Titolo originale: El Triángulo diabólico de las Bermudas
Anno: 1978
Regia: René Cardona Jr.
Soggetto: tratto dal best-seller omonimo di Charles Berlitz
Sceneggiatura: Stephen Lord, Carlos Valdemar, Christina Schuck e René Cardona Jr.
Direttore della fotografia: Leon Sanchez (in superficie) e Ramon Bravo (sottomarina)
Montaggio: Alfredo Rosas Priego
Musica: Stelvio Cipriani
Effetti speciali: Federico Farfan e Miguel Angel Vasquez
Produzione: Alfred Rosario Priego, Angelo Giacomo e René Cardona Jr.
Origine: Italia / Messico
Durata: 1h e 55’
CAST
Gloria Guida, John Huston, Marina Vlady, Claudine Auger, Hugo Stiglietz, Andrés Garcia, Al Coster, Carlos East, Catherine Piaget, Mario Arevalo, Alberto Arvizu, Miguel Angel Fuentes, Andres Garcia jr., Jorge Zamora e la piccola Gretha
TRAMA
Un moderno yacht con un equipaggio di cinque uomini, comandati dal capitano Brichs, porta Pete ed Edward Martin e le rispettive famiglie nel mar dei Sargassi per svolgere ricerche sottomarine. Edward è un anziano archeologo e sta cercando le tracce del continente perduto di Atlantide proprio nel Triangolo delle Bermude. Insieme a lui ci sono la moglie Kim e i figli David, Michelle, Bill e la piccola Diana. Il fratello Martin viaggia con la moglie Sybil ed è un medico frustrato e alcolizzato tormentato dal rimorso di aver ucciso una bambina durante un’operazione chirurgica. Quello che pare un viaggio di piacere, tra momenti sul ponte a prendere il sole e chiacchierate sotto le stelle, si trasforma in un inferno.
Il film entra nel vivo quando viene ripescata dal fondo marino una bambola di porcellana, subito presa dalla piccola Diana. La bambola contiene un’oscura presenza che s’impossessa della volontà della bambina. Si scatena il dramma a bordo dello yacht e la storia si colora di giallo e di atmosfere fantahorror. La radio accesa avverte del pericolo con una trasmissione che parla di navi scomparse nel Triangolo delle Bermude, Edward racconta di Atlantide e di città sommerse, Pete scherza su mostri marini ed extraterrestri, il capitano è scettico e crede soltanto a spiegazioni razionali. Intanto sul ponte uno stormo di pappagalli attacca la bambina con la bambola e la sequenza è un chiaro omaggio al maestro Hitchcock. I marinai arrivano in tempo per salvare la piccola e si accorgono che un pappagallo ha la testa mozzata da un morso. La camera inquadra la bambola con la bocca sporca di sangue che pare prendere vita. Una bella sequenza che dimostra tutto il mestiere di Cardona jr. per i particolari crudi e ai limiti dello splatter. Peccato che non dimostri altrettanta bravura nella gestione del cast, nella struttura dei dialoghi, nella cura per la recitazione. Tutti aspetti che nel film raggiungono a stento livelli di sufficienza. La musica di Stelvio Cipriani sottolinea con forza i momenti più intensi e contribuisce a creare quella suspense che una farraginosa struttura narrativa rallenta oltre misura.
Lo yacht si sta avvicinando al triangolo maledetto mentre un sogno anticipatore condito di ottimi effetti speciali mostra un uomo dalla espressione orribile che esce dalle acque. Subito dopo una nave fantasma lancia segnali di aiuto. Pare tutto strano e inquietante: si tratta della City of Glasgow, naufragata con quattrocentottanta persone a bordo oltre cent’anni prima.
Nonostante tutto il viaggio prosegue, lo yacht incontra una tempesta che produce l’effetto di isolare la spedizione e quando il mare torna calmo la radio non risponde più. Si raggiunge la zona che Edward deve esplorare e prima di alcune ottime scene girate nei fondali del mar dei Sargassi abbiamo altri siparietti romantici tra Gloria Guida e il bel marinaio. Notevole solo la bellezza dell’attrice in un seducente bikini rosso mentre ancora una volta dialoghi come “Visto che a te piace il mare potresti trovarti una sirena” e risposte come “L’ho già trovata. È lei” (indicando Gloria Guida) potevano risparmiarceli.
La parte sottomarina si avvale di un’ottima fotografia e di buoni effetti speciali, al contrario di quelli in superficie che sono modesti. Vediamo uno squalo che partorisce un piccolo, barracuda, pesci tropicali e uno stupendo fondale. Una musica suggestiva accompagna la spedizione e sottolinea il tragico incidente, quando la città sommersa che la spedizione ha scoperto crolla in seguito a un improvviso maremoto. Michelle rimane incastrata sotto una pesante colonna e gli altri si danno da fare per aiutarla.
La parte sottomarina è troppo lenta ed eccessivamente lunga nell’economia del film. Gloria Guida viene messa in salvo e issata a bordo svenuta, Pete tampona le brutte ferite, sa che la ragazza morirà se non le amputeranno al più presto le gambe, ma non ha il coraggio di dirlo al fratello. Pete davanti al solito J&B (sponsor di tutti i film di genere anni Settanta) confessa alla moglie che non ha né i mezzi né il coraggio per operarla. L’unica via di salvezza è lo sbarco in un’isola per cercare un ospedale attrezzato.
Diana va in giro a dire che tutti moriranno, glielo avrebbe detto un misterioso signore, infine chiude il cuoco nella cella frigorifera e quest’ultimo se la cava per miracolo. Tra l’altro il personaggio del cuoco negro, benché stereotipato, risulta uno dei più efficaci dell’intera pellicola. Si scatena una terribile tempesta con lampi, tuoni e mare in burrasca che il regista gira con bravura e maestria.
Sono queste le parti del film che restano impresse e che ancora ne fanno consigliare la visione. Edward toglie la bambola a Diana e la deposita sulla poltrona della camera di Michelle dove si addormenta in compagnia della moglie. La bambina se ne va sul ponte incurante della furia degli elementi, quando il padre e la madre cercano di seguirla vengono travolti dalle onde e uccisi. Nella tempesta muore pure il cuoco, complice un bottiglione di vetro che nella caduta s’infrange e lo sgozza. Accanto al corpo vediamo ancora una volta la sinistra bambola che inquadrata per un attimo assume terribili sembianze umane. La sua bocca insanguinata disegna un perfido sorriso.
Quando Michelle chiede notizie dei genitori è Diana a dire quel che è successo. “Li hanno presi loro, gli stessi che prenderanno tutti quanti. Non sono morti. Sono là sotto…”. Gloria Guida viene guidata (male) in una scena madre da figlia rimasta sola che sa di essere condannata a morte e pensa alla sorte dei fratelli più piccoli. Come sempre, certi dialoghi potevano essere scritti meglio e resi più credibili. “Che sarà della nostra famiglia?”, “Sento che per me è finita, David. Occupati tu dei bambini”. La pecca ricorrente dei pessimi dialoghi, di una recitazione tirata via e troppo impostata disturba uno spettatore esigente per tutta la durata della pellicola.
La bambina è posseduta da un’entità maligna, ormai questo lo abbiamo capito, e il marinaio Gordon la vede pure mentre sta parlando con la bambola. C’è una falla in sala macchine, il timone è bloccato, Gordon va a riparare il danno e viene ucciso dall’improvviso attivarsi dell’elica che lo fa a pezzi. A bordo la radio è impazzita e ripete i messaggi di soccorso che i marinai lanciano. La bambina profetizza nuove sciagure mentre muore Sybil uccisa dalla bambola mentre beve un caffè sulla poppa dello yacht. Ottima l’inquadratura horror della bambola con la bocca sporca di sangue e i tratti del volto che per un breve istante diventano umani.
Si cerca di fare di tutto per salvare Michelle che sta sempre più male e va operata. Il marinaio Alan innamorato di lei (una storia d’amore che poteva essere raccontata meglio) e il fratello David mettono in mare una lancia e cercano di approdare in un’isola vicina, ma non ce la faranno. Vagano per tutta la notte tornando sempre al punto di partenza sino a quando Michelle muore. Altra scena penosa con David che recita (male) il suo dolore per la perdita della sorella. A bordo dello yacht la bambina scatena il terrore di Pete che getta in mare i quadri appesi alle pareti raffiguranti scene di mostri marini, polipi e balene. Lo yacht viene aggredito da uno strano mulinello che esce dal mare.
A questo punto i marinai dell’equipaggio riescono a comunicare con la terraferma e a segnalare la posizione dell’imbarcazione ma non vengono creduti. La nave risulta scomparsa in mare da oltre dodici anni.
Il film termina così, un po’ a sorpresa, lasciando lo spettatore nel dubbio su quale sia il vero mistero del Triangolo delle Bermude. La bambola adesso è di nuovo in mare e sullo schermo leggiamo un elenco di sparizioni avvenute in quel tratto di mare.
Una voce fuori campo, che pare uscire da un vecchio mondo-movie, commenta lanciando interrogativi inquietanti senza risposta. Qual è il mistero? Extraterrestri? Oscure presenze? Chi sarà la prossima vittima?
NOTE
René Cardona Jr. è un regista messicano che ricordiamo per altri tre film. Il primo è “I sopravvissuti delle Ande” (1976) che fece un certo scalpore, perché ispirato a una storia vera di cannibalismo e realizzato ricorrendo a realistici particolari macabri. Alcuni critici assegnano il film alla produzione del padre (René Cardona), in ogni caso il figlio ha curato soggetto e sceneggiatura. Il secondo è “Il massacro della Guayana” (1980) che illustra i particolari del suicidio di massa da parte dei seguaci del “Tempio del popolo” ed è un pessimo instant-movie. “Uccelli 2 – La paura” (1987) è invece l’ultimo lavoro e riduce la poesia del capolavoro di Hitchcock a una storia dal vago sapore ecologico di uccelli che uccidono i nemici dell’ambiente. Si tratta di un finto sequel per confermare tutti i suoi debiti d’ispirazione con il genio del brivido. Cardona non è il regista più adatto per Gloria Guida, non è una scelta felice quella di affidarsi a lui per tentare la scalata al cinema di serie A. Nonostante facciano parte del cast attori del calibro di John Huston (lo ricordiamo nel kolossal “La Bibbia” del 1966 e in “James Bond – Casinò Royale” del 1967, ma pure in “Chinatown” del 1974 e in “Momo del 1986) e Claudine Auger, il film resta un prodotto mediocre. La voglia dell’attrice di farsi notare era tanta ma la sua capacità recitativa si intravede soltanto a tratti in una pellicola dove non compare senza veli. Gloria Guida si perde insieme allo yacht diretto nel tratto di mare tristemente noto per le misteriose scomparse di navi e aerei. Affonda in una trama inconsistente, tra effetti speciali scarsi, montaggio compassato di una pellicola che si ricorda come un’occasione perduta per girare un buon film fantastico. Cardona tenta di parlare di Atlantide, si abbandona a ipotesi ufologiche che andavano tanto di moda sul triangolo maledetto, ma non confeziona un buon film.
Gloria Guida mostra sin dalle prime inquadrature la sfolgorante bellezza dei suoi ventidue anni. Basta la presenza, non contano le battute. Quando indossa un costume rosso fuoco o dei pantaloni aderenti cattura l’attenzione dello spettatore. Gloria Guida ha un fascino torbido da ragazzina, sembra una studentessa inesperta, i suoi stupendi occhi verdi fanno risaltare un sorriso che è un mix di malizia e ingenuità. In questo film presenta una bellezza più matura, nonostante i ventidue anni. La sua interpretazione si concentra soprattutto nelle prime sequenze quando pare intrecciare una relazione (che non va a buon fine) con il marinaio Alan. I dialoghi sono patetici e sembrano copiati da un albo di Lancio Story o da un fotoromanzo di Grand Hotel, ma tutto va attualizzato al periodo storico. Da dimenticare la sequenza in cui la Guida e il probabile innamorato filosofeggiano sulle stelle e sul cielo, ma la colpa è degli sceneggiatori e del regista, non certo dell’attrice che è abbastanza credibile e si doppia da sola.
“Il Triangolo delle Bermude” resta un pessimo prodotto, in perfetta sintonia con il resto della produzione di René Cardona Jr. Paolo Mereghetti (una stella): “Kolossal povero con effetti scarsi e andamento fiacco, nato sull’onda delle ipotesi occulte e/o ufologiche relative al famigerato triangolo della morte”. Pino Farinotti (due stelle). “Il film si ispira alle sparizioni di navi avvenute nel famigerato Triangolo delle Bermude”. Morando Morandini concede una stella di critica e di pubblico, ma non motiva. Marco Giusti non ne parla perché poco Stracult…
Gordiano Lupi
(tratto dal libro “Gloria Guida, il sogno biondo di una generazione” - Edizioni Il Foglio)