Titolo originale: The Hunger Games: Mockingjay – Part 2
Anno: 2015
Regia: Francis Lawrence
Soggetto: tratto dal romanzo di Suzanne Collins
Sceneggiatura: Danny Strong e Peter Craig
Direttore della fotografia: Jo Willems
Montaggio: Alan Edward Bell e Mark Yoshikawa
Musica: James Newton Howard
Effetti speciali: Steve Cremin, Gerd Nefzer, Weta Digital, Legend 3D, Double Negative e Moving Picture Company
Produzione: Jon Kilik, Nina Jacobson e Suzanne Collins
Origine: Stati Uniti
Durata: 2h e 17’
CAST
Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Stanley Tucci, Jena Malone, Natalie Dormer, Donald Sutherland
TRAMA
Addolorata per lo stato confusionario di Peeta, Katniss accetta di continuare la lotta contro Capitol City, diventata ormai globale da parte di tutti i distretti. Ferita e creduta morta dalla propaganda durante un agguato da parte di prigionieri del distretto 2, Katniss si unisce a una squadra speciale con alcune sue vecchie conoscenze e non solo, che entra nella capitale di Panem ormai devastata e diventata una trappola mortale sulla via del palazzo presidenziale dove vive Snow, una sorta di nuova edizione diabolica degli Hunger Games. Katniss vedrà morire amici vecchi e nuovi, e scoprirà che il potere, che sia Snow o la Coin, è sempre incredibilmente uguale nel temere chi come lei lotta per la libertà, fino allo scontro finale e a un nuovo, possibile mondo per Panem e i Distretti.
NOTE
Siamo arrivati alla fine della saga cinematografica degli Hunger Games, anche se si parla già di prequel e di seguiti, magari anche in una serie tv, che ha avuto diversi meriti, non ultimi quello di aver rilanciato la fantascienza distopica presso il pubblico più giovane, che ne era digiuno, e di aver proposto un modello di eroina forte in tempi in cui, anche nei libri che leggono i più giovani, vanno per la maggiore ragazzotte sottomesse tra sfumature e after.
L’ultimo film recupera ritmo rispetto al terzo, anche se resta un mistero, se non fosse per i maggiori incassi, la scelta di dividere in due il finale, creando una prima parte lenta e una decisamente più convincente, come era già successo con Harry Potter e i doni della morte. Comunque si arriva alla fine, con un’ultima, definitiva versione degli Hunger Games, stavolta come guerra vera, con qualche eco dei videogame in alcune scene, come quella dell’attacco dei mutanti, ma alla fine un’ennesima riflessione sulla lotta alla tirannia senza retorica e senza eroismi, perché alla fine perdono tutti, compresi i cosiddetti eroi.
Interessanti le aggiunte di personaggi, in cui si riconoscono volti noti ai patiti dei telefilm, come l’ormai onnipresente Gwendoline Christie, qui il comandante Lyme, ma nota anche Brienne in Game of thrones e come la prossima cattiva della nuova serie di Star Wars, e la trekkiana Michelle Forbes, che in ogni caso non stravolgono il filo rosso della storia, girata in luoghi reali come alcuni quartieri di Parigi, protagonista pochi giorni prima di una tragedia cui gli attori del film hanno reso omaggio, e di Berlino, perfette per rendere l’idea di una città dominatrice che sta decadendo.
Philip Seymour Hoffman ritarda di un anno il suo commiato dal mondo comparendo qui per l’ultima volta, i due villain Donald Sutherland e Julianne Moore sono perfetti a mostrare il volto corrotto e sempre uguale dell’oppressore, mentre Jennifer Lawrence si conferma una delle migliori attrici della sua generazione, capace di essere icona del fantastico e grande interprete.
Sono tante le tematiche interessanti di Hunger Games, dal richiamo ai miti classici con il tema del sacrificio dei giovanissimi all’archetipo dell’eroina guerriera, dalla riflessione sulla guerra sempre vista come sporca e pronta a distruggere chi c’entra meno di tutti allo strapotere dei media, dalla corruzione dei potenti e della violenza alla forza della gente comune, che saprà forse ricominciare. Tutti temi universali, che hanno portato anche gente ben più grande del pubblico di elezione di questa saga, comunque complessa e non certo rassicurante e melensa come altre, ad affollare le sale in quello che è diventato un fenomeno di costume e un rilancio di una certa fantascienza. Una fantascienza tanto simile alla realtà, sporca, che racconta di cose simili a quelle che stanno avvenendo in tante parti del mondo, che crea dilemmi morali, e che alla fine ti riporta in una dimensione quotidiana, struggente perché bisogna ricominciare.
Non è un caso che la scena più toccante del film non sia una battaglia o il bombardamento con depistaggio, ma quando Katniss ritrova il gatto Ranuncolo nella sua vecchia casa, simbolo di tutto quello che è andato perduto, ma anche di quello che bisogna avere il coraggio di ricostruire.