L’UOMO DELLE NEVI E L’UOMO CHE RIMPICCIOLIVA (1957) – PARTE 10
…e altri ancora
All’inizio degli anni ’50, dopo la vittoria in Cina di Mao Zedong, dopo la fabbricazione della bomba atomica da parte dell’Unione Sovietica e dopo lo scoppio del conflitto in Corea, le autorità statunitensi decidono di adottare una serie di misure per poter contrastare quello che, dalle autorità stesse, viene definito pericolo rosso. Fin dal 1938 Frank Delano Roosvelt aveva istituito una commissione che aveva lo scopo specifico di trovare e fermare le cosiddette attività antiamericane. Questa commissione era diretta, fin dal 1947, da Edgar J. Hoover, il capo del Federal Bureau Investigation, semplicemente conosciuto come F.B.I., ed essa aveva già all’epoca segnalato alle autorità competenti centomila casi sospetti e degni di approfondimento. Questi casi erano stati trovati sia nell’amministrazione pubblica, sia nell’industria privata. Quando nel 1950 avvenne il conflitto con la Corea le paure di una guerra nucleare cominciarono ad alimentare nuovi e più angoscianti timori i quali diedero il via a una vera e propria crociata anticomunista a capo della quale si pose il senatore repubblicano del Wisconsin Joseph Raymond MacCarthy il quale, il 9 febbraio 1950, dichiarò pubblicamente la sua convinzione che esponenti comunisti si trovassero ai vertici della amministrazione Truman e che questo fatto stava compromettendo pesantemente la sicurezza degli Stati Uniti. MacCarthy venne messo a capo, o per meglio dire, si mise lui stesso a capo di una commissione d’inchiesta che diventò una vera, massacrante, ottusa e vergognosa caccia alle streghe.
In completo contrasto con le leggi democratiche che avevano fino a quel momento governato il paese, egli ritenne di poter abolire ogni manifestazione di pensiero con attacchi che vennero amplificati dai mass media. Riuscì a mettere sotto accusa non solamente dei circoli e delle associazioni apertamente dichiaratesi come filocomuniste, ma anche politici, militari e uomini di cultura. Neppure Hollywood venne risparmiata da questo massacro e la vita pubblica americana fu investita da un clima intriso di sospetti e di veleni e che indusse molte persone alla delazione. Arthur Miller, il drammaturgo, diede un’inquietante definizione di cosa si provava in quel periodo: “Mi sembra di vivere – disse – in un paese occupato in cui tutti possono essere delle maledette spie.”
Miller raccontò nel suo dramma Il Crogiolo (1953) la storia degli abitanti di una cittadina convinti da alcuni apostoli della morale, a dare la caccia al proprio vicino con il risultato di fomentare la diffusione di un clima di denuncia e di isteria collettiva. Il drammaturgo si rifiutò di deporre davanti alla commissione di MacCarthy e fu condannato alla pena detentiva di un anno con la condizionale. Anche Charlie Chaplin fu tra gli incriminati dalla commissione, anche lui si rifiutò di deporre e approfittò, nel 1952, di un suo viaggio in Europa allo scopo di promuovere il suo film Luci della Ribalta, per rinunciare a tornare negli Stati Uniti. Come lui fece lo scrittore Dashiel Hammett, creatore del personaggio del detective duro e di poche parole in Il Falcone Maltese. Rifiutò a sua volta di deporre e fu imprigionato mentre il regista Elia Kazan, che in effetti era appartenuto al partito comunista, denunciò molti suoi compagni e colleghi che con lui all’epoca vi militavano. Altre vittime, fra le tante, furono Laureen Bacall, Humphrey Bogart, June Havoc, Evelyn Keyes e Danny Kaye.
Questa crociata anticomunista che prese il nome di maccartismo da colui che ne fu l’iniziatore e il promulgatore, continuò la sua fagocitante impresa anche durante la prima parte dell’amministrazione Eisenhower, ma crollò miseramente quando, nel 1954, coinvolse lo stesso Presidente e il generale George C. Marshall.
MacCarthy fu rimosso immediatamente dal suo incarico e, perso ogni incarico politico, scomparve dalla scena politica. Morirà a soli 48 anni nel 1975 a New York.
E’ stato scritto, è stato detto ed è stato dimostrato che in molti film dell’epoca l’alieno, la minaccia dallo spazio, il nemico in genere, in certi casi mostrato apertamente, in altri nominato come “gli amici al di là del Polo” (Il Robot e lo Sputnik) o annunciati con la musica di “Volga Volga” (Tobor), altri non era che il pericolo russo, il nemico totalitario da combattere, freddo, spietato, tiranno, senza pietà per gli esseri umani che agognano la libertà sopra ogni altra cosa (I 27 Giorni del Pianeta Sigma).
Robby il Robot de Il pianeta proibito interpreta un altro film. Il suo titolo in italiano è Il Robot e lo Sputnik (The Invisible Boy) di Herman Hoffman (1909 – 1989) con Richard Eyer e Philip Abbott (1923 – 1998). E’ la storia di un cervello elettronico che progetta di conquistare la Terra per mezzo di un automa il quale alla fine si ribella e distrugge la macchina crudele.
Nel film Robby viene trovato in un oscuro e polveroso magazzino di uno scienziato da un suo collega, una fotografia ci mostra uno spazioporto nel 2242 nella quale appare Robby davanti a un’astronave a forma di disco maledettamente simile all’incrociatore spaziale C-57D: forse Robby è stato rapito al suo tempo e portato nel passato, sarebbe questo l’unico collegamento tra questo e il precedente film il quale, ancora una volta, ci parla, come abbiamo già detto, degli spietati nemici “al di là del Polo”, senza la musica di “Volga Volga”, questa volta…
In base a quanto abbiamo detto finora l’esempio più eclatante di maccartismo ci viene dato dal film di William Asher (1921 – 2015) I 27 Giorni del Pianeta Sigma, tratto da un romanzo di John Mantley (1920 – 2003, Il 27° Giorno – Romanzi di Urania N.154 – Mondadori). Uomini di varie nazioni vengono rapiti e portati a bordo di un’astronave sulla quale un alieno affida a ciascuno di loro tre capsule chiuse in scatolette trasparenti, avvertendo che solo i rispettivi proprietari sono in grado di aprirle con la forza del pensiero. Le tre capsule hanno il “potere di vita o di morte sulla Terra”. I russi cercano di convincere il soldato al quale è stata consegnata una delle scatolette ad aprirla e a mettere a disposizione le capsule come armi, poiché ciascuna di esse, infatti, ha il potere di uccidere, entro un certo raggio, solo gli uomini, lasciando assolutamente intatte cose e animali.
Dopo aver provato il loro potere in una zona deserta e con un volontario condannato comunque alla morte, uno scienziato tedesco decifra una misteriosa formula sulle capsule stesse, apre le scatole rimaste e le lancia sulla Russia. In questo modo muoiono solo coloro che sono “contro la pace e la libertà” (cioè i capi di stato sovietici) e il mondo rappacificato offre agli alieni, vagabondi dello spazio, ospitalità sulla Terra.
La Hammer, ormai lanciata sulla strada dell’horror fantascientifico, produce X Contro il Centro Atomico (X The Unknown) di Leslie Norman (1911 – 1993). Dalle viscere della terra esce una sorta di lava fagocitante e mortale che tutto distrugge. Il film era nato come terzo episodio delle avventure di Bernard Quatermass, ma il soggetto originale, scritto dal futuro regista di Dracula il Vampiro Jimmy Sangster (1927 – 2011), non apparteneva a Nigel Kneale. La Hammer chiese il permesso di poter usare il nome del personaggio creato da Kneale ma questi, in un delirio di onniscienza, negò questa possibilità incavolandosi come una bendola per cui fu usato il nome inventato sul momento di Adam Royston interpretato da Dean Jagger (1903 – 1991) il quale, all’inizio delle riprese contestò per ragioni politiche il regista che era stato scelto per primo, Joseph (Hallucination) Losey (1909 – 1984) e la Hammer si vide quindi costretta a sostituirlo con Leslie Norman.
Prigionieri dell’eternità (The Man who turned to Stone) di Leslie (László) Kardos (1905 – 1962), appartiene sotto certi versi anche al genere orrorifico, ma poiché possiede degli indubbi addentellati fantascientifici, la scelta di nominarlo qui è motivata. Un gruppo d’insegnanti, fingendo di dirigere una sorta di collegio correzionale, usa le allieve per prendere le loro giovanili energie tramite un fantascientifico macchinario per trasmetterle a loro stessi assicurandosi così l’immortalità. Il corpo delle giovani vittime si pietrifica e le indagini porteranno a distruggere macchina e finti insegnanti.
Abbiamo ora I Giganti Invadono la Terra (The Colossal Amazing Man) di Bert I.Gordon, passabile pellicola su un militare che viene colpito dalle radiazioni di una esplosione atomica e vede così il suo corpo crescere a dismisura. Il cuore non cresce però con la stessa proporzione e il dolore, la rabbia per la sua situazione, lo porta lentamente alla pazzia. Gli scienziati trovano un modo per guarirlo, ma egli fugge seminando il panico quindi scompare cadendo dall’alto di una diga. Creduto morto ricomparirà in un sequel, inedito in Italia, sempre per la regia di Bert I. Gordon e intitolato War of the Colossal Beast.
In America svolazza e gracchia Il Mostro dei Cieli (The Giant Claw) di Fred F. Sears (1913 – 1957), un buffo e spennacchiato volatile fatto di antimateria che distrugge tutto ciò con cui viene in contatto, Con rara abilità si prepara una bomba di antimateria e lo si distrugge. Tra gli interpreti segnaliamo un veterano come Jeff Morrow (1907 – 1993) il quale girò tutte le scene con il mostro senza che lo stesso ci fosse in quanto doveva poi essere realizzato successivamente. Il guaio fu che, per risparmiare, il produttore fece realizzare gli effetti speciali in Messico e il risultato fu una specie di ridicolo, buffo condor dotato di una vistosa cucitura sul collo che seguiva un aereo attaccato a un filo… probabilmente oggi sarebbe considerato un cult. Il regista si apprestava a rendere il film più appetibile quando, all’improvviso e nel suo ufficio, fu colpito da un attacco di cuore il 30 novembre 1957, alla giovane età di 44 anni per cui i suoi ultimi cinque film sono usciti dopo la sua morte.
Eccoci ora a Prigionieri dell’Antartide (The Land Unknown) di Virgil Vogel (1919 – 1996). Nei pressi del Polo Nord viene scoperta una zona a clima temperato in fondo a un vulcano. All’interno di esso vivono e prosperano fauna e flora preistoriche. Vi discende un elicottero di una spedizione scientifica, a causa di un guasto, e lì, oltre a quello che abbiamo già detto, trovano anche un superstite di una spedizione precedente. Alla fine tutti quanti riescono a ripartire e a comunicare al mondo l’esistenza di questa landa perduta. Come si vede, ed è straordinario, non c’è il solito terremoto finale che distrugge ogni cosa. I mostri sono stati realizzati usando tre tecniche diverse: animali vivi ingigantiti (lucertole fotografate in modo opportuno), un uomo con una tuta, il Tirannosauro che cerca a più riprese di avvicinarsi all’elicottero, e con un modello meccanico, l’Elasmosauro che per tutto il film riceve torce fumanti nelle fauci. La pellicola è interpretata da Jock Mahoney e Shawn Smith (alias Shirley Patterson, 1926 – 1995, Mondo senza fine, Il Mostro dell’astronave). L’attrice fu imposta perché era l’amante del produttore e la leggenda narra che inizialmente il film doveva essere a colori e interpretato da Cary Grant (?) e che Jack Arnold mise mano ad alcune scene per migliorarle (questo sembra sia vero).
Troviamo ancora Jock Mahoney (1919 – 1989) in L’uomo che visse due volte (I’ve Lived Before) di Richard Bartlett (1922 – 1994). L’attore interpreta il ruolo di un aviatore che sembra ricordare particolari di una sua vita precedente quando, pilota anche in quel caso, era precipitato e morto durante la Prima Guerra Mondiale. L’uomo scopre incredibilmente di essere la reincarnazione del pilota.
Passiamo ora al film L’inferno ci accusa (The Story of Mankind) di Irwin Allen (1916 – 1991). Sulla Terra una superbomba atomica rischia di distruggere l’umanità. Il Pubblico Ministero, Belzebù (Vincent Price, 1911 – 1993) accusa l’umanità e ne chiede lo sterminio; l’avvocato difensore, lo Spirito Umano (Ronald Colman, 1891 – 1958) racconta la storia del mondo per mostrarne le opere benemerite. In questo modo vediamo apparire molti personaggi storici: Nerone (Peter Lorre, 1904 – 1964), Cleopatra (Virginia Mayo, 1920 – 2005), Napoleone (Dennis Hopper, 1936 – 2010) e Isaac Newton (Harpo Marx, 1888 – 1964).
Siamo a parlare adesso di Il Pianeta dove l’inferno è Verde (Monster from Green Hell) per la regia di Kenneth G. Crane (1907 – 1995): un missile sperimentale, che porta a bordo delle cavie, precipita nel continente africano. Una spedizione parte alla ricerca dell’ogiva contenente gli oggetti degli esperimenti, ma scopre che, a causa di strane radiazioni rilevate ad alta quota, alcune vespe sono divenute gigantesche. Una provvidenziale eruzione vulcanica distruggerà le orrende creature. La particolarità di questo tipo di film, negli Stati Uniti, è quella di terminare con un finale a colori: l’ultimo minuto della pellicola veniva infatti girato a colori proprio per dare una maggiore enfasi e creatività al film. Solo questo film è giunto a noi con il finale ancora nella sua integrale colorazione… peccato aver perso gli altri.
Eccoci ora a esperimenti proibiti con La Casa dei Mostri (The Unearthly) per la regia di Brooke L. Peters (Boris Petroff, 1894 – 1972). Nella clinica del Dottor Conway (John Carradine, 1906 – 1988) i pazienti scompaiono misteriosamente. Fingendosi un delinquente evaso, un poliziotto si fa ricoverare e scopre così che l’illustre medico usa i pazienti come cavie per i suoi esperimenti trasformandoli in creature mostruose. Una delle sue vittime uccide il professore e il poliziotto può così liberare gli altri prigionieri.
Una trasposizione, più apocrifa che mai e proveniente dal precedente Il Figlio del Dottor Jekyll è La Figlia del Dottor Jekyll (Daughter Of Dr. Jekyll) di Edgar G. Ulmer (1904 – 1972). La figlia del famoso Dottore teme di essere l’incosciente colpevole di una serie di delitti che vengono compiuti da una mano omicida, ma il colpevole è un altro scienziato, collega di Jekyll, che ha continuato i mostruosi esperimenti.
Andiamo un attimo in Giappone e occupiamoci ancora una volta di Ishiro (o Inoshiro) Honda (1911 – 1993) e del suo film I Misteriani (Chikyo Boeigun). Si tratta degli abitanti del pianeta Misterio, un mondo che una volta orbitava tra Marte e Giove e del quale è rimasta solamente quella fascia detta degli asteroidi il più grande dei quali si chiama Cerere. A quanto pare i Misteriani si sono accorti solo ora di essere rimasti senza pianeta e vogliono invadere la Terra e ricostruire la loro civiltà usando le donne terrestri. Dopo una lunga battaglia, fitta di raggi della morte, fiammate, esplosioni, righine e raggi intermittenti, anche in questa versione nipponica de La Guerra dei Mondi gli invasori saranno sconfitti. Molte scene degli effetti speciali sono credibili, se non ben fatte, ma il dialogo e la storia in sé sono molto ingenui.
Restiamo in Giappone per citare I Satelliti contro la Terra (Kotetsu No Kyojin o Kaiseijin no Majyo) di Tervo (Teno) Ishii, Akira Mitsuwa e Koreyoshi Akasaka, sciocca vicenda avente per protagonista una sorta di Superman che vola nello spazio profondo e senz’aria, ma con il mantello che si agita per il “vento”della corsa e sorretto da due poderosi ganci di cui uno sulla schiena e l’altro sul… posteriore.
E’ strano che ci si debba occupare di un film praticamente dell’orrore ma, per precisione, abbiamo l’obbligo di segnalare Il Terrore viene dall’oltretomba (La Momia Azteca vs el Robot Humano) di Rafael L. Portillo (1916 – 1995), una pellicola messicana firmata da noi King Miller la quale altro non è che il terzo episodio iniziato lo stesso anno, il 1957, con La Momia Azteca (da noi Il risveglio della mummia) e La Maldicion de la Momia Azteca, questo apparentemente inedito in Italia e forse inserito nel terzo episodio, tutti firmati da Portillo.
La vicenda della trilogia ruota attorno a una mummia azteca posta a guardia di un tesoro costituito da un bracciale e da un pettorale che erano della donna amata. I primi due film narrano la storia di come un archeologo cerchi d’impossessarsi di questi oggetti, a scopo di studio e di sua moglie, reincarnazione della donna amata dalla mummia, un tempo un grande guerriero azteco. Perché quindi ci occupiamo di questo film? Per la semplice ragione che c’è uno scienziato criminale che fin dagli episodi precedenti cerca d’impossessarsi del tesoro. Il suo nome è Pipistrello. E’ già sfuggito nella pellicola precedente a un pozzo pieno di serpenti dove la mummia lo aveva scaraventato e ora ha costruito un antenato dei cyborg, un robot con la testa umana che vuole portare nel rifugio della mummia per prendergli gli oggetti che lui gelosamente custodisce e che possono permettere di arrivare a un grande tesoro nascosto. Ovviamente il piano fallisce perché l’archeologo distrugge il telecomando che guida il cyborg, la mummia lo smonta a cazzotti e calci e poi, a quanto pare, fa giustizia del criminale.
I Vampiri di Riccardo Freda (1909 – 1999), pur essendo normalmente classificato nel cinema dell’orrore, appartiene di diritto al cinema di fantascienza: uno scienziato innamorato della propria cugina, la Duchessa Margherita Du Grand (Gianna Maria Canale, 1927 – 2009) riesce a costruire un’apparecchiatura che usando il sangue di giovani donne, riesce a restituire alla donna la giovinezza perduta. Margherita, pazzamente innamorata di un uomo cerca, sotto le mentite spoglie della nipote Gisèle, di poter avere il figlio, diventato ora un valente giornalista e così simile al padre morto, ma l’esperimento è instabile e la donna deve sottoporsi a continue trasfusioni per poter tornare giovane. La polizia finalmente interviene…
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(10 – fine)