L’OMBRA DEL FUNGO ATOMICO (1961) – PARTE 01
Non c’è speranza per l’umanità.
Ricordiamo alcune pellicole che parlano di un mondo distrutto dalla guerra atomica: Il mostro del pianeta perduto, per esempio, malgrado la semplicità della trama, mostrava i due protagonisti che si avviavano verso un mondo nuovo pronto ad accoglierli come i nuovi Adamo ed Eva, futuri genitori della nuova e più consapevole specie umana.
Possiamo ancora citare Mondo senza fine, L’uomo che visse nel futuro e La fine del mondo: tutte queste pellicole terminavano con un messaggio di speranza per un’umanità che poteva avere ancora un domani, magari in un mondo sconvolto da radiazioni e pronto a risorgere sotto le mani di un uomo nuovo. Questi film ci mettevano di fronte a una speranza per l’essere umano così come noi lo conosciamo, Hallucination, no.
Un filo di speranza per un mondo migliore legava l’umanità al Mostruoso uomo delle nevi, ma inevitabile era la sua distruzione per far posto a una razza nuova; in Hallucination nessuna guerra minaccia ancora l’umanità, ma essa fa comunque parte del suo inevitabile destino: la sorte del mondo procede verso un’unica strada, quella della sua distruzione. “Non esiste speranza, non può essere vero!” grida uno dei protagonisti di questo film di Joseph Losey (1908 – 1984), eppure secondo il singolare, ma senza alcun dubbio valido regista inglese, questa è la sua verità.
HALLUCINATION (The Damned)
Mentre accompagna una giovane donna, Joan (Shirley Ann Field), un americano, Simon (McDonald Carey, 1913 – 1994), viene brutalmente aggredito da una banda di teppisti capeggiata dal fratello della ragazza, Johnny (Oliver Reed, 1938 – 1999). Soccorso da alcuni volenterosi passanti l’uomo viene fatto sedere in un bar per potersi riprendere. In un tavolo vicino accanto al suo ci sono un uomo e una donna. Dopo poco Simon si rimette in piedi ed esprime ai vicini il suo rammarico per quanto ancora succede in società che dovrebbero essere civili poi si allontana. I due, una famosa scultrice, Freda (Viveca Lindfors, 1920 – 1995) e Bernard (Alexander Knox, 1907 – 1995), uomo dedito a un misteriosissimo incarico, proseguono la loro conversazione.
Freda: “Mi piace.”
Bernard: “Me ne sono accorto.”
Freda: “Deve essere un uomo profondamente buono, non sembra anche a te?”
Bernard: “Non giudico mai a prima vista.”
Freda: “Anche questo è vero. Quei tuoi amici ufficiali… collaborano con te alla realizzazione del tuo misterioso lavoro?”
Bernard: “Sì.”
Freda: “E come procede?”
Bernard: “Molto bene.”
Freda: “Molto bene: top secret! Mi ricordo di aver letto da qualche parte che quando un ufficiale vuole rendersi importante scrive sulle sue carte: top secret. Non è così?”
Bernard: “E’ probabile che qualcuno lo faccia…”
Freda: “Odio i tuoi segreti, Bernard!”
Bernard: “Freda, se io ti rivelassi anche solo una piccola parte di quelli che chiami i miei segreti, sarebbe come condannarti a morte. Ti prego, non farmi più domande…”
Simon è nel frattempo ritornato al suo battello attraccato al porto. Joan lo raggiunge nuovamente e riprende a conversare con lui. Il dialogo è interrotto nuovamente da Johnny e dalla sua banda che ingiungono all’uomo di levare gli ormeggi. Dopo aver salpato Simon inverte improvvisamente la manovra e fa cenno a Joan di saltare a bordo. Con uno scatto la ragazza salta sulla barca e i due si dirigono verso il largo. Johnny, furioso, sguinzaglia i suoi uomini mentre uno di essi tiene d’occhio dalla costa il battello che per ora è ancorato al largo.
La ragazza chiede all’americano di tornare a riva. Si rifugerà, nell’attesa che Johnny si calmi in una casa su una scogliera, disabitata per la maggior parte dell’anno e che è in realtà il residence estivo di Freda, la scultrice.
Ma un uomo della banda ha seguito tutte le loro mosse, balza sulla moto e avvisa il suo capo e così tutta la banda si dirige verso la casa sulla scogliera. Sulla cima di essa sorge la base segreta dove lavora Bernard.
Nello stesso momento egli sta parlando, tramite un televisore a circuito chiuso, con dei bambini.
Dopo aver fatto irruzione nella casa e aver spaventato Freda che vi era ritornata, la banda irrompe nella base mettendo in azione tutti gli allarmi. Simon e Joan, sempre inseguiti, fuggono, ma mettono un piede in fallo precipitando nelle acque sottostanti la scogliera. Il resto della banda viene catturato dalle guardie, tranne Johnny il quale, oltretutto, ha assistito alla caduta dei due.
Nel frattempo, Simon e Joan, vengono raccolti da dei bambini i quali hanno trovato il modo di uscire su quella piccola spiaggia della scogliera dove hanno trovato i due, attraverso una grotta: per il resto il muro di roccia li rinchiude come in una prigione.
I due notano subito che i bambini sono freddi al contatto e loro, a loro volta, sono genuinamente stupiti di trovare qualcuno “caldo”.
I bambini non sanno rispondere alle domande di Simon, non sanno perché sono chiusi lì dentro, sanno di essere sempre stati lì e sanno, inoltre, che devono tenersi pronti “per quando sarà venuto il momento”, ma non sanno quando questo momento arriverà. Sono tenuti costantemente sotto controllo per mezzo di un circuito televisivo e, ogni tanto, la “Morte Nera” viene a trovarli. Una sola altra visita è stata lì prima di loro: uno scoiattolo il quale però, dopo pochi giorni, aveva perso il pelo ed era morto. Simon e Joan vengono intanto raggiunti da Johnny che è stato a sua volta ripescato da uno dei piccoli, insieme cercano un modo per uscire da quella prigione di roccia portandosi dietro i bambini.
Dopo essersi accorto della presenza di tre persone all’interno delle stanze dove vivono i piccoli, Bernard manda due uomini protetti da una tuta scura (la Morte Nera) per recuperare i tre, ma Simon e Johnny li assalgono e scoprono, grazie al contatore geiger di uno di loro, che i bambini sono fortemente radioattivi. Malgrado ciò Simon guida tutti quanti fuori all’aperto: e l’uscita è proprio accanto alla casa di Freda. I bimbi sono entusiasti perché godono della luce del Sole per la prima volta nella loro vita, ma l’incantesimo è di breve durata: la Morte Nera riappare nuovamente e prende i bimbi per riportarli nel sottosuolo. Uno solo di essi fugge in macchina con Johnny, mentre Simon e Joan assistono attoniti con Freda, al ritorno dei bambini nella loro prigione sotterranea. Bernard osserva la tragica scena dall’alto della roccia, ma non offre nessuna spiegazione alle proteste di Simon, anzi invita i due ad andarsene. Ciò che rivelerà sarà solo per Freda.
Freda: “Oh, poveri ragazzi!”
Bernard: “Peggio è che, prima di questo incidente, i miei ragazzi non si consideravano prigionieri, né dei fenomeni…”
Freda: “Che cosa hai fatto a quei ragazzi, Bernard?”
Bernard: “Purtroppo nacquero così. Le loro madri furono esposte… per disgrazia, a radiazioni di tipo e intensità sconosciute. E’ inutile che ti spieghi come simili incidenti accadono: trecento casi solo negli ultimi quindici anni, questi sono i fatti. Noi non sappiamo ancora come ripetere le esatte condizioni che produssero questi bambini.”
Freda: “E lo faresti, se potessi?”
Bernard: “Certamente.”
Freda: “Oh, no…”
Bernard: “Freda, Freda… ascoltami Freda… perché ora è importante che tu riesca a capire bene… quello che sto facendo. La natura ha il potere di cambiare le cose: dopo la prima grande esplosione nucleare, strani, meravigliosi fiori fino ad allora sconosciuti fiorirono nel deserto. Per far sopravvivere la nostra razza alla distruzione che avverrà bisogna creare una nuova specie di uomini. Un banale incidente ci ha donato questi preziosi bambini: i soli esseri umani che hanno la possibilità di sopravvivere nelle condizioni che si produrranno sulla Terra quando verrà il momento. Ogni nazione sta sperimentando, cercando la chiave della sopravvivenza e noi l’abbiamo trovata….”
Freda: “Non voglio sentire altro.”
Bernard: “Volevo che tu non sapessi nulla. Ti ricordi il mio avvertimento quando sei arrivata?”
Freda: “Ma… non hai forse lasciato andare l’americano e la ragazza?”
Bernard: “Stanno già morendo, non entreranno mai in contatto con altri esseri umani e quando moriranno la barca sarà distrutta. Freda, ora tu conosci il mio segreto… Bene, i miei ragazzi sono come semi di vita sepolti… quando verrà il momento le radiazioni stesse apriranno loro le porte e i miei ragazzi usciranno ed erediteranno la Terra…”
Freda: “Ma quale Terra, Bernard? Quale Terra lasceremo loro? Dopo tutto quello che l’uomo ha fatto non può essere questa la nostra speranza. Che scopo può avere lasciare nove bambini gelidi, liberi fra le ceneri dell’universo? Non ho scelta, non posso capirti, non ho proprio scelta!”
Bernard: “Non vuoi collaborare con me?”
Freda: “No.”
Bernard: “Sai cosa significa?”
Freda: “Sarai solo con la tua coscienza a decidere della vita e della morte.”
Un elicottero, nel frattempo, ha raggiunto l’auto di Johnny, ha portato via il bambino caricandolo a bordo e ha fatto ripartire la macchina con il teppista alla guida senza fargli nulla: noi sappiamo che non c’è bisogno d’intervenire, basta solo aspettare… e infatti l’uomo sta già sentendosi male, a una curva sbanda e la macchina si inabissa nel fiume sottostante.
Poco lontano, sul battello, Joan e Simon si stanno consumando lentamente. Simile all’ombra scura di un immenso avvoltoio, un elicottero attende la loro fine. Sulla scogliera, con un preciso colpo di pistola, Bernard ha ucciso Freda… dietro le gelide mura di roccia i lamenti dei bimbi, unica speranza di un mondo che è gia morto perché morti sono i sentimenti migliori.
Nel girare questo film Joseph Losey ottenne dalla casa di produzione Hammer carta bianca sul soggetto e come intendeva realizzarlo e fu una fortuna perché la produzione, invece, avrebbe voluto che The Damned, si riducesse a un puro e semplice film dell’orrore. Losey, al contrario, era molto più interessato a condannare una forma di aridità mentale contemporanea, invece di perdersi in mezzo a mostri senza suggestioni particolari.
Finanziariamente parlando il film non ebbe molta fortuna, fu apprezzato, e per una volta tanto giustamente, dai critici e circolò spesso nei cineclub e nei circuiti d’essai, tornandovi ancora oggi.
Sorretto da una tematica e da uno svolgersi preciso, puntuale, secco che volutamente nulla concede alle esigenze di cassetta, il film non lascia un minimo di speranza per il futuro dell’uomo: “Quando verrà il momento” ripete ossessivamente Bernard, dando per scontato che questo momento è una certezza nel nostro futuro. L’assoluta sfiducia nelle risorse e nella intelligenza umana sembrano dar ragione ancora oggi all’uomo dei servizi segreti, mentre le tesi umanitarie di Simon e di Freda sembrano morire con loro. Non saranno le radiazioni, sarà qualcos’altro, ma l’uomo è condannato da sé stesso. Nel caso del film se c’è una speranza essa risiede in questi bambini, non come tali, ma come futuri possessori di un mondo che, sotto la loro guida, potrebbe essere più buono, se e non quando il momento verrà.
Nel novembre del 1976 la televisione italiana, per un ciclo dedicato a Joseph Losey, ha trasmesso il film, ridoppiandolo e intitolandolo, su consiglio dello stesso regista, L’Abisso, il che lo rende più aderente al romanzo da cui è tratto: The Children of Light del 1960 di H.L. Lawrence (Fossa d’isolamento – Urania 290 – Mondadori).
La ragione addotte dalla nostra televisione per il nuovo doppiaggio erano che non si poteva disporre della vecchia colonna sonora, quella i cui brani sono stati riportati nelle pagine precedenti il che, tecnicamente, è esatto. La nostra televisione, infatti, non era in grado di disporre del primo negativo originale italiano ed è stata quindi costretta a riprodurre quello inglese e a ridoppiare il film. I collezionisti, invece, conservano questo e ben altro, grazie al cielo…
Il risultato può quindi definirsi curioso, a tratti sconcertante e a riprova di questo adesso trascriviamo gli stessi brani nella nuova versione. Pur non essendoci sostanziali differenze qualche frase è stata cambiata, non sappiamo se ciò è stato fatto prima o adesso, ma se questi sono dei cambiamenti futili provate a pensare quello che sarebbe successo (ed è successo) cambiando frasi e montaggio. In altre parole: quante volte i dialoghi e il montaggio sono stati cambiati, travisati, da paese a paese per varie ragioni. Ecco il primo brano. Per inciso Freda ha cambiato nome in Margot, non sappiamo il perché.
Bernard: “Ne ero convinto.”
Margot: “Mi piace perché disprezza il mondo: è sulla strada buona.”
Bernard: “Ma è una strada molto difficile.”
Margot: “Senz’altro… I tuoi… i tuoi amici gallonati fanno parte anche loro del tuo misterioso progetto?”
Bernard: “Esatto.”
Margot: “Che procede bene, immagino…”
Bernard: “Molto bene.”
Margot: “Molto bene, segreto di stato! Una volta una persona mi disse che quando un burocrate vuol tenersi stretto il posto scrive “segreto” su tutti i documenti… credi sia vero?”
Bernard: “In certi casi probabilmente è vero.”
Margot: “Odio… che tu abbia segreti con me!”
Bernard: “Margot… se io dovessi rivelarti anche solamente una parte dei miei cosiddetti segreti, io metterei a repentaglio la tua vita… Fidati di quello che ti dico.”
Ed ecco il secondo dialogo:
Bernard: “La cosa peggiore di questo incidente è che ora quei bambini si sentiranno dei prigionieri, dei mostri…”
Margot: “Li hai ridotti tu in quelle condizioni, Bernard?”
Bernard: “Già alla nascita erano così. Le loro madri, in seguito a un incidente, furono esposte a un grado sconosciuto di radiazioni durante la gravidanza. Sai benissimo che questi incidenti si verificano: trecento negli ultimi quindici anni, è un dato ufficiale… Ancora non sappiamo riprodurre le condizioni che hanno determinato le caratteristiche di quei bambini…”
Margot: “Se tu potessi ne creeresti altri?”
Bernard: “Senza dubbio… Margot… Margot… adesso che sai è importante che tu faccia ogni sforzo per capirmi e capire quello che faccio. La natura ha la capacità di mutare: dopo la prima grande esplosione nucleare fiori, strani e bellissimi, di una specie ignota sono spuntati nel deserto. Per sopravvivere alla distruzione che ci aspetta inevitabile occorrono uomini di specie diversa. Grazie a un incidente abbiamo avuto questi nove, preziosi bambini… Sono gli unici esseri umani oggi in grado di sopravvivere nelle condizioni ambientali che un giorno si verificheranno, un giorno non lontano… Tutte le nazioni civili fanno ricerche e ricerche per trovare la soluzione che noi già abbiamo.”
Margot: “Ti prego, non voglio saperne di più.”
Bernard: “Io volevo che non sapessi affatto… ricorderai il mio avvertimento quando sei arrivata.”
Margot: “Ma hai lasciato andar via l’americano e la ragazza…”
Bernard: “Stanno già morendo e non avranno contatti con altri esseri umani. Morti loro la barca sarà distrutta, ma adesso anche tu sai qual è il mio segreto, Margot, quei bambini sono il seme sotterrato della vita e, quando verrà il momento, la stessa forza che li ha creati, spalancherà loro le porte… i miei bambini usciranno ed erediteranno la Terra…”
Margot: “Ma quale Terra, Bernard, quale razza di mondo lascerai loro? Dopo tutto quello che l’uomo ha creato e può ancora creare di bello… tu non sogni altro che questa miseria: abbandonare nove bambini dal sangue gelido fra le ceneri dell’universo… Non l’accetto… io non posso accettarlo…”
Bernard: “Ti rifiuti di aiutarmi?”
Margot: “Non posso…”
Bernard: “Sai cosa significa questo tuo rifiuto?”
Margot: “Sì… significa semplicemente che tu distruggi tutto quello che ancora mi resta…”
(1 – continua)