ILARIA TUTI

E’ una delle scrittrici italiane del fantastico più promettenti e interessanti del panorama narrativo italiano, ha vinto già numerosi premi e molte sono le pubblicazioni che ha all’attivo: con un curriculum così non potevamo certo non intervistarla. Lei si chiama Ilaria Tuti e recentemente si è aggiudicata il primo posto, fra le altre cose, al “Premio Algernon Blackwood 2014”. Ma lasciamo che sia lei a raccontarsi.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È ILARIA TUTI?

Sono un’economa della chiacchiera. Non parlo molto e questo fin dall’infanzia ha fatto sì che genitori e parenti mi tormentassero per spronarmi a cimentarmi in cicalecci che però non sono mai arrivati. In compenso mi piace mangiare e apprezzo il buon vino sorseggiato in compagnia. Adoro la natura e non potrei mai vivere senza animali in casa. Oltre a scrivere, mi piace dipingere, fin da quando andavo all’asilo. Dicono che abbia gusti terribili in fatto di musica, ma a me non sembra. Sono completamente stonata e questo in tenera età mi è costato un rifiuto dal coro del mio paese che ci ho messo anni a superare. Sono nata ai piedi delle Prealpi, ma adoro il mare e un giorno spero di vivere in una casa affacciata sull’Adriatico.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Dopo un grave lutto. È stato il mio modo di superare la perdita e il senso di disorientamento che l’accompagna. Ho cercato di fare entrare qualcosa di positivo nella mia vita, quando tutto sembrava andare storto. È stata una trasformazione necessaria, e liberatoria.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATA?

Uno dei primi  racconti che ho scritto e che mi è caro, perché idealmente ha segnato una svolta nel mio approccio alla scrittura, è Fiori d’inverno, pubblicato nell’antologia “I racconti del Laboratorio”, edita da Nero Press. Selezionato grazie a un contest sul forum Nero Cafè, è stato scelto da Barbara Baraldi per fare parte dell’antologia, con una motivazione che ancora mi emoziona: Romantico, crudele. Breve come il tempo di un brivido che percorre la schiena.

Da quel momento per me la scrittura ha smesso di essere un gioco ed è diventata qualcosa di più serio.

RECENTEMENTE TI SEI AGGIUDICATA IL PRIMO POSTO AL “PREMIO ALGERNON BLACKWOOD”: VUOI RACCONTARCI QUESTA ESPERIENZA?

Era la seconda volta che partecipavo, l’anno scorso ero arrivata in finale. Non vinsi, ma qualcuno mi fece un regalo infinitamente prezioso, che è stato il motivo che mi ha fatto partecipare anche quest’anno. Francesco Spagnuolo, curatore del premio, mi fece avere le parole che Ade Capone, scomparso troppo giovane di recente e allora giurato, gli scrisse su di me. Quelle parole, che resteranno sempre solo tra me, Francesco e Ade, io le conservo nel cuore, mi commuovono, mi fanno sorridere, mi aiutano a guardare avanti con sicurezza, anche quando l’orizzonte è fumoso. Dopo la vittoria di quest’anno, io e Francesco abbiamo ripensato a quello scambio di emozioni, abbiamo pensato a lui. Ecco, il racconto di quest’anno l’ho scritto per Ade.

IL RACCONTO CON CUI HAI VINTO SI INTITOLA “KRAMPUS”: VUOI PARLARCENE?

Quando ho iniziato a pensare a un’idea per il racconto, mi sono detta che dovevo attingere dalle tradizioni, dalla ricchezza della mia terra in fatto di usi, credenze e storia. In quei giorni a Tarvisio, dove è ambientato il racconto, scendevano dai monti tra rumore di campanacci e corni i Krampus, figuranti trasvestiti da demoni mezzi uomini e mezzi caproni, che la notte del 5 dicembre camminano per il mondo soggiogati dal potere di San Nicola, terrorizzando i bambini cattivi con colpi di frusta e urla feroci. Scrivere di loro, della mia terra e della sua bellezza è stato naturale.

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Rendere il senso del meraviglioso di luoghi e credenze. È difficile trasmettere in poche righe il mistero delle Alpi quando cala la notte, l’energia di un bosco, l’immensità delle vette chiare di neve che guardano un villaggio addormentato, l’attaccamento delle sue genti alla terra, agli animali con cui condividono la vita. È difficile riuscire a trasmetterlo a chi non l’ha mai vissuto. E poi ci sono i Krampus. La mia preoccupazione era quella di rendere al meglio la loro natura complessa e ambivalente, perché i Krampus sono diavoli, sì, ma per una notte, una sola volta all’anno, si prestano al volere del Bene, pur con reticenza, sfoderando ghigni agghiaccianti e artigli affilati. Lo trovo affascinante.

NEGLI ULTIMI ANNI TI ABBIAMO TROVATA SPESSO VINCITRICE O IN FINALE IN MOLTI CONCORSI LETTERARI DI GRANDE PRESTIGIO, COME IL “TROFEO RiLL”, IL “GRAN GIALLO CITTA’ DI CATTOLICA” E, APPUNTO, IL “PREMIO ALGERNON BLACKWOOD”: CHE EFFETTO FA OTTENERE QUESTI RISULTATI?

Sprona a migliorarsi, incoraggia a non smettere, nonostante gli inevitabili momenti di sfiducia che prima o poi capitano a tutti. È la prova di essere sulla strada giusta. Le conferme che arrivano dagli esperti del settore che formano le giurie di questi importanti premi aiutano a orientarsi, a capire in che direzione continuare a lavorare, e fanno bene anche all’anima, la riempiono di energia e gioia, necessarie per continuare a creare storie belle da leggere.

E QUANTO PENSI CHE SIA IMPORTANTE OGGIGIORNO VINCERE UN CONCORSO LETTERARIO PER FARSI CONOSCERE?

Le vie per farsi conoscere sono diverse e ciascuna con il proprio valore. Partecipare a premi di importanza nazionale è solo una delle tante per ottenere il risultato. È quella che ho seguito con più naturalezza, visto che i primi passi in questo senso li ho mossi su forum che indicevano contest di scrittura. Il confronto per me è sempre stato un grande incentivo per la creatività. Trovo che partecipare a un concorso stimoli la fantasia, faccia focalizzare meglio l’obiettivo e attingere da risorse che si credevano esaurite.

VISTO CHE ULTIMAMENTE E’ CAPITATO SPESSO DI POTERTI LEGGERE ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Credo che in Italia convivranno ancora a lungo, visto che qui da noi la tecnologia piace molto, ma meno se abbinata alla lettura, almeno per ora. L’importante, comunque, è leggere, e questo purtroppo è un altro punto dolente che ci caratterizza come popolo.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Evasione, esplorazione, ricerca di uno o più futuri possibili, realtà alternative, mondi nascosti, interrogazione sullo sviluppo dell’umanità, e tanto divertimento. Questo per me è il fantastico, in ogni sua declinazione. Trovo sia un genere molto difficile (per ricerca dell’originalità e per il pubblico di riferimento, molto smaliziato), ma che permette di spaziare più di ogni altro in ogni aspetto della condizione umana.

DURANTE LA TUA CARRIERA HAI SCRITTO RACCONTI DI VARIO GENERE, DAL NOIR AL FANTASY, DALL’HORROR AL THRILLER ALL’ACTION: A QUALE TI SENTI PIU’ LEGATA E PERCHE’?

Ho scritto anche due romance e un racconto erotico sotto pseudonimo, quindi ho provato un po’ di tutto.

In questo momento mi sento più legata al thriller e al giallo classico, perché sono immersa nella stesura di un romanzo poliziesco che mi assorbe totalmente, ma non mi identifico con un genere preciso. Scrivo le storie che in qualche modo mi chiedono di essere scritte, che mi balzano in testa e mi tormentano fino a quando non le metto nero su bianco. Di che genere siano per me non ha importanza. Infatti ora mi viene in mente che qualche giorno fa ho preso appunti per un nuovo racconto horror che non vedo l’ora di scrivere…

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Nei modi più disparati. La bambina pagana, racconto vincitore del “XLI Premio Gran Giallo Città di Cattolica”, è nato dal titolo, che mi è venuto in mente all’improvviso, condensando in tre parole le atmosfere che volevo ricreare e a cui stavo pensando senza approdare però a nulla di concreto. Attorno a esse è nata la storia.

L’ultimo volo dell’Aquila, racconto che uscirà ad agosto nell’antologia Delitti in Giallo, nei Gialli Mondadori, l’ho pensato riflettendo su una frase di Primo Levi: “Non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo, purché ci sia volontà buona e fiducia reciproca: o anche paura reciproca.” Ho visualizzato subito due personaggi, antitetici eppure obbligati a collaborare, per necessità e per paura. Sono nati così Veil Seidel e Johann Maria Abbati, ufficiale delle SS il primo e professore di medicina legale internato a Dachau il secondo, costretti dalle circostanze a indagare su un possibile complotto contro Hitler.

La trama del romanzo che sto scrivendo l’ho pensata dopo essere capitata per caso su una pagina di Wikipedia che parlava di una realtà socio-culturale della mia terra che nemmeno conoscevo. Quando l’ho letta, mi sono detta: ma come è possibile che nessuno l’abbia ancora sfruttata per scrivere una storia?

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Stephen King, Alda Merini, Donato Carrisi e Primo Levi.

Da ragazzina, leggendo Le Notti di Salem di King, ho spalancato gli occhi davanti alla sua capacità di trascinarmi nel buio con le parole, di farmi rabbrividire quando il sole era ancora alto, di farmi pensare con inquietudine al suo tramontare e alla notte che attendeva, nascosta. I versi di Alda Merini racchiudono una potenza, una passione viscerale e una conoscenza dell’amore e dell’animo umano così fine, che quando scrivo cerco di farlo in modo che anche solo una goccia del suo esempio cada sulle mie parole.

Carrisi unisce il brivido del thriller a una prosa affascinante, che mi stupisce sempre per intelligenza e stile. Dipinge con le parole. L’incipit del suo L’ipotesi del male per me è perfezione.

Primo Levi l’ho letto da adulta e ne sono felice. Prima, non avrei potuto apprezzarlo come ho fatto. La sua chiarezza di pensiero è disarmante, la semplicità con la quale riesce a trasmetterlo è quella dei grandi. Leggendo Levi si impara a scrivere, si conosce l’Uomo, senza riserve e senza condanne. Lo trovo grandioso, potente. Non riesco a leggere le sue opere senza sottolineare i passaggi che più mi colpiscono, e sono tanti.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Adoro guardare film, anche se ultimamente non lo posso più fare molto spesso, perché il tempo libero lo dedico quasi sempre alla scrittura. Da bambina impazzivo per le trilogie di Indiana Jones e Guerre Stellari. Ora tra i miei preferiti ci sono A beautiful mind e Cindarella man, di Ron Howard; Blood diamond, Il lato positivo, The Snatch, Pulp fiction, Kill Bill I e II, Django, Schindler’s List, The Village, Inception, tutti gli Sherlock Holmes con Robert Downey Jr. e Jude Law… ma ce ne sono tantissimi altri e l’ordine è casuale.

E poi sono una fan innamorata dei capolavori di Tim Burton, che guardo e riguardo senza esserne mai stanca. I miei preferiti sono Il mistero di Sleepy Hollow, La sposa cadavere e Alice in Wonderland.

Di recente, ho trovato meraviglioso I origins di Mike Cahill, un film che per la prima mezz’ora mi ha disorientato e che poi mi ha conquistato letteralmente. È una storia che avrei voluto scrivere io.

Dei film mi colpisce molto la colonna sonora: le composizioni di James Newton e Hans Zimmer a mio parere sono veri e propri capolavori. E per me la musica è importantissima per scrivere, fa sgorgare le idee e muovere i personaggi prima ancora che una sola parola sia scritta. Ogni mio racconto ha la sua colonna sonora.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Sto lavorando a un romanzo giallo per me molto importante, un po’ perché è il passaggio naturale dai racconti scritti finora a una storia più complessa e profonda, un po’ perché contiene delle tematiche a cui mi sono avvicinata per puro caso e che, grazie alla ricerca preliminare alla stesura del romanzo, mi sono entrate nel cuore.

Di sogni ne ho tanti, ma non li lascio mai per troppo tempo nel cassetto: mi impegno sempre per realizzarli. Quello che ora mi auguro è che l’antologia Delitti in Giallo che uscirà ad agosto per i Gialli Mondadori abbia successo e che il mio racconto sia considerato degno di farvi parte. È un’antologia che contiene diversi racconti di tanti bravi autori Mondadori già affermati, vincitori del “Premio Tedeschi” o che hanno romanzi in collana (Andrea Franco, Annamaria Fassio, Carlo Parri, Cristiana Astori, Enrico Luceri, Manuela Costantini, Marzia Musneci, Stefano di Marino), e quattro emergenti tra i quali io (Diego Lama, Marco Phillip Massai e Massimo Lunati).

Sulla copertina c’è questa frase: “I nostri migliori autori di oggi e di domani”. Mi ha fatto emozionare. Spero sia un buon augurio per il mio futuro. Per me questa pubblicazione è un sogno che si avvera e un punto di partenza importante per continuare a migliorare.

Grazie per questo spazio che mi hai dedicato, mi ha fatto molto piacere!

E A NOI ANCORA DI PIU’… PER ORA TI LASCIAMO AUGURANDOTI LA REALIZZAZIONE DEI TUOI SOGNI E TI ASPETTEREMO LA PROSSIMA VOLTA PER SAPERE COME E’ ANDATA!

Davide Longoni