ATTERRAGGIO SUL PIANETA PROIBITO (1956) – PARTE 2
L’INVASIONE DEGLI ULTRACORPI (Invasion of the Body Snatchers)
Il film si apre con un auto della polizia che si ferma nei pressi di un ospedale. Dal mezzo scende il Dottor Hill (With Bissell, 1909 – 1996) il quale conferisce immediatamente con il medico a cui è stato dato l’incarico di esaminare uno strano individuo, forse un malato di mente, raccolto sull’autostrada. Il Dottor Hill, a sua volta, è direttore di una clinica psichiatrica e cerca di farsi spiegare dall’uomo, in evidente stato di agitazione, cosa possa essere accaduto. Lo sconosciuto si identifica come il Dottor Miles Bennell (Kevin McCarthy, 1914 – 2010) e inizia a raccontare concitatamente la sua incredibile storia.
“<E’ cominciato giovedì della scorsa settimana. Ero a Boston per un congresso quando ricevetti un telegramma. Era la mia infermiera Sally (Jean Willes, 1923 – 1989), mi pregava di rientrare subito a Santa Mira. Quello che feci. Scendendo dal treno, a prima vista, tutto mi sembrò normale, ma non lo era…>”
L’infermiera è venuto a prenderlo in stazione con la macchina e informa Miles, il quale svolge le funzioni di medico generico nella tranquilla cittadina di Santa Mira, che molti pazienti sono venuti ostinatamente a cercarlo, pur avendo avuto l’indirizzo di altri medici, essi si sono rifiutati di andarci ed erano in attesa, con ansia, del suo ritorno.
Durante il percorso per andare allo studio, Miles, che è alla guida per poco non investe il piccolo Jimmy Grimaldi il quale, all’improvviso, si era trovato davanti alla vettura. Il dottore frena bruscamente e in tempo.
Scende dalla macchina e parla con la madre del ragazzo la quale gli dice che Jimmy non vuole andare a scuola. Miles nota il negozio della signora chiuso e abbandonato e ne chiede il motivo, ma la risposta che ne riceve è vaga.
“<Jimmy che non voleva andare più a scuola, quel negozietto di frutta e verdura abbandonato e sporco, avrei dovuto capire che c’era qualcosa di anormale, di insolito nell’aria…>”
La mattinata di Miles trascorre nel suo ambulatorio in maniera alquanto anomala poiché, inspiegabilmente, quasi tutti i pazienti disdicono il proprio appuntamento. Mentre il medico sta preparandosi per andare a pranzo giunge nel suo studio Bechy Driscoll (Dana Wynter, 1931 – 2011), sua vecchia amica e fiamma di un tempo poi i due si erano divisi, entrambi si erano sposati ed entrambi, ora, sono divorziati..
La ragazza gli racconta che sua cugina Wilma (Virginia Christine, 1920 – 1996)) dice che lo zio Ira non è lui, ma un estraneo anche se in tutto e per tutto identico a lui. Miles sembra perplesso davanti a una dichiarazione simile e i due si accordano affinché, finito l’orario di ambulatorio, Miles passi a casa di Wilma per rendersi conto meglio della situazione.
Giunge il tardo pomeriggio e, proprio mentre Miles sta per lasciare lo studio, entra il piccolo Jimmy con la nonna dichiarando che non vuole più tornare a casa dalla mamma “perché la mamma non è la mamma”.
Miles consiglia la donna di tenersi a casa il nipote per quella sera e, prima di uscire, dispone in modo che Sally telefoni alla mamma di Jimmy per rassicurarla su dove il figlio avrebbe passato la notte. Sempre più perplesso Miles si reca a casa di Wilma e di suo zio Ira (Tom Fadden, 1895 – 1980) e, dopo aver parlato con lui, il medico si avvicina al dondolo del giardino dove stanno sedute le due donne.
Miles: “E’ lui, è proprio tuo zio.”
Wilma: “Non è lui…”
Miles: “Ma come fai a dirlo?”
Wilma: “Non è che sia tanto diverso, anzi, esteriormente sembra identico, ha la voce, i gesti, l’aspetto, proprio tutto dello zio Ira…”
Miles: “Allora è proprio lo zio Ira. Dà retta a me: mettiti il cuore in pace.”
Wilma: “Ma non è lui! E’ da bambina che lo conosco. E’ stato come un padre per me, quando mi guardava nei suoi occhi ho sempre visto… come una luce accendersi dentro, adesso non la vedo più…”
Miles: “E dimmi un po’, Wilma, ci devono essere delle cose che solo tu e lui potete sapere…”
Wilma: “Oh, sì certo. Gli ho fatto mille domande: rammenta tutto con una precisione sbalorditiva, come se fosse veramente lo zio Ira… ma, Miles, in lui non c’è emozione, niente! Finge di provare qualcosa… Le parole, i gesti, il tono della voce… tutto è identico, ma non il sentimento… no, ne sono certa: non è mio zio Ira.”
Miles cerca di tranquillizzare la donna, le consiglia un suo amico specialista promettendole di prendere un appuntamento per lei, poi si allontana in compagnia di Bechy.
“<Malati che improvvisamente guarivano, un bambino che diceva che sua madre non era sua madre, una donna che giurava che suo zio non era suo zio: qualcosa di strano c’era. Ma vagliando con animo sereno tutto ciò, che restava? Ben poco. Era evidente che la madre di Jimmy era veramente la madre di Jimmy e che lo zio Ira era veramente lo zio Ira…>”
Pur rimanendo con i suoi dubbi e le sue perplessità Miles non perde l’occasione per invitare Bechy fuori a cena e, mentre stanno per entrare nel ristorante, incontrano lo psichiatra amico di Miles, il Dottor Dan Kauffman (Larry Gates, 1915 – 1996)) e da lui Miles apprende come questa “sindrome da parenti non riconosciuti” stia quasi prendendo la forma di un’epidemia, infatti si contano almeno un centinaio di casi simili che lo psichiatra considera come dovuti allo stress o all’isterismo collettivo.
Dopo aver preso l’appuntamento per Wilma, Miles saluta il collega e, pur rimanendo perplesso, decide di dimenticare almeno temporaneamente il problema e di dedicarsi alla piacevole compagnia di Bechy.
I due entrano nel ristorante e, mentre stanno per prendere un aperitivo nel locale semivuoto, il telefono dello stesso suona. La chiamata è per Miles, si tratta di un suo amico, lo scrittore Jack Belicec (King Donovan, 1918 – 1987), il quale invita il dottore urgentemente a casa sua.
Alquanto seccato per il contrattempo Miles è costretto ad andarsene e Bechy sceglie di venire con lui. Jack è davanti alla porta di casa ad attenderli ed è raggiunto immediatamente dalla moglie, Teddy (Caroline Jones, 1930 – 1983. La futura interprete di Morticia del serial La Famiglia Addams e de La Maschera di Cera con Vincent Price). Lo scrittore invita il medico, sempre più perplesso, a entrare e ad accendere la luce sopra il tavolo da biliardo e poi a togliere il panno che copre… un corpo.
Bechy: “La faccia sembra di cera.”
Jack: “La mia prima impressione è stata la stessa: non è vera.”
Miles: “Giusto, manca di espressione. Nessun segno caratteristico, nessuna ruga.”
Jack: “Questo non è un morto.”
Miles: “Ce l’avete un cuscinetto per timbri?”
Jack: “Ce ne dovrebbe essere uno, perché?”
Miles: “Non lo so… Beh, può sembrare pazzesco, ma ho l’impressione che se dovessi fare un’autopsia troverei tutti gli organi in perfetto stato… come risulta il corpo all’esame esterno… assolutamente in ordine e pronto a funzionare…”
Con il timbro Miles prende le impronte del corpo esanime.
Jack: “Nessun segno, non è un cadavere: è un essere completo, ma non finito.”
Teddy: “Quando sarà finito… che faccia avrà… Rispondi: che faccia avrà?”
Miles: “Non ne ho la più pallida idea, cara.”
Teddy: “Quanto… quanto credi che sia alto?”
Miles: “Oh… uno e settantacinque, più o meno.”
Teddy: “Quanto peserà?”
Miles: “Una settantina di chili: è abbastanza magro.”
Teddy: “Jack è uno e settantacinque e pesa settanta chili.”
A queste parole Jack ha un sobbalzo e stringe il bicchiere che teneva in mano frantumandolo. L’uomo ha una profonda ferita sul palmo e Miles gliela cura mentre sta cominciando seriamente a pensare a un eventuale collegamento tra questo cadavere non rifinito e la strana sindrome che si sta impossessando di Santa Mira. Ordina a Jack e a Teddy di restare svegli tutta la notte per seguire le eventuali modifiche del corpo e di chiamarlo appena, e se, si fossero verificati dei cambiamenti quindi esce dalla casa di Jack per accompagnare Bechy a casa.
“<Me ne guardavo bene dal farlo capire a Bechy ma adesso, per la prima volta, avevo paura. L’isterismo collettivo, quello che secondo Dan era la causa di tutto, non poteva giustificare la presenza di quel corpo in casa di Jack>.”
Miles entra in casa con la ragazza e i due vedono il padre di Bechy rientrare dalla cantina. I due si salutano poi Miles esce tornando verso casa.
Durante la notte Teddy vede con terrore il corpo aprire gli occhi e, sul palmo della mano, apparire un taglio identico a quello di Jack.
Urlando si precipita verso il marito che si era addormentato, lo sveglia e fuggono velocemente fuori di casa bussando alla porta di un semiaddormentato Miles il quale, dopo aver ascoltato gli ultimi sviluppi, telefona a Kauffman pregandolo di venire a casa sua poi, come colpito da una sensazione di pericolo, corre a casa di Bechy, entra nella cantina rompendo un vetro e comincia a esaminare quel luogo da dove ha visto risalire suo padre (Kenneth Patterson, 1911 – 1990).
Aprendo una cassapanca ed esplorandola alla debole luce di un fiammifero, egli scorge con orrore un corpo molto simile a quello della ragazza e il cui aspetto si va lentamente rifinendo.
Si precipita sulle scale, sale al primo piano, scuote la ragazza nel suo letto, poi, visto inutile ogni tentativo di svegliarla, la prende in braccio e se la porta via.
Ora sono tutti quanti riuniti a casa di Miles e un incredulo Kauffman ascolta la storia fantastica che i quattro gli raccontano.
Decidono di lasciare le donne a casa a riposarsi e vanno da Jack: il cadavere è scomparso. Quindi entrano in casa Driscoll dalla porta che Miles ha lasciato aperta quando è uscito di corsa con Bechy in braccio e lì Kauffman cerca di convincerli che l’aver visto lì il corpo di Bechy era solo un’allucinazione, mentre per quanto riguarda l’altro corpo probabilmente si trattava di uno sconosciuto, ucciso, al quale avevano sciolto i polpastrelli nell’acido. In quel momento, armato di fucile, il padre di Bechy fa il suo ingresso nella cantina avvisandoli di aver chiamato la polizia e da Nick, il poliziotto che si affaccia dal finestrino dello scantinato: i tre ricevono la conferma che un corpo, con le caratteristiche di altezza e di peso rilevate prima e con i polpastrelli privi d’impronte digitali, è stato trovato su un mucchio di fieno. Anche se non molto convinti Miles e Jack se ne vanno.
Il giorno dopo il medico incontra Wilma la quale gli chiede se può cancellare il suo appuntamento con lo psichiatra in quanto ora si sente benissimo e i suoi problemi sembrano essere cessati all’improvviso.
Dopo aver parlato con Miles, Wilma rientra nel suo negozio dove spicca la scritta “Chiuso” e riferisce al padre di Bechy che la figlia è ancora a casa di Miles. (Ci sembra strano che Miles sappia di questa conversazione, visto che è lui a raccontare, ma poiché il prologo e l’epilogo sono stati messi a film finito, compresa la voce narrativa del protagonista, ecco spiegata l’imperfezione).
All’ambulatorio di Miles avvengono altri fatti strani: il piccolo Jimmy è arrivato lì con la madre e non vede l’ora di tornare a casa. E’ di nuovo sera.
“<Rientrando a casa in macchina non pensai ad altro che a Wilma e a Jimmy. Come era possibile che fossero tornati nomali in quattro e quattr’otto? E senza che io avessi fatto niente per guarirli…>”
Jack e Teddy, oltre a Bechy, naturalmente, sono rimasti ospiti a casa di Miles e stanno preparando da mangiare con il barbecue in giardino quando uno strano rumore proveniente dalla serra attira Miles il quale con orrore vede degli enormi semi che, schiudendosi con violenza, mostrano quello che era racchiuso nel loro involucro: delle forme umane.
Miles chiama gli altri e tutti osservano atterriti il lento formarsi di quattro creature con il loro aspetto.
Bechy: “Assomigliano a dei grossi baccelli.”
Jack: “Sarà così che si è formato quel corpo in casa mia… Miles, ma da dove verranno?”
Miles: “Non lo so, se sono semi o baccelli cresceranno in qualche posto e qualcuno o qualcosa vuole che avvenga questa duplicazione…”
Jack: “E che cosa avviene dell’originale?”
Miles: “Non lo so. Forse quando il processo è completato l’originale verrà distrutto o disintegrato… No, fermo, che fai?”
Jack: “(tenendo stretto in mano un forcone) Non ho nessuna voglia di stare a vedere come sarò distrutto, lasciami!”
Miles: “No, no, non c’è nessun pericolo finché non si sono completamente formati. L’abbiamo visto l’altra sera a casa tua, abbiamo ancora un po’ di tempo.”
Teddy: “Basta che non ci addormentiamo. Quello è diventato Jack mentre dormivamo… Miles, gli altri noteranno qualche differenza quando è avvenuto il cambiamento?”
Miles: “Dovrebbero… Wilma e il piccolo Jimmy se ne sono accorti …”
Bechy: “Anch’io… di mio padre…”
Miles: “E’ proprio lui allora che ha messo l’altra notte in cantina uno di quei… (l’abbraccia) Oh, scusa…”
Bechy: “Sentivo che qualcosa non andava tra me e mio padre, ma pensavo che fosse colpa mia…”
Teddy: “Dobbiamo distruggerli, tutti quanti!”
Miles: “E saranno distrutti… fino all’ultimo, sì! Bisognerà perquisire tutti gli edifici, tutte la abitazioni, visiteremo uomini, donne e bambini. Vado a fare qualche telefonata.”
Jack: “Io resto a sorvegliarli.”
Teddy: “Sto con te.”
Jack: “E non chiamare la polizia! Nick, ieri, non deve aver visto proprio nessun cadavere all’obitorio.”
Miles rientra in casa con Bechy.
Bechy: “Perché non chiami Dan, ci potrebbe aiutare…”
Miles: “Dan?! No, temo sia troppo tardi anche per lui.”
Bechy: “Che vuoi fare?”
Miles: “Chiedere aiuti. Spero che quel che sta succedendo sia ancora circoscritto a Santa Mira.”
Il medico prende nervosamente in mano la cornetta del telefono.
Centralinista: “Sì, dica?”
Miles: “Pronto, qui è il Dottor Benell, è urgentissimo: mi dia il Federal Bureau of Investigation di Los Angeles.”
Bechy: “Ma non ti crederanno!”
Miles: “Devo tentare.”
Bechy: “Da dove saranno venuti fuori?”
Miles: “Con le ultime conquiste della scienza tutto è possibile. Saranno il risultato delle radiazioni atomiche sulla vita vegetale o su quella animale, oppure qualche strana forma di vita di altri pianeti.”
Bechy: “Ma perché prendono l’aspetto umano, il nostro?”
Miles: “Non lo so, non lo so. Di qualsiasi provenienza, di qualsiasi origine essi siano una cosa è certa: chi li governa, istinto o intelletto che sia, deve avere una potenza incredibile… Ah, fantastica! Superiore ad ogni limite umano! L’unica cosa che mancava a quel corpo in cantina era una mente e stava…”
Bechy: “…Stava assorbendo la mia mentre dormivo. Miles, prenderei io stessa volentieri quel forcone!”
Centralinista: “Pronto, Dottore? Ho chiamato “l’effe bi i” (esatto, pronunciato proprio in questo modo: “effe” invece di “ef” e “i” invece di “ai” e non sarà la sola volta) a Los Angeles, ma non risponde…”
Miles: ”Provi ancora, Signorina, è aperto giorno e notte… Se hanno preso la centrale telefonica è finita.”
Intanto, nella serra, i corpi sono in via di completamento, anche i volti, ora, si distinguono bene.
In casa, nel frattempo, Miles, è riuscito ad avere la comunicazione.
Miles: “…E’ un caso urgente, urgentissimo, senta ci sono sta…. sen… La comunicazione si è interrotta!”
Centralinista: “Adesso vedo… Mi dispiace, Dottore, Los Angeles non risponde.”
Miles: “Allora provi Sacramento. Mi dia il Municipio, voglio parlare col Sindaco.”
Centralinista: “La linea di Sacramento è occupata, Dottore, la richiamo più tardi?”
Miles: “(apparentemente rassegnato) “Ah, sì… bene Signorina, aspetterò…”
Miles si precipita in giardino e manda via Jack e Teddy allo scopo di cercare aiuti fuori città, Bechy insiste per rimanere con lui. Miles entra nella serra e distrugge i baccelli, ormai formati, a colpi di forcone quindi salgono in macchina e si dirigono verso la casa di Sally, l’infermiera. Si fermano per strada a fare benzina e, mentre da una cabina telefonica cerca di chiamare Sally, Miles si accorge che Mike, il benzinaio, sta armeggiando dietro al cofano.
Fa finta di nulla e risale in macchina con Bechy, fatto qualche chilometro si ferma, apre il portabagagli e dallo stesso estrae due baccelli ai quali dà fuoco (distruggendo stupidamente una prova sicura di quanto aveva scoperto) e riparte velocemente.
Miles si avvicina con prudenza alla casa di Sally lasciando Bechy in macchina. Guardando dalla finestra della casa della donna egli la vede con il signor Driscoll il quale ha in mano uno dei maledetti baccelli. Mentre sta per fuggire una mano lo blocca: si tratta di Nick, il poliziotto (Ralph Dumke, 1899 – 1964) che cerca di fermarlo. Miles lo stende con un pugno e si precipita alla macchina ordinando a Bechy di ripartire. Ora le sue generalità, le caratteristiche della sua macchina e la descrizione sua e della ragazza, vengono diramate ai poliziotti di pattuglia: a Miles non resta che cercare rifugio dentro al proprio ambulatorio. I due lasciano la macchina in una vicina rivendita di auto usate e Miles vi applica sopra addirittura un cartello con il prezzo e si nascondono nello studio, pronti a passarvi la notte nell’attesa degli aiuti portati da Jack.
Miles: “Non dobbiamo chiudere occhio tutta la notte.”
Bechy: “O ci sveglieremo trasformati in qualcosa di inumano.”
Miles: “Molte persone perdono a poco a poco la loro umanità senza accorgersene. Non così tutto a un tratto, dalla sera alla mattina, ma la differenza è poca.”
Bechy: “Non tutti sono così, Miles…”
Miles: “Tu lo credi? Invece è vero. Ci si indurisce il cuore giorno per giorno. Solo quando dobbiamo lottare per difendere la nostra umanità ci accorgiamo quanto valga, quanto ci sia cara…”
Sono le prime ore del mattino. Il telefono ha squillato insistentemente in ufficio, ma i due si sono ben guardati dal rispondere. Dalla finestra dello studio scorgono una strana animazione nella piazza. Poi vedono arrivare dei camion pieni di baccelli che vengono distribuiti ai presenti secondo la destinazione dei paesi circostanti: l’invasione si va espandendo a macchia d’olio.
Qualcuno cerca di aprire la porta: è la voce di Jack, Miles gli apre, ma dietro a lui entra anche Dan Kauffman e Nick che porta due baccelli che ripone nella stanza attigua.
Anche Jack e Teddy sono stati presi e duplicati e ora egli cerca di convincere Miles e Bechy di quanto stiano meglio ora di prima. Poi Dan prende la parola:
Dan: “Miles, tu come me, sei un uomo di scienza e, come me, sei in grado di apprezzare l’intima bellezza di questo fenomeno. Appena un mese fa Santa Mira era ancora una città come tutte le altre, piena di gente con mille problemi, quand’ecco avverarsi il fatto incredibile: semi che avevano vagato per anni nello spazio finiscono in un campo qui vicino, questi semi danno dei baccelli che hanno il potere di riprodurre, con assoluta fedeltà, qualsiasi forma di vita animale…”
Miles: “La loro provenienza è il cielo…”
Dan: “I vostri nuovi corpi stanno ora crescendo lì dentro, vi stanno riproducendo cellula per cellula, organo per organo. Non sentirete male… Mentre sarete immersi nel sonno essi assorbiranno la vostra mente per farvi rinascere in un mondo tranquillo, senza problemi.”
Miles: “Ma dove tutti sono eguali… povera umanità! Bechy e io non siamo gli ultimi rimasti. Gli altri vi distruggeranno.”
Dan: “Domani non lo vorrai più, domani sarai uguale a noialtri.”
Miles: “Io amo Bechy. L’amerò domani come l’amo oggi?”
Dan: “Non è necessario l’amore.”
Miles: “Niente amore? Nessun sentimento, solo l’istinto di conservazione, non potete amare né essere amati, vero?”
Dan: “Lo dici come se fosse una mostruosità, ma non lo è affatto. Sei stato innamorato altre volte, ma non è durato, non dura mai. Amore, desiderio, ambizione, fede, senza tutto questo la vita è molto più semplice.”
Miles: “Non m’interessa la vita così.”
Dan: “Dimentichi una cosa, Miles…”
Miles: “Cosa?”
Dan: “Non hai scelta.”
Jack e Dan escono lasciandoli soli affinché i due si addormentino e si siedono nell’ufficio attiguo aspettando che i baccelli siano pronti a compiere il loro diabolico lavoro.
All’interno del laboratorio Miles cerca una via di fuga: prepara due siringhe con un potente composto, forse un sonnifero e ne dà una a Bechy poi, con un trucco, riesce a prendere alle spalle Jack e Dan facendoli addormentare. Nick assale a sua volta Miles, ma è Bechy che lo colpisce con la siringa. Non potendo uscire dalla porta posteriore perché è chiusa con un lucchetto e senza pensare di cercarla sui tre svenuti, i due escono in strada fingendo che l’operazione di trasformazione sia stata compiuta assumendo quindi un’espressione apatica e assente. Il poliziotto di guardia sembra crederci senonché Bechy vede un cane che sta per essere investito da un auto e si mette a urlare. I due salgono mentre il poliziotto sale nell’ambulatorio a controllare… Dopo pochi minuti una sirena scatena l’intera città contro i due che riescono a rifugiarsi e poi a nascondersi dentro a una vecchia miniera. Gli inseguitori passano sopra di loro senza accorgersi che Miles ha nascosto sé e la sua compagna in una buca coperta poi con assi. La caccia continua nei dintorni. I due sono sfiniti, si bagnano il viso con l’acqua fangosa di una pozzanghera cercando di resistere al sonno quindi odono in lontananza una canto bellissimo, struggente per cui Miles si allontana per alcuni istanti cercando di scoprire di cosa si tratti. Purtroppo il risultato della sua ricerca è deludente: si tratta di una radio accesa in un camion dove si stanno caricando dei baccelli.
Quando Miles torna sui suoi passi si trova di fronte a una terribile scoperta e a una sceneggiatura, peraltro impeccabile in altri momenti, che presenta qui una vistosa smagliatura: la ragazza si è addormentata (e fin qui va bene) ed è stata duplicata (come? Dove sta il baccello?) nei pochi istanti in cui Miles è stato lontano (deve trattarsi di un baccello potentissimo e dotato di turbo visto come è stato veloce malgrado la distanza da cui ha agito).
Ora Miles, per obbligo della sceneggiatura, è solo. Nella sua fuga disperata raggiunge l’autostrada e cerca di fermare le vetture che scorrono via veloci gridando:
Miles: “Fermatevi! Dove correte, incoscienti? Ascoltate, siete in pericolo, siamo tutti in pericolo! Il mondo intero è in pericolo! Ascoltatemi o sarà troppo tardi… Fermatevi… fermatevi… fermatevi… fermatevi…”
Coloro che lo hanno inseguito fino a lì tornano indietro sapendo che nessuno gli avrebbe creduto mai.
EPILOGO
Il dottor Hill, infatti, non crede una parola di quanto Miles gli ha raccontato e sta per farlo brillantemente internare quando viene portato al pronto soccorso un camionista che è rimasto sepolto, dice l’infermiere, sotto uno strano carico di baccelli giganti.
Sguardo di comprensione tra Hills e Miles e corsa poderosa del primo verso i due poliziotti che lo hanno accompagnato, ed ecco che comincia a snocciolare ordini di dare l’allarme, di bloccare le strade (lui, il direttore di un manicomio) per poi precipitarsi al telefono per chiamare “l’effe bi i”… Comunque sia, per uno stravolto Miles il calvario è finito.
Siegel ha al suo attivo una filmografia di tutto rispetto ma ha girato nell’ambito della science-fiction solo questa pellicola che però è subito entrata nell’olimpo dei grandi classici. Dopo questo, per quanto riguarda il genere, Siegel ha diretto solo due episodi della serie Ai Confini della Realtà di Rod Serling.
E’ nato il 26 ottobre del 1912, è morto nel 1991 ed è stato il regista preferito di Clint Eastwood. Fu scelto dal produttore Walter Wanger per girare il film di cui aveva acquistato i diritti. Egli dovette lottare duramente con i dirigenti della Allied Artists che consideravano la pellicola uno dei soliti film di mostri. Wanger aveva invece molta fiducia nel soggetto e lasciò che Siegel affidasse la sceneggiatura della storia a Daniel Mainwaring, abituale collaboratore del regista, il quale fu però aiutato a sua volta dall’aiuto regista Sam Peckinpah, futuro autore di pellicole come Il Cane di Paglia, Il Mucchio Selvaggio e Pat Garrett e Billy Kid.
Il suo tirocinio con Siegel portò Peckinpah a interpretare un piccolo ruolo da gasista nel film. La pellicola costò pochissimo in effetti speciali: appena quindicimila dollari per realizzare i baccelli nella serra per cui Wanger poté dirottare le spese assumendo attori che dessero garanzie. La lunga battaglia con i dirigenti della Allied Artist non ebbe mai fine: il film finito destò molte perplessità con il protagonista Miles Bennell che urla nella strada “Adesso toccherà a te!“. E’ un finale amaro, quasi inconcepibile per l’epoca per cui la produzione ordinò a Siegel di cambiarlo, oltre che tagliare delle scene dove il regista cercava di stemperare la vicenda con un poco di umorismo. Siegel accettò di girare le sequenze iniziali e finali lui stesso in modo che il film mantenesse comunque una logica continuità per cui venne scritturato l’attoreWith Bissell il quale, per questa ragione, non è citato nei titoli, nel ruolo del direttore di un manicomio che ascolta incredulo il racconto di Miles Benell e alla fine gli crede mobilitando le forze di polizia e “l’effe bi i”, come dice il dialogo italiano.
Il titolo della pellicola era originariamente The Body Snatchers e cioè lo stesso titolo del romanzo, ma Siegel voleva proporre un verso di Shakespeare Sleep No More (Non dormirai più) con l’ovvio riferimento al fatto che chi cede al sonno è perduto. Wanger accettò il titolo ma non così i produttori che lo sostituirono con un anonimo They Came from Another World (Venivano da un altro pianeta).
La battaglia infuriò e Wanger cercò di fare in modo che venisse almeno lasciato il titolo del romanzo ma nemmeno questo gli riuscì perché dopo le prime uscite al film venne subito aggiunta la parte Invasion of che aggiunto al The Body Snatchers consolidò una volta per tutte il titolo definitivo della pellicola.
In Italia il libro di Jack Finney da cui è stato tratto, era intitolato Gli Invasati ed è uscito su Urania numero 118 e 398 della Mondadori.
Si è parlato a lungo anche in questo caso della possibile identificazione dell’invasione dei malefici baccelli con “il pericolo Russo” (Siegel aveva fama di conservatore), ma il regista ha inteso fare un discorso ben più complesso. Egli, infatti, definisce “mostri” gli uomini di tutti i giorni privi di sentimento e non c’è bisogno, per questo, di scomodare spore provenienti dallo spazio.
Coloro che non soccorrono i feriti sulla strada, per esempio, sono mostri privi di sentimento allo stesso modo, se non peggio, di quelli che si vedono nel film. Lo stesso Siegel ha peraltro dichiarato:
“Quando la pellicola è stata realizzata, né lo sceneggiatore, né io, tantomeno, pensavamo a un qualunque simbolismo politico. La nostra intenzione era di attaccare un’abulica concezione della vita.”
Si può anche rilevare come la pellicola di Siegel abbia dei punti in comune con film come Destinazione… Terra o Tarantola di Jack Arnold e non solo per lo stile presentato dai due registi, ma per la impostazione: Sand Rock, come Santa Mira, è un tranquillo paese nel quale, lentamente, s’inseriscono fatti insoliti destinati a sconvolgerne la pace.
(2 – continua)