Le città di Potenza e di Venosa, hanno celebrato nei giorni scorsi con conferenze, tavole rotonde e concerti i 450 anni dalla nascita del genio musicale Carlo Gesualdo da Venosa (1566 – 1613). Il raffinato madrigalista, nato a Venosa da una famiglia della nobiltà, fu compositore di musica sacra ed è un riconosciuto innovatore del linguaggio musicale. Per questo all’artista venosino è stato intitolato il Conservatorio Statale di Potenza e tanti sono gli studi e i saggi a lui dedicati. In proposito da segnalare quello di Annibale Corigliano dal titolo Carlo Gesualdo da Venosa (Collana Zètema – Barile Edizioni, 2014). Ma non solo: infatti, è dello scorso anno anche il romanzo storico fantasy Un Madrigale per morire (Edizioni Tabula Fati – Chieti, 2015), realizzato dalla eccellente poetessa e colta scrittrice Loredana Pietrafesa.
Va anzitutto detto che l’autrice, di origini lucane, è una musicista (pianista e clavicembalista), ex allieva del Conservatorio Gesualdo da Venosa, cresciuta nel fascino della figura di Gesualdo, “ma anche nell’orrore – come la stessa Loredana sostiene – che egli suscitava in noi studenti per la cupa storia che lo vide protagonista di un efferato duplice delitto”. Infatti, il principe Carlo Gesualdo, assassinò, per vendicare il suo onore, la moglie Maria d’Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa, duca di Andria. Ecco perché il coinvolgente lavoro dell’autrice potentina, scritto con stile che a volte dalla prosa incede verso il linguaggio poetico è ricco di emozioni e tracce che vanno dalla vicenda oscura che vide protagonista, al negativo, il grande artista, alla meticolosa conoscenza della materia da parte dell’autrice che emerge nelle pagine. “L’autrice – scrive nella prefazione Gianni Antonio Palumbo – di cui va segnalato l’accurato lavoro di documentazione, anche nella composizione del testo del madrigale, che rispecchia i canoni manieristici, conquista il lettore grazie al suo stile ora lirico, suadente e intrinsecamente musicale, ora realistico, ai limiti del disturbante. L’esito è un’opera dalle tinte forti, in cui il lettore è avvinto sino all’ultima pagina (…)”.
Abbiamo approfondito l’argomento con Loredana nella conversazione che segue. Leggiamo insieme cosa ci ha raccontato:
NEL 2016 SI RICORDANO I 450 ANNI DALLA NASCITA DEL GRANDE MADRIGALISTA GESUALDO DA VENOSA, CI RIVOLGIAMO PRIMA DI TUTTO ALLA DOCENTE DI EDUCAZIONE MUSICALE: PUOI ILLUSTRARCI IL VALORE DELL’OPERA DI QUESTO COMPOSITORE?
Gesualdo è uno dei più sconcertanti personaggi della storia della musica, un compositore estremamente sperimentale, vicinissimo alla modernità della nostra sensibilità. E’ stato un precursore dei tempi che a lui seguirono, proteso in tutta consapevolezza nel futuro Barocco, nel futuro Romanticismo, nel futuro Espressionismo. Nelle sue opere esiste un rivoluzionario rapporto tra musica e testo, poiché egli lasciava alla musica il compito di amplificare il significato delle parole. Intendo dire che per lui la musica non doveva essere serva della poesia, che c’era qualcosa che andava oltre, e questa è un’intuizione modernissima. In pratica Gesualdo rivendicava una totale autonomia della musica rispetto al testo, in quanto aveva già intuito che il linguaggio parlato non fosse l’unico in grado di esprimere o descrivere. Il suo è un linguaggio inusuale, ricco di dissonanze improvvise, di linee melodiche lacere, un linguaggio fatto di frammenti, fatto di lampi di emozioni. Un linguaggio che rimanda sempre ad altro. Con lui, infatti, siamo già alla poetica del frammento, tipica dell’imminente epoca barocca, ma anche dell’epoca moderna. I suoi madrigali a cinque voci sono a dir poco rivoluzionari per il suo tempo, e non sono bastati più di quattrocento anni per capirlo appieno. E’ il suo modo audace e cacofonico di fare musica la sua vera modernità e il suo enorme valore. Tanti grandi compositori, fra cui Wagner e Stravinskij, se ne resero perfettamente conto. In Gesualdo il linguaggio musicale non segue le regole dell’armonia, ma le leggi del dramma. Cosa vi può essere di più attuale?
E ADESSO UNA DOMANDA ALLA SCRITTRICE. COME MAI HAI PENSATO DI DEDICARGLI UN ROMANZO FANTASY?
Ho sempre cercato di non lasciarmi condizionare troppo da chi ha interpretato la sua arte solo in termini autobiografici commettendo l’errore di non separare mai l’uomo Gesualdo dal compositore Gesualdo. Mi rendo conto che può essere difficile non collegare la tragica vicenda dell’uxoricidio, che spicca nella vita di Gesualdo, con il suo stile madrigalistico così ricco di tensione drammatica, ed è chiaro e naturale che quell’evento si rispecchi nelle sue opere, ma credo che esso non debba predominare a tal punto da oscurare la sua grandezza di musicista, la sua unicità. Gesualdo, come compositore, è stato un fenomeno del suo tempo. Su questo non ci sono dubbi. Come uomo, invece, è stato un assassino. E’ vero, molti grandi artisti hanno vissuto vite a volte turbolente, dissacranti e sregolate, a volte meschine o al limite della follia, tanto che è ampiamente diffusa l’idea che il genio, in quanto tale, per sua natura non possa conformarsi ad alcun sistema predefinito, cioè non possa vivere e comportarsi come noi comuni mortali, e tante sono le vite di artisti costellate di eventi violenti, come se la sublimità della loro arte fosse direttamente proporzionale alle bassezze della loro vita. C’è chi sostiene addirittura che vi sia un collegamento tra criminalità e arte, tra istinto omicida e genialità. Ovviamente non condivido affatto queste teorie. Io ho sempre subito il fascino inquietante della musica di Gesualdo, ma nello stesso tempo non posso dimenticare la ferocia con cui ha fatto uccidere sua moglie Maria restando impunito. L’uxoricidio non toglie e non aggiunge nulla alla grandezza del compositore, non deve. Quel fatto dovrebbe invece essere considerato al di fuori della sfera artistica e solo dal punto di vista umano. Quindi posso dire che ho dedicato questo romanzo all’uomo Gesualdo, non al compositore. Ma, per essere ancora più precisi, devo precisare che l’ho dedicato soprattutto a Maria.
NEL TESTO SI AFFRONTA IL FEMMINICIDIO, UNA TEMATICA DI ATTUALITA’, CHE ASSIEME ALLA CONDIZIONE DELLA DONNA NELLA SOCIETA’, DA SEMPRE FA PARTE DELLE TUE RIFLESSIONI E DEI TUOI SCRITTI…
Infatti è così, la condizione della donna è un tema che mi sta molto a cuore e su cui scrivo tantissimo. In questo romanzo mi sono tuffata in un periodo storico terribile per noi donne. La Chiesa, in quel tormentoso periodo della Controriforma cattolica, voleva imporre ad ogni costo la moralità, voleva che il matrimonio fosse un sacramento assolutamente indissolubile, e perciò permetteva qualunque cosa sia ai padri che ai mariti. Chiesa e Stato davano ai maschi poteri enormi, poteri che giustificavano ogni mezzo. Gesualdo fu pienamente assolto sia dal punto di vista giuridico che da quello culturale, etico e sociale del suo tempo. Possedeva quel diritto tutto maschile di poter uccidere per vendicare un adulterio. Egli fu costretto a uccidere la moglie, egli doveva, suo malgrado, vendicare l’offesa fatta alla sua nobile famiglia, poiché era un dovere sociale lavare con il sangue l’onore e l’offesa subita. E la sua immagine ne venne fuori indenne, tranne per il fatto che non avrebbe dovuto commissionare il delitto a dei mercenari, ma uccidere di suo pugno. Infatti le famiglie dei due amanti si offesero e reclamarono vendetta non perché gli adulteri erano stati puniti, com’era giusto e normale che fosse, ma perché la mano di volgari plebei prezzolati significava disonore, mentre quella del marito tradito significava onore. Insomma, Gesualdo ne viene fuori quasi come vittima e non come carnefice, vittima delle convenzioni sociali del suo tempo. E questo non è giusto, se pensiamo a Maria e a tutte le donne che continuano ancora oggi a morire per mano dei loro uomini. Se consideriamo, poi, che fino a pochi anni fa ancora esisteva il delitto d’onore, c’è davvero da gridare al genocidio… Il femminicidio dovrebbe essere annoverato tra i più efferati crimini contro l’umanità, bisognerebbe trovare soluzioni drastiche e definitive a questa orribile e interminabile strage.
Nel mio romanzo ho voluto dare giustizia a Maria, e con lei a tutte le donne che hanno fatto la sua stessa terribile fine in ogni tempo e in ogni luogo. L’ho fatta tornare insieme a Gesualdo per far sì che il suo spirito portasse a compimento il suo destino ancora incompiuto e si potesse dare un finale diverso alle loro vite, un finale più giusto. E’ vero, il mio è un romanzo fantasy, quindi è e rimarrà soltanto un sogno, ma credo che sia proprio questo il potere della scrittura: fare e disfare mondi, cambiare la storia e le tante storie di chi ha camminato su questa terra o solo nella nostra immaginazione, stravolgere il passato e ipotizzare futuri migliori.
IN DEFINITIVA QUAL E’ IL TUO GIUDIZIO SULLA CONTROVERSA FIGURA DI GESUALDO?
Il mio giudizio sulla sua arte prescinde dalla sua vicenda umana. Per quella non ci sono giustificazioni, Gesualdo è stato uno spietato assassino, e come tale avrebbe dovuto essere punito per ciò che ha fatto. Ma la sua musica è sublime e va apprezzata in tutta la sua complessa ricchezza. Basterebbe citare gli arditissimi collegamenti armonici, le linee melodiche nervose che suggeriscono l’idea dei tormenti e dell’inquietudine dell’animo, le dissociazioni di voci che amplificano il senso di alcuni versi e rimandano a un oltre attraverso il linguaggio dei suoni, non quello delle parole. E’ stato un grandissimo compositore, forse il più grande del suo tempo, purtroppo ancora oggi non compreso appieno. Le lievi e quasi impercettibili sfumature della sua delicatissima, raffinata e nobile musica sono molto difficili da cogliere, i suoi madrigali sono di non facile ascolto perché necessitano di un grande sforzo di decodificazione, ed è chiaro che tutto questo oggi è lontanissimo dalla musica di consumo dei più, tanto da apparire antiquato e incomprensibile, persino banale. E’ vero, la sua è una musica per pochi, di nicchia, per niente familiare al nostro orecchio che non è abituato ad essa, eppure è estremamente moderna. Ascoltare Gesualdo è un po’ come ascoltare le opere dodecafoniche di Schoenberg. Ancora non riusciamo a comprenderle, ancora ci risultano strane, estranee. Forse in un futuro non troppo lontano riusciremo finalmente a capirle, a sentirle nostre, e forse solo allora si riuscirà a trovare quell’imponderabile filo che lega questi due compositori così distanti tra loro nel tempo, ma così incredibilmente affini.
UN ROMANZO FANTASY, QUINDI, CON RISVOLTI CULTURALI, UTILE ANCHE ALLA DIVULGAZIONE DELLA COMPLESSA PERSONALITA’ DI GESUALDO DA VENOSA. PER CUI UNA NOTA DI MERITO VA ALL’AUTRICE, ALLA QUALE RACCOMANDIAMO DI PROSEGUIRE NEL SUO FECONDO LAVORO DI RIEVOCAZIONE DI FIGURE STORICHE, E ALL’EDITORE MARCO SOLFANELLI CHE HA INTESO PUBBLICARE L’OPERA NARRATIVA.