ATTERRAGGIO SUL PIANETA PROIBITO (1956) – PARTE 4
L’ASTRONAVE ATOMICA DEL DOTTOR QUATERMASS (The Quatermass Experiment)
Siamo ai primordi della Hammer Film, la casa di produzione inglese che diventerà un’icona del cinema dell’orrore realizzando i famosi remake dei personaggi della Universal: Dracula, la Mummia, l’Uomo Lupo, Frankenstein, Jeckyll & Hyde e anche la Gorgone. Praticamente tutti passeranno sotto le mani di registi come Terence Fisher, Freddie Francis, Roy Ward Baker, Jimmy Sangster lanciando attori come Peter Cushing, Christopher Lee e Donald Pleasence. Eppure gli esordi della Hammer non furono nel versante horror anche se la componente orrorifica era pur sempre alla base dei suoi primi film che furono di fantascienza. Realizzatori del Ciclo di Quatermass sono lo scrittore Nigel Kneale (1922 – 2006), il regista Val Guest (1911 – 2006) e l’attore Bryan Donlevy (1901 – 1972). Kneale, scrittore e poi sceneggiatore, aveva ideato un personaggio, il professor Bernard Quatermass, che stava ottenendo molto successo e che fu presentato sia come serial radiofonico sia in sceneggiati televisivi.
Anthony Hinds (1922 – 2013), produttore della Hammer, aveva acquistato i diritti sulla creatura di Kneale ed era interessato a farne un film e fece vedere il trattamento a Val Guest il quale, giusto in quel momento, stava per partire per una vacanza. La moglie di Guest, Yolande, lesse la storia e convinse il marito a girare la pellicola.
Nacque così il primo dei due film di Val Guest, L’Astronave atomica del Dottor Quatermass (Quatermass Experiment – 1956) e fu subito un successo. A dirigere, come abbiamo detto, c’era Val Guest, nato nel 1911 a Londra, passato alla regia dal giornalismo e attraverso varie sceneggiature. Per quanto riguarda Kneale, invece, la sua fama resta tuttora legata alla serie di Quatermass, lo scienziato tutto dedito alla scienza e che diede vita in tutto a quattro pellicole, oltre alla prima già citata abbiamo infatti: I Vampiri dello Spazio (Quatermass II – 1957), ancora di Val Guest; L’Astronave degli Esseri Perduti (Quatermass and the Pit – 1968) di Roy Ward Baker; e Quatermass Conclusion: La Terra Esplode (Quatermass Conclusion – 1980) di Piers Haggard, ultimo episodio dove lo scienziato muore cercando di ritrovare la nipote scomparsa.
Il personaggio fu inizialmente interpretato da Bryan Donlevy, un attore americano voluto proprio dalla distribuzione americana per assicurarsi il mercato, il quale, pur essendo quasi sempre in uno stato di etilismo acuto, tanto che doveva essere guidato sulla scena altrimenti andava a sbattere contro qualche parete, rese con toni credibili e robusti il personaggio di Kneale.
Un missile sperimentale è precipitato alla periferia di un villaggio inglese. L’operazione di salvataggio e recupero dei tre astronauti che trasportava è diretta dal progettista del missile stesso, Bernard Quatermass (Bryan Donlevy), coadiuvato dal Dottor Briscoe. Dopo un breve alterco con il responsabile governativo, Blake (Lionel Jeffries, 1926 – 2010), lo scienziato si avvicina all’astronave ancora rovente per l’attrito e ode dei rumori provenienti dal suo interno per cui decide di farla annaffiare dai getti delle pompe dei vigili del fuoco i quali, assieme a una squadra di poliziotti, circondano la zona. Poi fa aprire, contemporaneamente il portello del razzo. Una figura in tuta spaziale ne esce barcollando: è Victor Carroon (Richard Wordsworth, 1915 – 1993) che viene subito caricato su una lettiga.
L’astronauta è in evidente stato di shock e riesce solo a mormorare : “Aiutatemi”. Degli altri membri dell’equipaggio nessuna traccia: le tute sono ancora allacciate ma vuote e gli strumenti rivelano che il portello del missile non si è aperto durante il volo. Carroon viene portato nel laboratorio di Briscoe.
L’Ispettore Lomax di Scotland Yard è incaricato delle indagini sulla scomparsa dei due astronauti e riceve il risultato del prelievo delle impronte digitali di Carroon dal suo assistente il quale commenta:
“La pelle… era come stringere la mano di una mummia egiziana…”
Le indagini di Lomax causano uno scontro diretto tra lui e Quatermass il quale si precipita nell’ufficio del poliziotto e lo assale con voce tagliente:
Quatermass: “Trattano Victor Carroon come fosse un volgare criminale.”
Lomax: “Nessuno…”
Quatermass: “(interrompendolo) E’ molto malato, Ispettore: ha subito una prova che pochi avrebbero superato…”
Lomax: “(guardando lo scienziato ritto in piedi davanti alla sua scrivania) Due uomini non ce l’hanno fatta, vero signor Quatermass?”
Quatermass: “Cosa vorrebbe dire esattamente, Ispettore?”
Lomax: “Vorrei che lei si sedesse. Se mi siedo e lei sta in piedi sono scortese e ho voglia di sedermi… Vede, signor Quatermass, io sono un tipo un po’ all’antica: non ne so molto di razzi e viaggi nello spazio, io non leggo fantascienza, non ho letto molto più che la Bibbia, ho una mentalità burocratica e sono al servizio della legge…”
Quatermass: “E perciò prendete le impronte di un uomo incosciente?”
Lomax: “Quando tre uomini partono in un razzo e uno solo torna indietro, secondo noi questo fa “meno due”; e meno due ci mette nell’imbarazzante necessità di indagare sul “più uno”, sia che sia cosciente o incosciente.”
Quatermass: “Bene, credo di poterle far risparmiare molto tempo, Ispettore, per le sue cosiddette indagini. Ho qui tutti i particolari sui tre membri dell’equipaggio (estrae dalla borsa che ha con sé tre cartelle): Charles Green, Ludwig Raickman, Victor Carroon. Troverà tutto lì dentro: cartella clinica, connotati personali, grado di istruzione, attività professionali, idee politiche e impronte digitali.”
Lomax: “Lei è gentile…”
Quatermass: “C’è solo un’indagine che può servire a qualcosa in queste particolari circostanze, caro Ispettore, ed è l’indagine scientifica. E sono certo che perfino lei ammetterà che il più qualificato tra noi sono io. Buongiorno, Ispettore.”
Per cercare di capire meglio l’ottica del personaggio Quatermass, il quale sarà presente in altri tre film, questo colloquio è già di per sé significativo. Completamente dedito alla scienza e ai suoi misteri, Quatermass, non solo si preoccupa poco dei giudizi altrui, ma soprattutto, non tollera intrusioni considerandole, come minimo, un’inutile perdita di tempo, se non degli ostacoli da scavalcare. Questo film è l’unico caso in cui la sua impulsività e la sua testardaggine sono veramente eccessivi. La sua alleanza con Lomax (un bravissimo Jack Warner, 1895 – 1981), un alleanza voluta dall’Ispettore e accettata inizialmente con sopportazione e poi con tolleranza, grado massimo al quale Quatermass può arrivare, si rivelerà, invece, utile e vantaggiosa mentre, nel suo film migliore, I Vampiri dello Spazio, il suo continuo scontrarsi con le autorità costituite, il suo non arrendersi mai, saranno la salvezza per la Terra. Qui, almeno inizialmente, si rivelano controproducenti e solamente grazie ai mezzi che Lomax gli metterà a disposizione, Quatermass verrà a capo del caso. Lo scienziato, comunque non è un ingrato, quando, nel secondo episodio si troverà solo a lottare contro tutto e tutti, si ricorderà di questo e Lomax sarà la prima persona che egli consulterà, sia pure sempre con quel suo modo di fare così brusco e tagliente.
Ma seguiamo Quatermass mentre, nel laboratorio con Gordon Briscoe (David King-Wood, 1913 – 2003), sta esaminando Carroon, immobile e con lo sguardo fisso in avanti, seduto su una sedia a rotelle.
Briscoe: “E’ davvero inconcepibile! Non è clinicamente possibile che il suo cuore reagisca così. Polso, pressione del sangue, cuore, tutto lo stesso: incredibilmente deboli. Non dovrebbe essere vivo, ma lo è!”
Quatermass: “Ma non può far niente per aumentare il suo metabolismo?”
Briscoe: “Ho tentato di tutto. Inutile!”
Quatermass: “Non avrei mai creduto che l’effetto della pressione durasse tanto…”
Briscoe: “Oh, non è soltanto l’effetto della pressione. Non è solo il viso, dia un’occhiata alla pelle: dove vuole, qui, sulla spalla… La tocchi.”
Quatermass: “Sì, sì, è gonfia, ispessita…”
Briscore: “Sì, e neanche questo è tutto. Guardi il contorno del viso…”
Quatermass: “Modificata la struttura ossea…”
Briscoe: “Sì, posso sbagliarmi su un muscolo, ma non sulla struttura delle ossa. C’è stato un cambiamento, ne sono convinto.”
L’ingresso della moglie di Carroon, Julia (Margia Dean), interrompe le considerazioni dei due. Sorge subito una discussione in quanto Briscoe vorrebbe portare Carroon in ospedale, dove sarebbe sottoposto a esami più accurati che le sue attrezzature non possono consentire, ma Quatermass ribatte che “sarebbe sciocco fermarsi adesso sulle soglie di una grande scoperta e che in ospedale non sapranno curarlo meglio di lui, data la sua esperienza avendolo seguito fin dall’inizio ed essendo perfettamente a conoscenza di tutti i risultati delle prove tecniche ed i limiti di sopportazione sostenuti da Carroon”.
Nessuno dei presenti nota lo sguardo fisso dell’astronauta spostarsi verso i fiori portati da Judith e il suo stringere ritmicamente e con forza il pugno della mano sinistra.
Quatermass torna nel suo ufficio e vi trova Lomax che stava guardandosi attorno con fare incuriosito, lo scienziato non perde occasione per punzecchiarlo, ma, in fondo, è l’inizio di una forma di collaborazione.
Quatermass: “La soluzione è evidente, Ispettore, Victor Carroon li ha assassinati, ha tolto loro gli scafandri, ha spinto i loro corpi nello spazio e poi ha richiuso i loro abiti. Cos’altro vuole?”
Lomax: “Due cose: prima voglio renderle questi dossier… Green, Raickman, Carroon… molto interessante quello di Carroon…”
Quatermass: “E appresso?”
Lomax: “Beh, voglio che mi dia la sua parola d’onore che…”
Quatermass: “Oh, Ispettore, io non ho tempo da perdere!”
Lomax: “Senta, nessuno vince mai una guerra fredda, uno dei due deve passare dalla parte opposta. Se lei non vuole cedere, non sono ostinato: verrò io dalla sua .”
Quatermass: “Cosa vuole che le giuri?”
Lomax: “Che quelle sono le vere impronte di Carroon…”
Quatermass: “Certo che lo sono! Noi prendiamo le impronte digitali a tutti quanti… Dove vuole arrivare?”
Lomax: “Beh, per essere sincero non glielo so dire.”
Quatermass: “Non c’è niente di strano in queste impronte.”
Lomax: “E queste sono quelle prese a Carroon ieri sera.”
Quatermass: “E allora?”
Lomax: “Allora le confronti.”
Quatermass: “(guardando il foglio dello schedario) Ma è uno scherzo?”
Lomax: “Non è uno scherzo. L’uomo che le ha prese è un esperto della sezione criminale, non è un novellino!”
Quatermass: “Queste impronte non sono neanche… (squilla il telefono)… umane… Sì? Sì, ha scoperto cosa? Vengo subito lì.”
Lomax: “(mentre Quatermass si alza e sta per uscire) Beh, dovunque vada posso tenerle compagnia, se permette… (Nessuna risposta)… Uhm, grazie. Molto gentile.”
A bordo dell’astronave sono stati trovati degli strani frammenti. Briscoe e Lomax ne prendono entrambi un campione per le analisi (il secondo per gentile concessione di Quatermass), quindi dal suo assistente Marsh, involontario scopritore dei frammenti, lo scienziato viene a sapere che il film del volo, creduto perso nell’impatto, si è invece salvato. Quatermass ordina di farne stampare immediatamente una copia, in qualunque condizione essa sia e a qualunque costo. In seguito Briscoe gli comunica l’esito dell’analisi sui frammenti.
Quatermass: “Ebbene?”
Briscoe: “Organico, innocuo, gelatinoso. Fine dell’analisi.”
Quatermass: “Nessuna precisa classificazione?”
Briscoe: “Oh, potrebbe trattarsi dei residui inerti di un tessuto cellulare…”
Quatermass: “Che razza di tessuto?”
Briscoe: “Potrebbe essere animale o umano.”
Quatermass: “Umano?”
Briscoe: “Può darsi.”
Quatermass: “Ma… sa quello che dice?”
Briscoe: “So quello che penso.”
Quatermass: “Ma… è proprio sicuro che non siano cellule vegetali?”
Briscoe: “Sicurissimo.”
Quatermass: “Con questo lei vorrebbe farmi credere che quello è tutto ciò che rimane di due esseri umani?”
Briscoe: “Non le dico di credere niente. Lei mi ha fatto una domanda e io le ho risposto.”
Quatermass: “E’… quasi al di là della comprensione umana: qualche fantastica energia invisibile ha tramutato due uomini in una piccola quantità di materia gelatinosa…”
Mentre i due stanno discutendo la scena passa a inquadrare, dietro a una vetrata, Judith che dorme in una poltrona accanto a un letto dove sta coricato Carroon. L’astronauta ha una flebo nel braccio.
All’improvviso si alza e protende una mano verso un vaso di fiori, quindi cade dal letto e il rumore sveglia Judith che corre a chiamare Briscoe. I due accorrono e al medico non resta che constatare un ulteriore cambiamento nella pelle di Carroon e costringe Quatermass a ricoverare l’astronauta in ospedale, ma prima di essere costretto ad accettare lo scienziato ha un alterco con la donna.
Briscoe: “Guardi cosa sta succedendo alla sua pelle, e in questi ultimi minuti. Vado a prendere un calmante.”
Judith: “Il responsabile è lei, era meglio per lui se fosse morto lassù!”
Quatermass: “Judith!”
Judith: “L’ha distrutto, come ha distrutto ogni cosa che ha toccato!”
Quatermass: “Distrutto?! L’ho fatto tornare, l’ho salvato!”
Judith: “L’avete salvato per che cosa? Per altri esperimenti? Io posso aiutarlo più di quanto possa lei.”
Quatermass: “Nella scienza non c’è mai stato posto per il sentimento, Judith. Alcuni fra noi hanno una missione: lei dovrebbe essere fiera di avere un marito disposto a rischiare la vita per il progresso del mondo.!”
Judith: “Il mondo, il suo mondo… il mondo di Quatermass!”
Il filmato viene salvato e stampato. In esso si vedono i tre astronauti inizialmente in perfette condizioni poi, all’improvviso, la temperatura all’interno della cabina precipita e qualcosa d’invisibile sembra essere entrato nel razzo. Due dei tre astronauti ora giacciono nelle posizioni dove sono poi state trovate le tute ancora allacciate e vuote, mentre il terzo, evidentemente Carroon, arretra con le mani davanti al viso coperto dalla tuta spaziale, poi si accascia. Il filmato finisce.
Judith, intanto, sta agendo per conto proprio e, con uno stratagemma, fa entrare nell’ospedale un falso infermiere il quale riesce a entrare nella stanza di Carroon fingendo di essere il nuovo cambio di turno.
Dopo aver vestito l’astronauta, che gli ubbidisce passivamente, l’uomo si allontana dalla stanza per controllare se la via è libera. Lo sguardo di Carroon si posa su una pianta di cactus sul tavolino della camera.
L’astronauta alza il braccio e la colpisce. Un’espressione di sofferenza infinita si dipinge sul suo volto poi il falso infermiere torna a prenderlo e, scendendo in ascensore, nota il braccio di Carroon e toglie il cappotto attorno al quale Victor ha avvolto il braccio… sul suo volto si dipinge l’orrore e poi la paura…
L’ascensore giunge al pianterreno e si apre e ne esce il solo Carroon, Judith lo preleva, lo fa salire in macchina e poi parte immediatamente. Pochi istanti dopo un’infermiera dell’ospedale scopre il corpo martoriato del falso infermiere. Judith, a sua volta, mentre sta esponendo i suoi progetti a Carroon, nota la strana mano del marito, terrorizzata si mette a urlare e questi esce di corsa dalla macchina nascondendosi nella notte.
Più tardi, mentre Briscoe, Quatermass e Lomax stanno esaminando la stanza d’ospedale di Carroon, un sergente li avverte che hanno trovato Judith in stato di shock.
Sergente: “Quando l’hanno trovata era seduta al volante della macchina e mormorava qualcosa di… di una mano… che era tutta grigia… e spinosa come… come un cactus.”
Lomax fa notare agli altri che di una pianta di cactus resta solo per terra il vaso spezzato… poi chiama Scotland Yard e la caccia comincia.
Briscoe: “(esaminando il corpo del falso infermiere) Queste escrescenze sul viso… mezza… pianta e mezza… guardi qui, guardi che ha fatto: il tessuto del volto è quasi del tutto mangiato, l’osso è in polvere…”
Lomax: “Non ce la farò a cenare stasera…”
Quatermass: “Briscoe… e se ci fosse una qualche forma di vita nello spazio? Non su un pianeta, ma libera, vagante… non la vita che conosciamo, operante, ma… pura energia senza struttura organica. Quando il razzo ha attraversato la sua zona, l’energia è entrata nel razzo e ha trovato degli esemplari della nostra forma di vita… cellule vive… umane…”
Lomax: “Green e Reickman…”
Quatermass: “…E Carroon… esatto. Ora, se per caso fosse entrata in una di queste strutture… che mezzo per invadere la Terra!”
Lomax: “Senta, io non ho una grande intelligenza…”
Quatermass: “Lei ha visto il film e quanto è accaduto… Soltanto Dio sa quanto lontano e dove ha viaggiato il razzo!”
Lomax: “Ma solo due sono morti…”
Quatermass: “Qualcosa è entrato in quel razzo, ha assimilato la sostanza organica degli altri due ed ora agisce su Caroon… e assume altre forme di vita: il cactus.”
Lomax: “Santo Cielo! Vuol dire che Carroon…”
Briscore: “…E’ un veicolo, non solo l’involucro di un uomo che sta trasformandosi. Se una di quelle piante subisse la stessa mutazione ci potrebbe essere un’affinità, un unione fra pianta ed essere animale…”
Quatermass: “Con la possibilità di distruggere e crescere?”
Briscoe: “E moltiplicarsi a dismisura.”
Lomax: “Moltiplicarsi?”
Briscore: “Sì, ma per moltiplicarsi prima deve vivere e, come ogni cosa vivente, per vivere… per vivere deve nutrirsi.”
La seconda vittima di Carroon è un farmacista. L’uomo, malgrado il negozio fosse chiuso, gli apre ugualmente credendolo bisognoso di cure, gli solleva la giacca che gli copre il braccio mostrando una mostruosa escrescenza grigia irta di aculei, spaventato l’uomo arretra e l’astronauta colpisce.
Quando i tre raggiungono la farmacia la trovano completamente sottosopra: Carroon stava preparando qualcosa.
Quatermass: “Cosa credete che cercasse di fare?”
Briscoe: “Vorrei credere che cercasse di uccidersi. Queste sostanze, mescolate, darebbero la morte in cinque minuti.”
Quatermass: “Cosa?! Ma allora…”
Briscoe: “O forse cercava qualcosa che affrettasse il cambiamento che sta avvenendo in lui. “
Quatermass: “Ma Carroon era un ingegnere, non s’intendeva di questa roba!”
Briscore: “Carroon… lui no.”
Il pensiero di Briscoe resterà un mistero per tutto il film, ma non lo è per lo sceneggiato da cui è stato tratto: è stato tradotto in italiano come L’Esperimento Quatermass e in esso, infatti, la creatura ha in sé tutte le caratteristiche dei tre astronauti, le loro conoscenze e i loro ricordi. Qui, in questa versione, invece, sembra quasi che sia il mostro stesso dotato di conoscenze chimiche.
Continuando a frugare per il locale, i nostri trovano il cadavere del farmacista dentro a uno stanzino e nelle stesse, macabre condizioni, del falso infermiere.
La penosa marcia di Carroon prosegue; nella notte trova rifugio in un vecchio barcone ormeggiato in un porticciolo semiabbandonato.
Il mattino successivo una bambina, che spinge una carrozzella con dentro una bambola, si ferma a giocare vicino al barcone dove riposa Carroon. La scena che si svolge ora ricorda molto da vicino quella di un vecchio, ma celebre film di James Whale, Frankenstein, in quella poderosa interpretazione che ne diede lo scomparso Boris Karloff.
Il mostro di Frankenstein si avvicina alla bambina che per nulla spaventata vuole invece giocare con lui (così accade in questo film), poi la bimba comincia a lanciare dei sassi nel lago (qui, invece, offre degli immaginari pasticcini a Carroon) e, il mostro, per gioco, lancia la bambina nel lago che disgraziatamente annega. In questo caso, e sapendo che la scena fu censurata all’epoca anche se certamente non sadica, ma al contrario estremamente struggente e dolce, non si è tentato nemmeno di arrivare a questi estremi perché Carroon si limita, con un gesto brusco e disperato, a scaraventare via la bambola della bimba che nella caduta si rompe e poi fugge singhiozzando.
L’ottima scena seguente sembra quasi ispirarsi a Jack Arnold e al suo Destinazione… Terra, quando, nelle sequenze iniziali, l’alieno esce dall’astronave per avventurarsi all’esterno con la macchina da presa che lavora in soggettiva, mostrandoci cioè quello che l’alieno vede. In questo caso la scena è girata in notturna e all’interno di uno zoo. Due occhi spiano il guardiano che si allontana, un’ombra indistinta sposta il fogliame, un qualcosa che si lascia dietro una scia, come una lumaca (altro particolare che accomuna la pellicola con quella di Arnold), una forma si avvicina agli animali che, chiusi nelle gabbie, si agitano come impazziti… dissolvenza…
Il giorno dopo la polizia è allo zoo, naturalmente assieme a Lomax ci sono sia Quatermass che Briscoe. Quest’ultimo, seguendo la misteriosa scia e i corpi degli animali trovati morti tutt’intorno, scopre qualcosa dietro a un cespuglio e si affretta a raccoglierlo per portarlo in laboratorio. Qui ha modo di constatare la voracità dell’essere ameboide che ha portato con sé perché in poco tempo la creatura divora tre cavie e cresce. Il pericolo che un frammento rappresenta è poco rispetto a quello dell’intero essere. Il mostro, ormai dobbiamo chiamarlo così, viene scorto da Rosy (Thora Hird, 1911 – 2003), una simpatica vagabonda ubriacona che descrive quello che crede un incubo dovuto alla sbronza al sergente di turno (Sam Kydd, 1915 – 1982). Rosy ha visto un essere mostruoso che si arrampicava strisciando su un muro alto dieci metri e, in effetti, sul muro in questione, è ben visibile la malefica scia.
Nel frattempo nel laboratorio la creatura è cresciuta fino a occupare tutta la teca che la contiene, la rompe e, strisciando sul pavimento, si avvicina a una gabbia di cavie. Poco tempo dopo la luce si accende ed entrano Briscoe e Quatermass.
Quatermass: “Non c’è più! (Poi, scorgendo la creatura sul pavimento) Guardi com’è cresciuto!”
Briscoe: “Si è procurato del cibo, quei topi.”
Quatermass: “E’ morto?”
Briscoe: “Sì, ma non lo tocchi. Guardi quelle macchie: da ognuna di esse sarebbe sorta una spora: se completava il ciclo riproduttivo questa stanza sarebbe una giungla di tentacoli vivi.”
Quatermass: “Quanti altri di questi mostri saranno in giro per Londra?”
Briscoe: “Meglio che telefoni a Lomax. Non è questione di quanti sono, ma dove sono… se può riprodursi con questa rapidità… con altre ventiquattro ore o pochi giorni…”
Mentre le truppe, mobilitate, stanno perlustrando Londra la vicenda si conclude nell’Abbazia di Westminster dove si sta girando, in diretta, un documentario.
Dopo che un tecnico della troupe televisiva viene trovato morto, la panoramica di una delle telecamere inquadra la gigantesca creatura abbarbicata su un traliccio metallico. Lomax fa immediatamente chiamare Quatermass e Briscoe, quest’ultimo constata, con orrore che il mostro sta per riprodursi. Lo scienziato ha un’idea: far attaccare ai tralicci metallici dei cavi ad alta tensione e convogliare su di essi tutta la corrente della città.
Così viene fatto: una fiammata, una sorta di ululato e la creatura muore. Osservandola da sotto il traliccio Lomax, rivolto a Quatermass, esclama:
Lomax: “Bene, questa volta lei ha vinto. Nella mia semplicità ho pregato molto, questo mondo è più che sufficiente per me.”
Quatermass tace e si allontana. Non risponde nemmeno a quanti incontra e gli chiedono se è tutto finito. Solo all’ultimo, Marsh, egli presta attenzione.
Marsh: “L’ho saputo solo ora, sarei venuto prima. C’è niente che possa fare?”
Quatermass: “Sì, Marsh, avrò bisogno d’aiuto.”
Marsh: “Aiuto, Signore? Cosa vuol fare?”
Quatermass: “Cominciare da capo.”
E si allontana nella notte.
La scena successiva, l’ultima, mostra un nuovo razzo che parte.
Il finale previsto dalla sceneggiatura originale di Nigel Kneale era forse più suggestivo: Quatermass si rivolgeva alla creatura dentro la quale sapeva essere vive, presenti e pensanti, le menti dei tre astronauti e pregava loro di ribellarsi all’essere, anche se questo avrebbe voluto significare la loro morte totale. I tre facevano collassare la creatura dall’interno.
Il film può essere considerato la prima pellicola imperniata sul cosiddetto Blob, la mortale sostanza informe di origine varia la cui minaccia occorre combattere.
A essa faranno seguito film come Fluido Mortale, Uomini H, X Contro il Centro atomico, Il Fluido che Uccide e altri. La creatura è stata realizzata nei primi piani con una speciale sostanza gommosa quando è il gigantesco mostro in primo piano, mentre nelle altre sequenze si tratta di un modello di plastica, gomma, gesso e… carne, mosso da fili.
Il soggetto verrà in parte ripreso in un film del 1999 intitolato The Astronaut’s Wife di Rand Ravich.
(4 – continua)