Appassionato soprattutto di horror demoniaco, Mariano Ciarletta ha saputo ritagliarsi un proprio spazio fra gli esordienti della narrativa orrorifica italiana con due romanzi da brivido. Abbiamo deciso di incontrarlo per farvelo conoscere meglio.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MARIANO CIARLETTA?
Mariano Ciarletta è un ragazzo semplice. Ama leggere, studiare, godersi la vita e fare nuove esperienze. Ha un debole per la scrittura, ma, per essere qui penso che lo avevate capito un po’ tutti.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Ho iniziato a scrivere a 19 anni, ora ne ho 24. La passione è nata fin dal periodo dei banchi di scuola ma, un po’ per timidezza e un po’ per insicurezza, non avevo il coraggio di mettere nero su bianco. Poi, un giorno mi sono detto: cos’ho di meno rispetto agli altri? Perché non provare?
VUOI PARLARCI DI COME E’ NATA LA TUA PASSIONE PER L’HORROR E SOPRATTUTTO PER LE POSSESSIONI DEMONIACHE ?
La mia passione è nata molto tempo fa. Precisamente quando avevo otto anni. Presi visione del film “L’esorcista” e ne rimasi terrorizzato e al tempo stesso affascinato. Gli altri mi reputavano strano ma io sapevo che prima o poi avrei scritto qualcosa di mio e avrei lanciato sul mercato un mio piccolo prodotto, frutto di tanto studio su tale tematica sia a livello storico, saggistico che cinematografico.
COMINCIAMO ALLORA CON IL TUO PRIMO LIBRO, “RAMI NEL BUIO, L’ESORCISMO DI AMANZIO EVENSHIRE”. CE NE VUOI PARLARE?
“Rami nel buio” è il mio primo figlio e, come tale, ci sono particolarmente affezionato. Avevo il desiderio di scrivere qualcosa di mio sul tema della possessione demoniaca e, improvvisamente ho avuto l’ ispirazione. Perché non creare esattamente una storia in America in cui un giovane abbandonato a se stesso viene in contatto con delle entità demoniache? Mi sono detto: “può funzionare, sì, potrebbe piacere”. A giudicare dalle vendite su Amazon e in cartaceo direi che il romanzo è abbastanza piaciuto.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Sicuramente nelle scene all’aperto. Creare e immaginare ambienti naturali è stato sostanzialmente complesso dato che, per miei limiti conoscitivi, non mi intendo di vegetazione. Per quanto concerne i personaggi, il più complesso e profondo è sicuramente padre Bernard.
VISTO CHE CI SI MUOVE IN UN’AMBIENTAZIONE LONTANA DALLA NOSTRA, L’AMERICA E NON L’ITALIA, E VISTO CHE LA STORIA E’ ISPIRATA A UN FATTO VERO, QUANTO DI REALE E DI DOCUMENTATO C’E’ IN QUESTO TUO LAVORO E QUANTO INVECE DI INVENTATO?
Il lavoro non è inventato. Sono stato in Illinois. Precisamente ad Urbana. La cittadina è molto carina e offre spunti sia naturali che artificiali. Per quanto concerne la storia della possessione mi sono ispirato a diverse informazioni captate dalla rete che mi hanno ispirato questo romanzo. Direi quindi che non è reale a 100% ma nemmeno inventato.
E VENIAMO ORA AL TUO SECONDO LIBRO, “AI BORDI DELL’ABISSO, STORIA DI UN ESORCISMO”. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?
“Ai bordi dell’abisso” è sicuramente più maturo rispetto al primo romanzo anche se, a dirla tutta, credo che il pubblico abbia largamente preferito il primo. La storia parla di Ranier, un giovane facoltoso che, in seguito al ritrovamento di un quadro maledetto verrà posseduto da una legione di demoni. Sicuramente, rispetto al primo, ci sono maggiori descrizioni dettagliate e una cura superiore dei particolari.
ANCHE IN QUESTO CASO QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Il personaggio di Marie ha necessitato di molta cura. Per gli ambienti, devo essere onesto, non ho riscontrato una grande difficoltà. Forse, nel mio secondo romanzo, maggiore è stata la maturità di scrittura.
VISTO CHE ANCHE IN QUESTO CASO CI SI MUOVE IN UN’AMBIENTAZIONE LONTANA DALLA NOSTRA, LA FRANCIA, QUANTO DI REALE E DI DOCUMENTATO TROVIAMO PURE IN QUESTO TUO LAVORO E QUANTO INVECE DI INVENTATO?
Il secondo romanzo, a differenza del primo, è totalmente inventato. Ho scelto la Francia perché l’adoro, ma se devo essere sincero ho letto delle informazioni su Bordeaux dai libri e dalla rete. Non ci sono stato di persona.
VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, COME ANCHE NEL TUO CASO DEL RESTO, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?
Io credo che gli autori abbiano voglia di dire la loro scrivendo. Parliamoci chiaramente. Ci sono autori bravissimi che vengono scartati per “logiche di mercato”. Le case editrici sono delle potenze economiche e come tali devono preoccuparsi, talvolta, più della quantità che della qualità. Non sto dicendo che i lavori pubblicati da colossi come Mondadori e Feltrinelli siano brutti, ma è ovvio che molti autori, con opere bellissime ma non commerciali, vengano scartati a prescindere. Dunque cosa fa uno scrittore che ama davvero scrivere? Si rimbocca le maniche e si auto pubblica. Si autopubblica in e-book per dire la sua, per avere una possibilità. Quindi credo che prima o poi, il mondo editoriale e non editoriale sarà digitalizzato. Magari non del tutto, ma quasi.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
La fantasia è un dono. Ritengo che un genere fantastico si rinnovi donando ai lettori come agli scrittori delle grandi emozioni. Per me è fondamentale usare la fantasia quando scrivo, ma anche quando leggo per immaginare cosa farebbero i personaggi ancor prima di saperlo.
DURANTE LA TUA CARRIERA DI SCRITTORE HAI ANCHE VINTO NUMEROSI E PRESTIGIOSI PREMI. CE NE VUOI PARLARE?
Volentieri! Ho vinto diversi premi e riconoscimenti. Precisamente due per “Rami nel buio” e uno particolarmente importante, un award che mi è stato dato dalla Costantinian University per la categoria “novel”. Altri premi li ho vinti per le mie sillogi poetiche. Precisamente due a Salerno, uno a Roma a cui è conseguita anche una pubblicazione, uno in Sicilia e quello più recente a Sestriere.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
L’ispirazione è qualcosa che nasce all’improvviso. Nasce da te. Magari un giorno sei triste, pensieroso o arrabbiato. Ecco, da questi sentimenti, a mio parere, nascono le migliori storie horror.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Per la narrativa horror: King, Blatty, Pastor, Tryon, Levin. Adoro più di tutti Blatty con il suo indimenticabile “esorcista”.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Un tempo scrivevo recensioni per un magazine di film horror. Ho una discreta cultura in merito. Tra i titoli che preferisco ci sono: “L’esorcista”, “L’esorcismo di Emily Rose”, “Il rito”, “Drag me to hell”, “L’esorcista – La genesi”, “L’ anticristo” con la mitica Gravina, “The conjouring”, “Possession”, “IT” il pagliaccio, “Shining”, “Carrie”, “The mist”. Poi ovviamente la saga del “La casa (1.2.3.4)”.
ULTIMA DOMANDA: QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Mi piacerebbe poter vivere di scrittura ma come sanno tutti, oggi è difficile. I miei progetti sono continuare a scrivere, sia sul lato horror che su quello poetico. Voglio vivere giorno per giorno creando nuovi personaggi e cercando di far conoscere alle persone la mia parte creativa e sono sicuro che se non sarà una casa editrice potente a premiare il mio lavoro, il tempo lo farà sicuramente.
E ALLA CONSEGNA DEL “PREMIO” CI SAREMO ANCHE NOI!