LA STORIA DEGLI UOMINI – LIBRO (1966) – PARTE 01
Un film si eleva al di sopra delle abituali produzioni che giungono nel 1966 nel nostro paese. I giapponesi continuano a invadere il mercato con i loro mostri, ma non con l’intensità che sembrerebbe, almeno a prima vista perché le pellicole che stiamo esaminando, infatti, appaiono in quest’epoca sugli schermi giapponesi, ma invaderanno quelli nostrani alla spicciolata ed alcuni di loro qualche anno dopo. Noi, come ci è già capitato di far rilevare, quando è possibile, consideriamo l’anno di uscita del film nel paese di provenienza.
Inizieremo quindi con questa pellicola di Francois Truffaut (1932 – 1984) tratto dal romanzo di Ray Bradbury (1920 – 2012) Gli anni della Fenice, ma ripeschiamo anche dal marasma il decoroso Madra il Terrore di Londra di John Gilling (1912- 1984), tratto da Un Pianeta Impossibile di Frank Crisp.
FAHRENHEIT 451 (Fahrenheit 451)
Il film si apre con una colonna sonora estremamente simile a quella utilizzata nel film Ultimatum alla Terra di Robert Wise, il che poi è ovvio, trattandosi del medesimo autore: Bernard Herrmann (1911 – 1975).
In un imprecisato anno a venire ogni forma di lettura è proibita. Per reprimere qualunque desiderio di leggere o, peggio, di conservazione dei libri, esiste un corpo apposito: quello dei pompieri i quali, dimenticato il loro primitivo compito, intervengono di casa in casa a ogni chiamata, anonima o meno, per distruggere i testi incriminati.
Montag (l’attore Oskar Werner, 1922 – 1984) appartiene a questo specialissimo corpo e, anzi, quando il suo capo (Cyril Cusack, 1910 – 1993) lascerà il suo incarico egli è destinato a succedergli. Terminata una sua missione Montag si dirige verso la propria abitazione prendendo, come al solito, la monorotaia e lì fa conoscenza con una simpatica ragazza, Clarisse (Julie Christie) e, nel pezzo di strada che entrambi sono costretti a percorrere a piedi per arrivare alle loro abitazioni, si svolge questa interessante conversazione.
Clarisse: “Mi dica… quel numero che portate tutti… che cosa vuol dire?”
Montag: “Ah, Fahrenheit 451…”
Clarisse: “Perché 451, invece di… 813 o 121?”
Montag: “Fahrenheit 451 è la temperatura alla quale i libri prendono fuoco e cominciano a bruciare.”
Clarisse: “Ah… Vorrei farle un’altra domanda, ma non ne ho il coraggio…”
Montag: “Su, avanti…”
Clarisse: “E’ vero che… tanto tempo fa i pompieri servivano a spegnere gli incendi e non a bruciare i libri?”
Montag: “(ride) Credo che sua zia abbia ragione: lei è un po’ svitata… Spegnere gli incendi! Chi gliel’ha raccontata?”
Clarisse: “Non lo so… qualcuno… ma è vero?”
Montag: “No, che idea assurda! Le case sono sempre state incombustibili.”
Clarisse: “La nostra, no.”
Montag: “Beh, allora verrà demolita un giorno o l’altro. Dovrà essere distrutta e lei dovrà traslocare in una casa incombustibile.”
Clarisse: “Che peccato. Mi dica: perché brucia i libri?”
Montag: “Come? …Ah, beh… è un lavoro come gli altri, un buon lavoro… piuttosto variato. Il lunedì bruciamo Lucrezio, il martedì Mòliere, mercoledì Macchiavelli, il giovedì Goldoni, il venerdì Voltaire, il sabato Sartre e la domenica Dante. Li riduciamo in cenere e poi bruciamo le ceneri, questo è il nostro motto.”
Clarisse: “A lei non piacciono i libri?”
Montag: “A lei piace la pioggia?”
Clarisse: “Certo, l’adoro.”
Montag: “I libri… sono soltanto un mucchio di spazzatura, non servono a niente.”
Clarisse: “Allora perché c’è chi li legge, malgrado sia tanto pericoloso?”
Montag: “Proprio perché è una cosa proibita.”
Clarisse: “E perché è proibita?”
Montag: “Perché rende infelice l’umanità.”
Clarisse: “Lei ne è proprio convinto?”
Montag: “Ah, certo. I libri rendono sempre la gente antisociale.”
I due si scambiano qualche altra parola e poi si salutano e Montag si dirige verso casa. Vi entra e trova sua moglie Linda (ancora Julie Christie) in estasi davanti a un gigantesco televisore a muro. La donna non ascolta nemmeno le parole di Montag, ma si anima improvvisamente quando inizia in televisione una commedia nella quale ella dichiara di avere una parte. In realtà si tratta semplicemente di una pausa nella quale gli attori attendono una risposta dalla ragazza, risposta che ovviamente non possono sentire e che non è assolutamente necessario udire per la riuscita del testo. Montag fa osservare questo particolare alla moglie e ne riceve una brusca risposta.
La “conversione” di Montag avviene rapidamente, il colpo di grazia gli viene dato dall’intervento suo e di quello dei suoi colleghi in casa della zia di Clarisse dove essi trovano un vastissimo assortimento di libri. E’ la donna stessa che accende un fiammifero sopra la pila dei libri e si lascia bruciare con loro. Scoperto grazie alla denuncia fatta dalla moglie che rifiuta questa nuova follia del marito, Montag uccide con il lanciafiamme il suo capitano e fugge inseguito da una specie di corpo volante dei pompieri in una scena realizzata, in verità, con molta approssimazione. Si rifugia così in un bosco dove sopravvivono gli uomini – libro, una sorta di ribelli che si tramandano di generazione in generazione i testi più importanti nell’attesa che questa era oscura finisca e l’uomo torni finalmente a essere libero nelle sue idee.
Famer, il loro capo, commenta così la situazione:
Famer: “Qui siamo soltanto una cinquantina, ma ce ne sono molti, molti altri, sparsi qua attorno in depositi ferroviari abbandonati, che battono le strade… Sono vagabondi esteriormente ma, dentro, sono biblioteche. Non è stato un piano preordinato… capitò per caso che un uomo qua e uno là cominciasse ad amare qualche libro e per paura di perderlo lo imparò a memoria e poi c’incontrammo… Noi siamo una minoranza di indesiderabili che gridano nel deserto… Ma non sarà sempre così. Un giorno saremo chiamati, uno per volta, a recitare quello che sappiamo e i libri verranno stampati di nuovo e alla prossima… era di oscurità coloro che verranno dopo di noi faranno lo stesso…”
Da padre in figlio, da nonno a nipote, questi uomini si trasmettono il sapere e lo scibile umano per un mondo futuro. La prima neve dell’inverno cade; nel sottobosco scivolano parole che il mondo ha dimenticato: sono i testi scomparsi che alcuni uomini recitano per un mondo che deve venire, per la prossima era di luce di una nuova umanità.”
(1 – continua)