L’APATIA DI SATANA

Conoscevo Clirim Muca come ottimo poeta (Milano – Tirana senza ritorno, Poesie scelte, Nella scacchiera di Dio…) e scrittore per bambini (Le avventure di un mezzo gallo è un libro prezioso e divertente), sapevo della sua attività editoriale con Albalibri, casa editrice che ha aperto dopo il suo esilio dall’Albania, ai tempi della feroce dittatura comunista. Adesso mi trovo a leggere L’apatia di Satana, il suo primo romanzo, e mi rendo conto che da poesia a narrativa l’autore subisce una radicale trasformazione.

L’apatia di Satana (110 pagine; 12 euro) non gioca le sue migliori carte scegliendo un registro dolente o tragico, ma si basa tutto sull’ironia, così come nella storia non c’è alcuna concessione alla lirica e al lirismo. L’apatia di Satana è un romanzo fantastico, surreale, fortemente metaforico che si propone di spiegare – con leggerezza – gli anni tristi che stiamo vivendo, la crisi morale dei tempi, un mondo in balia di guerre, speculazioni, odi razziali.

In breve la trama. Satana si è ammalato per colpa dell’uomo, che si sta dimostrando più malvagio del governante degli inferi, il male che l’essere umano produce è così tanto che supera le sue migliori previsioni. A un certo punto Satana sparisce, scatenando una caccia al padrone da parte di streghe, diavoli e oscure creature infernali che d’un tratto popolano la Terra. Clirim Muca mette alla berlina persino banche ed economia quando s’inventa un gruppo di diavoli capace di creare un fondo d’investimento che poco a poco prosciuga tutti i risparmi dell’intero pianeta. Non siamo così lontani dalla realtà, purtroppo, perché i nostri banchieri architettano piano ancor più diabolici.

Clirim Muca sceglie il tono migliore per raccontare un dramma sociale e morale, come nella miglior commedia all’italiana di Scola e Monicelli fa uscire le problematiche grazie all’incursione del comico. Memore della lezione di Menandro, ma anche di Pasolini, sa bene che ridendo e scherzando si possono dire tante verità. L’apatia di Satana è un romanzo che si apprezza su diversi piani di lettura, ricco di dialoghi, scritto con stile piano e discorsivo, in una lingua che non è la lingua madre dello scrittore ma che viene usata al meglio, senza imperfezioni. Ridendo castigat mores, dicevano i latini. Leggetelo, vi farà star bene e vi farà pensare. Questo si chiede a un romanzo contemporaneo.

Gordiano Lupi