Ben più nota è la Costellazione tolemaica dei Pesci. La sua origine risale alla lontana Mesopotamia ed era conosciuta dai babilonesi. A causa della precessione degli equinozi di cui abbiamo già parlato, essa si fregia, da circa duemila anni, di essere la prima Costellazione dello Zodiaco, primato, come abbiamo detto, soffiato all’Ariete nel terzo Millennio, il quale, a sua volta, lo rubò al Toro nel IV Millennio. Fu chiamata “Icques” dai Greci e”Gemini Pisces” dai latini, ma era conosciuta anche come “Aquilonius” nome che le era stato attribuito dal vento settentrionale portatore d’acqua, mentre gli Arabi la identificarono come”Al Samakatain”.
Le leggende intorno alla rappresentazione dei Pesci sono diverse e molte risalgono al mesopotamico ed era comune a quell’epoca narrare di storie di pesci che salvavano le persone cadute o buttate in acqua o anche di personaggi tramutati in pesce tanto è vero che Eratostene, nel III Secolo Avanti Cristo, raccontò che i due pesci celesti erano i figli del Grande pesce Australe. I pesci rappresentano la Dea Afrodite e suo figlio Eros sulle rive dell’ Eufrate: per scampare dal mostro Tifone, nato da Gea, personificazione del vento impetuoso del Sud, che li aveva assaliti, Venere afferrò Cupido e si tuffò in mare, dove entrambi mutarono in pesci. Per essere sicuri di non perdersi, si legarono l’uno l’altro con una fune, così come vengono ricordati in cielo. Alla fine fu Giove a sconfiggere il mostro ma i pesci furono comunque destinati al cielo.
Ma le leggende non finiscono qui: Nella cultura cristiana i Pesci sono identificati con Cristo, il “primo pesce”, nato dopo che il punto dell’ equinozio di primavera era passato dall’ Ariete nei Pesci segnando il passaggio alla nuova “Grande Era”. Pare che l’antica forma dei Pesci consistesse in un solo pesce. Secondo l’astronomo greco Eratostene (nato nel 276 a.C.), l’origine della simbologia del pesce andrebbe ricercata in Derke, una divinità siriana metà pesce e metà donna. Il mito viene raccontato anche da Ovidio, nei Fasti. Infatti i Romani fecero confluire l’idea della dea-pesce nel loro mito di Cupido e sua madre Venere (Eros ed Afrodite greci).
I Pesci si trovano tra Pegaso e l’Ariete e la stella più importante della Costellazione è la doppia Al Risha (La Corda) composta da una stellina gialla con compagna azzurra, ma quella più luminosa è Eta che è una gigante gialla 220 volte più luminosa del Sole e la sua distanza dalla nostra stella è di quasi trecento anni luce. Una delle stelle più belle da osservare con un piccolo telescopio è Lambda di intenso e visibile colore rosso e che brilla 570 volte più del Sole dal quale dista 760 anni luce, molto caratteristica è invece la Stella di Van Maanen, grande come la nostra Terra ma con massa pari a quella del Sole. Un uomo medio su questa stella peserebbe circa 3500 tonnellate. Altra doppia importante è Zeta Piscium, data da due componenti leggermente giallo pallido e rosa, con magnitudine 5,2 e 6,3. La stella individuata come Flamsteed 19, invece, è una rarissima stella che nel suo spettro ha evidentissime emissioni di righe di carbonio, ad indicare una temperatura superficiale molto fredda. E’ anche nota come TX. Con un modesto binocolo si può anche vedere la Galassia a spirale M74, molto simile alla nostra ma più piccola, che si trova a Est di Eta. Alcuni dei sistemi planetari contenuti nella costellazione dei Pesci sono noti già dall’inizio degli anni duemila. 109 Piscium possiede un pianeta con una massa superiore a sei volte quella di Giove (indicato sempre con 1 come parametro di confronto) disposto su un’orbita eccentrica alla distanza di oltre 2 UA; 54 Piscium possiede invece un pianeta dalla massa paragonabile a quella di Saturno, estremamente vicino alla sua stella madre. HD 217107 possiede invece due pianeti di massa superiore a quella gioviana, il più interno dei quali è un pianeta gioviano caldo, mentre il secondo si trova a oltre 4 UA di distanza dalla sua stella madre.
Estesa 889 gradi quadrati e con 75 stelle di magnitudine superiore alla sesta, oggi la Costellazione dei Pesci fa parte delle Costellazioni zodiacali ed è riferimento del punto di equinozio di primavera, il che rende questa Costellazione visibile da quasi tutte le latitudini terrestri. In pratica la Costellazione contiene il punto in cui il Sole attraversa l’equatore celeste passando dall’emisfero australe a quello boreale. Questo punto, detto “punto di Ariete”, apparteneva proprio alla Costellazione dell’Ariete ma la precessione ha fatto spostare il tutto nei Pesci. La Costellazione è “indicata’” dalla freccia creata dalla Costellazione Triangulum, e si trova a Sud rispetto ad Andromeda e Pegasus. Altro modo per trovarli è unire le stelle Alfa e Beta del quadrato di Pegaso e proseguire in basso, dal momento che la Costellazione si trova tra Pegaso e Acquario e che la congiunzione delle stelle di Pegaso porta dritta a Fomalhaut, ancora più sotto. I Pesci sono osservabili per quasi tutta la stagione invernale, passando sul nostro meridiano intorno a Mezzanotte fino quasi alla fine di ottobre.
Il Reticolo è invece una Costellazione australe nata dalla fantasia di Lacaille e che prese il posto del “Rhombus” creato dall’astronomo tedesco Isaac Habrecht II nel 1621. Anche il questo caso il buon Abate fa un doveroso omaggio al reticolo dello strumento che usò per misurare le posizioni delle stelle. Si trova tra la splendente Canopus e Achemar e tra le stelle più interessanti segnaliamo Gamma, una variabile con un ciclo di 25 giorni, una gigante rossa trecento volte più luminosa del Sole e distante quasi 500 anni luce. Interessante è anche una coppia di stelle denominata Zeta 1 e Zeta 2. Sono del tipo Sole e distano da noi 40 anni luce. Alcune leggende sugli alieni di Roswell indicano che essi provenissero da quel sistema.
Dopo aver detto che possiamo osservare con un telescopio anche la Galassia denominata NGC1313, non ci resta che aggiungere che attorno alla stella Epsilon, nel dicembre dell’anno 2000, è stato scoperto un pianeta poco più grande di Giove, con un periodo di rivoluzione di 426 giorni.
Una nuova scoperta effettuata nel 2016, ci ha portato a trovare ben cinque nuovi pianeti nella Costellazione del Reticolo. Si chiamano: WASP-119 b, WASP-124 b, WASP-126 b, WASP-129 b e WASP-133 b. Questi pianeti sono simili per caratteristiche a Giove come dimensioni e l’orbita è molto vicina alla loro stella. I periodi orbitali dei pianeti variano da 2,17 a 5,75 giorni e le loro masse vanno 0,3-1,2 la massa di Giove, con raggi tra un 1,5 raggio di Giove.
WASP-119 b ha una massa di 1,2 della massa di Giove, e un periodo orbitale di 2,5 giorni – è un tipico Giove caldo. La sua stella ospite ha una massa simile al Sole, ma sembra essere molto più vecchio in base alla sua temperatura e densità efficace.
WASP-124 B, meno massiccia di Giove (0,6 masse di Giove), ha un periodo orbitale di 3,4 giorni ed è molto più giovane stella madre.
“WASP-126b è la più interessante perché orbita attorno alla stella più luminosa dei cinque.
Questo significa che può essere un obiettivo per la caratterizzazione atmosferica, deducendo la composizione e la natura dell’atmosfera con studi dettagliati, per esempio con il telescopio spaziale Hubble o il prossimo James Webb Space Telescope.
WASP-129 B, di dimensioni simili a Giove, ha il più lungo periodo orbitale. La sua gravità superficiale è anche elevata rispetto ad altri noti ‘pianeti gioviani caldi’.
WASP-133 B ha il più breve periodo orbitale dei pianeti extrasolari individuati dai ricercatori. E ‘leggermente più grande pianeta e più massiccio di Giove (1.2 della massa di Giove e 1.2 del suo raggio).
Il Reticolo è un gruppetto di stelle molto deboli a ovest della Costellazione del Dorado, che può essere puntata a metà strada tra la stella alpha di Eridano (Achernar) e la stella alpha della Carena (Canopo). La sua bassa declinazione tuttavia rende invisibili le stelle alle nostre latitudini.
La Costellazione passa in meridiano verso novembre.
Anche Lo Scultore fu creato da Lacaille. Il suo nome era originariamente “Apparatus Sculporis” e la carta celeste nella quale fece la prima volta la sua apparizione, fu pubblicata nel 1756. In seguito il catalogo fu revisionato e completato, ma fu pubblicato, come ben sappiamo, solo dopo la morte di Lacaille nel 1763 con il nome di “Caelum Australe Stelliferum”. Si tratta, infatti, di una piccola Costellazione australe dedicata all’apparecchiatura usata per sorreggere l’opera dello scultore.
Lo Scultore è un’oscura costellazione situata a declinazioni moderatamente australi; occupa la regione di cielo a sud della Balena ed è compresa fra le brillanti stelle Fomalhaut, Deneb Kaitos e Ankaa, pertanto la sua individuazione ne risulta molto facilitata. Le sue stelle più brillanti sono solo di quarta magnitudine e le stelle di fondo sono in numero esiguo, a causa della distanza dalla scia della Via Lattea; in particolare, il polo sud galattico ricade in questa costellazione. Proprio la distanza dal piano galattico fa sì che sia possibile osservare senza ostacoli gli oggetti extragalattici, in particolare le galassie. Il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra ottobre e gennaio, coincidenti con l’autunno boreale; l’emisfero australe è il luogo più adatto per la sua individuazione, ma anche dall’emisfero nord più essere osservata per intero fino alla latitudine 50°N, sebbene la totale assenza di stelle luminose rendano ancor più necessario cercare dei riferimenti in altre Costellazioni vicine.
AlfaSculptoris è una gigante blu di magnitudine 4,30 distante 672 anni luce; la sua magnitudine assoluta è pari a -2,27. Beta Sculptoris è una stella subgigante azzurra di magnitudine 4,38 distante 178 anni luce. Gamma Sculptoris è una gigante arancione di magnitudine 4,41 distante 179 anni luce; si trova fisicamente vicina alla Beta Sculptoris. Delta Sculptoris è una stella bianca di magnitudine 4,59 distante 143 anni luce.
Interessanti sono anche le stelle doppie Epsilon e Tau. Ai confini della piccola Costellazione si possono osservare alcune galassie che appartengono appunto all’ammasso di Galassie dello Scultore, la più luminosa delle quali è NGC 253, a Nord- Ovest di Alfa, quella Fenice e, a metà distanza fra i due abbiamo anche l’ammasso globulare NGC 288, poi a Nord-Ovest, sempre di Alfa c’è NGC55, mentre a Nord-Est si trova la fulgente NGC 300.
Il pianeta extrasolare, designato come HD 4208b è probabilmente un po’meno massiccio di Giove, anche se solo la sua massa minima è nota. La sua distanza orbitale è 1.67 Unità Astronomiche, un po’più di Marte e la sua eccentricità è bassa. HD 4113b è un pianeta gioviano situato a circa 144 anni luce di distanza nella costellazione dello scultore, ovviamente in orbita intorno alla stella HD 4113. Questo pianeta ha un’orbita molto eccentrica con un periodo di 527 giorni a 1,28 Unità Astronomiche dalla stella madre. Al perielio, la distanza è di 0,124 UA e all’afelio, la distanza è di 2.44 UA. HD 9578 b è un pianeta extrasolare che orbita attorno alla stella HD 9578, situato a circa 187 anni luce di distanza nella costellazione dello Scultore. Questo pianeta ha almeno cinque ottavi la massa di Giove e orbita attorno alla stella in meno di un anno terrestre, dista dalla sua stella 1,27 Unità Astronomiche. E’ stato rilevato il 29 Ottobre del 2009.
Siamo arrivati al Toro, la Costellazione facente parte ormai delle storiche 48 create da Tolomeo e nota anch’essa ai mesopotamici e forse è anche la più antica in quanto nel quarto e nel terzo millennio, all’equinozio di primavera, il Sole si trovava all’interno della Costellazione e dava così inizio al Calendario Astronomico, posto d’onore che fu preso, nei millenni successivi, prima dall’Ariete e poi dai Pesci. I Greci antichi lo chiamavano “Tauros” per diventare “Taurus” nel linguaggio latino e anche “Sectio Tauri” e probabilmente una volta comprendeva anche le Pleiadi che venivano considerate la coda del Toro. Per gli Arabi è “El Thaur” e la sua leggenda lo vece comunque protagonista di numerose storie. La figura del mezzo Toro compare in un documento babilonese del 2000 a.C., ma il riferimento alla Costellazione non è provato. Queste stelle erano comunque venerate perché segnavano il luogo del Sole all’ equinozio di primavera, all’incirca 5000 anni. fa.
La simbologia del toro o della mucca si lega ovunque alla Costellazione. In Egitto, a partire dagli ultimi secoli prima di Cristo, Osiride, raffigurato come dio-toro, era identificato con la costellazione, e così la sorella Iside, raffigurata con corna di vacca racchiudenti il disco lunare (da cui forse il sigillo astrologico del Toro, stilizzazione della testa taurina). Nel mito greco, compaiono due storie riguardanti la lussuria di Zeus (Giove): quella di Io, amata dal dio e mutata in una bianca giovenca e quella di Europa, figlia di Agenore, re fenicio, avvicinata da Zeus sotto le sembianze di un toro bianco. Europa stava giocando sulla riva quando una mandria di buoi del re, dirottata su ordine di Zeus da Ermes, le passò davanti, e tra questi si mischiò il padre degli dei. Ella restò colpita da questo bellissimo toro albino: ci giocò, cinse le sue corna con una ghirlanda e, montata in groppa, venne condotta per mare, contro il suo volere, impaurita, gridava, ma il toro si immergeva per poi riemergere, soffocando le grida e stancando Europa. Giunsero infine a Creta, dove il dio la sedusse sotto i platani che, a ricordo di questo amplesso divino, ebbero il privilegio di non perdere mai le foglie. Da questa unione nacque Minosse. Niente di cui vantarsi.
Il culto solare persiano del dio-toro Mitra ebbe ampia diffusione nell’ impero romano. Nel toro era visto il dio del vino Bacco: durante feste bacchiche, un toro adornato di fiori era accompagnato da fanciulle danzanti (nelle cerimonie, vergini) raffiguranti le Iadi e le Pleiadi.
A Nord-Est di Orione la figura del Toro è delimitata dagli ammassi stellari luminosissimi delle Iadi e delle Pleiadi. Il primo di questi ammassi dista dal Sole 150 anni luce ed è composto da alcune centinaia di stelle e la più brillante è Theta 2, 2,70 vole più luminosa del Sole. Ancora più bello a vedersi è l’ammasso di giovani stelle che compone l’Ammasso delle Pleiadi, le principali sono, infatti, giovani stelle azzurre. Le Pleiadi distano da noi 370 anni luce, ma un altro oggetto interessante è l’Ammasso noto come M 1, meglio conosciuto come Nebulosa del Granchio, una grande nube di gas in espansione che sono i resti di una grande Supernova esplosa nel 1504 Dopo Cristo che illuminò i cieli notturni dell’epoca diventando più luminosa del pianeta Venere. In tempi più recenti, al centro di questa nuvola di gas, si è scoperta una pulsar. Cioè una stella di neutroni che ha una massa paragonabile a quella solare e un diametro di alcune decine di chilometri. Possiede un vorticosissimo moto di rotazione: in un secondo compie trenta rotazioni.
La stella più importante è Aldebaran che è una gigante arancione 150 volte più luminosa del Sole e da noi distante 65 anni luce. Altre stelle di una certa importanza sono: Elnath che è una stella azzurra in comune con l’Auriga; costituisce uno dei corni del Toro. La stella, di magnitudine 1,65, dista 131 anni luce. Alcyone è la stella più brillante dell’ammasso delle Pleiadi; brilla di luce azzurra di magnitudine 2,85, distante 368 anni luce. Alheka, una stella azzurra che rappresenta il corno meridionale del Toro; ha magnitudine 2,97 e dista 417 anni luce.
Una curiosità la offre la denominazione “34 Tauri”: questa stella venne indicata per la prima volta nell’atlante di John Flamsteed alcuni gradi a Est-Sud-Est delle Pleiadi, lungo la linea dell’eclittica, e ricevette questa denominazione. Oggi nessun atlante astronomico riporta una stella catalogata 34 Tauri, poiché di fatto non esiste: si trattava infatti del pianeta Urano, all’epoca non ancora riconosciuto come tale e scambiato per una stella.
Nella Costellazione sono stati scoperti alcuni sistemi planetari; il sistema di HD 37124 è quello con più pianeti confermati, avendo tre pianeti tutti con massa inferiore a quella di Giove e orbitanti a distanze medie comprese fra 0,5 e 3,1 Unità Astronomiche.
In ultimo possiamo aggiungere che, intorno a una stella di tipo Sole siglata HD 37124 si è scoperto un pianeta di massa gioviana orbitante in 155 giorni, mentre in orbita attorno a HD 283668 ruota un pianeta molto freddo delle dimensioni di Giove. È stato aperto nel 2016 e ruota attorno alla stella HD 283668 (che si trova a una distanza di 137.97 anni luce dal sole) in 2558 giorni terrestri.
Trovare la Costellazione del Toro non è complicato, soprattutto perché si trova attaccata ad una Costellazione facilmente individuabile come Orione. Partendo dalla cintura di Orione e spostandosi verso Nord Est continuando con l’inclinazione data dalla cintura stessa, si giunge alla Testa del Toro, rappresentata da un triangolo di stelle e da Aldebaran che ne costituisce l’occhio.
Visibile soprattutto tra Novembre e Dicembre, quando è alta in cielo, è tra le Costellazioni più ricche di tutte le Costellazioni zodiacali: il Toro si estende per 797 gradi quadrati e conta 125 stelle di magnitudine superiore alla sesta. Il suo posto in cielo è tra Ariete (Ovest) e Gemelli (Est), con Orione a Sud-Ovest e Eridano e Balena a Sud-Est. Nonostante sia una costellazione boreale, il Toro è ben osservabile da tutte le aree abitate della Terra, grazie alla sua declinazione non fortemente boreale; il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale va da ottobre ad aprile.
Nell’emisfero nord è una tipica figura del cielo stellato invernale e la cui discesa a Ovest subito dopo il tramonto del Sole indica l’arrivo prossimo dell’estate.
Il nostro ciclo autunnale finisce con la Costellazione Tolemaica del Triangolo che lo studioso denominò più precisamente “Trigonon” e che i latini tradussero come “Trigonum” o anche “Trigonus” e che per gli Arabi fu “Al Muthallath”. Nel II secolo Avanti Cristo era nota ai Greci dome “Deltoton” che vuol dire: “Simile alla lettera greca Delta”. Per i latini divenne “Deltotum”. Nel 1603, nella sua “Uranometria”, Bayer la chiama “Triangulus Septentrionalis” e, nel 1627, Keplero la identifica come “Triangulus Major” nelle sue “Tavole Rudolfine” per poi apparire nel 1871 nell’Atlante di Flamsteed con il nome di “Triangulum”.
Nell’antica Mesopotamia le stelle Alfa e Beta del Triangolo assieme alla gamma And formavano la costellazione dell’ aratro.
Probabilmente nella Mitologia il triangolo rappresentava la forma triangolare del delta del Nilo, notoriamente un fiume sacro agli egiziani, o forse, si parlava dell’isola al centro del Mediterraneo che i Greci chiamavano Trinacria e cioè la Sicilia che era citata nell’Odissea come il pascolo dei buoi del dio del Sole. L’isola sacra a Demetra (Cerere) in cui aveva avuto luogo il ratto di Persefone (Proserpina per i Romani), rapita da Ade (Plutone) e portata nel Regno degli Inferi.
Il triangolo si trova a metà della linea che congiunge la stella Alfa dell’Ariete con Gamma di Andromeda, mentre la stella Alfa del Triangolo è una stella gialla tredici volte più luminosa del Sole dal quale dista 64 anni luce, ma la più luminosa è Beta, luminosa come 70 soli e distante da noi 120 anni luce. La stella desta dista da noi solamente 35 anni luce ed è quasi gemella del nostro Sole, appena più calda e luminosa. Un altro corpo celeste da osservare è la Galassia M33. In caso di cielo limpidissimo può essere vista a occhio nudo.
Visibile soprattutto nel mese di ottobre, quando passa in meridiano il giorno 20, la costellazione non è semplicissima da rintracciare data la bassa luminosità delle stelle che la compongono.
Si trova vicino alla Costellazione di Andromeda, e l’unico periodo in cui non è affatto visibile è la primavera. Per il resto dell’anno, anche quando non è il periodo indicato, è presente bassa all’orizzonte. Le stelle 6, 10 e 12 Trianguli facevano parte, un tempo, della costellazione del Triangolo Minore, introdotta da Hevelius nel 1690 ma in seguito eliminata.
Fra i sistemi planetari noti vi è HD 13189, una stella evoluta attorno alla quale orbita un corpo massiccio che potrebbe essere o un pianeta o una nana bruna.
La nana gialla HD 9446 possiede sicuramente un pianeta così come la gigante brillante arancione HD 1389.
A proposito di cieli limpidi: è nata la proposta di dichiarare il cielo stellato “Patrimonio dell’Umanità” e come tale da non nascondere tra le fonti luminose e l’inquinamento. Se è vero che l’inquinamento luminoso oggi impedisce di assistere, in pianura, a quello spettacolo meraviglioso offerto da un cielo stellato, è altrettanto vero che ben difficilmente si potrà fare qualcosa per impedire questo degrado e se non avete ancora alzato gli occhi per guardarlo in tutta la sua magnificenza, fatelo ora finché siete in tempo, ma se avete letto fin qui significa che sapete benissimo ciò che rischiamo di perdere.
Copritevi bene per la prossima volta: saremo in inverno…
(8 – continua)