LA NOTTE
HA MILLE OCCHI:
LE
COSTELLAZIONI
IL CALDO CIELO D’ESTATE
“Guardai in alto come per cercare di aggrapparmi al cielo:
L’Universo, mondi da non finir mai.
L’arazzo argenteo di Dio nel cielo notturno...”
(Radiazioni BX: Distruzione Uomo di Jack Arnold – 1957)
Se il cielo notturno fosse sempre terso, se la visione di tanti piccoli occhi, che sembrano osservare con curiosità questo strano pianeta, non fosse spesso nascosta da vapori o emanazioni di fabbriche, camini o ciminiere o dalle luci di una città che vive in un formicolio impazzito, il nostro sguardo potrebbe vagare e perdersi sopra quella grande cupola nera che sembra circondare la Terra e sulla quale sono adagiate, come appese a fili invisibili oppure incollate a un profondo velluto nero, tante piccole e grandi gemme, chiamate stelle che sembrano percorrere, insieme al nostro pianeta, il grande cammino dell’universo.
Se, per una volta nel corso della nostra vita, sospendessimo il nostro frenetico ritmo per prenderci una piccola vacanza di pace e serenità, potremmo andare in uno di quei rari luoghi di collina o di montagna lasciandoci dietro la civiltà e le sue luci e da lì potremmo vedere e ammirare il grande spettacolo di un firmamento visto da un piccolo pianeta che si trova alla periferia della nostra galassia chiamata Via Lattea.
Forse a noi saranno per sempre vietate immagini di rutilanti nebulose sospese sulla nostra testa o di soli che danzano nell’infinito o di una miriade di punti tanto intensa e fitta da coprire il nero dello spazio, ma anche così la visione che ci circonda è piena di un fascino quasi mistico.
Il nostro occhio può osservare qualcosa come seimila stelle e se usiamo un semplice binocolo questo numero può anche decuplicare per espandersi maggiormente usando un piccolo strumento a raggi infrarossi in grado di captare anche le luci più deboli e lontane.
Durante il suo percorso intorno al Sole, la Terra si trova, con il suo emisfero notturno, rivolta verso parti diverse della volta stellata ed è quello il motivo per cui, durante le varie stagioni, osserviamo stelle e Costellazioni diverse.
Poiché le Costellazioni sono fatte di stelle è bene spendere due parole per definirle e prima di tutto diciamo che sono formate da corpi celesti che brillano di luce propria (le stelle, appunto), e che sono composte primariamente da una base di idrogeno: al loro interno, a causa della pressione, la temperatura cresce a dismisura raggiungendo qualche decina di milioni di gradi. Ora, a causa di questa temperatura assai elevata, gli atomi di idrogeno, ridotti a semplici protoni, si fondono in atomi di elio costituiti da due protoni e due neutroni: inoltre, durante questa trasformazione, una parte di materia si distrugge e si trasforma in energia per cui abbiamo una reazione termonucleare simile a quella della bomba H. Per avere un’idea della potenza liberata basti pensare che se noi avessimo solo un grammo di questa materia, potremmo illuminare per un giorno intero una città come Milano o Roma. Il Sole, di suo, disintegra in un secondo più di quattro tonnellate e mezzo di materia che vengono trasformate in luce e calore, ma non preoccupatevi: ha ancora idrogeno sufficiente per altri cinque miliardi di anni, oltre a quelli già trascorsi, anche se, la vita sulla Terra si estinguerà prima: Infatti, tra uno o due miliardi nel futuro, l’aumento costante della radiazione solare causato dall’accumulo di elio nel nucleo del Sole avrà come risultato la perdita degli oceani e la cessazione della deriva dei continenti. Quindi, fra quattro miliardi di anni l’aumento della temperatura della superficie terrestre causerà un effetto serra incontrollato. A quel punto, la maggior parte della vita (se non tutta) presente sulla superficie terrestre sarà estinta. Il destino estremo più probabile del pianeta sarà l’assorbimento da parte del Sole fra circa 5-7,5 miliardi di anni, dopo che la stella sarà entrata nella fase di gigante rossa e si sarà espansa fino ad incrociare l’orbita del nostro pianeta.
Le stelle nascono dal grembo di nebulose che si contraggono per effetto della gravita e distano tra loro anche parecchie centinaia di migliaia, se non milioni o miliardi, di anni luce. Questa unità di misura corrisponde alla distanza percorsa dalla luce in un anno e questo, in termini più pratici, vuol dire che se la luce viaggia a 299.792, 5 Km al secondo, questo equivarrebbe a poco meno di 9.500 di chilometri. Usando questa scala di misurazione la nostra stella vicina di casa, Alfa del Centauro, si trova a soli 4,3 anni luce da noi e questo significa che se la Terra si trovasse a un metro dal Sole, Alfa Centauri sarebbe a 270 chilometri dalla nostra stella. In questo caso si può dire tranquillamente che, per gli astri, è una distanza veramente minima.
Osservate il cielo per un momento e vi accorgerete che non tutti questi grandi e piccoli occhi che vi stanno guardando hanno lo stesso colore. Essi vanno dal rosso scuro all’arancione, dal giallo al bianco, dall’azzurro chiaro al blu zaffiro. Questi colori non sono casuali, possiedono una precisa ragione di essere perché ci indicano la temperatura della superficie della stella e le sue caratteristiche chimiche. Il colore, come abbiamo detto, varia secondo la temperatura del gas e secondo una legge ben precisa che, dal suo scopritore, prende il nome di “Legge di Wen”. Se mettiamo un chiodo sul fuoco per farlo arroventare diventa prima rosso scuro, poi arancione, quindi aumentando ancora la temperatura, diventerà giallo e quindi bianco per poi fondersi. Un oggetto più è caldo e più emette frequenze elettromagnetiche sempre più brevi e questa è la ragione per cui una stella nascente potrà irradiare solo nell’infrarosso poiché la sua temperatura è ancora molto bassa mentre una stella normale sarà più calda se azzurra poi gialla, arancione o rossa per quelle più fredde. Esiste una classificazione precisa di stelle in base al colore: sette classi divise a loro volta in dieci sottoclassi partendo dalle più calde, il tipo “O” per passare, in ordine decrescente, al B,A,F,G, K e M. Il nostro Sole è una G2, ma questo non basta ancora perché esiste un’ulteriore classificazione ed è quella usata in base alle dimensioni della stella, per cui abbiamo: le Nane, le Medie e le Giganti. Il nostro Sole è classificato come una Media gialla.
La luminosità degli oggetti celesti si misura in “Magnitudini” e, tanto per essere semplici, a occhio nudo possiamo vedere stelle fino alla sesta magnitudine per cui quando parleremo di stelle di prima o seconda magnitudine o grandezza sarà per identificare quelle che, per noi, sono le più luminose, fenomeno non reale, come abbiamo detto, ma dovuto alla distanza che il Sole ha rispetto a questa stella e la sua grandezza e luminosità.
Bene. Ora chiediamoci: cosa sono le Costellazioni?
Abbiamo detto prima che le stelle sembrano incollate alla volta celeste, ma sappiamo che è solo una fantasiosa impressione: il nostro occhio non possiede la necessaria profondità di campo data l’enorme distanza che ci separa da quei punti luminosi per cui, non avendo altresì punti di riferimento, essi ci sembrano tutti alla medesima distanza. In realtà sappiamo che non è così e che le distanze tra stella e stella variano enormemente ed ecco la ragione per cui possiamo dire che le Costellazioni non sono altro che delle rappresentazioni figurative create dalla fantasia di un singolo o di un popolo.
Non si sottovaluti l’importanza che queste allegorie hanno avuto per l’uomo, dato che fino a non molto tempo fa svolgevano egregiamente le funzioni di calendario, di orologio notturno e in special modo di guida per l’orientamento, infatti la loro conoscenza era lo strumento base per tutti i naviganti che intraprendevano viaggi anche prolungati, regolandosi soltanto con le stelle. Oggi la tecnologia può aver soppiantato tutto questo, ma resta comunque il piacere, il timore quasi riverenziale di osservare uno stellato cielo notturno.
E adesso sdraiamoci tranquillamente su un prato e lasciamo che il nostro sguardo vaghi tra quelle centinaia di occhi puntati su di noi, lasciamo che la notte prosegua la sua danza e guardiamo verso Sud: le ore passano e da oriente salgono sulla volta stellata nuove stelle mentre altre, magari alte nel cielo, cominciano a tramontare verso occidente. Cosa sta succedendo?
La Terra ruota su se stessa in circa ventiquattro ore, per cui ecco apparire davanti ai nostri occhi nuove formazioni di stelle, ma altre stelle, a Nord, rimarranno sempre sopra l’orizzonte descrivendo cerchi più o meno ampi attorno a quello che viene chiamato Polo Nord Celeste, il perno, l’asse attorno al quale sembra, apparentemente, che ruoti tutta la volta stellata.
Possiamo quindi stabilire che i cambiamenti nell’arco del firmamento sono principalmente due: quello più veloce della volta stellata durante la rotazione della Terra e quello molto più lento sempre della Terra attorno al Sole. Questa è la ragione per cui possiamo parlare di un cielo estivo, di un cielo autunnale, invernale e primaverile con diverse Costellazioni e stelle dissimili e altre, invece sempre presenti nel nostro cielo.
Nell’Emisfero Australe, impossibile a vedersi alla nostra latitudine perché situato oltre i quaranta gradi sotto l’Equatore Celeste, sono presenti altre stelle e Costellazioni che da qui noi non vedremo mai. Le Costellazioni hanno forme e dimensioni che sono estremamente diverse tra loro e la prima rappresentazione precisa avvenne per merito del greco Arato il quale, nel III secolo Avanti Cristo, catalogò ben quarantacinque Costellazioni nel suo “Phaenomena”, poi fu la volta di Eratostene e Ipparco, anche loro appartenenti al III secolo A.C., entrambi proseguirono l’opera che continuò poi nel II secolo Dopo Cristo grazie a Plinio il Vecchio e fu proprio in quel periodo che fu dato un primo ordine a tutte queste figure, grazie all’opera di Tolomeo che catalogò ben quarantotto Costellazioni e 1028 stelle nel suo “Il Grande Sistema Astronomico”.
Nell’alto medioevo gli Arabi proseguirono la ricerca astronomica e ancora oggi molti dei nomi da loro scelti sono rimasti a scintillare nel cielo. Essi tradussero l’opera di Tolomeo chiamandola giustamente “Al Kitab al Mijisti” cioè “Il Magnifico Libro”, mentre in Europa sembrarono ignorare Tolomeo fino al XII secolo quando, finalmente, il suo testo fu tradotto dall’arabo in latino e fu la base della prima edizione stampata dell’Almagesto nel 1515 e da qui gli europei, durante il periodo del Rinascimento e le conseguenti vaste esplorazioni via nave, incrementarono la conoscenza del cielo, specialmente di quello australe e le nuove scoperte nel campo della fauna e della flora furono di base per la scelta dei nomi dei nuovi “Disegni Stellari”.
Nel XVI secolo apparvero le prime uranografie: un nome altisonante per indicare le prime, splendide ed artistiche rappresentazioni delle Costellazioni. La corsa scientifica del XVII secolo regalò altri nomi e nuove Costellazioni, nomi di strumenti scientifici di invenzioni o di scoperte, come era tipico nel periodo in cui la scienza aveva un posto preponderante in ogni attività umana e nello stesso periodo e anche nel secolo successivo molti astronomi si dedicarono alla classificazione delle Costellazioni e degli Oggetti non Stellari come gli ammassi e le Nebulose. Nel 1888 nacque il “New General Catalogue of Nebulae and Cluster of Stars” (NGC) seguito da due “Index Catalogue” che elencavano 14.000 oggetti celesti in uso ancora oggi.
Nel 1930 l’International Astronomical Union mise la definitiva parola fine alla creazione di nuove figure celesti registrando con altrettanti definitivi nomi le 88 Costellazioni oggi conosciute.
Come abbiamo detto, verso il 150 A.C. l’astronomo tedesco Tolomeo elencò fino a 48 Costellazioni. Una di queste era quella chiamata Acquario. In realtà la sua scoperta o conoscenza era molto più antica, dato che il popolo degli Accadi la identificò come “Ku-ur-ku” che significa “Luogo del flusso dell’acqua”, in seguito fu nominata dai Babilonesi “Gu”, cioè “Anfora” perché annunciava l’inizio delle piogge e, per lo stesso motivo era conosciuta dagli Egizi e dagli arabi, che la chiamarono “Al Dalw” (Il Secchio) e “Al Sakib” (Colui che versa l’acqua). Noi, naturalmente, la conosciamo come il dodicesimo segno zodiacale.
Ognuno dei nomi delle Costellazioni ha profonde radici nella mitologia. Nel caso dell’Acquario, questa Costellazione rappresentava per il popolo Egizio il Nilo durante la stagione delle piogge quando raggiungeva la sua massima portata, mentre nelle tavolette babilonesi era rappresentata come un giovane efebico colto nell’atto di versare acqua da un’urna. Poeti romani del primo secolo Dopo Cristo la chiamarono “Ganymede Juvenis”, riferendosi alla mitologia greca in quanto Ganimede, figlio del re Tros, era considerato un fanciullo bellissimo, il più bello della Terra, rapito per volontà dello stesso Zeus e portato sull’Olimpo dove gli fu dato l’incarico di coppiere del nettare degli dei.
Nella realtà la Costellazione dell’Acquario è composta di stelle di non rilevante luminosità, per cui non è facilmente identificabile nella sua completezza. E’ costituita altresì da stelle doppie, variabili e, come in molte altre, troviamo anche materia non stellare come l’ammasso globulare M2 e M72 nonché una piccola nebulosa chiamata Saturno per la sua curiosa e apparente somiglianza con il famoso pianeta con gli anelli. Una nebulosa molto grande è la NGC 7293 la cui luce è diluita su una superficie molto estesa, quindi non visibile con estrema facilità.
Ai confini dell’Acquario, è scoperta recente, troviamo dei pianeti di tipo gioviano: uno con la massa 1,3 volte quella del gigante gassoso, che ruota attorno a una stella chiamata HD 210277 e che dista da noi 68 anni luce e poi un altro con una massa addirittura pari a 5,4 volte quella di Giove che orbita attorno alla HD 222582 in 576 giorni e, infine, un mondo con massa doppia di quella gioviana che gira intorno a una stella chiamata Gliese 876, distante da noi “solo” quindici anni luce.
Poi abbiamo: Gliese 876 è il primo sistema planetario scoperto attorno ad una nana rossa; il sistema possiede tre pianeti, fra i quali una Super Terra che possiede 6-8 volte la massa terrestre. In 91 Aquariib c’è un pianeta che orbita attorno ad una stella gigante arancione; possiede una massa di 2,9 volte superiore a quella di Giove e un semiasse maggiore di 0,3 Unità Astronomiche e infine, almeno per ora: Gliese 849 b è il primo pianeta gioviano di lungo periodo scoperto attorno ad una nana rossa; il semiasse maggiore è di 2,35 UA e la massa è pari a 0,82 volte quella di Giove.
Alla nostra latitudine è visibile nel periodo compreso tra fine estate ed inizio autunno, molto bassa sull’orizzonte dal momento che non si eleva per più di 50° Nord. Occupa la zona di cielo tra Pegaso e Pesce Australe, quindi il quadrato del cavallo alato e la brillante Fomalhaut rendono agevole trovare la Costellazione. L’Acquario è attraversato dall’equatore celeste, ma si trova quasi del tutto nella parte meridionale.
(1 – continua)