Come saremo… quando saremo morti? Da questa “semplice” (si fa per dire) domanda, la filmmaker Valentina Bertuzzi ha confezionato una web-serie di grande impatto, di forte emozionalità, di adrenalina pura, a metà strada fra l’horror e il mistery, con una spruzzata di weird che non guasta mai e che saprà farvi rizzare i peli e sarà in grado di solleticare e appagare il vostro “sense of wonder”. E’ così che possiamo presentarvi con estremo piacere Ghost Cam, 8 episodi da 1 minuto l’uno (secondo più secondo meno, il primo episodio è doppio e dura quasi 2 minuti), che si basano su questo assunto: “Nell’epoca dei selfie, un’applicazione vi mostrerà come sarete, quando sarete morti!”.
Per quanto riguarda gli strumenti di ripresa, ci racconta Valentina: “questa è una novità: abbiamo girato tutto con smartphone e notebook, più una go-pro per la clip del selfie in bici. Sul set avevamo tutta la strumentazione professionale e abbiamo girato contemporaneamente sia con lo smartphone/notebook, che con la telecamera e le ottiche qualificate. Alla fine però, insieme al montatore Luca Tontodonati, che ha seguito il progetto fin dall’inizio e si è sempre battuto per un mood verosimile, abbiamo scartato le buone e abbiamo lavorato con il materiale più sporco e realistico che avevamo girato. E’ interessante pensare che l’immagine evidentemente elettronica del web, con i suoi disturbi e le sue imperfezioni, sia oggi l’immagine che riconosciamo come reale. In ogni caso, a me piacevano i pixel violetti negli occhi di Lana (Beatrice Bruschi), la grana pesante sui neri più chiusi, mi piaceva l’idea di avere personaggi digitali, organicamente nella rete”.
Nelle note di regia, la Bertuzzi scrive: “Un tempo si diceva che la fotografia ruba l’anima.
In qualche modo, ho sempre pensato che potesse essere vero.
Oggi postiamo selfie, pose, sorrisi, ma nelle vecchie fotografie nessuno osava sorridere davanti all’obiettivo.
Si aveva un certo timore della macchina fotografica.
Forse, era la paura di sfidare le leggi naturali del cambiamento, della caducità.
Paura di essere catturati in un lampo di luce, intrappolati per sempre nei tessuti organici della pellicola, immobili, incapaci di comunicare, di reagire, di chiedere aiuto.
Da questa paura, è nata Ghost Cam.
Ghost Cam è un’app che, connessa alle telecamere degli smartphone, è in grado di fotografare la tua anima.
L’anima apparirà solo se sei in pericolo di vita, e ti mostrerà come sarai, quando sarai morto.
Un’immagine dal futuro, che ci costringe a guardare quello che neghiamo o fingiamo di ignorare, la nostra morte.
Non c’è l’opzione migliora immagine in questo caso, ma se saremo in grado di affrontare i nostri fantasmi, saremo in grado di affrontare ogni cosa.
E forse, anche di sopravvivere…”. Forse, aggiungiamo noi!
Ma chi è Valentina Bertuzzi e come è arrivata a girare Ghost Cam? E’ ancora lei a raccontarsi: “Ho avuto la fortuna di frequentare le lezioni di sceneggiatura di Leo Benvenuti (C’era Una Volta in America), e di collaborare con Alfredo Angeli, storico pubblicitario italiano. Mi sono laureata in Cinema alla Sapienza, ma senza frequentare, ho preferito lavorare sui set da subito, gratuitamente e ricoprendo diversi ruoli.
Come lavori personali ho firmato diversi corti, video-clip e pubblicità virali. Sto aspettando di fare l’esordio al lungo da tre anni, da quando abbiamo ricevuto un finanziamento da Rai Cinema per un thriller sulle internet addictions disorders, ma la produzione ce l’ha ancora nel cassetto. Spero di realizzarlo, nel frattempo si va avanti con le altre idee”.
E se tutto questo non vi bastasse, allora date un’occhiata alla pagina Facebook del progetto, poi sedetevi in poltrona, spegnete le luci e godetevi Ghost Cam: non ve ne pentirete, o meglio… VE NE PENTIRETE, perché poi non sarà più tutto come prima!