Titolo originale: Pan
Anno: 2015
Regia: Joe Wright
Soggetto: ispirato ai personaggi di James M. Barrie
Sceneggiatura: Jason Fuchs
Direttore della fotografia: John Mathieson e Seamus McGarvey
Montaggio: Paul Tothill
Musica: John Powell
Effetti speciali: Dickon Mitchell, Moving Picture Company, Clear Angle Studios, Centroid Motion Capture, Framestore, Mark Roberts Motion Control, Prime Focus World, Proof, Risin Sun Pictures, ScanlineVFX e The Visual Effects Company
Produzione: Greg Berlanti, Sarah Schechter e Paul Webster
Origine: Stati Uniti
Durata: 1h e 51’
CAST
Levi Miller, Hugh Jackman, Amanda Seyfried, Rooney Mara, Garrett Hedlund, Cara Delevingne, Kathy Burke, Nonso Anozie
TRAMA
Lasciato dalla mamma sulla porta di un orfanotrofio di suore, Peter cresce nella Londra sconvolta dai blitz nazisti, per poi essere una notte rapito da una nave di pirati volanti e catapultato sull’Isola che non c’è, nelle miniere dove c’è la polvere di fata che va raccolta per preservare l’eterna giovinezza del perfido pirata Barbanera. Peter scoprirà la verità sulle sue origini, per metà fatate, e su chi sono i suoi genitori e, aiutato dall’ex schiavo Uncino e dalla bella indigena Giglio Tigrato, porterà la libertà sull’Isola che diventerà la sua casa.
NOTE
Strano. Questo è il primo pensiero che viene guardando questo antefatto inventato per l’occasione della celeberrima storia ideata da James M. Barrie: Spielberg ci aveva raccontato in Hook cosa succedeva poi a Peter Pan, una volta che decideva di tornare nella vita reale, mentre qui si racconta come Peter è diventato Peter Pan. Un’idea interessante ma che non funziona altrettanto bene come quella dell’altro film.
La trama attualizza la storia del film dall’Inghilterra edoardiana a quella sotto le bombe tedesche, cosa tra l’altro neanche così funzionale al racconto, mescola vari registri, cita icone della cultura nerd, da Pirati dei Caraibi allo steampunk, da Superman a Dragonball, ma alla fine lascia una sensazione di incompiuto, di caotico, di poco organico e armonico, in un’Isola che non c’è che ha smarrito la magia per diventare un luogo di lavoro e di sfruttamento e in un reame delle fate visivamente notevole ma non certo fiabesco.
Il personaggio di Barbanera, interpretato da un gigione Hugh Jackman, è un di più, basato su una figura storica e recuperato con un’altra valenza già nella mitologia del serial Once upon a time, che su Peter Pan è stata spietata ma almeno originale. Tra gli altri personaggi, non si capisce il ruolo di Uncino, qui eroe alla Indiana Jones, e come diventerà poi l’antagonista di Peter Pan (si teme un seguito), mentre risulta decisamente efficace la Giglio Tigrato guerriera di Rooney Mara, volto interessante e eclettico.
A chi si rivolge questo Pan? Non certo ai puristi, che se erano già usciti magari non contentissimi dal decisamente superiore Hook, qui restano a dir poco spiazzati, magari a chi ama citazioni e summe di cultura fantastica, ma forse si poteva fare meglio. Nel reinventare un mito e un archetipo si è giocato con troppo materiale, con troppe aggiunte, con troppe idee, e si è perso un po’ tutto.
I giovanissimi potranno trovare il film divertente, anche se a tratti è leggermente lungo, ma Pan, pur con una realizzazione impeccabile e un cast tutto sommato efficace, ha l’aria di un’occasione persa per aver voluto strafare, di un film se non sbagliato forse non molto utile in un’ottica fiabesca e fantasy. Sperando che ci si fermi qui e non si senta la necessità di spiegare come mai poi Peter e Uncino sono diventati da amiconi a rivali. Perché quando il film finisce con la sua festa di colori che a tratti comunque affascina, alla fine si è felici che sia finito e si ha nostalgia magari di un Peter più classico.