Personaggi
- Giorgia Ferrarin, Erika Ferrari & Alessia Leblis, delle adolescenti del luogo.
- Padre Arles, uno strano prete morto da anni.
- Ermanno Burgio, unico abitante rimasto a Saletta, un tossicodipendente.
- Nina Balzaretti, la bibliotecaria di Asigliano.
- Germano Vittone, un proprietario terriero.
- Bruna Bertinetti, la donna coi cani.
- Daniele Pavia, docente di scuola media.
- la pitonessa, sacerdotessa d’una setta di ragazzini che si riunivano al tabernacolo nel 1979.
- la dama bianca, una figura trasparente che si muove lungo i campi, armata di rasoio.
- la bambina bianca, forse una fantasma della mente?
5 – Mater Tenebrarum (Keith Emerson)
L’eroina lo rendeva insensibile.
Traumi, risentimenti e altri flash pazzeschi venivano spazzati via dall’ago.
Burgio gironzolò per il vecchio cimitero sconsacrato, in cerca d’un riparo. Ovattato, giungeva l’abbaiare dai campi del suo cane pastore.
S’accoccolò su una sepoltura e frugò nelle tasche.
Briciole di tabacco e una carta stagnola. Dentro c’erano le dosi rimaste di ero. Con perizia la scaldò con l’accendino e aspirò la nebulosa in una siringa sporca di sangue. Non ebbe nemmeno bisogno di fasciarsi il braccio con l’elastico. Le sue vene erano rami morti a fior di pelle e ne bucò facilmente una. Il flash partì quasi subito, otturandogli i pensieri. Rintronato scivolò lungo la sepoltura, sentendo le braccia e le gambe come paralizzate. La siringa conficcata nell’avambraccio. Trovò le forze per accendersi una sigaretta stropicciata e lasciarla penzolare dalle labbra bianchicce. Attorno a lui le prime umbratili nebulose di nebbia salivano dalle fosse, lambendogli come lingue di spettri le caviglie. Burgio non se ne curò, immerso com’era in una bambagia lanuginosa. Non vide nemmeno la signora ammantata di bianco che incombeva sull’ingresso del camposanto, ferma come un simbolo accanto ai radi cespugli del colonnato. La dama bianca lo ammirava insondabile. I suoi occhi erano uno sconfinato mare di luce fredda. La sigaretta volò giù dalle labbra del tossico. Burgio sollevò appena le palpebre, registrando una sagoma pallida in piedi davanti a lui. Allora un ricordo remoto gli schiarì appena la mente, riportandolo a una notte come quella di 36 anni prima, quand’era ancora un ragazzo con tutta una vita di fulgenti speranze. Rivide il volto della sua amica Giulia prima di arrossarsi nello schianto con la Giulietta dei Carabinieri. Quella notte un incantesimo era caduto sulle loro vite, cavando dai loro cuori ogni speranza. Ognuno era inaridito a suo modo, chi cambiando vita, chi rientrando nei ranghi della società, chi (come lui) svanendo nei laghi della droga. Eppure Giulia era rimasta accanto a loro, a spiarli e deriderli dalle supreme regioni del nulla. Spesso gli era capitato di sorprendere l’agile figura bianca della bambina mentre indugiava nel grigio crogiuolo della campagna. Eppure la sagoma di donna che lo torreggiava non assomigliava a Giulia. La nuova figura lo scrutava con guance arrossate e digrignava le labbra. Dopo una pausa infinita, la dama bianca mosse le ali dei suoi mantelli e si chinò su di lui, schioccandogli un bacio. Le mani inguantate di raso chiaro sfilarono la siringa dal legno della vena. Burgio socchiuse gli occhi, un attimo prima che l’ago penetrasse a fondo nel bulbo.
(5 – continua)