EMANUELE MAIA

C’è stato un tempo in cui i libro-game erano all’ordine del giorno, esistevano diverse collane che affrontavano temi e generi diversi, ognuna però con un comune denominatore: era il lettore a decidere come fare andare avanti la storia e come terminarla. Grazie alla splendida iniziativa di Plesio Editore e grazie alla fantasia di Emanuele Maia, è tornata sugli scaffali quella che potremmo definire l’evoluzione di quei libro-gioco: con “Venus: a New Dawn” Emanuele si è rifatto a quei volumi e ha aggiunto il caso! Sì, perché le sorti della trama sarete ancora voi a deciderle, ma con l’aiuto di un  dado… e qui le possibilità diventano quasi infinite! Per saperne di più, abbiamo voluto con noi l’autore di quest’opera, Emanuele Maia, appunto.

COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È EMANUELE MAIA?

Domanda di rito, risposta di rito!

Sono uno studente di istituto aeronautico la cui passione per il volo fa a gara con l’amore per la scrittura. Sono sempre con la testa fra le nuvole, sulle ali di un Piper o su quelle della fantasia: scrivo per divertimento, ma con sentimento.

Sono anche amante dei videogiochi, dei bei film e dei giochi di ruolo.

COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?

Ricordo che, in terza elementare, le mie insegnanti si lamentavano perché mi divertivo a inventare avventure fantastiche anziché seguire le lezioni…

Ho sempre avuto un’immaginazione scalpitante e, quando le idee non mancano, la voglia di metterle per iscritto viene da sé. All’inizio era quasi un gioco, un modo divertente di passare il tempo;  poi, anche grazie all’appoggio dei miei amici e della mia famiglia, sono riuscito a trasformare la scrittura in una passione.

VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?

“Venus: a New Dawn” è il primo romanzo che ho completato e pubblicato. L’anno scorso, però, ho vinto il concorso “Oltre il Limite”, edito da Repubblica@scuola, con il mio racconto “Equazione”. La sfida consisteva nella stesura di un racconto (con uno stringente limite massimo di 2.700 caratteri!) che avesse a tema “l’infinito”. È stata un’esperienza divertente, che mi ha permesso di mettermi alla prova contro altri giovani scrittori di tutta Italia.

RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER PLESIO EDITORE IL LIBRO-GAME “VENUS – A NEW DAWN”. CE NE VUOI PARLARE?

Volentieri!

Si tratta di un libro-gioco di fantascienza, che catapulta il lettore in un remoto futuro in cui l’umanità ha colonizzato i pianeti Marte e Venere. Su quest’ultimo, però, infuria una guerra selvaggia tra le forze di difesa planetaria “Marines Venus Force” (MVF) e l’organizzazione terroristica “Commando Gamma”, con il suo esercito di robot.

Il lettore prende le parti del Capitano Robert Trainor, un membro delle forze speciali MVF incaricato di una difficile missione: fermare il lancio di un pericoloso missile interplanetario che minaccia di sterminare l’intero genere umano.

L’esito dell’operazione dipenderà interamente da lui!

QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?

Dato che “Venus” prende posto in un’ambientazione tutta sua, ho dovuto verificare che ogni elemento inserito non fosse già stato ideato in altri universi fantascientifici. Mi è capitato di dover modificare l’aspetto o la funzione di armi o veicoli, perché richiamavano troppo da vicino i modelli proposti da alcuni film o videogiochi.

Inoltre, i revisori della Plesio Editore mi hanno fatto notare che alcuni personaggi mancavano di profondità o credibilità; grazie al loro aiuto, però, il problema è stato risolto brillantemente.

VISTO CHE SI TRATTA DI UN LIBRO DA GIOCARE, VUOI RACCONTARCI COME E’ NATA QUEST’IDEA E COME MAI HAI OPTATO PER QUESTA SOLUZIONE?

Il romanzo è nato come semplice racconto e, per un lungo periodo, è rimasto a prendere polvere in mezzo agli altri inediti incompleti. L’idea di trasformarlo in un libro-gioco mi è venuta scoprendo i capolavori di Joe Dever, in particolare la serie “Lupo Solitario”, di cui ho giocato i primi capitoli. Forte anche della mia esperienza videoludica (sono un nerd e ne vado fiero!) ho reimpostato “Venus” sotto questo stampo, facendo del lettore il protagonista e aumentando al massimo il suo coinvolgimento.

QUALI SARANNO LE PROSSIME MOSSE DEI PROTAGONISTI? HAI IN MENTE UN SEGUITO OPPURE PENSI DI AVER DETTO TUTTO?

“Venus: a New Dawn” aspira a essere il primo capitolo di una trilogia. Anche se il romanzo è autoconclusivo, l’ultimo capitolo pone pochi punti fermi: alcune verità sono troppo pericolose per essere rivelate e la risposta alle domande più difficili dovrà farsi attendere.

I prossimi capitoli, dunque, continueranno a seguire le gesta del Capitano Robert Trainor e dei suoi alleati per la rivalsa dell’Umanità.

VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?

Gli e-book sono uno strumento utile e pratico, che consente di leggere con facilità anche in metro o in vacanza. Non voglio fare il nostalgico, aggrappandomi al valore poetico dei libri cartacei e al suono delle pagine sfogliate: obiettivamente, un tablet è più pratico di una libreria in legno massiccio carica di volumi.

Ciò che, a parer mio, impedirà al digitale di soppiantare definitivamente il cartaceo è la sregolata espansione del primo settore: con la grande disponibilità di romanzi digitali a prezzi stracciati, il lettore tecnologico rischia di riempire il carrello con decine di testi, che inevitabilmente finirà per non leggere.

Un libro “vero”, invece, può essere scelto con maggiore precisione. Il lettore entra in una libreria, punta al reparto che più gli interessa, magari sfoglia due o tre testi dall’aria accattivante. Quando esce dal negozio, stringendo sotto braccio il romanzo che voleva, non vedrà l’ora di leggerlo dall’inizio alla fine: una sensazione che spesso un testo digitale non sa trasmettere.

IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?

Il genere fantastico ha una particolarità fondamentale: non esistono vere regole o limitazioni, la libertà di scrittura è totale. Puoi plasmare da zero un intero universo, riscrivere le leggi dello spazio e del tempo, creare personaggi dall’apparenza assurda e costruirgli attorno un contesto che li renda verosimili.

I lettori non storceranno il naso, anzi, esulteranno alle tue plateali esagerazioni. Se mandi alla carica tra le vie di Hong Kong un mega-robot armato di spada che cavalca un tirannosauro cibernetico sputafuoco, avrai ovazioni assicurate!

Tuttavia, un’ambientazione fantascientifica può anche fungere da sfondo per riflessioni più elaborate, lasciando spazio a valori morali, considerazioni psicologiche e persino ideali filosofici. Si tratta di un genere sottovalutato, con una potenzialità enorme!

VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?

Mi piace molto “sognare a occhi aperti”. Spesso mi basta un dettaglio, come una manovra mentre piloto, una scena di un film o una semplice frase, per “costruire” davanti ai miei occhi un’intera sequenza.

E quando non ho molto da fare, magari in pullman o sotto la doccia, mi diverto a “ripercorrere” le scene che ho creato, gestendo gli eventi, correggendo le battute e aggiungendo solennità o ilarità dove servono. Spesso ripeto il procedimento anche tre o quattro volte prima di mettere la scena sulla carta.

QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?

Il mio maestro ispiratore è certamente Isaac Asimov, con i suoi capolavori senza tempo (tra i miei preferiti, la saga della Fondazione e il racconto “L’ultima domanda”). Tra gli autori di fantascienza, ho letto e apprezzato anche Clarke e Bradbury.

Amo anche i thriller tecnologici di Michael Crichton, “Jurassic Park” e “Preda” in testa, e quelli militari di Tom Clancy, specialmente “H.A.W.X.” e “Rainbow Six”.

E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?

Sono cresciuto a pane e “Star Wars”! Senza dubbio le due trilogie (e, più avanti, i numerosi spin-off) hanno fornito un contributo decisivo alla mia “formazione fantascientifica”.

Tra i miei preferiti non possono mancare altre pietre miliari della fantascienza, tra cui “Blade Runner”, i primi quattro “Star Trek” e “2001: Odissea nello Spazio”; venendo a tempi più recenti, ho apprezzato moltissimo “Avatar”, “Interstellar” e “The Martian”.

ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?

Ho dovuto trasferire tutti quei sogni in un armadio, poi ho affittato un magazzino per trovare abbastanza spazio.

Sogno di diventare pilota a tempo pieno, nell’ambito civile o militare; sogno di completare la saga di “Venus” e gli altri progetti che ho in mente; sogno il momento in cui la 20th Century Fox mi contatterà per realizzare un kolossal basato sui miei romanzi.

E sogno anche che il genere fantascientifico non venga più considerato “sotto-letteratura”, ma venga riconosciuto al pari dei tanto declamati generi drammatici e di formazione. È ora che nelle scuole si insegnino anche Asimov e Clarke, che non hanno nulla da togliere a Calvino o Montale!

CON QUESTO AUGURIO NON POSSIAMO CHE FARTI I NOSTRI MIGLIORI IN BOCCA AL LUPO… CIBERNETICO, PER RESTARE IN TEMA!

Davide Longoni