SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Stalker
Anno: 1979
Regia: Andrej Tarkowskij
Soggetto: dal romanzo "Picnic sul ciglio della strada" di Arkady e Boris Strugatski
Sceneggiatura: Arkady e Boris Strugatski
Direttore della fotografia: Alexsandr Kniazinski
Montaggio: Andrej Tarkowskij
Musica: Eduard Artemev
Produzione: Aleksandra Demidova
Origine: URSS-RFT
Durata: 2h e 40’
CAST
Aleksandr Kaidanowski, Nikolai Grinko, Anatol Solonitsin, Alisa Friendlich, Natasha Abranova
TRAMA:
In un’epoca imprecisata, in un luogo imprecisato, succede qualcosa in un’area dove un tempo sorgeva un villaggio: forse la caduta di un meteorite, forse il passaggio di esseri alieni o chissà. L’ambiente si trasforma, la vegetazione ricopre le rovine, l’acqua regna sovrana. Un perimetro militare di soldati armati circonda la cosiddetta Zona, tenendo tutti lontano ma evitando (dopo aver perso un intero contingente) di addentrarsi essi stessi. Presto comincia a girare la voce che al centro della Zona esista una Stanza in cui possono essere soddisfatti tutti i desideri. Gli Stalkers (“coloro che si avvicinano di soppiatto”), particolari guide in grado di interagire quasi telepaticamente con la Zona, si guadagnano da vivere portando curiosi, disperati e scienziati all’interno dell’area, dove bisogna attenersi a strane regole di comportamento apparentemente senza significato: non si fischia, non si deve procedere in linea retta, non si devono portare armi…Uno di essi, la cui figlia paralitica è stata una delle vittime della Zona al suo formarsi, si presta a condurre nell’area uno Scienziato scettico e uno Scrittore senza ispirazione, intenzionati entrambi a dare un senso alla propria vita all’interno della Stanza. Il viaggio è difficile e pericoloso, la Zona un continuo mutare di piste e sentieri, di trappole e trabocchetti sia fisici che psicologici. I tre si ritrovano a confrontarsi interiormente tra loro, rivelando i loro più riposti sentimenti. Giunti infine nella Stanza nessuno di loro ha il coraggio di entrarci. Lo Scienziato vorrebbe annientare la Zona con una bomba, lo Scrittore capisce che solo i desideri più nascosti (e più inconfessabili) possono essere esauditi. Lo Stalker, disperato per la mancanza di fede di entrambi, li riporta indietro, convinto che nel mondo non vi sia più speranza né inclinazione verso il Mistero. Ma la sua bambina paralitica dimostra di possedere in sé straordinari poteri e una stilla della saggezza della Zona, come se ne condividesse i segreti…
NOTE:
Stupenda parabola dai riposti significati, in grado di colpire nel profondo anche se nulla sembra accadere per gran parte del film, eccezionalmente lungo. Il ritmo lentissimo, le immagini ora livide ora pastellate della Zona, l’ossessiva presenza dell’acqua, i discorsi filosofici dei tre protagonisti, la fotografia e la colonna sonora, gli esasperanti piani-sequenza, l’intreccio stesso, quasi subliminale, tutto concorre ad avvicinarci al Mistero Assoluto, sia esso la testimonianza dell’esistenza di altre creature diverse dall’Uomo, sia esso un fattore puramente interiore. Tarkowskij prosegue il suo viaggio nella Coscienza dell’Uomo, portando alle estreme conseguenze le tematiche già sviscerate in “Solaris” e raffinando poesia, malinconia e senso visivo. Mai come nel caso di “Stalker” la percezione di un grande Mistero che ci avvolge (il fantastico puro) e che potrebbe interagire con noi si fa così tangibile. La sacralità diventa il frutto di un’azione di esseri extraterrestri (anche se il film non lo dichiara esplicitamente), la fede dell’Uomo viene messa a dura prova e l’imprenscindibilità del Fantastico acquista un’aura mai sperimentata prima. Un villaggio distrutto, una ferrovia nella nebbia, acqua e vegetazione, capannoni e tunnel sotterranei sembrano quasi trasfigurarsi, ammantandosi di reale mistero. Allegorie e metafore forse sono lo specchio di una certa situazione socio-politica ma il regista russo tende a raccontare la storia con canoni universali e la sua tesi di fondo è che l’esistenza dell’Immaginario salva l’Uomo. Indimenticabile, per dolcezza e profondità, la scena in cui la bambina, di fronte alla disperazione dello Stalker, rivela le sue doti nascoste, muovendo gli oggetti col pensiero: un miracolo simile al finale di “Solaris”, in cui si rivela l’avvenuto contatto con l’entità superiore. Tarkowskij opera anche nel caso del romanzo dei fratelli Strudatsky un suo particolare filtraggio espositivo: la dove il testo scritto era veloce, dinamico, chiaro nei suoi presupposti (nel libro la Zona è la traccia lasciata da un’astronave aliena sulla Terra e gli oggetti che giacciono nel suo interno fanno gola a scienziati e militari, che utilizzano gli Stalkers come esploratori e prelevatori) il film è invece di una lentezza ipnotica, sfumato nei contorni, dialogato in modo estraniante, lasciato volutamente nel vago. Le riflessioni di Tarkowskij sull’umanità, in apparenza pietose e pessimiste, sfociano sempre in un anelito di speranza, quasi miracolosa, in grado di riscattate ogni bruttura. Per chi scrive, si tratta di uno dei più grandi film mai realizzati, inevitabilmente in grado di essere apprezzato da pochi.
20/10/2007, Michele Tetro