Annarita Guarnieri era ancora una ragazzina quando vide il leggendario film “Un dollaro d’onore” (“Rio Bravo”) con John Wayne , Dean Martin, Ricky Nelson e Angie Dickinson. Nel film Dean Martin e Ricky Nelson cantavano in lingua originale un brano del quale lei cercò disperatamente di capire le parole. Da allora si gettò a capofitto nello studio della lingua inglese per non smettere più.
Oggi Annarita è uno fra i traduttori italiani di maggior successo, nel campo della letteratura fantastica ha trasposto oltre settecento libri tra cui annovera autori del livello di David Eddings, Harry Turtledove, Julian May, Gordon Dickson, Frederick Pohl, Katharine Kerr, Isaac Asimov.
Pluripremiata per la sua attività, ma anche per alcuni racconti di fantascienza scritti in inglese, ha vinto il Premio Italia per ben undici volte, compresa l’edizione di quest’anno. Da segnalare che nel 1989 le è stato assegnato il Premio World Internazionale (assegnato dalla World SF Internazionale) che ricevette direttamente dalle mani di Frederick Pohl. Ha vinto anche un Premio Europeo per l’eccellenza nelle traduzioni conferito dalla SESF, Societe Europeenne de Science Fiction.
INIZIAMO DA LONTANO, HAI SEMPRE AVUTO UNA FORTE PASSIONE PER LE LINGUE. COME MAI, DOPO LA MATURITA’ CLASSICA, DECIDESTI DI ISCRIVERTI A GIURISPRUDENZA?
Mia madre era convinta che la facoltà di lingue non aprisse strade e mi consigliò di prendere Giurisprudenza. Ho fatto quasi tutto il percorso alla Cattolica di Milano, poi per un disaccordo con un professore passai alla Statale e mi sono laureata lì.
QUANDO HAI COMINCIATO IL MESTIERE DI TRADUTTRICE?
Lo facevo già mentre studiavo. Amo molto i film e i fumetti western e il mio primo libro tradotto fu quello da cui è stato tratto il film “Il texano dagli occhi di ghiaccio” con Clint Eastwood. Correva l’anno 1979. Nello stesso tempo avevo tradotto per me “Il Prezzo della Fenice” della saga di Star Trek che avevo proposto a Ugo Malaguti, il quale pur non pubblicando Star Trek mi diede da lavorare. La stessa cosa avvenne con Gianfranco Viviani. Così iniziai a lavorare per la “Libra”. Quando poi fallì la “Libra” rimasi alla “Nord” diventando la traduttrice di punta di quella Casa Editrice.
STAR TREK E’ UNA TUA PASSIONE…
Sì. Sono stata tra i fondatori, con la tessera numero 3, dello STIC, lo Star Trek Italian Club. Lo STIC è nato per opera di Mariangela Cerrino, Alberto Lisiero e Anna Maria Bonavoglia. Mariangela mi propose di farne parte perché sapeva che mi piaceva Star Trek, e per dieci anni siamo state la parte redazionale del Club, mettendo insieme le fanzine “Log” e Log Plus”. Contenevano rispettivamente: racconti, poesie, saggi e disegni la prima e racconti lunghi o un romanzo breve la seconda.
Per me Star Trek è stata, ed è tuttora, una grande passione, qualcosa che come diceva un’autrice americana, “non ti cambia la vita ma ti aiuta a cambiarla”. Star Trek è stata tante cose… una stampella psicologica nel momento del bisogno, una palestra su cui imparare a scrivere. Il mio racconto “Come ti senti” in inglese ha vinto il Premio Italia come miglior racconto amatoriale, e il mio romanzo breve “ Le Grotte di Arcadia”, anche questo in lingua inglese, sempre nel Premio Italia si è classificato al terzo posto nella categoria romanzi amatoriali e mi ha fatto fare amicizie che durano da una vita. Ne sono uscita quando si è conclusa la serie classica, perché le altre serie non mi hanno mai interessata. Però sono ancora socio onorario in quanto fondatore dello STIC, e con il revival della serie classica è tornata anche la passione.
QUANTI LIBRI HAI TRADOTTO DELLA SAGA DI STAR TREK?
Tutti quelli che sono stati pubblicati dalla “Garden”, una trentina.
MA SECONDO TE STAR TREK CHE MESSAGGIO DA’ DELLA SCIENCE FICTION E CHE LIVELLO HA DAL PUNTO DI VISTA LETTERARIO?
E’ nata come una controcorrente negli anni Sessanta perché era pacifista in un mondo che stava vivendo ancora la guerra del Vietnam. Vedeva gli alieni buoni invece che cattivi in una visione fantascientifica nella quale gli alieni erano coloro che volevano invadere e distruggere la Terra. Gene Roddenberry, l’ideatore della serie, era un uomo che aveva grandi ideali. Infatti, negli episodi della serie classica c’era sempre un messaggio, anche di profondità psicologica, che onestamente nelle serie nuove non ho trovato. Credo che con i nuovi film si sia cercato di ritrovare in parte quella atmosfera. Per quanto riguarda il rapporto con la fantascienza in generale Star Trek è stata vista come una nicchia. Una nicchia che però esiste da cinquant’anni.
PREFERISCI LA FANTASCIENZA AL POSITIVO O AL NEGATIVO?
In verità non amo la fantascienza ma adoro il fantasy. Il signor Viviani si scusava con me quando mi dava da tradurre della fantascienza. Però posso annoverare alcuni cicli importanti tradotti come ad esempio “L’intervento” di Julian May, poi mi era piaciuto molto “Falcon” di Emma Bull. Li ho adorati dalla prima riga all’ultima. Altrimenti in linea di massima non sono una patita di science fiction, datemi spade, maghi, guerrieri, è quello il mio elemento.
STAI SCRIVENDO QUALCOSA IN PROPOSITO?
Ho in corso un lavoro da alcuni anni. E’ un fantasy storico ambientato tra il 1203 e il 1213 sulla costa di Trieste perché sono triestina (con papà piemontese e mamma calabrese, ndr). Il testo si ispira a una leggenda della zona, quella della “Dama Bianca”, ma ha preso una piega tutta personale. Sono a due terzi dell’opera. Il problema è che lavorando per gli altri ho poco tempo per realizzare cose mie.
HAI ANCHE PUBBLICATO LIBRI CHE RIGUARDANO GLI ANIMALI, CHE AMI MOLTO.
Sì e anche quelli sono causa del ritardo del mio libro fantasy. Ho scritto in inglese la biografia della mia cagnona venuta a mancare tre anni fa. E’ raccontata da lei in prima persona. Adesso sto pensando di tradurre il testo e pubblicarlo in italiano. Ma anche sui gatti è nato un libro. E’ un manuale del come sopravvivere ai gatti. Anche questo è in inglese. Il titolo è “Cats: Instructions for use, or How to Survive being Owned by a Cat”, ossia “Gatti: Istruzioni per l’uso, o Come Sopravvivere all’Essere Posseduti da un Gatto”, perché è il gatto che possiede voi non siete voi che possedete il gatto! Ho fornito consigli da persona che da venticinque anni possiede gatti. Non si tratta di un freddo manuale in quanto contiene tutta una serie di esperienze e aneddoti divertenti sulle disavventure che ho avuto io, e riguarda le scorciatoie che vanno adottate per “non finire a strisce”.
E POI CI SONO ANCHE LE POESIE…
Quando le scrivo, ed è tanto che non lo faccio purtroppo, seguo di solito una musica, un ritmo interiore che adesso tace da parecchio. Troppi problemi pratici inaridiscono la creatività. Quelle che ho scritto nel passato erano molto personali, intimiste, schizzi di stati d’animo. Altre, la maggior parte era materiale ispirato alla serie classica di Star Trek.
DATO CHE ABBIAMO L’OCCASIONE ESCLUSIVA DI AVERTI A DISPOSIZIONE VORREI CHIUDERE QUESTA NOSTRA CONVERSAZIONE CON UN CONSIGLIO DA FORNIRE AGLI AUTORI ITALIANI CHE INTENDONO ESSERE TRADOTTI IN INGLESE, VISTO CHE SI STANNO APRENDO DELLE NUOVE POSSIBILITA’ SUI MERCATI ESTERI.
Hai ragione, con internet da un lato e con le varie altre piattaforme elettroniche che riducono i costi per gli editori c’è un’apertura da parte dell’estero anche verso gli autori italiani. Però, nessun editore estero si addosserà mai i costi di traduzione, quindi l’autore italiano che ci tiene a essere pubblicato deve addossarsi i costi di traduzione in modo da presentare la sua opera in lingua.
E QUESTO E’ MESTIERE TUO.
Sì!