L’ITALIA AL PRIMO POSTO (1965) – PARTE 01
Il 1965 passerà alla storia della cinematografia italiana di fantascienza (almeno fino a questo momento) come il suo anno migliore. Oltre alle produzioni di Anthony Dawson alias Antonio Margheriti, di cui avremo modo di parlare più avanti, è doveroso segnalare per primo il film di Mario Bava: Terrore nello Spazio, tratto da un ottimo racconto di Renato Pestriniero “Una notte di 21 ore”.
Anche altri due film, tecnicamente molto più spettacolari, si mettono in evidenza durante questo anno: ci riferiamo a Esperimento I.S. : Il mondo si frantuma e al poderoso e costosissimo Viaggio allucinante. Il film di Bava, però, si segnala come il più originale e convincente per cui merita di essere segnalato per primo.
TERRORE NELLO SPAZIO
Due astronavi orbitano attorno a un pianeta di un lontano e sconosciuto sistema solare. Lo strano mondo, coperto da una nebbia impenetrabile, sta trasmettendo dei segnali che sono stati rilevati dalle apparecchiature degli astronauti. I due veicoli spaziali si apprestano all’atterraggio quando, all’improvviso, vengono attirati prepotentemente verso il pianeta.
Il Comandante della missione, Mark Markary (Barry Sullivan, 1912 – 1994) è l’unico che riesce a mantenersi cosciente, mentre l’astronave compie un atterraggio regolare. Gli altri uomini dell’equipaggio sono svenuti, ma, appena ripresi i sensi, si scagliano contro il loro comandante. E’ però questione di un attimo e poi tutti, lentamente, ritornano coscienti. Uno dell’equipaggio, però, ancora in preda al misterioso raptus esce dall’astronave, ma viene raggiunto dal Comandante e dai suoi uomini. Anch’egli, ripresosi, non è assolutamente cosciente di quanto è accaduto.
L’atmosfera del pianeta, velato costantemente da nebbia e da gas, si rivela comunque respirabile. Mentre il radar di bordo sta cercando l’astronave gemella, la Galyous, Mark cerca di fare il punto della situazione con il suo equipaggio.
Mark: “D’accordo… è una faccenda misteriosa, ma ora stiamo calmi, cerchiamo di esaminare e di capire cosa è successo. Dunque: i controlli automatici erano completamente impazziti, sapremo forse il perché quando Wess avrà dato un’occhiata alle registrazioni. A un tratto la forza gravitazionale è aumentata in modo pazzesco…”
Kell: “Ed è arrivata a 40G, una forza che soltanto un pianeta con una massa mille volte superiore a questo potrebbe emettere….”
Mark: “E tutto ciò non è niente: quando avete perso conoscenza e io già pensavo di sentire la nave schiantarsi, questa forza è cessata. Siamo atterrati dolcemente e poi…”
Kell: “E se tu non avessi resistito noi ci saremmo certamente uccisi…”
Mark: “E’ un vero mistero. Voi che ne pensate Professor Karan?”
Karan: “Non so, non riesco a capire. E’ noto che una forza gravitazionale superiore a venticinque G uccide chiunque in pochi secondi…”
Una voce esce dall’altoparlante: è la Galyous che chiama. Il visore a infrarossi permette di vedere che l’astronave gemella si è posata subito dopo una palude infuocata. E’ impossibile decollare per raggiungerla perché una forza sconosciuta tiene ancorata la nave al suolo del pianeta. Non resta, quindi, che recarvisi a piedi ed è ciò che gli astronauti fanno attraversando la palude di fuoco. L’interno della nave spaziale è un cimitero: anche lì è successo, in forma ben più grave e definitiva, ciò che per poco non coinvolgeva anche la Argus, la nave di Mark.
Mark: “…questa follia che ci aveva invaso tutti non è un fatto accidentale, è stata voluta… cerchiamo e lo sapremo.”
L’esplorazione completa del veicolo porta a una sconcertante scoperta: tre uomini della Galyous sono scomparsi, i loro cadaveri non sono accanto a quelli dei loro compagni. Il Comandante viene trovato morto accanto al “Deviatore di Meteore”, un’apparecchiatura importantissima e vitale nei voli spaziali: senza di essa le astronavi correrebbero un pericolo mortale avventurandosi lungo le vie del cosmo. Forse, colto dal misterioso raptus, il comandante della Galyous ha distrutto il prezioso apparecchio rendendo in questo modo inservibile l’astronave. Avvolti in fogli di plastica trasparente i cadaveri vengono sepolti in fosse scavate sulla terra del pianeta e chiuse con delle lastre di metallo sopra le quali ci sono delle strane aste lavorate che probabilmente hanno le funzioni di croci.
Il Comandante e i suoi uomini esplorano i dintorni mentre un uomo dell’equipaggio, che è stato posto di guardia all’esterno della Galyous, nei turbini di vento che sollevano larghe volute di nebbia, ode una voce che lo chiama… Quando Mark e gli altri tornano non lo trovano più. Le sorprese però non terminano qui perché sono scomparsi anche i quattro corpi chiusi nella sala comando della Galyous il cui meccanismo di apertura era bloccato dall’interno.
Intanto una scena allucinante si sta svolgendo nel luogo della sepoltura: i cadaveri lentamente riprendono vita e rompono i loro involucri per poi allontanarsi nelle tenebre.
Giunge il turno di riposo sull’astronave Argus. Il Comandante sta commentando il pericoloso tentativo di alzarsi dal suolo del pianeta che verrà compiuto domani, quando all’improvviso scorge Wess (Angel Aranda, 1934 – 2000), il quale cammina come in stato di trance e si avvicina al Deviatore di Meteore.
Mark lo scuote e l’astronauta sembra ritornare cosciente.
Wess: “Che cosa è successo? “
Mark: “Stavi cercando di disinnestare il Deviatore di Meteore.”
Wess: “E’ assurdo! Perché volevo farlo, come è possibile?”
Mark: “Non ci capisco niente neanch’io, ti assicuro… Ti rendi conto di che stavi facendo?”
Wess: “Sì… sì, certo… Ero completamente cosciente, capivo tutto…”
Mark: “Cosa?”
Wess: “Qualcosa mi spingeva a farlo. Cercavo di oppormi con tutte le mie forze, ma era inutile, Mark, dovevo disinnestare il deviatore.”
Mark: “Ma perché, Wess, perché?”
Wess: “Non lo so… era come se… un altro essere lottasse nella mia mente cercando di prenderne il controllo.”
La possibilità che creature senzienti cerchino di controllare gli astronauti quando essi dormono o si trovano in stato d’incoscienza, comincia a farsi strada nelle loro menti per cui decidono di riposare a turno, per non essere colti di sorpresa dal misterioso, invisibile nemico.
Poco dopo gli uomini di guardia attorno alla Argus scorgono degli strani bagliori globulari e mettono in allarme tutto il resto dell’equipaggio e mentre stanno discutendo sul misterioso fenomeno, un’altra guardia viene colpita e uccisa.
Riunitisi all’interno dell’astronave i superstiti discutono lo strano fenomeno dei globi luminosi e il Dottor Karan (Fernando Villena) avanza una teoria.
Karan: “…può anche darsi che abitanti di questo pianeta vivano su un differente piano di vibrazione. Uomini di carne e ossa come noi non possono vederli, tranne in certi momenti, guardando di traverso, con la coda dell’occhio…”
Un altro allucinante fenomeno si presenta quando Tiona (Evi Marandi) sta registrando i dati sulla guardia morta. Voltatasi di scatto mentre stava completando le analisi di laboratorio vede il “cadavere” ritto in piedi dinanzi a lei: alle sue urla accorrono Mark e gli altri, ma Tiona viene creduta in preda a un esaurimento nervoso perché il corpo è sempre immobile accanto a lei e, il giorno dopo, esso viene sepolto nel solito modo.
Durante un ulteriore giro d’esplorazione, Mark e Sanya (Norma Bengell, 1935 – 2013) scoprono una nave spaziale dalla forma aliena: lo stato in cui si trova ne rivela l’età e il lungo tempo che la vede giacere lì, sul pianeta. I due penetrano al suo interno, seduto a una specie di tavolo gli astronauti vedono lo scheletro di un umanoide di gigantesche proporzioni e proseguendo nelle loro esplorazioni i due entrano in una grande sala dalle luci pulsanti, scoprono una sorta di torcia elettrica e ascoltano provenire da un macchinario una voce greve e misteriosa (in realtà semplicemente una registrazione estremamente rallentata). La gigantesca porta dalla quale sono entrati si chiude e l’aria comincia a essere aspirata dalla stanza. Tenendo in mano la torcia percorsa da corrente ad alto voltaggio, Mark riesce a far riaprire la paratia e a uscire, ma l’uomo lasciato di guardia all’esterno è scomparso.
Nella speranza che egli sia tornato sull’Argus per chiedere aiuto, i due ripercorrono la strada in senso inverso, ma arrivati all’astronave, devono amaramente constatare che il loro compagno è scomparso mentre, ancora una volta vengono avvistati degli astronauti morti, o ritenuti tali, da parte di alcuni dei superstiti.
Strettissimi turni di guardia vengono allora stabiliti attorno alla nave spaziale mentre Wess sta completando il lavoro che permetterà ai superstiti di decollare al più presto. Il controllo esterno dà i suoi frutti: due dei compagni ritenuti dispersi si avvicinano all’Argus e Mark si fa raccontare la loro avventura nella quale dichiarano di aver lottato contro esseri invisibili. Una volta terminato il racconto Mark li manda a riposare a turno, secondo le nuove disposizioni. Durante la notte i due scompaiono e Mark ne sorprende uno, Nortek (Mario Morales: Eldon nella versione americana), mentre sta tentando un nuovo sabotaggio. Nel corso della rapida colluttazione la chiusura della tuta di Nortek si apre rivelando un corpo sanguinante nel quale la vita non sarebbe più possibile, a meno che…
Nortek: “…io sto semplicemente usando il suo corpo: è un abitante di questo pianeta che vi parla. Prima che sia troppo tardi vi diamo ancora una possibilità. Noi abbiamo fatto in modo che parecchi di voi si uccidessero l’uno con l’altro perché avevamo bisogno dei loro corpi, ma non siamo dei mostri, stiamo cercando di salvare la nostra razza…”
Karan: “A spese nostre…”
Nortek: “Al nostro posto non fareste altrettanto? Non ha forse sempre agito in questo modo la vostra razza nel corso dei secoli? Noi dobbiamo combattere per sopravvivere, anche con i mezzi più disperati. Esistiamo su un diverso piano di vibrazione del vostro, con tutti i poteri e i limiti di un’esistenza come questa. Noi non possiamo costruire astronavi e il nostro… è un sole morente… e quando morirà… moriremo anche noi. E’ per sopravvivere che vi abbiamo chiamato: la nostra emittente di energia ha trasmesso segnali per secoli, una volta era molto potente, ma ormai si va esaurendo… il nostro sole non ha più forza di trasmettere. Fortunatamente siete arrivati in tempo…”
Karan: “Dunque, il vostro messaggio era solo un’esca?”
Nortek: “Sì.”
Karan: “Ce lo avete inviato… per prendervi la nostra nave.”
Mark: “Avevate già provato con altri…”
Nortek: “Sì.”
Sanya: “Quelle astronavi… di un altro sistema.”
Mark: “E vi servono anche corpi senza vita…”
Nortek: “No. Abbiamo solo bisogno di corpi che non ci oppongano la loro volontà, che non lottino contro di noi. Indubbiamente la morte… è il più totale annullamento della volontà.”
Mark: “Ma anche se acconsentissimo ad aiutarvi come potremmo farlo? Una sola astronave non può certo trasportare nello spazio tutta la vostra razza.”
Nortek: “Basta che uno solo di noi raggiunga il vostro pianeta e gli altri potranno… seguire la strada che lui aprirà…”
Mark: “Non ci sottometteremo mai a dei parassiti!”
Nortek: “Unendoci simbioticamente a voi saremo un corpo solo e non esisterà nessun parassita. Venite con noi e anche voi vi salverete. Noi non vogliamo la vostra morte, raggiungeremo insieme il vostro pianeta.”
Mark: “Voi non ci arriverete mai!”
Nortek: “Ci stiamo riuscendo, Mark. Keir è già fuggito col vostro Deviatore di Meteore, mancava solo quello alla Galyous per riprendere la via del ritorno. Allora, prima che io esca da questo corpo, che cosa rispondete?”
Mark: “No, mai! Piuttosto moriremo tutti per salvare la nostra razza!”
L’alieno abbandona il corpo di Nortek che cade a Terra.
Mark: “Wess, tu hai la chiave rossa dei detonatori atomici, eccoti quella verde: prendi tre cariche di plutonio.”
Tiona: “Che cosa hai intenzione di fare?”
Mark: “La Galyous deve saltare in aria con il suo carico di morti viventi, ma prima avrò recuperato il nostro Deviatore. Wess, Quando finirai il lavoro?”
Wess: “Devo soltanto sistemare l’accensione fotonica, tutto il resto è fatto.”
Mark: “Bene, tu resterai solo nell’astronave, gli altri verranno con me. Appena saremo usciti chiudi il portello e i compartimenti stagni e accendi i televisori. Non appena ci vedrai tornare aziona l’accensione; penseremo a sistemare il Deviatore quando saremo già in volo.”
Wess: “Vi esponete a un grave rischio…”
Mark: “Vorrei che fosse il solo che dobbiamo correre da qui alla partenza, ma non abbiamo altra scelta. Vai, prendi le cariche…”
L’equipaggio superstite esce diretto verso la Galyous e, dopo una breve marcia, la raggiungono: si scatena una battagli a colpi (poco convincenti, in realtà, perché sono mancati i soldi per disegnarli sul fotogramma) di disintegratore: un vero inferno di fuoco. Mark e Sanya si dirigono verso la loro nave con il Deviatore recuperato e dopo aver minato la Galyous. Quando giungono nei pressi della Argus sono rimasti solo loro. Salgono a bordo, l’astronave parte rapidamente e solca gli spazi allontanandosi dal pianeta maledetto. Wess è andato a riposare quando, colto da un improvviso timore, si sveglia e intravede Mark dietro la paratia, apre completamente gli occhi ma non scorge più nessuno, L’astronauta si precipita da Sanya.
Wess: “Sanya, se non fossi certo di essere stato sveglio giurerei di aver sognato…”
Sanya: “Perché, che è successo?”
Wess: “Stavo quasi per addormentarmi quando ho sentito, nel corridoio, dei passi leggeri avvicinarsi alla porta…”
Sanya: “E poi?”
Wess: “La porta… è stata aperta, lentamente, come da uno che fosse indeciso se entrare o no…”
Sanya: “Ed è entrato?”
Wess: “No, Sanya.”
Sanya: “Allora non hai visto chi era…”
Wess: “Sì… l’ho visto… stringeva il fucile nelle mani… il suo volto si rifletteva nella parete di metallo…”
Sanya: “E chi era, Wess?”
Wess: “Forse tu non mi crederai, Sanya, e vorrei tanto essermi sbagliato, ma era proprio lui: Mark! E’ lui, Sanya, stava lì fuori, in agguato, ma perché? Chissà… forse voleva uccidermi…”
Sanya: “Allora, che cosa ne concludi?”
Wess: “Purtroppo, Sanya, la conclusione è una sola: anche Mark è controllato da loro.”
Sanya: “Impossibile, andiamo a vedere.”
Entrano nella cabina di guida, Mark è ai comandi e, all’apparenza tutto sembra normale. Sanya chiama Mark che è chino sui comandi.
Sanya: “Mark… Wess ha scoperto chi siamo.”
Il Comandante si volta verso di loro sorridendo.
Mark: “Non aver paura, Wess, nessuno vuol farti del male, non ho intenzione di ucciderti…”
Wess: “Tu… tu sei uno di loro… e anche tu, Sanya… è orribile… tutti e due!”
Sanya: “Devi diventare come noi, basta che tu lo voglia. Uno dei nostri può ancora raggiungerti e darti la sua meravigliosa complessità interiore.”
Wess: “No… no! Il mio mondo non cadrà mai in mano vostra!”
Mark: “Forse no, ma non sarai tu a impedircelo.”
Wess: “Sì… sì… ve lo impedirò, ve lo impedirò!”
Esce di corsa dalla sala di controllo e si dirige verso il Deviatore di Meteore calandovi sopra una pesante sbarra di metallo che lo riduce a pezzi. La scarica che ne segue è fatale per il povero Wess. L’astronave prosegue la sua corsa nello spazio.
Mark: “Troppe meteore e il deviatore è saltato… non arriveremo mai sul loro mondo per aprire la strada a quelli che ci seguiranno.”
Sanya: “Che facciamo, allora?”
Mark: “Scenderemo lì, su quel pianeta…”
Il visore davanti a loro inquadra la Terra che galleggia ignara nello spazio.
Mark: “Non c’è altra soluzione: potremmo disintegrarci da un momento all’altro. Ho già fatto l’analisi con la sonda spaziale, laggiù l’atmosfera è respirabile: è il terzo pianeta di una stella che noi chiamiamo Sol, così piccola che non è neanche segnata sulle nostre carte di astronavigazione.”
Shanya: “Ma credi che ci saranno degli umanoidi per entrare nei loro corpi?”
Mark: “Sì, anche se è un pianeta giovane, nello stadio iniziale della sua evoluzione, io penso che vi esista la vita. Inserisci il visore telescopico.”
L’immagine mostra i grattacieli di New York.
Mark: “Ecco, vedi? E’ proprio una civiltà primitiva… solo degli umanoidi possono aver costruito delle case così: fatte ancora in cemento e acciaio…”
Sanya: “E come credi che ci accoglieranno?”
Mark: “Spero bene… per loro!”
L’Argus si dirige verso la Terra…
La trovata finale è indubbiamente molto originale, almeno nel linguaggio cinematografico: lo spettatore viene volutamente e abilmente ingannato durante tutto il film sulla provenienza di coloro che, subito e inconsciamente egli identifica come terrestri e ingannato allo stesso modo fu il critico del Corriere della Sera che, all’epoca, ritenne quella attirata sul pianeta una spedizione terrestre… A una seconda e più attenta visione ci si accorge, però, che, per esempio gli astronauti non menzionano mai la Terra, ma parlano de “il loro mondo” o “il loro pianeta”, misurano il tempo in un modo diverso dal nostro e le croci sono diverse dalla norma: particolari che, a tutta prima, vengono interpretati solo come il segno di un’evoluzione futura, si rivelano, in realtà, come propri di una diversa razza pur simile alla nostra ma proveniente da un pianeta più evoluto.
La recitazione, pur dai toni eccessivamente enfatici in certi momenti, è discreta, l’ambientazione è sufficiente, visto che il regista Mario Bava aveva a disposizione soltanto un teatro di posa e due rocce finte prese da un peplum appena girato. Le tute spaziali, spaventosamente simili a quelle dei sub, sopportano comunque un rapido esame per cui, tutto sommato un tentativo onorevole dotato peraltro di una forza e di un’originalità del tutto nuove e che, probabilmente, anche se non è accertato, attrasse la conscia o inconscia attenzione dei soggettisti di Alien che copiarono alcune sequenze e idee per il loro film e questo perché la pellicola di Mario Bava ha girato negli Stati Uniti sotto diversi titoli: Demon Planet, The Haunted Planet, The Haunted World, The Outlawed Planet, Planet of Blood, Planet of Terror, Planet of the Damned, Planet of the Vampires, Space Mutants e Terror in Space e fu apprezzato, meritatamente, dagli appassionati.
(1 – continua)