OLTRETOMBA, IL SUPERMARKET DEL PORNO ALDILÀ

1 giugno 1971, esce il n. 1 del tascabile Oltretomba della Ediperiodici. La collana è una sorta di gemello di quel Terror che esce dal 1 novembre del 1969. Anche Oltretomba presenta delle storie a fumetti autoconclusive, imperniate su tematiche orrorifiche e necrofile assai spinte per il periodo. Lo stile si rifà al gotico italiano degli anni ’60 o al grezzume di quello spagnolo, esasperando le situazioni morbose e scadendo nel porno più frenetico (non manca nulla, dalla zoofilia, agli incesti d’ogni tipo, agli istinti pedofili). Il marchio diverrà uno dei più conosciuti e longevi tra i porno/horror fumetti neri dei ‘70. Tra gli sceneggiatori il prolifico tuttofare Giorgio Pedrazzi, Ennio Missaglia, Dino Legnetti, Paolo Ghelardini, Carmelo Gozzo. Tra i disegnatori: Ferdinando Sacconi, Ivo Milazzo, Dino Simeoni e numerosi talenti spagnoli, a loro agio nelle atmosfere di fantaterrore marcio del fumetto. Alle copertine si segnalano Carlo Jacono, Sacconi, Aller e quel Mario Caria di quasi tutti i Racconti di Dracula, che con la sua grafica anni ’60 riprende e ri-propone vecchi soggetti, miscelandoli ai nuovi stimoli dei primi Ottanta (vedere la copertina del numero 250, con una discinta e popputa simil Serena Grandi in giarrettiera che si carezza dinanzi a due zombi palestrati!) Queste le referenze.

Apriamo ora lo scrigno di quelle meraviglie!

Orgia di sangue n. 25, una copertina splendida che ci azzecca nulla con l’albo. Ambientazione passatista, in costume, nel 1790. Nebbia e nubi avvolgono Londra e agevolano l’ardore di un misterioso assassino nerovestito che decapita le sue vittime. Il maniaco ha uno scopo preciso, una vendetta da compiere. Tra orge e maciullamenti si arriverà all’epilogo thrilling.

Le statue morte, n. 15. Londra, primi del ‘900. Un pazzo ha il potere di pietrificare le persone, condannandole a una morte atroce. La polizia indaga e, nel tempo libero, si diletta a violentare le belle passeggiatrici della notte. Vaghi afrori di necrofilia aleggiano tra le pagine.

Torquemada ’70. Si inizia col riepilogare le gesta del personaggio storico, l’inquisitore spagnolo vissuto nel ‘400 a Siviglia. Poi saltiamo dentro il mondo dei ’70, con uno scrittore mezzo fallito intento a scrivere un libro sul personaggio storico (vorrebbe fare qualcosa di simile al bel lavoro di Bataille su Gilles de Rais). Ovviamente la scrittura non ingrana e il nostro si aggira nel suo appartamento rimbrottando la bella (e trascurata) fidanzatina; finirà col trafugare una vergine di Norimberga da un museo degli orrori e ammazzarci la cameriera ninfomane. Il delitto gli spalancherà le porte della scrittura e lo porterà a commettere altri delitti. Uno psychothrilling interessante e godibile.

La lunga agonia di Patty, n. 21. Copertina di rara bellezza. Un baro professionista, uno che perde sempre, perde tutto e si copre di debiti. Un museo egizio, delle mummie. Il baro preleva una prostituta dalla strada, Patty, la avvelena e la mummifica: l’idea è di venderla a certi collezionisti, spacciandola per un cadavere essiccato dai millenni. Il gioco riesce, la vende a un riccone appassionato di robe antiche, riccone che subito pensa di portarsi a letto la mummia e scoprire l’arcano. Intanto il baro compirà altre malefatte, perseguitato dallo spettro di Patty. Ecco, la tematica del morto che torna a perseguitare i vivi è alla base di una buona fetta di questi fumetti, forse unico retaggio conservatore della collana, dopotutto arte popolare prodotta per la periferia della nuova classe (ex)povera, appena urbanizzata, rinchiusa dentro i casermoni di cemento scintillante dei nuovi sobborghi.

Oltretomba n. 98, Il mostro della lussuria. La copertina si apre sul culo granitico di una bella bionda, già irretita dal mostro nella bara. La trama è quella pietrificata nell’immagine di apertura: Bucarest, una clinica per nevrotiche, una donna giovane e bella, di buona famiglia, affetta da erotomania acuta che si infila le bottiglie nella vulva; il bel psichiatra con barbetta la cura, se ne innamora, la sposa; come viaggio di nozze vanno in Transilvania e incappano nella cripta di uno stregone pietrificato; lei è attirata dal fallo di pietra scolpito sopra la bara, la apre e ci trova dentro il mostro di Frankenstein con le fattezze di Boris Karloff e un pene da asino ghiacciato. La ninfomania torna a scatenarsi e, per ogni amplesso con l’essere, qualcuno ci rimette la crapa. Grande numero di eros & thanatos, potrebbe essere benissimo il soggetto per un film apocrifo di Paolo Solvay o Sergio Garrone. Ottimi anche i disegni.

Oltretomba n. 227, La prostituta delle tombe. Anche qui abbiamo il tema della morta che ritorna dall’aldilà per vendetta. L’uomo che causa tutto il male è il solito imbroglione finto borghese con baffetti e gruzzolo in banca, uno disposto a tutto pur di riuscire nella sua etica calvinista dell’uomo di successo; ciò che piace (e molto) di questo albo è la copertina, citazione colta di Fascination di Jean Rollin, con Brigitte Lahaie, uscito, come il fumetto, nel 1980. La prostituta  delle tombe avanza con la sua divisa da eroina surrealista, pronta a praticare fellatio a chiunque si avvicini alla sua tomba!

Oltretomba n. 18, E’ la notte di Matilda. I primi numeri di Oltretomba presentano un legame maggiore coi classici gotici italiani degli anni ’60. Questo potrebbe essere benissimo un gotico minore, con un playboy che si ferma in un autogrill e, prima si fa raccontare una storia di streghe e processi avvenuti nel luogo, poi si fa la figlia del proprietario ed è costretto a scappare sotto la minaccia della lupara; ovviamente scoppia il classico temporale e lui deve trovare riparo in una vecchia magione, luogo appartenuto alla strega. La situazione ricorda un pochino Estratti segreti di una capitale europea. Il playboy trova un vecchio servitore intento a evocare il fantasma della strega e possederla su un catafalco funebre appositamente approntato. Ma la donna di Satana non ne vuole sapere della vecchia mummia in livrea e opta per il giovane, trascinandolo così in un incubo terrificante. Insomma un gotico ambientato nei primi anni Settanta, che gioca proprio tra le regressioni del genere (la villa isolata, il temporale, le candele, i catafalchi, le evocazioni e la cornice storica dell’inquisizione con tanto di strega che brucia sul rogo e lancia la sua maledizione al volgo) e le location tutte italiane (in questo i soggettisti della collana dimostrano maggior coraggio rispetto agli scrittori de I racconti di Dracula, costretti ad ambientare le loro trame sempre in terre straniere).

Oltretomba n. 58, Le tragiche notti della candelora amplifica quanto detto sul rapporto col cinema gotico italiano di allora. La copertina è un collage di situazioni e citazioni (la più evidente è quella della strega del film La notte dei dannati) e l’albo assai curato, sia nei disegni che nella trama. Abbiamo ancora una giovane ragazza in viaggio su una Mini. La tregenda la costringe a fermarsi in un albergo, dove, insieme a una giovane hippy raccolta per strada, viene servita da una vecchia misteriosa velata di nero. L’arrivo nella locanda farà sprofondare la ragazza in un mondo arcano, ancestrale, privo delle comodità del mondo moderno. La macchina non funzionerà più, così la luce elettrica cederà ai bagliori delle candele e strane processioni funebri scorreranno fuori dalle finestre polverose. Le due ragazze (qui siamo in un porno fumetto e quindi possiamo prenderci qualche licenza) avranno una relazione lesbica, spiate da una strana vecchia e un’apparizione del maligno con tanto di corna e piedi caprini. Volendo potrebbe bastare. La ragazza da sola in viaggio. Le apparizioni. I sabba. Il maligno. Le lesbicate. Le candele. La regressione del moderno, di un’Italia che ormai vive di luce propria e si fregia di città satelliti, suburbane, plastificate da una vita più facile, ottimista, da varietà televisivo. Eppure, oltre i casermoni e le segnaletiche art degli hotel, permane dietro la facciata pubblicitaria un grumo di casa stregate, case coloniche e maledizioni ancestrali parcheggiate accanto alle Mini o alle Fiat 850 coupé. E su questi contrasti, il glamour vintage della copertina basta a toccare il capolavoro.

Oltretomba n. 12, La bara della bambola ha una cover stupenda e spero che il boss Longoni la rintracci così come tutte le altre, perché un conto è sorvolare le mie sciocchezze, altro quello di perdersi tali e tante opere dell’ingegno umano. Il tema del fumetto è quello delle bambole, dei manichini. Siamo a Parigi, nel 1781, a un passo dal ciclone rivoluzionario. In un bordello, in fondo simile a un collegio, con le ragazze dedite ai loro compiti, coi loro orari e le camerette ordinate, arriva un prestigiatore negromante, uno che trasforma arti di cadaveri in bambole vive. L’uomo troverà ospitalità nel bordello/collegio e presto le ragazze inizieranno a morire una a uno o a giacere col prestigiatore. Nel finale, al cimitero degli innocenti, i manufatti si rivolteranno contro il loro sadico creatore. Orazio: “Tu che mi comandi sei schiavo di qualcun altro, misero, e sei guidato come un legno che si muove su impulso di mezzi altrui”. Da segnalare come i nobili parrucconi (ancora un pochino con la testa sul collo) che frequentano le puttane somigliano a tante mummie incipriate, simboli di una borghesia già imbalsamata e putrefatta, prigioniera, come le marionette, dei propri ruoli sociali. W la Rivoluzione!

Oltretomba n. 38 L’idrofoba. Edimburgo, un baronetto viziato e vizioso, un cane da competizione aggressivo e classista (ammazza barboni e vagabondi che si aggirano nei boschi del nobile). Sin dalle prime pagine capiamo di essere nel 1972, perché la storia prende tinte pedofile, oggi da galera per l’editore, il disegnatore e lo sceneggiatore (e forse pure per il lettore): la figlia del nobile, una ragazzina da scuole primarie, viene frustata sadicamente dal padre sul culo e si capisce che l’uomo si eccita parecchio, poi, rimasta sola, arriva il cane che inizia a leccarle il deretano; il duca intanto si ripassa la governante, costringendola a vestirsi come la moglie morta. Tra zoofilia e finte morti, si scoprirà una perversa macchinazione ordita in un piccolo cimitero di campagna.

La figlia dei lupi, n. 26, ha una gran bella copertina, col volto di ¾ di Chris Lee preso dal manifesto del film Hammer Il mostro di sangue di Vernon Sewell – manifesto a sua volta riciclato da quello del Dracula di Fisher. La trama del fumetto è quella di un gotico classico, con belle dame  che prediligono la lingua dei cani e donne decrepite che lavano i corpi di giovani morte nei sotterranei di un qualche castello.

N. 124, Il massacratore solitario, è ambientato in Scozia, dove il paesaggio s’abbuia sugli animi dei pescatori. Un maniaco nerovestito sega gambe e braccia a delle giovani locali. La polizia brancola nel buio. Pare di essere dentro i primi movie di Jess Franco, in particolare Grintos en la noche. Il maniaco è uno del posto, celato sotto spoglie mansuete. Ma chi è? Altre gambe segate e tavole disegnate sui criteri ortografici del thrilling, con iperbole su occhi spalancati, dettagli macabri. La paura dilaga. Albo molto bello fin dalla copertina.

Il n. 137 Il cadavere assassino ha una trama curiosa e mostra di conoscere gli ultimi sviluppi nel cinema dei living dead (siamo nel 1976). Verso la fine della lettura, capiamo che il modello è lo splendido film di Jorge Grau Non si deve profanare il sonno dei morti, con uno zombi singolo che s’aggira nelle campagne e aggredisce che gli capita a tiro. La coppia di protagonisti si rifà a quella della pellicola, però con alcune modifiche hard: chiusi nella loro villetta, i due sperimentano giochi libidinosi con la serva per dimenticare le ricerche agricole di lui. Di contorno: scambi di coppia e due mocciosi che si masturbano nel folto del bosco prima di essere sventrati dallo zombi catatonico risvegliato dall’apparecchiatura anti-parassiti.

Oltretomba n. 17 La droga dei cadaveri ha spunti interessanti. Un dottore ha trovato un modo per riportare in vita i morti. Somministra le sue fiale a spoglie di nobili e servi della gleba, con risultato di protrarre la curtis nell’oltretomba; i pezzenti infatti sono rinchiusi nel cimitero adiacente al castello e costretti a putrefarsi senza morire per l’eternità; la coppia di baroni, invece, tra i velluti e i vestiboli riccamente adornati, conducono una vita fintamente normale e costringono il doctor a rifornirli in esclusiva con le preziose fiale. L’arrivo di una servetta porterà scompiglio tra i living dead. Da notare che, quando gli effetti della droga svaniscono, i morti iniziano a squamarsi in identica maniera ai mesmerizzati del Dylan Dog n. 7. Altra nota: la trama di questo fumetto del 1972 verrà ripresa per il romanzo Schiava dei morti della serie Romanzi dell’orrore.

Oltretomba n. 63 Polvere sei, zombi diventerai! presenta le prime (siamo nel 1973) connessioni col vudù haitiano, prima di Zagor e Fulci. Una specie di fantasma dell’Opera s’aggira nei pressi di una clinica e ruba sacche di sangue per il proprio sostentamento. E’ un morto vittima di un rito che l’ha condannato a vagare per l’eternità. Anche lui, come altri mostri del pornofumetto, presenta inclinazioni carnali assai spiccate e più che al cannibalismo pare tentato dai deretani burrosi delle giovani nei parchi.

Oltretomba n. 129, Lingua di cane. La copertina spiega meglio di mille parole. La trama è un miscuglio di cose: dal film Bestialità con Eleonora Fani, al dottor Jekyll/Hyde, che qui dirige una scuola per far rinsavire le ragazzine con istinti bestiali. Con lui una direttrice con la frusta identica a Pam Grier. La ragazzina da raddrizzare è una altolocata, sorpresa dai genitori mentre si fa leccare la passerina dal molosso di casa. E già qui l’89% dei lettori chiuderebbero l’albo. Proseguono solo i pazzi, i depravati e gli invertiti. Torniamo alla ragazzina nel collegio di Hyde. La sottopongono ad ogni bestialità e lei s’impicca. La madre altolocata, sentendosi in colpa, prende il vizio della bimba e fa posto nel letto al molosso leccatore. Non finirà qui.

Oltretomba n. 210, L’amica erotica. Copertina erotica e misteriosa. Una donna arpia e una mulatta capovolta, con le gambe spalancate e una luce accecante che fuoriesce dalla vagina! In realtà l’albo è una trasposizione fedele (solo maggiormente spinta) del romanzo vampiresco Carmilla. Il fumetto pesca a piene mani dal romanzo breve di Le Fanu e lo adatta visivamente, seguendo le direttrici del film di Camillo Mastrocinque La cripta e l’incubo. Curioso questo recupero di un testo classico del gotico nel 1980. Sicuramente l’albo, la collana e le ambientazioni ottocentesche sono ormai fuori moda, meno efficaci rispetto ad altre collane dello stesso Barbieri, penso allo Sconosciuto di Magnus o al Necron sempre di Magnus.

Oltretomba n. 16, Il mulino misterioso. Splendido gotico classico ambientato tra le verdi brughiere d’Irlanda e un vecchio mulino maledetto infestato dallo spettro di una ragazza morta per amore. Splendidi i disegni di Tacconi, che già nel 1971 era un maestro del disegno.

Oltretretomba n. 10, Lo strangolatore di Soho. La copertina ci riporta alla Londra nebbiosa di Jack lo sventratore. Invece la trama è differente e racconta di una giovane (vergine e ingenua) ragazza innamorata che viene rapita da dei gaglioffi. I bruti sono al servizio di alcuni nobili, usi a rapire, ubriacare e stuprare le verginelle dei quartieri poveri. La giovane viene abusata persino dal maggiordomo della casa, ma qualcosa la ridesta e, dopo aver evirato il servo sodomita, ella lascia la dimora e s’introduce nel vicino cimitero, dove una morta (anche lei brutalizzata dai nobili) la istruisce. Da qui la giovane diventa un’assassina strangolatrice e porta avanti la sua vendetta. Nel finale la vediamo recarsi al cimitero e giacere nella bara col cadavere della donna che l’aveva aiutata. La ragazza si struscia sulle carni putride e le bacia!

Oltretomba n. 171, Spiritismo. In copertina il Peter Cushing scheletrico de I racconti del terrore. La storia è molto interessante e pesca nel sottomondo dello spiritismo ottocentesco, con Houdini che smaschera una medium, rovinandole la piazza. La donna allora paga dei malandrini per gonfiare di botte il mago. Houdini muore dopo poco e la finta medium può riprendere a truffare i gonzi; ciò nondimeno la ex di Houdini è rimasta sola la notte e non ha più chi la riempie. Chiede allora alla medium di evocare lo spettro dell’amante morto e la malandrina architetta un piano per far trombare la giovane da un finto spettro pescato negli angiporti di Boston. Il culmine della finezza è quando la medium chiede al compare di mostrarle la merce e inizia a succhiarlo come una fanatica, chiedendo di ricevere il suo seme in faccia!

Oltretomba n. 7, Cuore di Cane, si ispira alla novella di Bulgakov, riletta in chiave zozza. Ciò che ci interessa è la copertina, sorta di sintesi estrema dell’intera collana: una bara, una morta adagiata e desnuda, un teschio che emerge dalle tenebre e una ragazza a testa in giù, anch’essa nuda, che penzola inerme. Il resto è poesia sadiana del colore. Credo che molta gente sia diventata necrofila dopo aver letto questi fumetti sublimi!

Oltretomba n. 4, Il necrofilo. Si parlava appunto di necrofili. La copertina non è affatto allusiva. Oltretomba è una collana che non va per il sottile. Un tizio dall’aria infoiata si avvicina a una ragazza adagiata su un letto viola. Attorno a loro dei grossi ceri spenti. La ragazza è morta o finge soltanto di esserlo? Questa la copertina. All’interno le cose cambiano un pochino. Tranquilli, il necrofilo c’è e fa quel che deve fare, pur tuttavia l’intreccio è congeniato come un thrilling degli anni ‘70. Tutto inizia con la morte della ninfomane del paese. Molti degli uomini della Provenza erano stati con lei. Al funerale non va nessuno e le donne del paese sentono di essersi levate un peso. Poco dopo iniziano strane morti, legate alla ninfomane. Qualcuno dice di averla vista in giro. Possibile? Si scoprirà che è tutta una macabra messinscena. Del necrofilo appunto. Finirà con un inseguimento automobilistico.

Oltretomba n. 13, La notte degli orrori. Copertina splendida. La storia (il fumetto esce nel 1971) pare uno dei gotici con Paul Naschy e l’hombre lobo spagnolo. Sicuramente lo sceneggiatore aveva in mente quei modelli.

Oltretomba n. 248, Espiazione. Numero alto. Copertina splendida. Potrebbe essere uno dei soliti gotici con la ragazza morta che torna per vendicarsi. L’immagine immortala una ragazza legata in una specie di fienile. La vediamo con le vesti stracciate, il volto straziato, l’occhio divelto e il sangue copioso che invade il seno. In primo piano il volto bluastro di una ragazza dai lunghi capelli biondi, capelli che sembrano impastarsi col grano fuori dal fienile. L’immagine non aiuta a collocare la storia. L’albo esce nel maggio del 1982 e la collana Oltretomba si avvia a varare un cambio grafico che la accompagnerà negli ultimi anni di uscita nelle edicole. Rimaniamo su Espiazione. Non ci sono castelli, morte che rivivono per amore, vampire, zombi, licantropi, sodomiti. Nulla. Il 1982 è una data fatidica per i fumetti neri dei ’70. Vendono ancora bene, ma ci sono altre collane, altre mode. Il paninaro. Corna vissute. La poliziotta. Roba porno pesante. I soggettisti di Oltretomba non sanno più a che santi votarsi e persino i colleghi de I racconti di Dracula hanno chiuso i battenti. Allora ci si deve guardare intorno, cercare nuovi referenti. Al cinema è rimasto Fulci, coi suoi capolavori splatter. I vecchi maestri sono morti o hanno cambiato genere. Alcuni si sono ritirati. A chi votarsi, dunque? Inaspettatamente spunta fuori il nome di Stephen King, già Stephen King nel 1982. Espiazione non è altri che la trasposizione a fumetti de I figli del grano, racconto contenuto nella raccolta A volte ritornano e a sua volta ispirato da un romanzo pagano/rurale di Thomas Tryon, La festa del raccolto. La raccolta è il quinto libro di King e raccoglie storie scritte tra il 1970 e il 1975 e pubblicate su riviste come Cavalier, Penthouse, Cosmopolitan. Da I figli del grano verrà tratto un film nel 1984, ma l’Oltretomba è del 1982 e non può avvalersi della resa grafica di quella pellicola. Infatti gli sceneggiatori, pur rimando fedeli al racconto, ambientano la vicenda del fumetto in Nebraska nel 1866. Il resto è uguale all’horror moderno di King, lontano dagli stereotipi abituali della collana, solitamente impregnata dall’economia libidina sadiana, pregna di lussuria e ordine. Oltretomba prova nuove strade per rinascere, cerca di penetrare nei nuovi orrori consumistici degli anni ’80, ma non ci riuscirà, legata com’è a narrazioni bipolari, fatte di corpi sani e corpi mostruosi attinti da foie bestiali, corpi macchine menomati e iperpotenti – automatismi senz’anima di sesso-attività turbinanti.

Oltretomba n. 50, Le rosse pupille di Hilde. Albo iperbolico, intriso di libidine meccanica. La storia si svolge a Vienna nel 1908 e presenta il classico uomo senza qualità, un inetto, un impiegato postale con a casa una moglie castrante e paralitica, Hilde appunto. La donna è in procinto di morire e non perde occasione per soffocare la vita del marito inerme. Lui, per sfogarsi trascorre le sue serate con delle puttane. Quando la moglie muore è una vera festa. L’inetto organizza delle mega orge a casa sua, dei baccanali kolossal di sborr e spruzz, dove tutti i personaggi coinvolti sono iper-potenti, pronti a soddisfare un numero infinito di coiti – liberi da qualunque vincolo fisico, esasperati dall’attrezzistica dello stupro e dei feticci di carne delle donne – tuttavia l’iper-potenza dei personaggi è l’im-potenza del lettore, frustrato dall’impossibilità di entrare negli esorcismi fantasmatici del fumetto. Ecco allora che le devianze, le storture, le brutture e le impotenze disegnate diventano subito dei feticci simbolici dell’impossibilità di consumare un atto sessuale con una donna senza pagare. L’albo a fumetti si compra e si consuma come una prostituta da strada – si consuma brevemente (in tram, in treno, in una pausa lavoro) nella masturbazione veloce e rinasce su un altro fumetto, su un’altra donna da comprare, su un’altra copertina coagulo di realismi fantastici.

Così è Hilde o l’Oltretomba n. 176, Il becchino, dalla copertina chiarificatrice. Il becchino/necrofilo, brutto, bestiale, scartato dal corpo-donna, lui cerca di riappropriarsi della sua soddisfazione entrando in un freddo obitorio verdino, coi tavoli marmorei e i corpi nudi adagiati sotto dei lenzuoli, sotto delle pieghe. Il becchino non resiste, non riesce ad aspettare, nemmeno chiude la porta e già ha le mani ai pantaloni, già se li slaccia, già pregusta quel che vuole fare. Già in questa copertina abbiamo un eros & thanatos grafico che fa emergere sull’altarino dell’edicola un nostro gusto perverso, un sogno represso che ognuno ha, sente. Il Fantozzi che è in noi si eccita nel riconoscersi nell’im-potenza del becchino, nella sua libidine consumistica che riduce le donne a merce e le compra come noi compriamo il fumetto nelle edicole, appunto. Il becchino della storia poi è da galera e abusa di una ragazzina, ha una collezione di cadaveri in cantina a cui pratica perette e inocula sieri anti-putrefazione per gonfiar loro le tette – la sessualità dell’albo (come quella dell’intera collana) è malata, piena di fantasie di morte, di vampirismo come simbolo di aggressione sessuale, pulsioni anarchiche, caotiche, sregolate, unite al fascino del fantastico, del mistero. La realtà quotidiana di questi fumetti, delle loro storie non è la nostra. Qui la putrefazione è un bene, un qualcosa da assaporare come un vino pregiato; qui da noi, nella dimensione che chiamiamo reale, oltre che da galera, è una minaccia, una fonte di caos e bacilli, di germi, uno stato biologico di repulsione e orrore nel vivente. Le elisioni di questi fumetti neri non sono psicanalitiche e le loro funzioni sono quelle di irretire, blandire, dare parziale soddisfazione a un lettore clandestino e reazionario, inquietato dalla Donna, sempre vista come mostro, sempre oscena, sempre al di là delle sue possibilità finanziarie. Questi fumetti sono merce povera, macchine libidiche d’evasione e frustrazione, testi limitati al puro guardare di uno sguardo fisso e castrato dal pudore delle convenzioni. Il punto di partenza è questo, oltre queste tavole di carta, prima, dopo, durante, vi è un bisogno bruciante di violentare e reprimere, di distorcere ed esprimere, raccontare per puro divertimento lo sfaldamento organico del nostro linguaggio sociale. Il fumetto porno horror ha il potere di deformare e ridurre il mondo, di stravolgere le didattiche del conformismo.

Oltretomba n.33, Tre zombi per una vergine del 1972, è una curiosa variante sul vudù. Un ricco mafioso cerca di convincere uno stregone a forgiargli degli zombi per la propria difesa personale. Lo stregone acconsente purché l’uomo gli procuri una vergine dentro la quale scaricare il proprio sperma freddo e oltretombale. Le cose andranno nel peggiore dei modi. Tuttavia è da segnalare che qui i morti tengono il pisello nei pantaloni e si comportano come quelli dei primi film in b/n con Bela Lugosi.

Oltretomba colore apre i battenti il 28 novembre del 1972 col numero Lycantropus. La collana offre sempre il medesimo impasto di passioni necrofile, incesti e occulto. L’unica variante è nel massiccio uso del colore, usato in modo psichedelico, in modo non dissimile da quanto aveva fatto Marco Rostagno sulle copertine del mensile di Gino Sansoni, Horror. Molti gli albi interessanti.

Oltretomba colore n. 4, Ossessione, è ambientato a Rotterdam nella primavera del 1779 e vede una coppia di sposini vogliosi acquistare una vecchia magione da una megera alquanto sinistra. La magione ha la classica stanza murata che contiene indicibili orrori. Qualcosa nel soggetto (e nella data, aprile del 1973) mi ricordano il bel film di Don Sharp La scala della follia. Su quel soggetto, gli autori della collana hanno inserito una degenerazione turpe di ammazzamenti, incesti e una inaspettata citazione dal Fedone di Platone, letto dalla mogliettina nel letto, mentre si masturba soave!

Oltretomba colore n. 61, Malocchio, ha una delle copertine più belle della collana. Una bambola col braccio mancante, delle forbici, una candela, un’altra bambola con un chiodo conficcato in testa, delle pinze nella pancia sanguinante. Sullo sfondo le tenebre tanto cercate dal dottor Phibes e due occhi azzurri spalancati su di noi. La trama ci mostra la solita Inghilterra puritana e ottocentesca piena di club privati e signorili che soddisfano gli istinti sessuali più sfrenati dei vari lord; all’interno di uno di questi c’è un feticcio, una bambola bionda, in legno, a grandezza naturale con la quale un lord, stufo delle solite perversioni, si struscia. Purtroppo l’uomo muore e questo capiterà a chiunque vorrà giacere col fantoccio femminile. L’albo è molto bello e si concentra su una perversione sessuale particolare e feticistica. La bambola di legno è un emblema del perturbante, assai ben sfruttato in questi fumetti. Essa suggerisce una persona prossima alla vita, un simulacro delle nostre voglie, straordinaria esemplificazione consumistica della nostra libidine necrofila e posticcia, che trae dall’immobile calma di queste figure materia di attrazione/repulsione; frequentare una bambola o una marionetta vuol dire frequentare la morte, poiché la bambola è una forma del vuoto, di ciò che non c’è, di ciò che desideriamo e non possiamo avere. Un’anfora assoluta in attesa di essere riempita dalla nostra solitudine misogina.

Oltretomba colore n. 19, Urla e lamenti, tratta dei Dolmen custoditi in Bretagna. L’anno del signore è il 1845, quindi la solita ambientazione passatista tanto amata dalla collana funeraria. I Dolmen hanno vita propria, si muovono, esigono il sangue di giovani vittime e un misterioso assassino li asseconda. Inoltre, la duchessa del luogo ama sgattaiolare fuori dalle mura avite per andare a masturbarsi al chiarore di luna, irretita dai misteriosi megaliti. Queste stranezze fanno incazzare il popolino becero e analfabeta, già armato di torce e roncole da pag. 54. Una meraviglia.

Oltretomba colore n. 9, L’esorcista. Controlliamo le date su Wikipedia da buoni cialtroni. Il film americano esce da noi nell’ottobre del 1974, mentre il fumetto esce nel settembre del 1973, praticamente un anno prima. Certo del film si faceva già un gran parlare e le cose erano nell’aria. Comunque gli anonimi sceneggiatori di Oltretomba lavorano con le meningi e rubano solo il titolo, andando a parare su una storia completamente diversa, ambientata in Normandia nell’800. Un maniaco all’opera in un piccolo villaggio? Forse. La gendarmeria e i preti sono in allarme, tanto che i contadini si rivolgono subito a uno spretato che vive rancoroso nei boschi eterni. Lo spretato fa quello che deve fare e appare una ragazzina posseduta che pare uscita da L’indemoniata di Amando de Ossorio. La ragazzina è nuda e si tocca la vagina, invocando Satana. Tutti iniziano a impazzire, copulando nudi nell’erba. Al delirio non vi è limite e un pretino con chierica ci riprova, invocando il maligno in un cimiterino da spleen rolliniano. La copertina ci mostra un Satana da Esorciccio puro, la ragazzina sporcacciona con cosce e zinne di fuori e lo spretato che ammonisce senza avvedersi del teschio azzurro dietro di lui. A riempire, uno sfondo misto di vecchie magioni in verde, licheni e ruderi di cimiteri arrossati dal tramonto. Opera da adottare nelle scuole primarie!

Oltretomba colore n. 75, Pappa reale ci racconta di due apicoltori che si spalmano di miele e fanno sesso; la coppia scopre che le api, nutrendosi di cadaveri, producono una pappa reale deliziosa che li trasforma in due cannibali viziosi. Follia!

Oltretomba colore n. 48, Teatranti. Il soggetto è interessante, perché ambienta la vicenda in un Grand Guignol parigino, subito dopo la Prima Guerra Mondiale, con un reduce che trova lavoro proprio come attore. Il ragazzo ha talento, essendo figlio di un grande regista di Guignol impazzito per gelosia. Il giovane seguirà le orme paterne, trascinando la farsa nel sangue vero. Interessante fin dalla copertina.

Oltretomba colore n. 15, Effetto strega, con una bella morticina violetta sotto bara di cristallo. Sopra di lei un cuore fantascientifico, orologio biologico e meccanico. La trama ci riserva delizie necrofile e cimiteri di campagna corazzati di pietre e angeli marmorei. Uno scienziato non si arrende alla morte dell’amata e la riporta in vita, anticipando gli effetti deleteri che Jean Rollin descriverà in La mort vivante del 1982.

Oltretomba colore n. 23 Le pupille di Satana, incentrato sulle pupille, sul fogliame dell’occhio, sedimento di memoria, traccia, impressione di ciò che accade, è accaduto, accadrà. Interessante notare, anche se è materia per fumettari, l’uso emotivo del colore, rilasciato sulle tavole (persino le nuvolette) secondo un ordine baviano.

Oltretomba colore n. 21, Il profumo del cadavere, ha copertina urgente: un ennesimo boia scarlatto adagiato su un tavolaccio intriso di strumenti da taglio e catene. Sotto l’incappucciato un corpo di donna putrefatto. In secondo piano, ombre chiare di corpi asciugati, sentinelle senza tempo in una opacità verde muffa. Mentre ancora l’occhio ristagna su queste evanescenze pittoriche, la trama ci porta dentro la più classica delle situazioni: una giovane tettona con treccine aggredita e violentata da un uomo incappucciato. Lei ci prende gusto e convince il satiro a smascherarsi. Lo vediamo in volto e qui accade l’impensato. Si esce dal fumetto e si entra nella stanza di un disegnatore della Ediperiodici che riceve le strane visite del maniaco che ha disegnato. Si entra e si esce dal fumetto. Vecchi ricordi polverosi. Un lasco castello nelle cui segrete giacciono altri corpi femminili il cui allume riflette le articolazioni della morte. Vuoto oro freddo. Ondulazioni di pagina. Traumi infantili. Apparizioni. Tra gli albi più belli e originali dell’intera collana.

I capolavori di Oltretomba n. 1, Necrofollia. Torna il tema della bambola sessuale, dei manichini e del loro perturbante. Nello specifico si parla di agalmatofilia, ossia di un pervertito sorpreso a masturbarsi sopra l’effige in pietra di una donna, in una cattedrale (la statua di pietra è un altro simulacro del perturbante, e chi fa sesso con lei fa sesso con un’assenza, un doppio implicito del cadavere e della putrefazione che ci attende; la statua è impermeabile ai nostri umori, come un defunto tornato tra i vivi per cibarsi del nostro sperma). Il custode rinviene tracce di sperma e viene abbattuto dal maniaco, uno dei guardiani notturni del Duomo, un ragazzo hippy poco incline alle mode e interessato alle statue. Finirà per coprire di calcina la fidanzata e cuocerla in un forno industriale pur di potersela fare a piacimento. Il giovane custode si chiama Marco Roversi.

Oltretomba gigante è un altro spin-off della collana base e presenta albi in grande formato, con un numero maggiore di pagine.

Oltretomba gigante n. 9 apre delle riflessioni su un recentissimo articolo di Davide Pulici sul Nocturno di gennaio 2016 riguardante Profondo Rosso di Argento e Murder Obsession di Freda. Entrambi pare nati dal medesimo soggetto di tale Fabio Piccioni intitolato Il grido del Capricorno. E qui casca l’asino, o l’Oltretomba gigante intitolato appunto Il grido del capricorno del 1974, ossia un anno prima del film di Argento. Probabilmente anche il fumetto deriva da quel soggetto, anzi dovrebbe esserne la messa su carta. Operata dal medesimo Piccioni per conto della Ediperiodici? La trama è quella e ricorda molto il bel film di Freda, col giovane compositore che vive nell’ombra del padre grande concertista, morto in circostanze mai chiarite. C’è il trauma infantile e un protagonista già identico al binario Stefano Patrizi, ondeggiante tra espressioni annebbiate e sprazzi viola di tormento. Così il film così il fumetto, molto bello peraltro.

Oltretomba gigante n. 22, Titanic. Il Titanic c’entra alla fine. La storia si concentra su un baro professionista di poker che alleva e cresce come fosse sua figlia una povera orfanella. La ragazza lo aiuta nei sui piani. Il baro è orribilmente sfregiato e deve perseguire una orribile vendetta ai danni di chi lo ha rovinato col vetriolo e l’ha pure evirato. Tuttavia siamo in un pornofumetto nero degli anni ’70 e non avere il cazzo non è un problema per nessuno. Il baro mostro ha parecchie voglie e la ragazzina da lui allevata finisce col desiderarlo. Lei è vergine e si limita a sbaciucchiare i peli monchi del baro. Allora lui, come ricompensa, la consegna a un marinaio lombrosiano che la sfonda come si deve. Il delirio a 3 avrà vita breve.

Oltretomba gigante n. 72, Quelli delle catacombe, il titolo si riferisce alle catacombe dei cappuccini di Palermo. Lo sceneggiatore si immagina che i morti possano tornare in vita e concedersi dei viaggetti nel mondo di fuori, giusto per combinarne qualcuna delle loro. Uno dei mortacci si intrufola in un manicomio di donne in vestaglia, sempre mezze nude e a toccarsi il pelo; le pazze delirano e si muovono come sonnambule mentre lo zombi le fa uscire dalle camerate e le lascia aggredire le infermiere; partono operazioni a cranio scoperto e il braccio del manicomio cade nelle mani delle internate. Tutte lesbicheggiano tra loro o fuggono, evirando gli incauti automobilisti che le raccolgono. Finirà malissimo per tutti, zombi compresi!

Oltretomba gigante n. 52, Per due lunghi canini, potrebbe essere un soggetto perfetto per un film di Corrado Farina, il regista dell’horror marxista Hanno cambiato faccia. Qui il conte Dracula ha un figlio che lavora come un mulo in fabbrica e si fa fare il culo dai capiturno; il padre vorrebbe che il figlio sottomettesse il genere umano, mentre il ragazzo poco si cura del folklore ed è preso dalla lettura delle dottrine materialiste, Mao in testa; poi arrivano dei commenda che vogliono radere al suolo l’eterno castello di Dracula e farci un parcheggio; da lì le cose precipiteranno per i due, col ragazzo sempre più consapevole delle iniquità borghesi e del capitalismo come vampiro che succhia il lavoro vivo. Ironica e intelligente rilettura del tema vampiresco in chiave classista anni ’70 che non sarebbe sfigurata anche sulle pagine della testata Horror di Gino Sansoni (forse si dovrebbe levare la sega che una ragazza pratica, senza alcun motivo apparente, al protagonista mentre è intento a leggere una Metafisica neoplatonica di Paracelo in biblioteca).

Oltretomba gigante n. 28, Possessione mortale, ci racconta della pazza storia di Lady Hamilton, una sfrontata libidinosa capace di scatenare una possessione lurida anche dopo esser stata uccisa da un ispettore di polizia bramoso. Uno strano destino, beffardo e spettrale, riunisce nella vecchia villa abbandonata di Lady Hamilton, un chirurgo, una modella, un efferato delinquente e lo stesso ispettore assassino. La possessione malefica si impadronisce di loro, mettendo gli uno contro gli altri, in un’allucinante successione di efferatezze, stupri selvaggi, uccisioni che non lasciano spiraglio se non al trionfo di un male occulto scatenato dall’anima dannata di Lady Hamilton. Il soggetto riprende paro paro, perlomeno nelle prime pagine, quello del gotico buzzatiano Qualcosa striscia nel buio, del 1971.

Oltretomba gigante n. 29, L’educatrice. La copertina con quelle due chiappe nude fa subito effetto nelle parti basse. La storia ci porta in un rigoroso collegio della Baviera, dove un’educatrice saffica schiocca la frusta sui ragazzini e le ragazzine e s’inventa punizioni perverse. Inoltre i giovinetti vengono istruiti alle scienze occulte e sottoposti a ispezioni igieniche che rivelano il più insano degli interessi pedagogici. Da leggere con una mano sola!

Oltretomba gigante n. 34, La nave dei dannati, è un capolavoro spaventoso. Si parte a San Francisco nel 1907, con due sorelle che si imbarcano sul Columbus, pronto a salpare per il Sud America. Elaine e Laura sono due sorelle rimaste orfane, dirette a Val Paradiso dove vivranno presso uno zio ricco, eccetera. La cosa si fa subito interessante con le giovani che lesbicheggiano tra loro, superando qualunque tabù di parentela. Le carezze sono viste da una nobildonna, Mildred, moglie di un archeologo imbarcato sulla nave. La signora chiede alle ragazze di entrare a far parte del triangolo e ci trascinano in un vortice lurido e celeste. Quando Mildred torna nella sua camera, scopre l’archeologo consorte in procinto di farsi succhiare il birillo da una nota medium, anche lei imbarcata sul Columbus. La medium deve tenere una evocazione in alto mare, qualcosa che riguarda una antica dea sanguinaria degli Incas. Le cose, tra fellatio e cunnilinguo, peggioreranno, con l’arrivo dalle profondità marine di esseri lovecraftiani e super dotati, pronti a spanare gli orifizi delle belle dame! Siamo già oltre il delirio profondo e corre l’anno 1976. Non ci sono film degli anni ’70 assimilabili a questo La nave dei dannati. Nemmeno Jess Franco avrebbe potuto concepirla. Nessun produttore l’avrebbe prodotta. Forse solo un Domiziano Cristopharo catapultato indietro nel tempo e affidato alle cure eretiche di un Franco Gaudenzi e un Joe D’Amato. Il genio del Bis ha albergato a lungo in questi fumetti, forse superiori a qualunque cosa si andasse facendo in quel periodo. Opera riservata ad onanisti, ninfomani e degenerati vari.

Oltretomba gigante n. 47, Concerto per artiglio solista, è piuttosto originale. Si principia al Cairo, con delle importanti scoperte riguardanti l’impero Ittita e alcune tombe regali. Morti misteriose fioccano tra la comunità culturale che gestisce gli scavi. Tutto porta a pensare alla presenza di un mostro immanente e ultraterreno. Ci sono anche degli appestati, un sicario internazionale e i prodromi di una maledizione. A un certo punto, la coppia che indaga sui delitti, in pieno deserto, s’imbatte in un Charlie Manson in motocicletta e family al seguito. La parentesi porterà in dote una decina di pagine psichedeliche di orge. Poi il finto mostro immanente falcerà un po’ di vite e l’epilogo porterà la trama nei binari consuetudinari della vendetta lavorativa. Molto bella la copertina.

Da segnalare anche l’Oltretomba gigante n. 77, Al di là dei pregiudizi mortali, messa su carta (con licenze hard, parecchie) del film messicano gotico Il mostruoso dottor Crimen, anche riletto dalla Ponzoni nel fotoromanzo n. 4 della collana Vampir.

L’Oltretomba gigante n. 3 del 1973 offre una rilettura interessante del classico di Jacques Tourneur, con una donna bianca che diviene, per mezzo del solito, fosco e decadente rituale vudù, La regina degli zombi. A condire la minestra le solite scene di sesso malato e degli stupri di gruppo eseguiti dai cadaveri.

Sempre Oltretomba gigante, nel n. 62 Binario morto, torna a occuparsi dei living dead. Il fumetto, del luglio del 1978, presenta un soggetto originale, distante sia dal vudù che da Romero. Tutto riguarda lo scavo di una nuova linea della metropolitana a Londra. All’inaugurazione, degli zombi putrefatti aggrediscono il vagone, ammazzano tutti e violentano il deretano dei passeggeri. Scatta l’indagine degli inquirenti: alla fine si arriverà a una soluzione pazzesca, con un mad doctor giù nell’underground che ha scoperto alcune proprietà magnetiche del quarzo. Ovviamente il doctor è impotente e le proprietà magnetiche influiscono sul copioso godimento degli esseri viventi e non. Infatti il doctor usa le frequenze del quarzo sui resti di alcuni templari (ciechi?) ritrovati in un monastero maledetto che sorgeva accanto agli scavi. Gli autori non risparmiano nulla all’immaginazione del lettore e, tra monaci ciechi che s’inchiappano tra loro o lo scienziato che usa i raggi del quarzo sul proprio membro avvizzito, s’arriva all’epilogo senza fiato. Capolavoro!

Oltretomba gigante n. 67, Chi ti chiama nel labirinto?, è ambientato a Salem, luogo di vecchi processi per stregoneria in America. Tuttavia il fumetto non parla di streghe, bensì di una coppia di coniugi, lui anziano e ricchissimo, lei giovane, virginale e ingenua. Il loro amore è platonico, fatto di cene galanti, uscite in società e un mare di noia. A ravvivare le notti insipide (il marito è aldilà di ogni ardore, ormai avvizzito e impotente) è un giardiniere brutto e mezzo pelato, con la faccia da topo. Il servo patrizio ha però l’affare che gli funziona benino e lo vuole usare sulle carni  beate della padroncina (la sera, mentre lei si spoglia in camera, lo sgorbio immagina il sapore di lei e infila il suo pistacchio nella bocca delle rose di serra!). Come riuscirci? Con un particolare papavero che rende incoscienti e non fa ricordare nulla. Il nostro passa all’azione e abusa della giovane come fosse una bambola. In questo numero, amatissimo, vi è una progressione specifica della malattia sessuale, una sintomatologia raffinata (quel penetrare i bulbi dei fiori e sublimare per metafora il testo della vulva). Vi è in questo (questi) fumetti degli anni ’70 della Ediperiodici una formulazione essenzialmente biologica del linguaggio, organizzato sulla base di quella bibbia libertina che è Le 120 giornate di Sodoma, o le opere di Masoch; perché violenza ed erotismo sono le parole d’ordine di questi albi, di queste collane, di queste narrazioni rudimentali affidate alla ripetizione, duplicazione dei corpi nudi, che copulano in modo dispotico, crudele, non consenziente (lo stupro è la formula più comune, sacrificio a cui verranno dedicate intere collane nere degli anni ’80). Il giardiniere onanista/libertino di questo albo è un istitutore suo malgrado, un sadico speculativo che crede nel fallo femminile – il calice ovarico del bulbo – e cede alle pulsioni di morte presenti nell’inconscio (infatti gli affibbiano anche un lavoro da necroforo nel cimitero di Salem). Ancora eros & thantos, dove eros è pulsione di vita e thanatos è distruzione allo stato puro, feticismo/feticcio di un corpo femminile neutralizzato (lei posseduta mentre dorme, mentre è come una bambola), idealizzato, simbolo di una scena fissa e congelata, arrestata nei labirinti della memoria infantile – un modo per tornare all’origine, alla matrice del fallo femminile. Il mondo del porno fumetto crea un doppione del mondo nel quale viviamo e lo stipa di violenza ed eccesso.

Oltretomba gigante, n. 81, Occhio di vetro, è una delle copertine più belle – non ha, bensì è, perché questi fumetti sono la copertina – qui un enorme teschio in primissimo piano, un teschio con un occhio arrossato, di vetro? Dinanzi al teschio, seduta sulla chiostra di denti marci, una donna nera, dalle fattezze smunte, una bellezza oltretombale e necrofila, come la dea della morte Anne Libert ne I desideri erotici di Christine di Franco. La donna ha una vestaglia trasparente che non le nasconde i seni piccoli, la pelle di luna, quasi perlacea e le gambe lunghe e magre, aperte oscenamente – ai piedi dei calzari rossi che le fasciano le caviglie e, a coprire la vulva, un teschio e dei fiori bianchi. Occhi di vetro ci mostra/parla di impulsi, di turbamenti elementari, disordini. L’erotismo qui disegnato (un necroforo che ruba dalle tombe per arricchirsi, una ragazza orbata di un occhio dalla sessualità fredda, rigida) ha una pesantezza sinistra e si palesa sempre come egoismo cinico; l’amore non è mai una meta in questi pornofumetti e i personaggi sono esseri frammentari, negativi, sopraffatti da un’angoscia erotica che li spinge a possedere e uccidere l’essere bramato. L’eros di occhio di vetro (e di tutto il pornofumetto nero italiano) scardina i regolamenti normativi del mondo del lavoro e dell’universo razionale per portarsi dentro una violenza regressiva, naturale, fatta di impulsi ed eccesso a cui finiremo sempre per soccombere. La vita ragionevole è sospesa dalla violenza del desiderio, perché alla base di tutto c’è proprio questo, la violenza sessuale, ossia la morte, l’eros come feticcio del cadavere che ci minaccia e ci turba, che ci attira. Incesti, perversioni, zoofilia, sono facce di un orrore informe fatto di liquidi primari, di sperma e sangue mestruale, simbolo di sozzura, lacerazione di un ordine che, ormai, ci appare insignificante.

Oltretomba gigante n. 105. La collana continua a chiamarsi gigante, ma dal numero 92 non lo è più. Il numero delle pagine però rimane superiore a quello della collana regolare. Passioni morbose è il n. 105 ed esce nel marzo del 1982, quando da noi ormai è tutto finito. I fumetti neri continuano a uscire nelle edicole per tutto il decennio, ma hanno perso qualcosa per strada. Il cinema di genere, gemello di queste opere, si è quasi concluso del tutto e il gotico è morto da quasi dieci anni. Passioni morbose ha una copertina buona anche per qualche commedia con Lino Banfi e la trama non è così diversa. Degli occhiali che permettono di intercettare (e far scatenare) i desideri proibiti delle ragazzine. Un finto professore che ne approfitta. E poi citazioni da film del periodo come Black Cat di Fulci (con la trovata del gatto che commette i delitti sotto ipnosi o la tartaruga squartata simil Cannibal Holocaust di Deodato). Miscellanea di gusti antichi e moderni, in attesa dell’abisso.

Davide Rosso