorgeva accanto agli scavi. Gli autori non risparmiano nulla all’immaginazione del lettore e, tra monaci ciechi che s’inchiappano tra loro o lo scienziato che usa i raggi del quarzo sul proprio membro avvizzito, s’arriva all’epilogo senza fiato. Capolavoro!
Stesso discorso per i morti che intravede Jacula nel suo viaggio ad Haiti nel n. 84, intitolato “Gli zombi”.
Un ricco latifondista li utilizza per risparmiare sui braccianti. La parabola è già quella del superlavoro espressa di John Gilling nel meraviglioso La lunga notte dell’orrore (o del suo remake trash L’orgia dei morti di Luis Merino). Servi della gleba, ma potrebbero tranquillamente essere i ragazzi in un McDonald’s qualunque.
Anche Zora avrà il suo tribolare coi templari ciechi nel n. 130 della serie regolare. “Terrificante notte” è infatti una riproduzione fedele del secondo capitolo della quadrilogia di De Ossorio.
Sempre i templari ciechi forniscono lo spunto per Il Vampiro n. 2: “La vendetta dei templari ciechi” del 1975. La trama, a differenza dello Zora, presenta delle differenze interessanti rispetto al film La cavalcata dei resuscitati ciechi. Si inizia nella Spagna dell’anno 1000 con un padre bovaro che usa violentare le proprie figlie. Le ragazze, disgustate dalle sevizie anali, scappano nella notte e si rifugiano in una grotta dove dei templari officiano un rito satanico qualunque e le ammazzano. Il padre, giustamente incavolato, aizza il resto del paese e ammazza i cavalieri, accecandoli. Passano 200 anni e quindi siamo sempre nel basso Medioevo. Stesso villaggio. Degli attori itineranti inscenano una rappresentazione poco gradita alle autorità ecclesiastiche. Le ragazze della compagnia finiscono violentate e uccise dagli sgherri del vassallo locale e il loro sangue defluisce nel terreno, arrivando nelle cavità mutilate dei templari che risorgono e fanno sfracelli. Tutto questo in sole 60, sublimi, paginette! Introvabile!
Macabro n. 14 del 1980: “Sesso per uno zombie”. Il disegno (e forse il testo) mi pare di Ambrosini, però io in queste cose ci azzecco come il mago Othelma.
Haiti anni ’10 del ‘900.
Ancora ambienti alla Fulci.
Un dottore cerca di carpire i segreti del vudù.
Tornato a casa dalla sua bella e vittoriana mogliettina, dopo essersi fatto fare un lavoretto di bocca con lei che sputazza in bagno e si giustifica dicendo che ha già fatto colazione, il doctor si rimette all’opera su un cadavere recuperato ai docks; gira e rigira il doctor scoprirà che oltre alle formule magiche, oltre all’elettricità, per ridare la vita alle carni in pietoso sfacelo serve la carica libidinosa d’una vergine; così possiede la mogliettina dinanzi alla putredine e subito l’abbandona sanguinante tra le cosce per tornare alle valvole e transistor. Il resto sarà una scalata al torbido, alla scipitezza più gore e delirante. Un piccolo gioiello di cattiveria senza inibizioni!
Insomma: gli zombi dei pornofumetti ’70 guardano poco a Romero e al mondo contemporaneo. C’è il vudù, il folklore dei primi zombi e persino la lezione di Grau o De Ossorio, quindi del fantacinema spagnolo al suo apice.