DUE PICCOLI LIBRI DIVERSI E INTERESSANTI

Sono molti i libri che mi arrivano e che affollano la mia scrivania, inviati da editori più o meno grandi, spesso dagli stessi autori in cerca di recensioni, nella speranza che una segnalazione su un piccolo media possa servire a far conoscere i loro prodotti. Non sanno che è inutile, purtroppo. I meccanismi conoscitivi veri sono di esclusiva proprietà dei grandi editori che comprano intere pagina di settimanali culturali e passano le veline ai recensori che contano. Verrebbe voglia di dire: “Prima diventa famoso e poi scrivi che forse di te parlano e ti leggono”, ma sarebbe un discorso vecchio e l’ho già fatto anni fa – senza risultato alcuno – in “Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura” e “Nemici miei”. Ho denunciato tante volte un andazzo che torna a essere sempre lo stesso e che in periodi come l’attuale diventa ancora più insopportabile. Abbiamo la Fiera delle Vanità di Torino e allora via col tango… chi non ha un vicedirettore che ha scritto un libro, una giovane autrice, un opinionista, un Baricco, un Vespa, un Veltroni, da lanciare? Basta, altrimenti non ho più spazio. E poi quel che dico vale soprattutto per me che – fesso come pochi – continuo ancora a scrivere, convinto che serva a qualcosa.

Tra i tanti libri che sono arrivati, questa settimana mi sono letto due cose brevi ma intense, due libri di cui nessuno parlerà, ma io vado sempre contro corrente, perché in fin dei conti chi se ne frega dell’ultimo libro di Scurati e di chi vincerà lo Strega?

Io mi sono letto “Carte d’Avana” (Fedelo’s Editrice – 50 pagine; euro 10) di un ottimo Davide Barilli, che dopo il bel giallo “Le cere di Baracoa” (Mursia) torna ad affascinarmi con pennellate magiche da una terra che amo. Nove micro racconti accompagnati da acquarelli di Gerardo Lunatici che raccontano Cuba e i suoi problemi, che fanno sentire la magia d’una notte stellata sul lungomare più romantico del mondo, i rumori del cinema Payret, una sera senza energia elettrica e radio bemba in sottofondo che racconta ciò che la stampa ufficiale non dice. Appunti rapidi e poetici al tempo stesso, vergati con cura sulla moleskine d’un viaggiatore che racchiude nei suoi personaggi la nostalgia per un luogo fantastico.

Un’altra delle mie passioni è la narrativa horror e allora capita che mi leggo una piccola raccolta di Matteo Mancini, che nessuno di voi conoscerà ma fate male perché è bravo, forse meglio di tanti scrittori osannati che affollano la Fiera del Libro di Torino, ché almeno non si parla addosso e non sfoggia prosopopea, ma si ispira con umiltà ai grandi del passato. “La lunga ascesa dal mare delle tenebre” (40 pagine; euro 4) – edito in versione spartana come fosse un quadernetto d’altri tempi da GDS di Milano -  si compone di tre racconti che riecheggiano atmosfere tipiche del grande Lovecraft, ma pure spaccati cinematografici che sembrano usciti da una pellicola di Lucio Fulci e sceneggiati da Dardano Sacchetti. Non è poco per un esordiente. Se volete leggere questi racconti scrivete a empodistribuzione@live.it. In libreria non lo trovate, non hanno posto, devono far spazio all’ultima boiata di Veltroni uscita per Rizzoli. Così è se vi pare… e anche se non vi pare.

Gordiano Lupi