HOLLYWOOD GOTHIC (WHAT IF… London after Midnight, Lon Chaney come Dracula, Bela Lugosi come Frankenstein, Dracula vs Wolfman e altri mock-up vintage movie 1927 – 1944) – PARTE 02

Dopo il successo del Dracula, la Universal di Carl Laemmle e Carl Laemmle Jr. puntano senza altri tentennamenti all’horror film. Il book a cui ispirarsi altri non può essere che quello di Mary Shelley. Il regista Robert Florey s’interessa al progetto sotto consiglio di un amico a capo del dipartimento delle storie alla Universal. Florey convince Carl Jr. dopo aver scritto alcune pagine di trattamento e viene scritturato come regista e sceneggiatore del nuovo big film Universal. La macchina della major si mette in moto e, durante la stesura del suo copione, Florey è sotto la pressione dello studio, bisognoso di ripetere il successo commerciale del Dracula. Per questo motivo i boss decidono di far revisionare il lavoro di Florey dallo sceneggiatore che poi aveva portato a termine la sceneggiatura del film di Browning: Garrett Fort. Questi lavora sui dialoghi e su alcune suggestioni, ma il lavoro di Florey rimane, a differenza di quello di Louis Bromfield. I Laemmle decidono di far interpretare il film a Lugosi, affidandogli la parte del mostro. Incaricano Florey di girare un test di prova il 16 e 17 giugno del 1931, utilizzando il set finale di Dracula con l’infinita scalinata. Florey s’arrabatta per allestire un improvvisato laboratorio. Le scene del rullo di prova riguardavano la visita di Victor Moritz a Waldman (già interpretato da Edward Van Sloan) per salvare Henry dalle spire del suo lavoro. La seconda scena riguardava il furto del cervello da parte di Fritz (interpretato come nel film da Dwight Frye). Il ruolo di Moritz e di Frankenstein viene affidato a due anonime comparse sotto contratto alla Universal. L’ultima scena riguardava la nascita del mostro. Il direttore della fotografia del test fu Paul Ivano, cinematographer di peso del muto americano. Secondo la preziosa testimonianza di Ivano, Lugosi truccato da mostro aveva una parte minima nel test e il suo make-up (ad opera di Jack Pierce) ricordava quello del Golem di Paul Wegener. A nessuno è chiaro il motivo per cui, quasi all’ultimo, i Laemmle decidono di rimuovere Florey dalla regia (il test non aveva convinto per il trucco di Lugosi, lasciando invece entusiasti i produttori per le scelte di messa in scena) e affidare il progetto a James Whale. Anche Lugosi chiede di abbandonare il progetto, al quale non aveva mai creduto (commettendo il primo di una lunga serie di errori che lo porteranno a vanificare nel giro di pochissimi anni l’enorme successo conseguito col Dracula). Lugosi e Florey si ritroveranno subito dopo in Murders in the Rue Morgue, il film che la Universal farà fare a Florey come risarcimento per il Frankenstein mancato. Murders è un altro capolavoro della Universal, intriso di luci espressioniste che ricordano il miglior cinema tedesco degli anni ’20. Tuttavia spiace che il lavoro di Florey alla scrittura del Frankenstein sia rimasto nell’ombra per 70 anni, fino alla pubblicazione dello script originale da parte dello storico Philip Riley. Ma analizziamo il primo plot e quello risultante dal film.

FRANKENSTEIN

Original script by Robert Florey & Garrett Fort

1) Scena del cimitero, Henry Frankenstein  e il servo nano rubano il cadavere dalla fossa e poi l’impiccato dal quadrivio.

2) Elisabeth a colloquio con l’amico Victor Moritz (visibilmente innamorato di lei): la donna è preoccupata per la sorte del suo fidanzato, Henry Frankenstein, figlio del barone di Frankenstein. Elisabeth è al corrente del lavoro di Henry e del suo volersi porre a confronto con Dio. Victor accetta di accompagnarla da Henry, chiuso da tempo nel mulino laboratorio.

3) Sala settoria dell’università, Waldman sta dissezionando un cadavere davanti agli studenti. Riceve la visita di Victor che lo prega di andare a parlare col suo ex studente, il brillante Henry. Waldman conosce l’ambizione sfrenata del giovane barone.

4) Nel mulino laboratorio: Fritz il nano e Henry al lavoro: “wall-space, is an intricate electrical machine a glittering, mysterious apparatus with generators, transformers, wave charter, diffusers, a large rotare spark gap, etc.”. L’ultimo pezzo è il cervello di un uomo morto. Sul più bello – nel mezzo di una tempesta di lampi – arriva qualcuno. Sono Waldman e Victor. Henry spiega loro il suo lavoro, poi riporta in vita il mostro coi fulmini:

“Lights! Lights!

There are no lights!

(laughing crazily triumphantly)

It’s alive! It’s alive! I’ve succeded!

Henry – in the name of God –

In the name of God! Now I know how it feels to be God!”

5) Il barone padre è preoccupato per le prolungate assenza del figlio. Tutto sarebbe pronto per le nozze, ma Henry non esce dal mulino.

6) Waldman segue il lavoro di Henry ed è preoccupato perché il cervello (rubato dal suo ospedale dal nano) è quello di un pazzo. Waldman insiste affinché il dottore distrugga il mostro abominevole. Le urla del mostro echeggiano nel mulino; Fritz il nano, sadico, lo tortura col fuoco. Il mostro è chiuso nelle segrete ed è come un cane furioso. Frankenstein capisce il suo errore e acconsente ad addormentare il mostro. Intanto arrivano il padre ed Elisabeth. Dopo il colloquio, Henry decide di lasciarsi tutto alle spalle e sposarsi con Elisabeth.

7) Waldman si appresta a smembrare il mostro, ma esso si ridesta e lo uccide.

8) Per il paese in festa è un grande giorno, ma il mostro uccide la bambina: “his eyes dropping from Maria’s face to the flower she is holding up for him. Without changing the expression of his face, he starti to advance toward her (…) the monster’s shadow falls across her face – then his two hands come into CU, reaching toward her”.

9) La gente in rivolta s’arma di torce e forconi. (Paiono già dei leghisti in fregola per gli sbarchi odierni a Lampedusa e nel Meridione.) Frankenstein offre una taglia a chi ucciderà il mostro. I suoi sensi di colpa si acuiscono. Parte la caccia per i monti.

10) Durante le ricerche, mentre rimane da solo, Frankenstein viene aggredito dal mostro che se lo carica sulle spalle e lo porta al mulino laboratorio. I paesani li vedono e accerchiano la struttura. Il mostro butta giù il dottore che muore e poi tutto brucia.

11) Victor consola Elisabeth per la tragica fine del folle che ha voluto essere Dio.

FRANKENSTEIN

Shooting script by Garrett Fort

1) Al cimitero espressionista: Fritz il gobbo e Henry Frankenstein, dopo il funerale, rubano un corpo; da una forca ne rubano un altro.

2) Alla facoltà di medicina di Goldstadt: dopo una lezione di anatomia del prof. Waldman, Fritz ruba il cervello di un sub-normale.

3) Elisabeth chiama l’amico Victor Moritz e gli espone le sue preoccupazioni su Henry, chiuso nel suo mulino laboratorio a condurre esperimenti misteriosi. Moritz s’offre di aiutarla e si reca dal prof. di Henry, ossia Waldman. Questi spiega le divergenze con l’ex discepolo, troppo ardito nelle sue ricerche.

4) Alla torre-mulino. Una notte di tregenda. Fritz e Henry sono pronti a ridare la vita al mostro collage di cadaveri. Sul più bello arrivano Elisabeth, Victor e Waldman. Henry prova a scacciarli, ma il gruppo insiste e lui li porta nel laboratorio, mostra loro il suo lavoro: la spettrometria, raggi ultravioletti mai scoperti da nessuno. Poi riprende l’esperimento e il mostro vive!

5) Qualche giorno a seguire: a casa del vecchio barone, preoccupato per Henry. Victor ed Elisabeth provano a tranquillizzarlo. Intanto si deve rinviare il matrimonio.

6) Al mulino, Waldman ed Henry discutono. Waldman è preoccupato dalla creatura. Funge da morale per il dottore. Fritz, intanto, tortura la creatura con la torcia. Lo legano in cantina. Poi urla disumane. I due medici accorrono e trovano Fritz ammazzato. Waldman ne approfitta per convincere Henry a eliminare l’essere immondo rabberciato dai cadaveri e col cervello di un killer. Lo addormentano con una siringa. Appena in tempo: Elisabeth si reca al mulino col padre di Henry.

7) Waldman, rimasto solo, s’appresta a dissezionare il mostro, ma questi si ridesta e lo strozza.

8) Henry è con Elisabeth e sembra essersi lasciato tutto alle spalle. E’ tornato in sé e vuole sposare subito la fidanzata.

9) Il giorno del matrimonio, un party a casa del vecchio barone. Anche il paese è in festa.

10) Intanto il mostro s’aggira lupesco nel bosco, trova la bambina coi fiori e la butta nel lago.

11) Tutto è pronto alla casa del barone. La festa è nel pieno. Tuttavia Elisabeth è preoccupata per il ritardo di Waldman dal mulino. Sente che c’è qualcosa che non va. Henry cerca di tranquillizzarla. Victor li interrompe con la notizia della morte di Waldman. Il mostro è in casa. Aggredisce Elisabeth.

12) Trovano la bambina morta. Il paese si trasforma in leghista e s’arma di torce e forconi. E’ caccia allo straniero. Anche Henry si unisce alla caccia.

13) Il mostro trova Frankenstein, lo tramortisce e lo porta in spalla a un vecchio mulino. I paesani li scorgono e accerchiano la struttura. Il mostro butta giù Henry, poi è solo un grande rogo nella notte.

Florey è rimasto l’autore occulto della sceneggiatura rimaneggiata da Fort. Moltissimo del suo script (battute comprese) rimane nel lavoro definitivo ed è più facile concentrarsi sulle differenze. Florey immagina una trama sovrapponibile al film di Whale, già dinamica, in contrapposizione al teatro filmato del Dracula. Nello script iniziale Elisabeth è fin da subito consapevole del lavoro di Henry. Nel finale Henry muore, pagando con la vita il suo essersi sostituito a Dio. Elisabeth si fa consolare da Victor che ora può prendere il posto dello scienziato pazzo. Nel trattamento inoltre la morte della bambina è lasciata nell’ambiguità sadico/pedofila, col mostro che proietta la sua ombra-pene e se la mangia con gli occhi. Nel film finale invece la scena non è per nulla ambigua. A parte queste piccole cose, il film è rimasto quello che Florey aveva scritto.

THE BRIDE OF FRANKENSTEIN

Shooting script by William Hurlbut

1) Prologo con Byron, Shelley e Mary che discutono del primo libro. Per loro diletto, Mary immagina un seguito della vicenda.

2) Il mulino che brucia. La folla si disperde. Ma il mostro non è morto.

3) Riportano Henry a casa moribondo. Passano i giorni ed Elisabeth lo accudisce con amore. Poi, una sera, arriva un dottore, tale Pretorius, ex docente di filosofia e medicina. Vuol parlare col barone e convincerlo ad accettare il suo laboratorio segreto. Henry, incuriosito, accetta. Pretorius gli mostra degli ominidi in miniatura, creati da lui. Poi gli propone di creare una donna per il mostro.

4) Il mostro s’aggira nel bosco. Vede una pastorella, la spaventa. Arrivano dei cacciatori, gli sparano.

5) Il villaggio è avvisato; il borgomastro organizza una nuova battuta di caccia. Catturano la creatura e la portano nelle segrete del tribunale. Tuttavia il mostro si libera e scatena il panico nel borgo. Uccide anche una bambina e scappa per i monti.

6) Nei boschi, degli zingari attorno a un fuoco. L’essere s’avvicina, attirato dall’odore della carne messa ad arrostire. Tutti scappano dalla paura.

7) Ferito e stanco, arriva alla capanna di un cieco che lo ospita e lo accudisce come un amico. Poi 2 cacciatori rovinano l’incanto e il vagare penoso del mostro riprende.

8) La creatura si rifugia in un cimitero. Scende in una cripta, ma poco dopo arrivano 2 ladri di cadaveri al seguito di Pretorius. Rubano un corpo, infine il dottore rimane solo a bere del vino su una bara. Il mostro si palesa e Pretorius, per nulla intimorito, gli promette una compagna.

9) Pretorius torna da Frankenstein che, nel frattempo, s’è sposato con Elisabeth. Cerca di convincerlo e gli mostra la creatura. Poi l’essere rapisce Elisabeth.

10) Henry, preoccupato, implora Pretorius di ridargli Elisabeth. Lo aiuterà nella creazione della sposa.

11) Si scatena il temporale. Il corpo della sposa è pronto. Attendono le scariche e la riportano in vita. Intanto il mostro, impaziente, butta giù dalla torre laboratorio uno dei due scavafosse assistenti di Pretorius.

12) La sposa apre gli occhi ed è attratta da Henry, non dal mostro. L’essere, amareggiato, preme la leva che autodistrugge tutta la torre. Permette a Henry ed Elisabeth di scappare. Gli altri muoiono nell’esplosione.

Sul sequel di Frankenstein le cose si complicano.

La sceneggiatura viene affidata a John Balderston, colui che aveva adattato per il teatro americano sia Dracula che Frankenstein. A lui s’affianca Edmund Pearson e, poi, William Hurlbut. Il cast viene parzialmente riconfermato: Karloff, ormai una star, è nuovamente il mostro, Colin Clive il dottore, Dwight Frye uno degli scavafosse, Valerie Hobson sostituisce Mae Clarke nel ruolo di Elisabeth. Ernest Thesiger è il dottor Pretorius. Tuttavia mettere mano a uno dei più grossi successi della Universal non è facile. I Laemmle vogliono nuovamente Whale alla regia. Whale, col primo film, s’è imposto come uno dei director più geniali dello studio. La sua versione, in confronto al Dracula di Browning, è maggiormente cinematografica, ricca di carrelli, stacchi, cambi di piano, eccetera. Whale accetta di dirigere il seguito a patto di avere carta bianca. Intanto la Universal commissiona dei trattamenti alternativi a quello di Balderston. Uno a Tom Reed (dove Elisabeth ed Henry hanno già un figlio e si recano in visita all’amico Victor Moritz, il mostro li segue e minaccia Frankenstein di creargli una compagna; uccide Elisabeth; nel finale la sposa, Henry e il mostro periscono, lasciando il figlio del barone sotto la tutela di Victor). Uno a L. G. Blochman (peccato davvero che non abbiano scelto questo, il mio preferito rispetto all’umanesimo di Karloff; qui Henry ed Elisabeth hanno cambiato vita e si sono rifugiati in un travelling carnival, un circo di fenomeni da baraccone popolato da personaggi che ricalcano le atmosfere di Freaks – Arnaldo il mago, la gigantessa, le sorelle siamesi, nani, domatrici; Henry e la moglie fanno i marionettisti; infatti il trattamento inizia con delle scene legate al primo film, poi scopriamo che sono delle marionette, mosse dai due; ormai hanno cambiato vita e nome e si sono lasciati tutto alle spalle, ma il passato, il rimosso, bussa una sera alla porta del carrozzone ambulante; è Paul Moritz (qui da Victor è diventato Paul) che li avvisa della ricomparsa del mostro dalle ceneri del mulino; la creatura ha ripreso a uccidere e ora nessuno sa dove sia finita; intanto il mostro ha seguito Paul e spia il carnival; quando il circo si sposta sui vagoni di un treno, l’essere s’intrufola; quando Henry se ne accorgerà, la creatura minaccerà la vita di Elisabeth se non avrà una compagna con cui trascorrere l’eternità; Henry acconsente e appronta un laboratorio su uno dei carrozzoni del carnival poi riprendono a rubare cadaveri, etc; alla fine le cose degenereranno e il mostro verrà rifiutato dalla sposa, infuriato tornerà al carnival, libererà tutte le fiere e verrà sconfitto da un leone; Henry ed Elisabeth, finalmente liberi, potranno entrare col carnival a Bratislava nella luce dell’alba). Uno a Philip MacDonald (qui la vicenda è impostata 4 anni dopo il primo; siamo alla vigilia di una grande guerra mondiale e una delegazione di nazioni si reca da Henry per convincerlo a usare una sua invenzione su dei raggi morte; i raggi riportano in vita il mostro e segue il solito carosello; a un certo punto la creatura manomette i raggi morte e li punta su una città europea, generando disastri; alla fine Henry ci lascia le piume col mostro e Victor può finalmente sposarsi con Elisabeth). Questi due ultimi rimarranno nel cassetto. Lo script di Balderston invece verrà parzialmente usato da Whale, che, ancora insoddisfatto, finirà per suggerire direttamente a Edmund Pearson e William Hurlbut le sue idee: sostanzialmente l’invenzione del personaggio di Pretorius e di tutto quello che comporta. Pretorius è di Whale ed è il film che oggi possiamo vedere. Balderston costruisce uno script a cui manca un centro narrativo e risulta scollato e ripetitivo, col mostro che s’aggira pei monti e aggredisce, ma azzecca l’idea del prologo con Byron, Shelley e Mary. Nello script di Balderston era previsto, al posto di Pretorius, il personaggio di Father Gerard, affidato a Edward van Sloan. Father Gerard riveste il solito ruolo morale e nel finale convince il mostro a trovare nella redenzione cristiana e in Dio l’unica consolazione possibile. I fulmini distruggeranno la creatura, ormai pronta per la pace e l’oblio.

Comunque in quasi tutti i soggetti commissionati ai vari scrittori, la figura della sposa (si sapeva già che la parte era di Elsa Lanchester) era prevista. Peccato ancora per il soggetto sul carnival: io, da produttore, avrei appoggiato quello. Voi?

Un altro progetto sfumato è quello di The Wolfman vs Dracula, il cui first draft screenplay è di Bernard Schubert e risale al 29 maggio del 1944. L’era dei Laemmle è già finita e la Universal ha incominciato la serie dei “macedonia” movie – degli all monsters che saranno tanto cari a Jess Franco – coi vari personaggi della teratologia sulfurea che s’affrontano e si menano come pazzi. The Wolfman vs Dracula avrebbe dovuto essere un film nello stile de La casa di Dracula e La casa di Frankenstein, con alcune differenze. La prima è che la pellicola doveva essere a colori, girata in Technicolor. Quindi si sarebbe trattato del primo film di mostri Universal a colori. Bernard Schubert viene assegnato – probabilmente si pensa a lui in quanto era stato lo sceneggiatore di Mark of the Vampire di Browning nel 1935 per la MGM – al progetto e ne completa lo script. Schubert era uno sceneggiatore di grande esperienza, con trascorsi alla RKO, alla MGM e poi alla Universal, per i quali, oltre al Wolf vs Dracula, avrebbe scritto i copioni di The Mummy’s Curse (1944) e di The Frozen Ghost (1945). Al momento in cui il progetto entra nella fase di pre-produzione, Lon Chaney Jr. è la nuova big star dello studio e molti progetti vengono messi in cantiere per il suo fisico massiccio. Per Dracula la Universal pensa di richiamare in servizio una star ormai appannata (e invecchiata precocemente) come Lugosi. David Horsley (cinematographer e special effects) viene incaricato di studiare il problema del colore. Come appariranno i mostri in una pellicola Technicolor? Il problema riguarda anche lo storico truccatore dello studio, il mago Jack Pierce. Egli prepara (sicuramente) il make-up di Chaney come Wolf per alcune pose fotografiche a colori (non è chiaro se sia stato fatto lo stesso col Dracula di Lugosi). Ma lo stadio di pre-produzione non avanza. Il progetto, per ragioni non chiare, viene abortito e di completato rimane solo la sceneggiatura di Schubert. I mostri della classic Universal sono destinati a rimanere in b/n.

Vediamo ora il draft di Schubert del 1944. La trama riprende da dove s’era interrotto il precedente Frankenstein vs Wolfman. Il corpo di Talbot viene ritrovato da una equipe di scienziati e portato in un centro medico. Intanto, una conferenza stampa tenuta dalla polizia aggiorna la stampa famelica: il corpo di Talbot, sebbene all’apparenza morto, non è minimamente putrefatto. All’ospedale il dottor Ziska sottopone ai Raggi X il cadavere e vede le pallottole d’argento. Le rimuove e Talbot riprende a vivere. Il suo personaggio è sempre funesto e depresso, contrariato per quanto hanno fatto i dottori. Talbot si lagna, dicendo di voler solo morire. Poi chiede ansioso quando ci sarà la prossima luna piena. Adesso, gli risponde uno degli interni. Talbot si trasforma, stende l’interno, e fugge. Passa del tempo, sempre in Boemia, nella campagna più interna e desolata. Una fattoria, un uomo, Anatole e la figlia Yvonne. Ricevono la visita di Dracula, che si spaccia per un medico aristocratico che vive in un vecchio castello. Dracula vuole impalmare Yvonne, o almeno è quello che fa credere al padre. Anatole non ha nulla in contrario, forse ci vede dei vantaggi economici. Chi avrebbe da ridire è la povera Yvonne, che vede nel conte qualcosa di strano, forse un eretico fissato sui crocifissi, infatti, ogni volta che la incontra, vorrebbe convincere la ragazza a levarselo! Dracula ci riprova, proponendole di indossare una bella collana di perle che le ha regalato. La ragazza è sul punto di cedere (e farsi mordere) ma arriva Talbot, sperduto, stazzonato, depresso. Dracula fa buon viso e se ne va. Talbot cerca Anatole, in quanto boia della regione: vuole che lo uccida. Anatole gli spiega che non funziona così, che lui uccide quando la legge glielo ordina, dopo un processo, e sopprime criminali. Talbot si dice un criminale e un assassino, ma non gli credono. Intanto Anatole lo convince a fermarsi, potrà parlare del suo problema col conte Dracula, medico di grande esperienza! Alla mattina Talbot sorprende Yvonne pronta a fuggire da casa, perché non vuole sposarsi per forza col conte. Talbot le chiede perché nessun altro giovane del luogo s’è fatto avanti per una così bella giovane e lei dice che è colpa della professione del genitore. Allora Talbot ha un’idea per aiutare la ragazza, tanto sconsolata. Quando, a sera, dopo il calar del sole, ricevono la visita del conte, Talbot annuncia che lui e Yvonne si sono appena sposati in municipio. Ad Anatole quasi piglia un colpo. Dracula, contrariato, annuncia sciagure e piglia la porta. Intanto passa del tempo e la notte della luna piena torna ad avvicinarsi. Ora Talbot è roso dal dubbio, non vuole più tanto morire, in quanto, con Yvonne, è veramente felice. I due sembrano amarsi sul serio. Nuovi delitti infestano la regione dopo la luna piena. Talbot è disperato. Chiede aiuto a Dracula (non sospetta si tratti di un vampiro) e quello gli risponde che lo potrà aiutare solo se sottrarrà il crocifisso dalla camera di Yvonne. Nonostante la strana richiesta, Talbot acconsente, lasciando la ragazza in balia del vampiro, il quale, tramutato in nebbia, penetra da sotto l’uscio della camera. Intanto Talbot legge dei vecchi libri sulla stregoneria per trovare un rimedio alla sua condanna e scova un passo sui vampiri e la loro avversione verso la croce. Capisce tutto. Salva Yvonne e avvisa Anatole, il quale, poveraccio, capisce di avere come genero un mostro e come medico un vampiro. Inculato su due fronti, si rivolge alla pula per denunciare tutto. I gendarmi, forti del loro acume, decidono di appioppare tutti i delitti della luna piena a Talbot e partono alla sua ricerca. Nel frattempo Talbot e Yvonne sono al castello di Dracula. L’uomo trova la bara, trafigge il conte e brucia la cassa con dentro il corpo. Poi vede apparire il pentacolo sul corpo di lei e capisce che Yvonne sarà la sua prossima vittima. La luna piena splende alta nel cielo. Anatole arriva al castle e spara a Larry con una pistola caricata a pallini d’argento. Ora Larry Talbot li ringrazia e spira in pace.

Almeno fino al prossimo movie!

E potremmo continuare con Cagliostro, mai girato.

O l’Uomo invisibile interpretato da Karloff.

E che altro?

Philp Riley e l’Hollywood gothic degli anni ’30 e ’40.

Il b/n di garza spettrale di quelle pellicole.

Le ragnatele come vomito di medium in una seduta spiritica che finisce in un’orgia da Golden Dawn.

Non è un cinema d’avanguardia e sperimentale questo.

Pur riprendendo (ma tutto il cinema horror del ‘900 l’ha fatto talvolta) il magistero dell’espressionismo horror dei Caligari, Nosferatu, figure di cera, etc, il cinema americano è più concreto, terreno, fumettoso. Tuttavia si respira qualcosa dell’inconscio anche nei feuilleton, nei serial, nei macedonia movie più sciocchi. Un sapore surreale che aleggia all’interno, involontario. Non è scrittura automatica, certo. Troppi draft, troppi script, rimaneggiamenti, correzioni, riletture, mani che ci lavorano e produttori (ex macellai o petrolieri o altra gentaglia).

La catena di montaggio del cinema americano è tutto tranne che automatica. Eppure il gusto per le gag visive, le suggestioni atmosferiche (così insistite, caricate nel design), il ludico dichiarato e una libera fantasia che riorganizza le figure, gli archetipi (l’uomo lupo, il mostro, i cadaveri, le bare, le croci, i mad doctors) producono onirismo da supermarket. I personaggi sono (quasi) sempre eccessivi, impregnati d’un amour fou ideale verso il proprio lavoro, il proprio ego, le proprie donne-oggetto. Il delirio sadico negli Universal scoppia nel fuori campo ma c’è. La figlia di Dracula è già la proto-vampira dei porno film che verranno con Rollin/Franco/Sarno. La frusta, gli stivali, la pelle nuda. Il desiderio come calco di qualcosa che non c’è. Un fantasma rimosso che agisce sulle pulsioni, sul corpo, sull’immaginario dello spettatore. Situazioni monche, perverse, masochiste, tutte marcature profonde-archetipiche dell’uomo, enunciazioni di un’assenza simbolica. Perché c’è qualcosa d’infantile in questi mostri che subito si lega alle confluenze dell’io mannaro, un io precario, traumatizzato, non formato o mal formato dalla distorsione dell’impulso vitale associato all’uccisione e alla sofferenza del (sul) prossimo. Cosa fanno i mostri se non succhiare, mangiare, violentare, desiderare la vita dentro la loro morte. E noi ne godiamo coi nostri occhi. Ci cibiamo (legalmente) di quelle effrazioni, di quegli atti predatori. E’ questo il nostro peccato originario, la nostra caduta. Essere carnivori, predatori sessuali e sociali, engrammi mnestici (Eisler e il suo Uomo Lupo). La crocifissione finale dei mostri è un modo di giustificare moralmente qualcosa di immorale come la passione per gli spettacoli cruenti, per il cruor. Nel cinema Universal ci si possono vedere altre cose. Germogli. Semi. Foglie zoologiche per alienisti. Licantropie di porpora per le gastronomie cabaliche della psico-paranoia. Spettri Universal(i) sospesi sulle palpebre dello sguardo. Dalì vide nel Frankenstein dei riferimenti palesi al suicidio per gas di Crevel. Sempre Dalì, parlò di un cinema muto, cieco, sordo. Perché il miglior cinema è quello che si può vedere ad occhi chiusi, ognuno nella propria bara (del tempo).

(2 – fine)

Davide Rosso

Filmografia:

- Frankenstein (1931) di James Whale, screenplay by Garrett Fort

- La moglie di Frankenstein (1935) di James Whale, screnplay by William Hurlbut

- Il figlio di Frankenstein (1939)

- Il fantasma di Frankenstein (1944)

- La casa di Frankenstein (1944)

- Dracula (1931) di Tod Browning, screenplay by Garrett Fort

- La figlia di Dracula (1936) di Lambert Hillyer

- Il figlio di Dracula (1943)

- La casa di Dracula (1945)

Bibliografia:

- The Reconstruction of London after Midnight the original 1927 hooting script, by Philip J. Riley, BearManor Media USA

- James Whale’s Dracula’s daughter, by Philip Riley, BearManor Media, USA

- Wolfman vs Dracula, by Philp Riley, BearManor Media, USA

- The Return of Frankenstein, by Philip Riley, BearManor Media, USA

- Lon Chaney as Dracula/Nosferatu, by Philip Riley, BearManor Media USA

- Robert Florey’s Frankenstein, by Philip Riley, BearManor Media USA

- Hollywood Gothic, by David J. Skal, Faber & Faber 2004