L’eros raffinato e le produzioni – parte 03
Una delle produzioni più importanti resta Le porte del silenzio di Lucio Fulci, l’ultimo film del poeta del macabro. Si tratta di un lavoro anomalo nella sua produzione, anche perché non c’è una goccia di sangue. Il regista pare voler dimostrare che riesce a spaventare e a stupire soltanto creando un clima angoscioso. La pellicola crea un singolare sodalizio tra D’Amato e Fulci, due dei più grandi autori del cinema di genere italiano. La storia è girata in Louisiana e tra i protagonisti c’è anche John Savage.
Tralasciamo Deliria di Michele Soavi, su soggetto e sceneggiatura di Luigi Montefiori, oggetto di analisi accurata in un precedente lavoro su Michele Soavi (inedito, ma confluito nella mia Storia del Cinema Horror Italiano, volume 4).
Troll 2 di Claudio Fragasso e Troll 3 di Fabrizo Laurenti raccontano le vicissitudini di una famiglia americana tormentata da orrendi nanerottoli antropofagi. Non ebbero grande successo. Favola nera di Roberto Leoni (sceneggiatore alla prima prova da regista) è l’ultima produzione di Massaccesi ed esce soltanto nel mercato home video. Si tratta di un buon thriller presentato con le vesti di una fiaba.
Terminiamo l’analisi dell’erotico soft di Aristide Massaccesi con uno dei suoi più grandi successi: Eleven days, eleven nights (Undici giorni, undici notti), datato 1987.
Il film, girato da Massaccesi come Joe D’Amato e fotografato come Federiko Slonisko, vede questo cast tecnico: Rossella Drudi (si firma Sarah Asproon) e Claudio Fragasso (Clyde Anderson) per soggetto e sceneggiatura, Piero Montanari per le musiche, Rosanna Landi (Kathleen Stratton) per il montaggio. Aiuto regista: Antonio Bonifacio. La produzione è Filmirage e la distribuzione Real Film. Interpreti: Jessica Moore (la Luciana Ottaviani vista all’opera ne La monaca nel peccato), Joshua Mc Donald, Mary Sellers, Tom Mojack, Laura Gemser (immancabile) e Antonio Bonifacio.
Nel 1986 esce Nove settimane mezzo di Adrian Lyne, interpretato dalla mitica coppia Mickey Rourke e Kim Basinger, ed era stato un successo mondiale di pubblico (meno entusiasta la critica). Massaccesi non può rinunciare all’idea di girare un remake a basso costo della pellicola. Ne viene fuori questo Eleven days, eleven nights, un film modesto che funziona in tutto il mondo e incassa miliardi. D’Amato, molto contento del gran successo commerciale, dichiara a Nocturno nel 1997: “In Inghilterra è stato un successo, tanto che comprarono pure Top Model e lo intitolarono Eleven days 2, poi hanno fatto Afternoon (per noi Pomeriggio caldo) e lo hanno intitolato Eleven days 3, infine il vero seguito lo hanno chiamato Eleven days 4. Insomma un gran casino!”.
Massaccesi è al di sotto dei suoi standard abituali e gira a New Orleans una pellicola che in molte scene ricalca pedissequamente le sequenze del famoso film di Lyne. La novità sta nel fatto che la figura dissoluta e priva di scrupoli è quella femminile, interpretata da Jessica Moore. Si susseguono situazioni che vedono l’uomo sottomesso a una figura dominante di donna perversa. L’erotismo è forte, ai limiti del porno e diverse sequenze sono memorabili. Tra tutte ricordiamo la scena del miele con la Ottavianiche lo spalma dappertutto e si mette a leccarlo scendendo sempre più in basso. Ma anche numerosi amplessi descritti con ricchezza di particolari, voyeurismo spinto, masturbazioni, rapporti in piedi quasi selvaggi. Luciana Ottaviani (Jessica Moore) interpreta la romanziera erotica Sarah Asproon (non a caso lo pseudonimo della sceneggiatrice) che ha come agente niente meno che Laura Gemser. Lo spunto della storia è un libro che Sarah Asproon deve ultimare: I miei cento uomini. Vuole il caso che alla scrittrice manchi proprio il centesimo per ultimare il romanzo verità. Conosce Michael e stabilisce con lui un patto erotico della durata di undici giorni e undici notti. Il finale ricorda ancora il film di Adrian Lyne, ma al contrario. L’uomo abbandona la donna perché non riesce più ad assecondarla nei suoi eccessi sessuali. Sarah però si era innamorata davvero.
In attesa della parte seconda di Eleven days, eleven night Massaccesi gira Top model (1988) con identico cast tecnico e artistico. Cambia soltanto qualche attore, ma ci sono ancora la Ottaviani e la Gemser. Ecco perché in Inghilterra lo presentarono come la seconda parte di Eleven days. Il film si connota per un erotismo molto più trattenuto che diventa una costante nei film di Massaccesi. Abbiamo la solita scrittrice Sarah Asproon che per scrivere un libro verità sulla prostituzione si improvvisa agente di squillo di lusso. Da notare la parte dove Sarah incontra Cliff (James Sutterfield), un ragazzo omosessuale in crisi che lei si occupa di ricondurre sulla retta via. Qualche anno dopo il giovane Pasqualino Fanetti girerà Top model 2, un sequel ancora più scadente dell’originale.
Dirty love (1989), noto anche come Un corpo da sfruttare, è un altro erotico soft di pura imitazione e questa volta il soggetto americano originale è Flashdance sempre di Adrian Lyne (1983). La regia viene firmata come Joe D’Amato, il soggetto e la sceneggiatura come Daniel Davis e la fotografia come Federiko Slonisko. Fa tutto lui in pratica. Montaggio di Kathleen Stratton (Rosanna Landi) e musiche di Pahamian. Produzione Filmirage. Interpreti: Valentine Demy (l’italianissima Marisa Parra), Cully Holland, Lisa Lowensten,Chuck Peyton, Jannet Lori, Reggie Crump e Rick Anthony Munroe. Il film è girato negli Stati Uniti, a parte qualche interno realizzato a Roma nei teatri di posa.
Dirty love è molto simile a Flashdance, anche se qui la ragazza che decide di diventare ballerina non è povera ma è figlia di una famiglia di ricconi che non approva la scelta. A nostro giudizio era un film pessimo pure l’originale, in sostanza un lungo video musicale che di cinematografico aveva ben poco. Questo è decisamente inferiore e si avvale oltre tutto di una sceneggiatura talmente confusa e raffazzonata che è difficile raccontarne lo sviluppo logico. Proviamoci lo stesso.
Terry parte dalla campagna e arriva a Richmond per frequentare una scuola di danza. All’albergo fa amicizia con Timmy, un neretto che balla spesso con lei e che alla fine le regala la sua bicicletta. Terry decide di andare a vivere con Susan, un’amica che finisce nel mondo della droga e della prostituzione. Ha una storia d’amore con Robert, che prima la salva da una violenza carnale e poi la sfrutta per ricattare alcuni personaggi influenti. Terry aiuta l’amica a uscire dal tunnel della droga e si fa dare i soldi da Robert per curarla, poi quando scopre che il suo compagno è un poco di buono ricorre al padre che le dà il denaro ma le chiede di tornare a casa. In mezzo a tutti questi avvenimenti ci sono le solite scene lente e ripetitive delle prove di ballo e degli allenamenti. C’è pure un’insegnante lesbica che prova ad andare a letto con Terry, ma lei la respinge e per questo la donna le rende la vita difficile. Alla fine Terry sostiene un provino decisivo per la sua carriera e lo supera, però torna lo stesso a casa perché l’ha promesso al padre. La pellicola termina con Terry e l’amico nero che ballano per strada.
In questo lavoro di Massaccesi merita una menzione soltanto la bellezza di Marisa Parra che nei titoli appare come Valentine Demy. La recitazione della Parra non sarebbe male nelle sequenze erotiche, ma non va assolutamente quando dovrebbe far credere di saper ballare. La macchina da presa di Massaccesi fa mille acrobazie per non inquadrarla e spesso il regista la sostituisce con delle controfigure. Ma certe volte è impossibile e non è facile pensare a Terry come ballerina provetta e vederle muovere passi da ragazzina imbranata che va in discoteca. Marisa Parra spesso non va neppure a tempo.
La colonna sonora è costruita a imitazione di Flashdance ed è abbastanza azzeccata, come sono buone alcune sequenze erotiche appena accennate. Laura Gemser si cimenta nel ruolo di massaggiatrice in una delle poche scene ad alta tensione erotica (un profondo massaggio ai glutei di Valentine Demy). C’è pure una bella sequenza nella quale Terry si sfila le mutandine e le consegna a Robert, sfidandolo ad accarezzarla sotto il tavolo mentre gli amici guardano. Va ricordato un rapporto in ascensore sullo stile di Adrian Lyne di Nove settimane e mezzo. In pratica Dirty love è un Flashdance erotico con poche varianti.
Pochi mesi dopo Massaccesi sente pure il bisogno di un Dirty love 2 che affida a Bruno Mattei (Michael Gardoso), anche se pure lui dietro le quinte fa qualcosa. Gli attori principali sono Josie Bisset, Peter Mark e Gabriella Foro.
Pomeriggio caldo, noto anche con il titolo inglese Afternoon, è un altro erotico soft del 1989. Soggetto e sceneggiatura di David Resseguier, fotografia di Federiko Slonisko, regia di Joe D’Amato sono la stessa persona. Montaggio di Kathleen Stratton (Rosanna Landi). Scenografie di Max Stevens. Le musiche sono di Piero Montanari. Produzione Filmirage. Interpreti: Valentine Demy (Marisa Parra – Connie), Allen Cort (Courtney), Carey Salley (Nora), RobertLa Brosse (Budro).
Courtney e Connie sono una coppia molto affiatata e lavorano insieme come giornalisti. Il direttore della rivista vuole da loro un’inchiesta in una zona di campagna dove vive una scrittrice (Nora) che dovrà guidarli alla scoperta dei misteri di una setta di adoratori del vudù. Arrivata sul posto Connie subisce una trasformazione e viene irretita dal bel Budro, che prima la violenta e poi instaura con lei una torbida relazione. Courtney è umiliato e irriso, si consola con l’affetto di Nora che diviene la sua amante. Un giorno però Courtney trova la scrittrice morta: qualcuno della setta vudù l’ha uccisa, perché ha rivelato che Connie è in pericolo di vita. A questo punto ha inizio la parte più bella del film che termina in un crescendo di tensione. Budro conduce Connie a una seduta della setta, che si tiene in un palazzo abbandonato, e la vuole sacrificare dopo averla cosparsa di sangue di gallo. Courtney irrompe appena in tempo e la salva, ma subito viene disarmato e inizia un inseguimento per le stanze della casa diroccata. Budro aggredisce Courtney e lo farebbe fuori se alle spalle non arrivasse Connie che, finalmente liberata da ogni malefica soggezione, lo uccide con due colpi di fucile. Bella l’inquadratura finale che mostrala Parra coperta di sangue.
Il film è un thriller erotico ambientato negli Stati Uniti, girato insieme a Dirty love perché la location è la stessa. La pellicola ha il difetto di essere sempre indecisa sulla strada da prendere. Troppo poco erotica per essere interessante, troppo confusa e lenta per essere un buon thriller. Persino la parte legata ai riti vudù risulta artefatta e macchinosa e i balli sono poco haitiani per essere veri. C’è pure Laura Gemser in una breve comparsa da ballerina vudù, che si muove a ritmo di tamburi e percussioni mentre viene sgozzato un gallo. L’unica cosa bella del film è Marisa Parra che questa volta non deve ballare e quindi è perfetta nelle sequenze erotiche perverse. Da ricordare una scena voyeuristica alla Massaccesi, protagonista Courtney che spia dalla porta socchiusa un rapporto erotico sul tavolo di cucina tra Connie e Budro. Segnaliamo pure un rapporto sessuale appoggiati al muro che al solito ricorda molto da vicino Nove settimane e mezzo. Infine la parte finale con il rito vudù e il tentativo di sacrificio contamina eros e horror in maniera perfetta e forse è la sola cosa davvero interessante del film.
Poco importante risulta Blue Angel Café (1989), altro erotico musicale stile Flashdance poco visto e poco distribuito. La trama si racconta in due parole. Una ballerina di un locale (il Blue Angel Café) che si innamora del sindaco della città e le studia tutte pur di finire a letto con lui.
Ogni volta un gioco e La signora di Wall Street sono altri due erotici del 1990 che citiamo per dovere di cronaca. Abbiamo già detto che in Inghilterra Pomeriggio caldo è diventato Eleven days eleven night 3. Nel 1990 giunge la vera seconda parte di Eleven days, eleven night, che però deve rinunciare a Jessica Moore – Luciana Ottaviani, stufa del solito ruolo di scrittrice erotica a caccia di uomini e di situazioni nuove. Il film incassa ancora molto, a dispetto di chi sostiene che è una delle cose peggiori di D’Amato. La parte di Sarah la recita Kristine Rose. Altri attori sono: Ruth Collins, Frederick Lewis, Maurice Dupré, Kristin Cuadraro, Alex Dexter, Fred Woodruff, James Jackson, Garyn Charlet, Russell Pottharst, Michele Mc Guire, Laura Gemser e Debbie Morrant. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Sarah Asproon (Massaccesi), la fotografia di Federiko Slonisko (Massaccesi), le musiche di Piero Montanari, il montaggio di Kathleen Stratton (Rosanna Landi). Produzione Filmirage – Variety Film. Girato negli Stati Uniti, come tutti i film di questo periodo, e come gli altri caratterizzato da un erotismo molto trattenuto, soft, patinato. Perfezione stilistica agli eccessi, ma non troviamo più quella trasgressione che ci attendiamo da un regista come Massaccesi.
Kristine Rose non fa rimpiangere Jessica Moore e recita con impegno la parte della scrittrice alle prese con una nuova avventura erotica. In questo film è l’esecutrice testamentaria di un miliardario che la designa a scegliere i suoi eredi più degni. Ne vengono fuori storie incredibili di impotenza, violenze familiari, debiti di gioco e odio represso. In realtà nessuno dei familiari sarebbe degno di ricevere l’eredità, ma Sarah finisce ugualmente a letto con tutti. Segnaliamo una bella scena erotica in cucina e molto voyeurismo come costante nelle pellicole di Massaccesi. Uno dei protagonisti pare impotente e si eccita soltanto guardando le altrui attività sessuali tramite una televisione a circuito chiuso. Alla fine Sarah guarisce il ragazzo dall’impotenza fingendosi la sua prima donna che lui aveva visto violentare dal padre. L’eredità non dovrebbe toccare a nessuno, perché non c’è persona immune da difetti in famiglia, ma Sarah propone uno scambio. Gli eredi gestiranno il capitale se lei potrà scrivere un libro raccontando tutte le loro storie di depravazione. Alla fine si comprende che il miliardario non è mai morto ma ha cambiato identità per farsi beffe dei parenti che disprezza.
Il personaggio di Sarah Aspron ricorda la Emanuelle di Laura Gemser, una donna spregiudicata, che non si fa problemi di morale o di sentimenti per ottenere quel che vuole.
I film di questo ciclo non hanno l’entusiasmo naif di quelli di Emanuelle e sono troppo perfetti per sprigionare lo stesso fascino. Sono molto lenti e soprattutto, per dirla con Antonio Tentori, l’erotismo si trattiene proprio quando si dovrebbe scatenare. La produzione erotico soft di questo periodo (1985 – 1990) raggiunge solo in pochi casi livelli di sufficienza e a nostro giudizio rappresenta il periodo artisticamente peggiore della carriera di Joe D’Amato.
(13 – continua)