L’UOMO DELLE NEVI E L’UOMO CHE RIMPICCIOLIVA (1957) – PARTE 03
LA METEORA INFERNALE (The Monolith Monsters)
E’ stato scritto che La meteora infernale potrebbe tranquillamente inserirsi tra i film girati da Jack Arnold e di questo noi ci troviamo solo in parte d’accordo perché è vero che il film in questione è basato su un soggetto di Arnold e di Robert M. Fresco (1930 – 2014), ha lo staff tecnico che di solito il regista utilizza, c’è lo stesso produttore, William Alland, e perfino lo stesso interprete di Radiazioni BX: Distruzione Uomo, Grant Williams, e possiamo anche aggiungere che lo scenario è quello che sta tanto a cuore al regista: il suo deserto, nel quale le vittime rischiano addirittura di diventarne parte integrante, roccia… eppure, malgrado tutto questo, la “mano” che dirige è diversa e qualche volta si vede. John F. Sherwood (1903 – 1959) realizzatore del terzo episodio del ciclo de Il Mostro della Laguna Nera (Il Terrore sul Mondo), si muove certamente più a suo agio su questo soggetto originale, ma manca di mordente e di quel senso d’angoscia che sono tipicamente “arnoldiani”, ma, con tutto questo, il film è assolutamente dignitoso e corretto.
All’inizio della pellicola una voce stentorea fuori campo ci parla delle meteoriti.
“Da tempi immemorabili la Terra è bombardata da misteriosi corpi astrali: frammenti dell’universo infinito attraversano la nostra atmosfera in un’invasione che non ha fine. Sono le meteore, le stelle cadenti tanto care ai cuori dei nostri poeti. Delle migliaia che si dirigono verso la Terra, moltissime vengono distrutte da una grande fiammata appena penetrano negli strati d’aria che la circondano. Solo una piccola percentuale di esse sopravvive e di queste la maggior parte cade nelle acque che ricoprono due terzi del nostro pianeta. Tuttavia, fin dalla notte dei tempi, qualche meteora colpisce la crosta terrestre aprendovi immensi crateri, crateri d’ogni forma, cercati e studiati dagli specialisti perché in essi si cela un segreto scientifico d’inestimabile importanza… Le meteore possono giungere in qualsiasi momento di qualsiasi giorno da pianeti appartenenti a costellazioni la cui luce morente è troppo lontana per poter essere vista da noi. Esse giungono dall’infinito, arcano segno di vita dalle illimitate vastità dello spazio. La loro natura è sconosciuta ed il loro segreto inesplorato. Esse giacciono inerti nella notte e aspettano… ”
La sequenza dell’arrivo della meteora, dell’impatto e dell’esplosione è la stessa di Destinazione… Terra.
Nel deserto che si stende attorno alla cittadina di San Angelo, un geologo, Ben Gilbert (Phil Harvey), raccoglie alcuni strani frammenti di una roccia nera e li porta nel suo laboratorio per studiarli. Davanti al suo studio incontra Martin Cochrane (Les Tremayne, 1913 – 2003; il Generale Mann de La Guerra dei Mondi), un giornalista demotivato e sul viale del tramonto. Il collega di Ben, Dave Miller (Grant Williams) è via da due giorni.
Ben: “(mostrando i frammenti di roccia) Strana, vero?”
Martin: “Già, come si chiama?”
Ben: “E chi lo sa, non riesco neanche a capire che roba sia!”
Martin: “Da dove viene?’”
Ben: “Dalla vecchia strada di San Angelo. Ce n’è una quantità, laggiù.”
Martin: “Forse sarà lava…”
Ben: “No, non direi, da vicino se ne vedono gli strati… non ce l’hanno mai mostrata all’Università…”
Martin: “Beh, o avete ragione o a quelle lezioni dormivate…”
Ben: “Già. E’ probabile che sia un qualsiasi aggregato, qualcosa di semplice ma poco conosciuto. Strano davvero. Io ci trovo qualcosa di misterioso… e voi?”
Martin: “Il deserto è una miniera di cose misteriose. Guardate quelle saline, laggiù, dove un tempo c’era un oceano. Un giorno l’oceano scoprì che il centro di un deserto era un posto molto sciocco per un oceano, allora si prosciugò e si ritirò.”
Ben: “Sì, ma senza quell’oceano lì, oggi, non ci sarebbe una miniera di sale, senza di che non ci sarebbe neanche una città.”
Martin: “E allora guardate me.”
Ben: “Voi?!”
Martin: “Anch’io sono fuori luogo qui, sono un estraneo. A San Angelo occorre un giornalista come a quel deserto occorre un altro pugno di sale. Che cosa ci sta a fare un giornalista come me in un posto come questo dove non succede mai niente che possa interessare il pubblico? Non so… forse dovrei fare il geologo come voi e Dave, eh? E’ ormai tanto che sto fra queste rocce che se facessi un corso d’aggiornamento… chissà… scommetto che sarei in gamba.”
Durante la notte scoppia un temporale e una folata di vento fa cadere un contenitore pieno di liquido su uno dei frammenti. Il rumore che ne deriva sveglia Ben che si alza a va a vedere cosa sta succedendo.
Il mattino successivo Dave Miller, rientrando, trova il laboratorio completamente devastato e interamente coperto da pezzi di roccia nera e, in mezzo alla stanza, c’è Ben, immobile, in piedi con gli occhi chiusi. Dave lo scuote chiamandolo: è duro al tatto come se fosse fatto di pietra e, altrettanto rigidamente, cade ai suoi piedi. Il corpo viene portato dal medico di San Angelo, il Dottor Reynolds (Richard H. Cutting, 1912 – 1972), il quale esegue l’autopsia sul corpo di Ben (presumiamo con martello e scalpello). Oltre a Dave e a Martin, ad attendere i risultati c’è anche lo sceriffo di San Angelo, Dan Corey (William Flaherty, 1919 – 2000).
Reynolds: “Ho chiamato l’Istituto di Ricerche Mediche. Spedirò loro, domattina, il corpo di Ben.”
Dan: “Perché, Dottore?”
Reynolds: “Forse loro potranno spiegare cosa gli è capitato, io non ci riesco. Al principio credevo si trattasse di una forma di sclerodermia, un totale irrigidimento della pelle, ma è l’intero corpo: organi, pelle, masse muscolari, ogni cosa che si è come mutata in solida pietra.”
Dave: “E non avete trovato proprio nulla?”
Reynolds: “Che ne spieghi le cause?”
Dave: “Sì.”
Reynolds: “Niente, David. Non si sa dove iniziare, non è come se fosse stato malato, con dei sintomi… Uno studente potrebbe dirvi esattamente quanto posso dirvi io. Ci vuole uno specialista per dirvi di più, mi dispiace…”
Sorge quindi una discussione tra lo sceriffo e Martin il quale vorrebbe pubblicare la notizia. Dan glielo sconsiglia perché potrebbe scatenare il panico nella cittadina.
Dave: “Hai visto il laboratorio? Ogni cosa ridotta in pezzi, un mucchio di rovine.”
Dan: “E’ stata un’esplosione, vero?”
Reynolds: “Se c’è stata, non ha nulla a che fare con la morte di Ben: non vi sono tracce di ustioni sul suo corpo. né segni di esplosioni o di scoppi di nessun genere… ma può essere avvenuta prima, o anche dopo.”
Dave: “Non credo che ci siano state esplosioni…”
Martin: “A cosa vuoi arrivare?”
Dave: “Guarda questa (la roccia): era sparsa in tutto l’ufficio, ma io non so cosa sia.”
Martin: “Beh, è la roccia che, come ti ho detto, Ben ha portato ieri sera… o una uguale…”
Dave: “Sì, ma tu ne hai visto un solo pezzo!”
Martin: “Già…”
Dan: “Ehi, un momento, il laboratorio ne era pieno, ce n’erano centinaia di libbre… Come ci sono entrate?”
Possiamo intanto prendere nota del fatto di come molti dei personaggi di questo film ricordino quelli di Destinazione… Terra: abbiamo una sceriffo, Dan, forse non così ottuso come Matt; una maestra, come vedremo subito dopo, anche lei fidanzata del protagonista il quale, in questo caso, non è uno scrittore, ma un geologo; anche se abbiamo un giornalista e non un sognatore e cacciatori di misteri come era John Puttman e tra poco ritroveremo anche lo scienziato e tutti, comunque, meno ottusi di fronte al mistero che sta entrando nelle loro vite.
Ecco quindi la maestra, Cathy Barrett (Lola Albright), che ha guidato in mattinata la sua classe in una gita nel deserto attorno alla città.
Qui, una bambina di nome Ginny Simpson (Linda Scheley) ha raccolto un frammento uguale a quello trovato da Ben e, una volta giunta a casa, ha fatto cadere la famigerata pietra nera in un secchio d’acqua facendone ribollire il liquido.
Dave viene a sapere da Cathy del ritrovamento di Ginny ed è convinto che la piccola possa essere in pericolo e, quando giunge alla abitazione dei Simpson, trova la casa un insieme di rovine e di rocce nere.
La piccola è ancora viva e viene portata via di corsa dal Dottor Reynolds mentre i corpi dei genitori vengono trovati nelle medesime condizioni di quello di Ben.
Dave: “Molto violento lo shock, vero?”
Reynolds: “Questo sarebbe normale, ma…”
Cathy: “E la temperatura?”
Reynolds: “A una ragazzina della sua età un nonnulla può dare la febbre, invece la sua temperatura è molto bassa… e io preferirei uno shock violento a questa inerzia.”
Dopo aver cercato di mettere un po’ d’ordine nel suo laboratorio, Dave esamina la roccia con Martin.
Dave: “C’è un fattore negativo in ciascuno dei minerali trovati…”
Martin: “Un fattore negativo?”
Dave: “Già, guarda tu stesso. Neanche un punto di estinzione positivo in nessuno di loro… E guarda questo: ho fatto l’analisi della roccia trovata in laboratorio… ad eccezione di una traccia di fosfato di ferro, in quantità minima, sono tutti silicati: quarzo, feldspato, pirosseni… appartengono tutti al gruppo silice, cioè ai silicati solidi, ma sono combinati in un modo che non esiste neanche allo stato di natura… Vediamo un po’ alla lente quest’altro campione… identico: i due campioni sono proprio uguali, è fantastico… Ben porta a casa un campione e questo si moltiplica, Ginny Simpson ne prende un pezzo e se ne trovano a tonnellate… Sono silicati ordinari, la materia più comune che esista, eppure, dovunque si trovi di questa roba, muore qualcuno…”
Squilla il telefono: è Reynolds il quale vuole mandare Ginny a Los Angeles, all’Istituto di Ricerche Mediche della California perché la piccola sta peggiorando: una mano si è già pietrificata e il braccio è minacciato. Dave si offre lui stesso e accompagna la bambina dal Dottor Steve Hendricks (Harry Jackson, 1923 – 1973), il quale promette di fare l’impossibile. Poi Dave si precipita dal suo vecchio insegnante, Arthur Flanders (Trevor Bardette, 1902 – 1977), per fargli esaminare un frammento della roccia maledetta.
Flanders: “E’ incredibile, è come se uno avesse fuso tutti i silicati in un unico impasto!”
Dave: “Un unico impasto?! Un impasto che ci è completamente ignoto, nulla del genere è stato mai conosciuto.”
Flanders: “Forse è qui la risposta… Non è stato mai conosciuto perché non è stato mai visto prima d’ora.”
Dave: “Che volete dire?”
Flanders: “Che è un meteorite.”
Dave: “Scherzate?”
Flanders: “Niente affatto. Il suo contenuto concorda con la composizione di un aerolito, un meteorite composto di silicati.”
Dave: “No, non può essere un meteorite, non è stata trovata solo una roccia ce n’è a tonnellate nel laboratorio, centinaia di blocchi e la fattoria dei Simpson ne è sommersa… Professore, quello che è urgente è trovare il segreto del suo processo di contaminazione: essa ha ucciso o colpito chiunque vi sia venuto in contatto e quella piccola morirà, se non troviamo una risposta.”
Il Professor Flanders decide di andare a esaminare il laboratorio e la fattoria dei Simpson. Lì incontra Dan Corey e questi conferma a lui e a Dave che non si è trattato di un’esplosione. Lo scienziato esamina il terreno intorno.
Flanders: “Dave? Vieni qui. Vedi nessuna differenza?”
L’uomo ha nelle mani due campioni di terreno.
Dave: “Una differenza di colore, questa è più chiara.”
Flanders: “Ora guarda là. Vedi una leggera decolorazione intorno al mucchio di rocce?”
Dave: “Certo, lo vedo… strano che non l’avessi notato prima.”
Flanders: “Sembra che vi sia solo intorno ai punti di contatto, là dove la roccia deve essersi moltiplicata. Ora guarda la differenza, Dave, non è solo nel colore…”
Il giovane indica il campione più chiaro.
Dave: “Questa… sembra… senza vita.”
Flanders: “Eh, sì, infatti lo è.”
Dave, Flanders e Dan si recano quindi dal Dottor Reynolds per spiegargli quello che hanno scoperto.
Dan: “Ha lo stesso aspetto della polvere dei relitti.”
Dave: “Entrambe sono causate dalla moltiplicazione della roccia silicea.”
Dan: “Sì, ma è possibile che ci sia qualcosa nella terra che assomigli a relitti di oggetti?”
Reynolds: “Cosa possono avere in comune?”
Flanders: “Mancano di qualcosa in comune, di silice.”
Reynolds: “Mancano di silice?”
Dave: “Sì, questo campione è terra ordinaria, niente di più. I relitti sono esattamente quel che erano, legno, cemento, metallo, ma nei relitti e nel campione di terra la silice è assente.”
Flanders: “Questo può spiegare qualcosa: noi sappiamo che la roccia silicea si moltiplica, può darsi che parte del processo sia l’assorbimento di silice da qualche sostanza con la quale venga a contatto, come terra, o legno o…”
Reynolds: “…Corpo umano…”
Dan: “Non credevo si trovasse della silice nel corpo umano.”
Flanders: “Soltanto del silicio, un corpo semplice come il ferro, il rame, l’alluminio… solo che ce n’è meno degli altri.”
Dave: “Dottore, se il silicio contenuto in una persona dovesse a un tratto scomparire?”
Reynolds: “A contatto con la roccia?”
Dave: “Non importa come, cosa succederebbe?”
Reynolds: “Un momento… non si conosce con sicurezza la funzione del silicio nel corpo umano, ma c’è una teoria secondo cui è l’elemento che mantiene la pelle flessibile…”
Dave: “Flessibile… e se lo si toglie!? Ginny!… Dottore, avvertite il dottor Hendricks… (Rivolto a Flanders) Andiamo!”
Dan: “Ehi, dove andate?”
Dave: “A caccia di meteore!”
Percorrendo la vecchia strada di San Angelo i due entrano nel deserto. Il percorso è ricoperto da frammenti neri, ma la loro ricerca è fruttuosa e trovano il cratere.
Flanders: “Pensa… pensa al segreto nascosto in quel frammento.”
Dave: “Solo una cosa voglio sapere adesso, cosa la fa moltiplicare, come comincia?”
Flanders: “Non devi dimenticare, Dave, che quando essa entra nell’atmosfera, brucia a una così fantastica temperatura che i suoi componenti metallici potrebbero perfino alterarsi, ritornare attivi, crescere. Chi sa dire quello che accade nel suo essere: esso racchiude in sé stesso i segreti del tempo e dello spazio da milioni di secoli.”
Dave: “Milioni di secoli… A noi quanto tempo resta per conoscere il suo più importante segreto? Tre ore, tre minuti?”
Il Dottor Hendricks sta proseguendo i suoi tentativi per poter salvare la bambina mentre Dave e Flanders continuano i loro tentativi per scoprire l’elemento scatenante del mortale frammento di roccia. Fuori, intanto, si è messo a piovere. Nessun risultato viene ottenuto con il calore o con l’elettricità. Come è buona regola nei film di fantascienza, le scoperte si ottengono per caso.
Dave rovescia accidentalmente una tazza di caffè su un frammento che si trova nel lavandino del laboratorio e la roccia comincia a espandersi.
Flanders: “Hai versato il caffè nel lavandino…”
Dave: “Il caffè…”
Flanders: “Il caffè non è altro che una soluzione acquosa…”
Ripetono l’esperimento con dell’acqua e la roccia riprende a crescere.
Flanders: “Ecco che cos’è: l’acqua. Quando non c’è più acqua si ferma.”
Solo in quel momento i due guardano fuori dalla finestra dove il temporale continua a infuriare. Si precipitano all’auto e raggiungono la zona dell’impatto. Possono così assistere allo spettacolo impressionante della rapidissima crescita di grandi torri di cristallo, monoliti neri che poi crollano pesantemente al suolo, dai frammenti nascono altri monoliti che crescono, cadono e si rinnovano sempre più numerosi a ogni nuovo ciclo.
Le rocce, seguendo il naturale dislivello del canyon, arriveranno presto in città.
I due ne parlano a Dan, lo sceriffo è quasi incredulo ma telefona all’ufficio meteorologico di Riverside il cui addetto, dopo un lungo sproloquio barometrico, rileva che smetterà di piovere “Oggi, stamattina, e non ci saranno precipitazioni per altre 48 ore, si crede…”
La città di San Angelo viene messa in preallarme, pronta per l’evacuazione.
Intanto, a Los Angeles, la piccola Ginny migliora, ma i monoliti interrompono le linee telefoniche. Ora Ginny è fuori pericolo e Cathy, che è rimasta con lei, cerca di mettersi in contatto con Dave, ma le linee sono interrotte per cui Hendricks si serve del collegamento radio della polizia che rintraccia Dave e lo fa parlare prima con Cathy e poi con il medico.
Dave: “Dottore, qui è Dave Miller, passo.”
Hendricks: “Dave, volevo comunicare con voi al più presto, la vostra teoria è esatta, Ginny è completamente fuori pericolo, passo.”
Dave: “Questa è una grande notizia, Dottore, e per varie ragioni: credo che ci sia qualcosa nel preparato che avete usato per Ginny che ci potrebbe aiutare . La sua azione ha arrestato la solidificazione, no? Allora perché non supporre che un suo elemento sia capace di agire sulla roccia, un elemento con potere di blocco, se si riesce ad isolarlo, che ne dite? Passo.”
Hendricks: “E’ un’idea interessante e credo sia anche logica, vale la pena di tentare, ecco la formula, siete pronto? Passo.”
Dave: “Sono pronto, Dottore, avanti.”
Hendricks. “Ho usato una base di Acido Silicico puro, CMC, glucosio, DB e Acido Monocloracetico, nient’altro, passo.”
Dave: “Capito. Come li avete combinati?”
Hendricks: “Con normale soluzione salina.”
Mentre sta parlando con il Dottore, Dave vede un auto fermarsi davanti a lui e allo sceriffo. Ne scende un uomo il quale convulsamente spiega che centinaia di torri sono crollate sulla sua fattoria e tutto il bestiame è morto. Quindi arriva la prima vittima: una donna con il braccio pietrificato alla quale viene subito iniettato il composto di Hendricks.
I monoliti neri continuano la loro avanzata malgrado la pioggia abbia smesso di cadere e la spiegazione la trova subito Dave, il quale giunto sul posto, scopre che il terreno è inzuppato d’acqua. Intanto, tramite la distribuzione di un’edizione straordinaria del giornale, coordinata da Martin, ed effettuata da volonterosi ragazzi armati di bicicletta, la cittadinanza viene invitata a evacuare: la zona viene chiusa per ordine del Governatore.
Dave torna in città spiegando che i monoliti raggiungeranno San Angelo in sette od otto ore; Flanders, che non ha trovato alcun elemento positivo tra quelli indicati da Hendricks, decide di combinarli tra loro.
Cathy ed Hendricks arrivano a San Angelo e aiutano Flanders e Dave nella loro ricerca. Ma ogni sforzo sembra inutile perché nessuno dei composti sembra agire sui frammenti. E qui abbiamo il lampo di genio di Dave: è la soluzione salina, è lei che uccide la roccia. Una rapida prova conferma la validità dell’esperimento per cui il mondo può dichiararsi salvo, ma bisogna prima liberarsi di quei monoliti che stanno avanzando verso la città.
Un’altra idea guizza nella fertile mente di Dave: far saltare la riga d’irrigazione. L’acqua defluirebbe così sull’antico letto salino del mare diventando salata a sua volta e dovrebbe in questo modo fermare la marcia delle letali torri.
Dan ingoia amaro, ma cerca di chiedere l’autorizzazione del Governatore mentre Dave, per risparmiare tempo, va a sistemare le cariche. Poiché il permesso tarda ad arrivare, Dave agisce di testa sua facendo saltare ugualmente la diga. Tonnellate d’acqua si riversano nella gola e quindi, debitamente salata, sui monoliti che crollano distrutti galleggiando erroneamente sulle acque vorticose. Sfortunati come pochi, poveretti, ad atterrare vicino a una mortale miniera di sale. L’autorizzazione, anche se in ritardo, è arrivata e tutto finisce con una risata di gruppo in puro stile anni ‘50.
In quel tempo la Universal stava subendo un periodo di crisi dovuto all’imminente partenza di Jack Arnold e
William Alland verso la Paramount ed era sfiduciata dalla recente uscita di Radiazioni BX: Distruzione Uomo che all’epoca non aveva raggiunto i risultati economici sperati. Tutti i film che la Universal propose verso la metà del ’57 erano pellicole importate e classificate di serie B. Uno degli ultimi film importanti di questo periodo fu proprio La meteora infernale, un soggetto, come abbiamo detto, di Jack Arnold che fu poi da lui sceneggiato assieme a Robert M. Fresco. La regia fu affidata a un allievo e fan di Jack Arnold, John Sherwood, il quale diresse bene la storia e lo fece in modo molto “arnoldiano”. Forse anche perché lo stesso regista era spesso presente sul set a dare consigli all’ispirato discepolo e, si dice, supervisionò il montaggio. Gli effetti speciali furono accreditati a Clifford Stine (1906 – 1986) il quale però era in quel momento a capo del dipartimento ottico per cui non era possibile che ne fosse lui il realizzatore. Comunque sia il modello del paesaggio nel quale furono inseriti i cristalli, i quali erano spinti sulla scena dall’esterno per simularne la crescita, é praticamente perfetto. Così come lo é la scena in “slow motion” dell’acqua che incontra le miniere di sale per poi precipitarsi sui cristalli. Il tutto sono delle mirabili miniature perfettamente credibili.
(3 – continua)