Scrittore emergente della narrativa di fantascienza italiana, Giuseppe Menconi appartiene alle nuove leve del genere, ma ci ha già dimostrato di saperci fare parecchio… e siamo sicuri che sentiremo sempre più spesso parlare di lui. E’ anche per questo che abbiamo voluto incontrarlo per voi: ecco cosa ci ha raccontato.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È GIUSEPPE MENCONI?
Nella vita mi occupo di consulenza finanziaria, ho seguito studi informatici e nel tempo libero scrivo. Vorrei avere più tempo da dedicare alla mia passione, e devo sempre lottare un po’ per conciliare la vita quotidiana con la scrittura, ma piano piano sto cercando di dare sempre più spazio a ciò che mi piace fare.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Da giovane passavo molto tempo a leggere, in particolare letteratura fantasy medievaleggiante (un titolo tra i tanti: “Lupo Solitario”) e credo che la passione per la scrittura sia iniziata da lì, un po’ per gioco, un po’ grazie alla mia tendenza a lavorare molto di fantasia. Sono stato un autodidatta per parecchio tempo, andando un po’ fuori dai binari, e solo verso i trent’anni ho deciso di impegnarmi in modo più professionale nella mia passione, studiando narrativa e leggendo manuali che potessero aiutarmi a imparare.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?
Esiste una sola produzione precedente a “Il Grande Strappo” (l’ultima sua fatica, ndr). Si tratta di “Abaddon”, il mio primo romanzo pubblicato, un horror fantascientifico con forti toni militari. È un romanzo che mi ha impegnato molto, una storia che avevo in mente da quasi un anno e la cui ispirazione è venuta da diverse fonti; ne cito due, il film “District 9” e un pazzesco videogioco horror abbastanza famoso dal nome “Dead Space”. Ho incrociato le due cose e ho aggiunto la mia passione personale per l’evemerismo, ed ecco che è uscito “Abaddon”.
Rileggendo “Abaddon” a distanza di un anno e paragonandolo a “Il Grande Strappo”, mi sento di dire di essere migliorato, sia per ciò che concerne i contenuti che per lo stile, e devo ringraziare il mio editor per questo – Marco Carrara di Vaporteppa – con cui ho lavorato assiduamente e, aggiungerei spasmodicamente, su entrambi i romanzi.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO SEMPRE PER VAPORTEPPA, COME DICEVI, IL ROMANZO “IL GRANDE STRAPPO”. CE NE VUOI PARLARE?
Sì, credo di poter dire qualcosa evitando spoiler. Si tratta di una storia che gioca sull’equilibrio insito nella teoria cosmologica, appunto, del grande strappo – chi fosse interessato può trovare più informazioni scientifiche in merito su wikipedia.
Ho voluto mettere un’umanità divisa, violenta, con scarsa moralità, metterla di fronte al rischio di estinzione, e far vedere gli eventi dagli occhi di un padre di famiglia, un uomo giusto che per sopravvivere è costretto a fare cose che vanno ben oltre ciò che lui considererebbe ingiusto. Il risultato è un susseguirsi di dilemmi morali che credo possano smuovere il lettore, fargli chiedere, cioè, cosa lui avrebbe fatto al posto del protagonista.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Facilissimo rispondere: la parte scientifica, il realismo che ho cercato di dare agli eventi – spero di esserci riuscito – e la scelta delle teorie cosmologiche e fisiche realmente esistenti adattate a sviluppare la storia senza dovermi inventare fenomeni che avrebbero avuto il sapore di cose messe lì perché servivano alla storia.
Nella postfazione del romanzo ho trattato in modo più specifico la parte scientifica citando anche le fonti.
CI SARANNO ALTRI SVILUPPI NELLA STORIA OPPURE RITIENI DI AVER DETTO GIA’ TUTTO SUL GRANDE STRAPPO E SUL MONDO DI LANDON BANES?
Che dire, spero di aver già detto tutto, anche perché fare un seguito de “Il Grande Strappo” lo vedo un po’ difficile…
A COSA E A CHI TI SEI ISPIRATO PER QUESTA STORIA?
L’ispirazione è venuta dalla mia passione per le teorie cosmologiche e scientifiche estreme e la mia mania per le storie apocalittiche. Tempo fa avevo avuto modo di vedere un documentario che parlava del grande strappo, e questo equilibrio tra energia oscura e materia oscura mi ha talmente affascinato da farmi divagare con la fantasia. Da lì è nato il What If del libro: Cosa accadrebbe se l’umanità si trovasse di fronte all’estinzione totale e solo una parte dell’umanità potesse salvarsi?
VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SPESSO, COME IN QUESTO CASO, DI POTER LEGGERE MOLTI AUTORI ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?
Per chi legge molto e vuole leggere storie di nicchia, il digitale è fondamentale. Il cartaceo non soddisfa i requisiti di varietà e diffusione che il digitale invece soddisfa. Non penso sparirà presto (o mai?) il cartaceo, ma di sicuro già ora non ne sento alcuna necessità.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Più che per il fantastico, direi per la fantascienza. Diciamo che la fantascienza mi dà la possibilità di esplorare tematiche che altrimenti sarebbero fuori luogo: il destino ultimo dell’umanità, le nostre origini, morali universali. La fantascienza si presta abbastanza bene a queste cose, ed è questo che mi affascina. Lo scotto da pagare è il rigore necessario a scrivere storie di fantascienza sensate e fatte bene.
Tuttavia, il mio genere preferito resta il fantasy, in stile George R.R. Martin (“Il Trono di Spade”), ed è anche più facile da scrivere, ve lo assicuro.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Tutto può essere fonte di ispirazione, documentari, film, libri, videogiochi. La fantasia può essere aiutata mischiando le varie cose, diciamo attingendo da più fonti di ispirazione.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
George R.R. Martin, Michael Crichton, Joe Dever.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Ce ne sono parecchi. Ne nomino alcuni: “Gattaca”, “Alien”, “The Prestige”, “Watchmen”, “Into The Wild”, “Fight Club”, “Forrest Gump”.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Vorrei scrivere una saga simile a “Il Trono di Spade” di George R.R. Martin. Prima di affacciarmi alla fantascienza ho lavorato molto su qualcosa di simile. Forse, in futuro, tempo permettendo, ridarò un’occhiata alle cose vecchie che ho scritto e le rimetterò a posto per portarle a un livello degno di pubblicazione.
Nell’immediato futuro, spero di poter pubblicare ancora con Vaporteppa e di scrivere qualcosa un po’ meno fantascientifico e un po’ più fantasy. Qualcosa in programma c’è, ma è ancora a livello progettuale.
Vorrei concludere salutando tutti i lettori de La Zona Morta e ringraziando Davide Longoni per l’intervista e l’opportunità.
GRAZIE A TE E IN BOCCA A LUPO PER TUTTO!