FANTASCIENZA STORY 72

ROBINSON CRUSOE SU MARTE (1964) – PARTE 01

Non è un anno molto prolifico questo, ma nonostante ciò ci sono alcune pellicola interessanti che si distinguono dalle altre.

Il film di Byron Haskin, per esempio, sviluppa una storia abbastanza logica e credibile, almeno secondo le conoscenze dell’epoca, concedendo poco spazio a voli eccessivi di fantasia, dimostrazione che si comincia ad avere la necessità di un maggiore realismo anche nella fantascienza, probabilmente dovuta al fatto che siamo in pena corsa spaziale e il fascino dello spazio immediatamente esterno all’uomo e i congegni che usa per esplorarlo, sono, in questo momento, di pubblico interesse: è necessario quindi un realismo che avvicini il pubblico alle vicende del domani con le cognizioni di oggi. S.O.S. Naufragio nello Spazio fu un film gradevole proprio per questo, perché sapeva trarre da pochi elementi noti o supposti, tutta una serie di affascinanti ipotesi, logiche e umane.

S.O.S. NAUFRAGIO NELLO SPAZIO (Robinson Crusoe on Mars)

La storia si svolge in un imprecisato anno del nostro futuro, presumibilmente non molto distante dall’anno di uscita della pellicola, vista la tecnologia usata nel film.

Un’astronave, l’Explorer Marte 1, sta orbitando intorno al pianeta rosso. Le sequenze con la nave spaziale in volo sono fatte con animazioni di decorosa fattura. A bordo si trovano due uomini: il Colonnello e Comandante della missione Dan McReady (Adam West, famoso Batman televisivo) e  Christopher (Kit) Draper (Paul Mantee, 1931 – 2013) e la scimmietta Marzia dotata anch’essa di una perfetta tuta spaziale in miniatura.

Durante la terza orbita attorno al pianeta e mentre stanno osservando delle lingue di fuoco provenienti da Marte, ecco che il radar di bordo registra qualche cosa…

Kit: “Massa volante non identificata, cosa sarà?

McReady: “Una meteora… E’ pericolosa: siamo in rotta di collisione… Ci incontreremo fra 28 secondi… Accendi i razzi frenanti.

Kit: “Accendo i razzi frenanti… Ci viene addosso!

McReady: “Accendi i razzi superiori.

Kit: “I razzi superiori.

La manovra permette all’astronave di evitare la collisione con la meteora infuocata (anche lei un’animazione), ma i guai non sono finiti.

McReady: “Siamo su un’orbita discendente…

Kit: “Perdiamo rapidamente quota.

McReady: “L’attrazione di Marte ha preso il sopravvento e ci tira giù… Attenzione NASA… Attenzione NASA… qui il Colonnello McReady, comandante dell’Explorer Marte 1: costretti ad abbandonare la velocità orbitale per evitare la collisione con una meteora e scaduti su un’orbita più vicina a Marte, la forza di gravità ci attira verso il pianeta. Cerchiamo di riprendere la velocità orbitale…

Kit: “Resteremo senza carburante.

McReady: “A questo problema penseremo dopo.

Ogni manovra è inutile e anche il carburante finisce, ciò costringe i due astronauti a lanciarsi con due capsule individuali e munite di retrorazzi verso la superficie del pianeta. L’atterraggio di Kit Draper non è dei più felici comunque. Anche con la capsula danneggiata, egli si ritrova illeso sulla superficie di Marte e scorge la capsula dell’amico scendere dietro una cresta di montagne. Kit si mette in cammino verso il punto della discesa del suo comandante, ma sta scendendo la notte marziana per cui trova rifugio in una grotta situata su un alto costone.

Tra le apparecchiature che ha con sé c’è uno zaino che è un kit comprendente radio, registratore, radar e telecamera ed egli commenta la sua intensa giornata sul nastro magnetico.

Kit: “Sono il Comandante Christopher Draper degli Stati Uniti d’America, pianeta Terra, secondo pilota dell’Explorer Marte 1. Durante la terza orbita attorno a Marte abbiamo alterato la rotta per evitare una meteora e l’astronave si è trovata soggetta all’attrazione del pianeta. Abbiamo dovuto abbandonarla. Ora il cilindro di comando continua a girare attorno a Marte, sembra che si sia stabilizzato su una nuova orbita… Le capsule si sono staccate senza incidenti, il Colonnello Dan McReady si è lanciato dopo di me. Mi metterò alla sua ricerca domattina. Da quel che ho visto dovrebbe avere atterrato dall’altro lato di un’alta catena rocciosa. I problemi più difficili da risolvere sono l’acqua e l’aria. Ho, fra quello che resta nel serbatoio e una bombola di riserva, abbastanza ossigeno per più o meno 48 ore, naturalmente se non dovrò compiere sforzi troppo grandi. La mia prima scoperta è stata che l’aria di Marte è troppo rarefatta per mantenere in vita un uomo. In quanto all’acqua, razionandola severamente, potrei andare avanti una quindicina di giorni, ma è ovvio che una volta finita l’aria, l’acqua non mi servirà più. Prima scoperta positiva per la sopravvivenza: ho trovato una roccia gialla che brucia come il nostro carbone di qualità più scadente, il calore è incostante, ma dovrebbe rendere sopportabili le notti marziane… Mi sento un po’ come Colombo, approdato in una nuova e strana terra, piena di nuove meraviglie… Questa è una sfida in piena regola, una sfida alla mia preparazione… Qualche volta certe sfide possono essere mortali, ma io farò di tutto per sopravvivere e, credetemi, non mi arrenderò facilmente…

Kit si addormenta nella sua grotta, ma la bombola di ossigeno della sua tuta termina ed egli rischia di soffocare. Riesce a prendere la bombola di riserva e a salvarsi e registra un ulteriore messaggio:

Kit: “Il problema è il sonno. Se non mi svegliavo in tempo per rinnovare la mia provvista di ossigeno per me è finita. Bisogna che trovi il sistema di costruirmi una specie di sveglia… Domattina… e ormai mancano solo un paio d’ore all’alba, andrò a raggiungere Dan, il vecchio Dan… Scommetto che ha già risolto questo problema…

Ma Dan non potrà più risolvere nessun problema perché la sua capsula si è sfasciata contro un’asperità del suolo marziano, poco distante. Con stupore e sollievo, Draper trova la piccola Marzia che si è salvata dal tragico impatto e che non sembra risentire affatto della sottile atmosfera marziana.

Draper ritorna nella grotta. L’ossigeno sta finendo e con le poche forze che gli sono rimaste registra un ultimo messaggio.

Kit: “Conclusione del primo volo intorno a Marte… Il Colonnello Dan McReady è morto e presto lo sarò anch’io… è… è finito l’ossigeno… a… addio a tutti…

Qualcosa gli fa riaprire gli occhi, un soffio d’aria che sembra provenire dal carbone marziano, aria pura, ossigeno. Draper lo aspira avidamente e le forze gli tornano per registrare un nuovo e più allegro messaggio:

Kit: “Potete cancellare la conclusione… Ho trovato il modo per sopravvivere, almeno per ora. Quella roccia gialla che brucia come il carbone… era una cosa che non riuscivo a spiegarmi… Dove trovava l’ossigeno per bruciare? Deve essere incorporato nelle sue molecole come nel nostro carburante solido per i missili, il calore ne libera una parte e si può respirare… devo escogitare un sistema per conservarlo… Per quel che riguarda la vita su questo pianeta non esistono tracce di un qualsiasi essere vivente o, almeno, non ne ho viste…

Il problema dell’acqua  si sta avvicinando sempre di più.

Kit: “Marzia, la scimmietta, passa la maggior parte della giornata in giro, non ho la minima idea di dove vada. Grazie al cielo sembra non aver bisogno d’acqua, gliene ho offerta ogni giorno e l’ha rifiutata; per quanto io stesso mi sia messo a strettissima razione tra pochi giorni ne avrò consumato l’ultima goccia. Oggi sono ormai due settimane che mi trovo su Marte, ho tentato parecchie volte di far scendere il cilindro di comando della nostra astronave, ma non riesco a farlo uscire dalla sua orbita intorno a Marte. Risponde elettronicamente, ma i razzi non si accendono, non c’è più carburante, niente da fare: un supermercato che continua a passare e ripassare sopra la mia testa e, per quel che mi serve, potrebbe essere nella più lontana galassia.

L’astronauta riesce a compiere un ulteriore passo verso la sopravvivenza quando, seguendo Marzia, scopre una preziosa polla d’acqua sotterranea dentro la quale crescono delle piante acquatiche commestibili.

Come un novello Robinson egli allora organizza la sua vita nell’attesa che, dalla Terra, una seconda spedizione arrivi a salvarlo.

Un giorno, camminando fra le polverose rocce bianche delle colline marziane (questo Marte non è rosso, il suo cielo è invece aranciato o giallo, oltre che nero) vede sporgere tra i sassi quella che sembra essere una specie di tomba e una mano apparentemente umana, con una sorta di grosso bracciale al polso.

Draper rientra immediatamente nella sua grotta.

Kit: “Sono passate ormai tre settimane da quando ho scoperto quello scheletro. Ho dovuto concludere che si sia trattato di un omicidio perché il cranio presentava un netto e grosso foro sull’osso frontale e l’osso occipitale era fuso e carbonizzato, perciò ho distrutto qualsiasi segno esterno che potesse indicare la presenza dell’uomo sul…

Il radar localizzatore ha incominciato a trasmettere impulsi. Draper si dirige verso l’ingresso della grotta e vede una nave spaziale scendere nel cielo nero. L’uomo spera che siano i suoi compagni e s’incammina verso il luogo dell’atterraggio, ma ecco che delle strane, gigantesche navi aliene riempiono il cielo mentre raggi mortali escono dal loro ventre e frantumano le rocce intorno. Draper innesta la telecamera e comincia a riprendere la scena mentre le schegge delle rocce gli cadono tutt’intorno. Sta raccogliendo la sua roba quando una figura umana gli si para davanti vestita di un perizoma. Dopo aver rischiato di restare sepolto da una pioggia di sassi, Draper e lo sconosciuto che ha ai polsi due bracciali come l’astronauta aveva visto addosso allo scheletro, fuggono fino alla grotta dell’astronauta. Una volta entrati Kit gli fa cenno di sedersi mentre si mette ad osservare le riprese fatte della nave aliena posata al suolo mentre esseri simili a quello che lui ha incontrato stanno caricando di minerale le navi spaziali, guardati a vista da altri alieni che indossano degli scafandri.

Kit: “Questo pomeriggio è accaduto l’evento più importante da quando ho atterrato su Marte centoquarantasette giorni fa. Sono arrivate alcune astronavi e una ha atterrato… Sono diverse da qualunque veicolo spaziale da me conosciuto. Da quello che ho potuto registrare con i miei apparecchi sono guidati da degli esseri viventi provenienti ovviamente da  qualche altro pianeta. Apparentemente sono venuti qui per procurarsi qualche minerale, frantumano le rocce da lontano per mezzo di raggi, probabilmente di matura elettronica. Impiegano anche degli schiavi che comandano elettronicamente. Uno di loro è scappato, ora è con me. Sto cercando un sistema di comunicare con lui. E’ esattamente come un abitante della Terra salvo il fatto che è completamente muto e, a quel che sembra, anche sordo.

L’alieno, al quale Draper mette il nome di Venerdì (Victor Lundin, 1930 – 2013) è molto spaventato, ma si rivela presto di una attenta e pronta intelligenza. I due anelli che gli serrano i polsi lo tengono costantemente collegato con il “Nemico” il quale, oltre ad avere la possibilità di localizzarlo, può anche inviargli delle dolorosissime scariche al sistema nervoso.

Il tempo passa e gli alieni se ne sono andati, tra i due comincia a nascere una profonda amicizia. Venerdì è tutt’altro che muto e, lentamente, Draper comincia ad insegnarli la propria lingua. Poi un giorno i due si recano nel posto dove il Nemico ha fatto scorta di minerali e Venerdì scopre il posto dove i suoi compagni sono stati uccisi e lasciati. Non c’era più posto per loro sulla nave spaziale e la scorta di pillole per l’aria che  Venerdì e i suoi usavano era finita.

Un globo di fuoco esplode sulle loro teste e una pioggia di cenere seppellisce Draper, ma l’alieno è pronto a portarlo in salvo dandogli anche una delle sue pastiglie per farlo respirare meglio.

Ora i due sono veramente amici, sono di due mondi diversi legati da un unico destino ed è una sola razza quella che si dirige verso la grotta nel tramonto marziano.

Il Signore è il mio pastore. Io non soffrirò fame né sete. Egli mi conduce verso i verdi pascoli, presso le acque tranquille, ristora la mia anima… Egli mi guida verso i sentieri della giustizia e sebbene io cammini in questa valle all’ombra della morte, non temo alcun male…

Ormai Venerdì ha imparato il senso di qualche parola e sa come mettere insieme delle frasi, Draper ne approfitta per sapere da dove egli venga e lui gli indica un gruppo di stelle.

Kit: “Quella Costellazione noi la chiamiamo Orione…

Con due dita messe a forma di “V” Venerdì gli indica una particolare stella.

Kit: “Vieni dall’astro centrale della Cintura di Orione… Noi quel pianeta (?) lo chiamiamo Alnilam… il che t’interesserà molto… Io vengo di laggiù… Come vedi proprio a due passi da casa tua… Su, coraggio, non lasciare cadere la conversazione…

Venerdì: “Nemico…

Kit: “Sì?

Venerdì: “Torna qua.

Kit: “Quando?

Venerdì: “Spesso.”

Kit: “Quanto spesso?

Venerdì: “Ogni sessanta soli.”

Kit: “Sessanta soli sono due mesi, sono già in ritardo…

Draper sta cercando di segare uno dei bracciali di Venerdì  usando un filo d’acciaio.

Kit: “Ho provato a prendere le pillole per l’ossigeno che Venerdì mi ha dato… non ho alcun modo di analizzarle chimicamente; in quanto al loro effetto ho notato che con esse respiro normalmente l’atmosfera rarefatta di Marte, però non ne avrei bisogno… queste pillole producono ossigeno direttamente nel sangue…

Il ritorno del “Nemico” segna l’inizio della loro fuga per cui i due, anzi tre contando Marzia, fuggono attraverso delle lunghe grotte che si trovano nel sottosuolo marziano e che cosa esse siano in realtà ce lo spiega Venerdì in una pausa della loro lunga fuga sottoterra.

L’alieno disegna nella sabbia un cerchio.

Venerdì: “Questo… Quiquitenonbo… tu chiami Marte.

Kit: “Sì, Marte… quelli sembrano i canali di Marte… Vuoi dire che questi fanno parte dei canali di Marte?

Venerdì: “Twidar… Tecomb…

Kit: “ (interpretando i gesti) Ah, capisco… Qualche tremendo terremoto o eruzione vulcanica ha formato queste grotte e degli avvallamenti in superficie… Sopra di noi ci sono i canali di Marte?

Venerdì: “Canali…”

Kit: “Allora queste caverne sono lunghe centinaia di miglia… saranno il nostro rifugio antiaereo, la nostra strada sotterranea. Torneremo all’aperto lontano da qui e ci organizzeremo una nuova casa.

Uno dei due anelli è stato tolto ma di nuovo il nemico è alle loro costole. I tre sono costretti a risalire alla superficie alla disperata ricerca d’acqua e, dopo una lunga marcia, riescono a trovarla.

Kit: “Ah, ringrazio Dio per quest’acqua.

Venerdì: “Dio? Dio…

Kit: “Sì. L’Essere Supremo e… il Padrone dell’Universo, Grande Padre, Grande Padre…

Venerdì: “Kaiciopeck… noi diciamo Kaiciopeck: ordine… Kaiciopeck: ordine… Dio… Vita…

Kit: “Hai ragione… Ordine divino… Vita.

I tre hanno raggiunto il Polo marziano e si costruiscono una sorta di igloo per ripararsi dal freddo. Finalmente Draper riesce a rimuovere il secondo bracciale.

Kit: “Da quanto tempo avevi questi braccialetti?

Venerdì: “Da sessantadue anni.

Kit: “Cosa?! Ma quanti anni hai?

Venerdì: “Settantotto.

Draper non fa in tempo a stupirsi perché il suo radar capta l’avvicinarsi di un oggetto spaziale, ma la voce che esce dall’altoparlante è inconfondibilmente umana. Si mette in contatto con i suoi salvatori e con gioia vede scendere una capsula vicino a lui e al suo nuovo amico.

Chi, all’epoca, pensava di andare a vedere un film che fosse un’orgia di astronavi e di mostri spaziali, deve essere rimasto terribilmente deluso e forse per questo, commercialmente parlando, il film non fu un grosso successo. Tratto da un soggetto di Ib Melchior (1917 – 20015) che si era liberamente ispirato al Robinson Crusoe di Daniel Defoe, il film non concede alti voli di fantasia, ma resta su un piano di piacevolissima, possibile realtà, almeno per alcune situazioni. La fotografia di Winton C. Hoch e le scenografie di Hal Pereira e Arthur Lonergan fanno della Valle della Morte, in California, un paesaggio marziano credibile con l’aggiunta dei vari colori del cielo, non realistici, forse, ma suggestivi.

Meno riuscite sono le astronavi aliene che altro non sono che quelle ridipinte de La Guerra dei Mondi e private del loro mortale tentacolo a forma di testa di cobra.

I loro movimenti sono estremamente scattanti, ma non riescono ad essere minacciosi. Byron Haskin (1899 – 1984), nel girare questo film si è ispirato qualche volta alla famosa pellicola di Pal peraltro da lui stesso diretta come quando Kit e Venerdì si allontanano assieme nel tramonto marziano e si odono parole della Bibbia simili a quelle pronunciate da Zio Matteo mentre andava incontro ai marziani.

Nella versione cinematografica, oltre a due brevissime sequenze, è stata tolta tutta una scena nella quale Draper, dopo un pantagruelico pasto a base di salsicciotti marziani, ha le allucinazioni e immagina che il suo compagno morto torni a trovarlo. La sequenza è stata rimessa sottotitolata nel DVD italiano.

Del soggetto abbiamo già detto: resta da aggiungere che il soggetto di Ib Melchior e  John C. Higgins, fu supervisionato dallo scienziato tedesco Werner Von Braun, il che aggiunse un tocco di veridicità alla storia.

Di Adam West abbiamo già detto mentre Paul Mantee ritornerà parecchi anni dopo alla fantascienza in un ruolo da caratterista nel film Future Animals accanto a Leslie (Il Pianeta Proibito) Nielsen.

(1 – continua)

Giovanni Mongini