Ecco a voi un libro che merita sicuramente la vostra attenzione: si tratta di “L’acchiapparatti” di Francesco Barbi, pubblicato dalla casa editrice Baldini Castoldi Dalai.
Vediamo la trama dalla seconda di copertina. Pochi a Tilos conoscono il nome di Ghescik. Lui è soltanto il becchino, l’ometto gobbo e storpio che vive al cimitero, ai margini del paese. Pochissimi sanno che coltiva una passione insana per la feldspina e gli scritti antichi. Solo uno strambo acchiapparatti gli è amico.
Notte fonda. Al sicuro tra le mura della casa diroccata, Zaccaria sta rimproverando uno dei suoi gatti quando qualcuno bussa alla porta. Il becchino si presenta con un libro rilegato in pelle scura che sostiene di aver vinto grazie ad una scommessa con lo speziale. Risale a epoche in cui la magia non era ancora stata messa al bando e sembrerebbe contenere le memorie di un defunto negromante. Ghescik non fa parola dello strano diadema rinvenuto nella “torre maledetta”, ma ha un solo modo per scoprire la verità: far tradurre il libro a Zaccaria che, inspiegabilmente, ha sempre avuto grandi doti come decifratore di lingue arcane… Inseguiti dagli sgherri dello speziale, acchiapparatti e becchino verranno catapultati nei meandri di una vicenda terribile che non coinvolgerà i soliti eroi, ma una compagine di personaggi inconsueti: un cacciatore di taglie sfigurato, una prostituta dalle mille risorse, un gigante che parla per proverbi sgrammaticati e una schiera di feroci tagliagole.
“L’acchiapparatti” è un fantasy rocambolesco fin dalla sua genesi. Pubblicato per la prima volta nel 2007 da Campanila Editore col titolo di “L’acchiapparatti di Tilos”, è stato oggetto di un vero e proprio tam tam su Anobii da parte dei lettori. L’entusiasmo, a quanto pare, ha contagiato pure la Baldini Castoldi Dalai che ha deciso di non limitarsi a riproporne la pubblicazione, bensì di farne una vera e propria nuova edizione.
Buona lettura!