Allora sembrava impossibile, ma ci siamo: è arrivata (e ormai passata) la data del 21 ottobre 2015, in cui Marty Mc Fly arrivava dal passato, dagli anni Ottanta, in un futuro in cui viveva la seconda delle sue avventure, nella trilogia di Ritorno al futuro.
Per l’occasione, ci sono stati molti tributi, dal saluto del presidente Obama, per motivi anagrafici appartenente alla generazione che amò i tre film di Zemeckis alla loro uscita, a Michael J. Fox, con cui la vita reale non è stata generosa nel dargli il futuro che meritava per i suoi gravi problemi di salute, alla comparsata di Christopher Lloyd a Che tempo che fa, fino alla maratona al cinema con i primi due film, che ha attirato di mercoledì pomeriggio una marea di appassionati nelle sale della penisola, facendo riflettere su come le riedizioni possano essere interessanti anche solo da un punto di vista meramente economico, soprattutto quando coinvolgono miti di sempre.
Chiaramente il futuro di oggi non è come quello immaginato nel film: gli skateboard non volano, anche se sono tornati di gran moda, anche come veicolo di integrazione tra giovanissimi di etnie diverse, non esistono abiti e scarpe autoaggiustanti, e la moda è un po’ diversa, ma del resto è successo in generale con tutti i futuri immaginati al cinema. Quello che colpisce oggi di questi tre film, usciti rispettivamente nel 1985, 1989 e 1990 è l’aver immaginato un futuro prossimo in maniera scanzonata e divertente, l’aver reso la fantascienza e i viaggi nel tempo un argomento mainstream, l’aver presentato nel terzo capitolo un primo esempio di fantascienza steampunk (oltre che l’essere stato omaggiato poi da Doctor Who), aver creato delle icone e dei miti con gli oggetti del film, a cominciare dalla DeLorean DMC-12, l’auto tra l’altro disegnata dal nostro Giorgetto Giugiaro.
Molto probabilmente nessuno degli appassionati che si sono messi in coda mercoledì 21 ottobre tornerebbero più negli anni Ottanta, troppo diversi rispetto all’oggi e non certo solo in positivo, la nostalgia canaglia fa spesso brutti scherzi: ma è curioso vedere come una serie di film considerati, a torto, come prodotti per ragazzini, abbia saputo entrare nella Storia del cinema e nell’immaginario fantastico, con un protagonista tanto simile a chi era adolescente allora e non certo un divo patinato che si sposta tra gli anni Cinquanta, gli anni Ottanta anche di un universo parallelo, il 2015 e il 1885 della conquista del West.
Anche il fantastico produce cult e classici, e si aprono già le celebrazioni per i trent’anni di un film per molti da riscoprire, The princess bride, in italiano La storia fantastica, rilettura delle fiabe classiche con qualcosa di più.
Nell’attesa, è da segnalare sempre su Ritorno al futuro la mostra in tema che c’è all’Ecomuseo di Settimo Torinese, con vari oggetti originali dei film: per informazioni visitare il sito ufficiale. E in ogni caso Marty e Doc non saranno mai dimenticati, da chi c’era allora e da chi questi due personaggi li ha scoperti anni dopo, magari grazie a suoi parenti stretti più grandi, o magari da solo.