Per temperamento è poco incline a festeggiamenti e celebrazioni pertanto Sandro Battisti quasi fa finta di niente quando gli chiediamo di parlarci delle emozioni che gli ha suscitato l’aver vinto il Premio Urania 2014.
Intanto diciamo che il suo romanzo “L’Impero restaurato” è in edicola in questi giorni nel doppio Urania di novembre (n.1624) intitolato “Il sangue e l’impero” nel quale è presente anche Bloodbusters di Francesco Verso, co-vincitore del Premio che, per la cronaca, è stato assegnato la prima volta nella storia della storica Collana Mondadori a due scrittori nella stessa edizione.
Ma Sandro, in questi giorni è impegnato anche nella promozione dei due suoi e-book di racconti intitolati “Nel paradigma frattale” e “I dispacci imperiali” (Edizioni Kipple Officina Libraria). Insomma, è un momento molto speciale per il nostro San Zoon Bat, come tra l’altro lo conosciamo noi amici della rete.
Romano, appassionato di storia antica, con particolare riferimento a quella della Città Eterna, Sandro Battisti nasce poeta, un po’ esistenziale un po’ psichedelico, per poi dedicarsi alla narrativa fantascientifica.
“L’Impero connettivo”, affine per certi versi all’Impero romano, con a capo una stirpe aliena di cui il Nostro scrive con instancabile costanza e sconfinata fantasia, rappresenta il fulcro della sua opera. Insomma, si tratta di un work in progress che ha ricevuto il meritato riconoscimento e che, siamo certi, ci offrirà in futuro altri nuovi entusiasmanti episodi.
ALLORA SANDRO COME STAI VIVENDO QUESTO MOMENTO?
Devo dire che fino a poche settimane fa non ci pensavo. Non davo tanto peso al Premio Urania. Adesso però mi rendo conto che è qualcosa di molto particolare, come l’importanza di far parte della famiglia Urania Mondadori in un modo così esclusivo. Fa un certo effetto!
CI PUOI PARLARE DELLA GENESI DE “L’IMPERO RESTAURATO”? È STATO SCRITTO APPOSITAMENTE PER IL PREMIO URANIA?
Ti racconto il retroscena: Alessandro Manzetti, che tempo fa dirigeva la casa editrice Mezzotints, aveva letto un mio vecchio racconto che parlava di Costantinopoli. Era rimasto affascinato e per questo mi aveva chiesto di realizzare un romanzo che avesse lo stesso tema. Accettai e cominciai a scriverlo a fine dicembre 2013, concludendo la prima stesura circa due mesi dopo. Poi lo risistemai e quando fui pronto per consegnarglielo… Mezzotints si era dissolta.
E A QUEL PUNTO COSA DECIDESTI DI FARE?
Ho continuato a risistemarlo per un po’. Dopo di che mi sono detto: “quasi quasi provo a inviarlo al Premio Urania, vediamo se riesco a piazzarlo”, era quello il mio sogno. Poi è successo che con Francesco Verso abbiamo vinto!
IL LAVORO SI INSERISCE NELLA TUA SAGA DELL’IMPERO CONNETTIVO E QUINDI NEL CONNETTIVISMO.
Sì. È un’idea che ho avuto nel 2004, quando si stava iniziando a concretizzare il connettivismo. Giovanni De Matteo mi aveva mandato – circa un anno prima – Il manifesto del connettivismo. Lo avevo letto e ne ero rimasto molto colpito reputandolo di grande interesse. Ne parlai con lui, ci dicemmo: “cosa ne facciamo?”, la risposta fu… “Boh!”. In realtà, era troppo presto per farlo uscire.
NON ERANO ANCORA MATURI I TEMPI…
Esatto, decidemmo di lasciar decantare il documento. Circa un anno dopo mentre stavo scrivendo il primo episodio della mia Saga Imperiale - della quale pensavo tra l’altro di scrivere un solo episodio invece poi ho realizzato cinque romanzi di cui due pubblicati, oltre che una pletora di racconti – scartabellando nel mio hard disk mi capitò di riaprire il documento che mi aveva inviato De Matteo. Lo rilessi e gli telefonai subito, dicendogli: “dobbiamo uscire con Il manifesto del connettivismo!”. Il tutto, ripeto, mentre stavo scrivevo proprio il primo episodio della Saga.
SOTTO L’ASPETTO FISICO E SOTTO IL PROFILO TEMPORALE COME SI COLLOCA L’IMPERO CONNETTIVO?
In un futuro lontano, ma essendo un’entità in continua espansione che domina spazio e tempo non è definibile. È un concetto sfuggente…
DOPO QUASI UNDICI ANNI DALLA FONDAZIONE DEL CONNETTIVISMO RIESCI A FARE IL PUNTO SULLA SITUAZIONE?
Il traguardo che ci interessava all’epoca era “rimappare” i territori della fantascienza italiana. Intendevamo così dare nuovi spunti e anche dare corpo a quello di cui si discuteva in rete ossia coniugare conoscenze, discipline e sensibilità. Giovanni De Matteo aveva reso appieno queste esigenze nel manifesto che aveva stilato. Così io, Giovanni e Marco Milani iniziammo a confrontarci sul da farsi e poi si aggregò anche Lukha B. Kremo. Da lì siamo partiti e andati avanti. In seguito si sono aggregati altri amici e la pietra che rotolava è divenuta una valanga e questo è ciò che sta succedendo tuttora, perché stiamo continuando a crescere.
AVETE ANCHE DATO VITA A UNA CASA EDITRICE, LA KIPPLE OFFICINA LIBRARIA…
Della Kipple inizialmente, nel ’95 mi sembra, facevano parte, oltre all’editore- fondatore Lukha B. Kremo, credo anche Andrea Jarok, che ora dirige il progetto editoriale Hypnos. Oggi, oltre ovviamente a Kremo, siamo: Ksenja Laginja, Alex Tonelli, Roberto Bommarito ed io, riceviamo anche un aiuto esterno da Alessandro Manzetti. La casa editrice promuove opere di autori connettivisti ma anche di scrittori che non hanno niente a che fare con il nostro Movimento. Usiamo la metodologia e l’ottica dell’idea connettivista per espanderci in nuovi territori che non sono i nostri. Insomma, è un discorso in continua evoluzione e non riesco a vederne la fine.
UN PO’ COME IL TUO IMPERO CONNETTIVO CHE È IN CONTINUA ESPANSIONE. E A QUESTO PROPOSITO STAI GIA’ METTENDO MANO A QUALCHE NUOVO EPISODIO DELL’IMPERO?
Certo, ho grande voglia di riprendere a scrivere sull’argomento. Inoltre, non ti nascondo che dopo le varie presentazioni de “Il Sangue e l’Impero”, vorrei riprovare l’esperienza cinematografica. Risale al 2006 la realizzazione del mediometraggio di fantascienza la “Trentunesima ora”, nel quale ebbi un ruolo sia di co-sceneggiatore con Giovanni De Matteo, Marco Milani e Francesco Cortonesi, ma anche di interprete insieme a Francesco Trani, Giulia Tramentozzi per la regia di Marco Cerilli. Inoltre, rivestii anche il ruolo di coordinatore del progetto. Fare cinema è, dal punto di vista creativo, la cosa più bella che io abbia mai fatto!
E A PROPOSITO DI CINEMA, CHISSÀ CHE L’IMPERO CONNETTIVO NON DIVENGA UN GIORNO LA SCENEGGIATURA PER UNA PELLICOLA DI UNA SAGA FANTASCIENTIFICA ITALIANA. IN TAL CASO NON CE LA PERDEREMMO PER NIENTE AL MONDO!