Di nuovo horror: Ritorno dalla morte
Prima di analizzare quello che a nostro giudizio può essere considerato uno dei migliori film horror girati in Italia negli anni Novanta dobbiamo fare un rapido accenno ad alcune pellicole erotiche che Massaccesi realizza tra il 1990 e il 1992. Ormai si sta esaurendo il filone ispirato a La chiave e a Nove settimane e mezzo. D’Amato ha appena il tempo di girare: Hot Steps (1990), Il fiore della passione (1990), Il diavolo nella carne (1991), Ossessione fatale (1991) e Il segreto di una donna (1991). Sono pellicole a metà strada tra l’erotico soft e l’hard. Per dare un’idea dei lavori (molto simili tra loro) soffermiamoci sui due film che vedono protagonista Carmen Di Pietro.
Il diavolo nella carne (1991) è interpretato da Tracy Ray, Carmen Di Pietro, Nicole Grey, Jennifer Lob, Robert Labrosse, Wayne Camp e Harnold Evans. La storia pare scritta da un certo Laurence Falcon, sceneggiatura di Vincent Rooster (alias Enzo Gallo), montaggio di Kathleen Stratton (Rosanna Landi), fotografia di Massaccesi con lo pseudonimo di Federiko Slonisko. Regia Joe D’Amato. Musica di Pahamian.
Il titolo non ha niente a che vedere con la storia e sembra citare Il diavolo in corpo di Marco Bellocchio (1986). Qui si narra la vicenda di due soldati mercenari in un paese latino americano che portano oltre confine un importante uomo di stato. C’è stata una rivoluzione, i ribelli hanno preso il potere, lo comprendiamo da un proclama radio durante le prime sequenze. L’uomo politico è malato di cuore e i due sono costretti a fermarsi in un ospedale per farlo curare. Ai mercenari interessa soltanto la ricompensa, devono riconsegnare il primo ministro vivo se non vogliono perdere il denaro pattuito. C’è qualcosa del vecchio Duri a morire in questa pellicola, anche se la situazione è diversa e le parti erotiche sono completamente nuove. All’ospedale, infatti, mentre il capitano sollecita la dottoressa a fare in fretta, c’è il tempo per assistere a una serie di rapporti erotici tra i due soldati e le tre infermiere. Nascono due storie d’amore tra il capitano e la dottoressa e tra il soldato e Carmen Di Pietro, che alla fine fuggono con loro. Le altre due infermiere sono lesbiche e innamorate, quindi tutto si aggiusta. La trama è molto esile e prevede una scontata irruzione dei ribelli che vengono sconfitti dai nostri eroi, infine una fuga nella giungla a bordo di un furgone scassato. Finale scontato con la missione compiuta e le due storie d’amore improbabili che giungono a coronamento. Nel film assistiamo all’esibizione del tipico repertorio da film erotico tanto caro a Massaccesi: masturbazioni femminili, rapporti saffici, violenze carnali, donne che spiano rapporti da porte socchiuse, inquadrature stile hard sui particolari anatomici. La pellicola è un erotico soft molto spinto e i rapporti sono talmente dettagliati che si sfiora il limite del porno. I film erotici di Massaccesi sembrano dei porno tagliati, spesso era proprio così, visto che dello stesso film circolavano due versioni. I difetti sono quelli di sempre: la lentezza di alcune parti soprattutto. C’era da allungare il brodo per arrivare alla fine, purtroppo si nota, incidendo su ritmo e tensione.
Ossessione fatale (1991) – il titolo inglese Dangerous game pare più appropriato – è interpretato da Carmen Di Pietro, Jonathan Bertuccelli, David Dahlgreen, Richard Douviller, Jennifer Loeb, Jean Taylor e José Castro. Montaggio di Kathleen Stratton (Rossana Landi), musica di Pahamian, fotografia di Massaccesi (Slonisko), soggetto di Roger Fontaine, sceneggiatura di Vincent Rooster. Regia di Joe D’Amato.
Carmen Di Pietro è Liza Davis, una giornalista televisiva che sta facendo un’inchiesta sull’amore. Tony è un uomo che ha perso molto denaro al gioco e la minaccia per rubarle del denaro. Purtroppo si invaghisce di lei e commette la leggerezza di andare a casa sua, dove la donna prima lo droga e poi lo lega al letto. Tutto il film scorre su questa storia di sesso perverso, con Liza che eccita sessualmente Tony e ci fa l’amore sino a sfinirlo, quindi annota le sue reazioni per l’inchiesta. Liza ha divorziato dal marito e adesso odia gli uomini, viveva con una donna (Mery) che ha temporaneamente allontanato per stare tranquilla con Tony. A un certo punto paga persino il debito di gioco di Tony ai farabutti che lo stanno cercando e continua a tenerlo sequestrato. Lo conduce a un party e lo presenta ai suoi amici della televisione, tanto che alcuni giorni dopo persino Mery approfitta di Tony. Il gioco si fa pesante e pericoloso, Liza decide di liberare l’uomo consegnando le chiavi di casa a un suo amico, che ne approfitta per sodomizzarlo. “Adesso non potrai dire di no” fa. Questa è una parte insolita e piuttosto trash per un film erotico. Alla fine Liza e Tony comprendono di non poter fare a meno l’una dell’altro. Questa storia torbida li ha fatti innamorare anche se appartengono a due mondi diversi.
Il film non è male, si lascia vedere con interesse, pure se la trama è scontata sin dall’inizio. Paga i suoi debiti con Attrazione fatale di Adrian Lyne (1987) sin dal titolo, ma presenta una sua originalità. Carmen Di Pietro, che dopo ha fatto per lo più film hard, non è attrice da disprezzare e tutta la pellicola si avvale di una recitazione all’altezza. Le parti erotiche sono intense e ben interpretate, come al solito non mancano scene saffiche, masturbazioni femminili e voyeurismo.
Una rapida citazione la merita anche Una tenera storia (1991), che Massaccesi gira con lo pseudonimo femminile di Joan Russell, già utilizzato per nascondere sceneggiatori italiani. Soggetto e sceneggiatura di Elena Dreoni, fotografia del figlio Daniele, musiche di Piero Montanari, montaggio di Rosanna Landi, costumi di Laura Gemser (ormai a pieno titolo nell’entourage della Filmirage). Interpreti: Annie Papa (bella ma non al massimo splendore), Marco Quaglia, Riccardo Acerbi, Maria Chiara Sasso e Laura Gemser. Film rosa con un pizzico di erotismo che si può fare a meno di vedere. Terminiamo con Lezioni d’amore (1992), una compilation di video tratti dai film erotici di Massaccesi che comprende: Il vizio infinito, Donne di piacere, Così fan tutti e Mio Dio come sono caduta in basso.
Passiamo al film che più ci interessa e che segna il ritorno di Aristide Massaccesi al genere horror.
Ritorno dalla morte (Return from death) noto come Frankenstein 2000, è datato 1992 e rappresenta un ritorno di Massaccesi a un genere che gli è congeniale: l’horror esplicito condito di abbondanti effetti splatter e gore. In sintesi la scheda tecnica. Regia di David Hills (pseudonimo pescato dal cappello per il ritorno all’horror), soggetto e sceneggiatura di Donatella Damiani e di Antonio Tentori (nascosti sotto lo pseudonimo di Joan Russell), fotografia di Aristide Massaccesi (si firma Federico Slonisko), musiche di Piero Montanari (intense e sepolcrali), costumi di Laura Gemser. Effetti speciali: Paul Goodman e Larry Rapetti (in realtà Maurizio Trani). Produzione Aristide Massaccesi perla Filmirage. Interpreti: Donald O’Brien (Ric), Cinzia Monreale (Georgia), Robin Tazusky (Stephen), Richard Harsh (è Riccardo Acerbi nella parte di Thomas), Dan Dustman (Hans), Mark Frank (Kurt), Mark Quail (Erik) e Maurice Poli (Hoffner).
Per molto tempo non è stato facile reperire questo film. Ricordo che lo vidi grazie a una copia in lingua inglese che circolava tra gli appassionati. Esisteva anche una VHS originale prodotta in edizione limitata e numerata ma è una rarità per collezionisti. Ritorno dalla morte non è mai uscito nelle sale, a parte una sporadica apparizione al Fantafestival romano del 1992 dove non riscosse molti consensi. In tempi recenti è uscita una versione DVD che in parte colma la lacuna. Vediamo la trama. Georgia (Cinzia Monreale) è una ragazza dotata di poteri di telecinesi (sposta gli oggetti con il pensiero) ed è ossessionata dall’incubo ricorrente che sua figlia muoia decapitata. Il sogno spaventoso la tormenta e lei vede come se fosse realtà la testa della bambina staccarsi dal corpo. Forse il motivo è perché lavora nel campo dei film dell’orrore e certe cose cominciano a diventare un incubo. Queste parti oniriche rappresentano notevoli momenti di tensione e sono ben realizzate come effetti speciali. In città girano alcuni teppisti motorizzati che rendono la vita difficile agli abitanti della tranquilla cittadina. Prima se la prendono con Rick, un vecchio pugile legato a Georgia da una sincera amicizia. Poi aggrediscono la donna mascherati da personaggi di film horror. Rick sventa un primo tentativo di stupro, ma i teppisti lo portano a compimento alcuni giorni dopo entrando in casa di Georgia. La scena della violenza carnale è molto realistica ed è ben recitata da Cinzia Monreale che interpreta pure una credibile angoscia per la sorte della bambina. Georgia durante lo stupro viene colpita in testa con un vaso di vetro e cade in coma. Pure la bambina subisce un trauma e deve essere condotta in ospedale. Rick viene subito sospettato del delitto e arrestato. Durante la sua prigionia veniamo a sapere che la polizia copre i teppisti perché il commissario è il fratello di uno dei violentatori. Rick viene condotto nella camera di Georgia e un medico effettua un esperimento che mette in collegamento le menti dei due per cercare di capire la verità. Subito dopo Rick viene ucciso in prigione e la polizia mette in scena un falso suicidio per impedire che venga fatta luce sul mistero. A questo punto inizia la parte fantastica del film. Georgia, dotata di poteri extrasensoriali e collegata dall’esperimento medico alla mente di Rick, lo risveglia dalla morte trasformandolo in un mostro implacabile che stermina uno dopo l’altro i teppisti colpevoli della violenza. La trovata del collegamento psichico tra i due è molto suggestiva e Rick, tornato dalla morte, sembra un automa infernale che si muove come uno zombie e colpisce implacabile dove c’è da colpire. Massaccesi si scatena con il suo tipico gusto per lo splatter, sempre funzionale all’economia del film e mai gratuito come accade in certa cinematografia contemporanea (vedi per tutti Andreas Schnass). Da ricordare le frequenti citazioni del romanzo di Mary Shelley e l’omaggio al classico Frankenstein di James Whale (1931) nella scena del risveglio del mostro. Il novello Frankenstein però non accenna a fermarsi e ucciderebbe pure la figlia di Georgia, se non intervenisse il marito a staccare definitivamente la spina del loro collegamento. Inevitabile la morte di Georgia e di Rick che arresta lo sterminio.
Per dirla con Antonio Tentori (che ha sceneggiato la pellicola, quindi è una sorta di interpretazione autentica) “il film è un horror splatter visionario che propone una nuova versione del mostro di Frankenstein”. In questo caso il mostro è interpretato da un ottimo Donald O’Brien che ricordiamo buon attore in altri film di Massaccesi (è il perfido Black One ne I gladiatori del futuro) e in altre produzioni di genere del periodo (molti film della serie Emanuelle). Il lavoro pare concepito come una sorta di omaggio a Buio omega, capolavoro horror di Massaccesi. C’è la stessa ambientazione in una piccola cittadina austriaca, assistiamo a un’autopsia dettagliatissima e infine la protagonista femminile è sempre Cinzia Monreale, bella come tredici anni prima quasi che il tempo non fosse passato. L’affascinante Cinzia Monreale è interprete di grande bravura sia nelle scene di violenza che nelle parti oniriche da incubo. Il film ruota attorno ai due attori principali, gli altri sono soltanto comparse che restano nell’ombra.
Citiamo un’interessante intervista rilasciata da Artistide Massaccesi a Nocturno Cinema dove il regista spiega la scelta dell’attore Donald O’Brien. “Il protagonista ha dato una prova magistrale, ma per lui non era così difficile. È caduto in bagno anni fa battendo la testa ed è rimasto paralizzato nella parte destra del corpo, quindi aveva questo modo naturale di procedere claudicante e una mano rattrappita…”.
A parte la bravura dei protagonisti le cose migliori della pellicola sono da ricercare nella tensione narrativa, ben realizzata dal regista sulla base di un’ottima sceneggiatura. Sono da ricordare le parti oniriche iniziali con Cinzia Monreale che immagina la testa della sua bambina schizzare via decapitata dai teppisti motorizzati. Ma anche la sequenza nel bosco (sempre immaginata) del pazzo che rincorre la figlia brandendo un’ascia e una volta raggiunta le mozza la testa con un colpo netto. Notevole il contrasto tra la scena sognata e quella reale, dove compare un uomo ma con un paraurti in mano che insegue la bambina per recuperare la palla perduta. Qui Massaccesi costruisce un piccolo gioiello di tensione che dimostra perizia cinematografica e dà corpo in poche e riuscite immagini agli incubi ricorrenti della donna. Le sequenze splatter delle uccisioni sono un altro punto forte. La prima vittima è un medico che si ritrova la testa schiacciata, addirittura spremuta come un’arancia, con il sangue che cola sul pavimento e in un secchio di alluminio (altra citazione di Buio omega), quindi i bulbi oculari schizzano via dal cranio uno alla volta. Durante una festa neo nazista il novello Frankenstein fa subito fuori uno dei tre assassini, dopo va a casa del capo della polizia che proteggeva i criminali e lo fulmina prendendolo al lazo con i fili della corrente elettrica. Rivedendo queste sequenze ci è venuto alla mente il mostro implacabile di Rosso sangue, perché Rick è come uno zombi che si muove seguendo gli impulsi elettrici che partono dalla mente della donna. Notevole la scena in cui Rick sradica un lampione e lo fracassa sull’auto dei poliziotti corrotti. Sottolineiamo per gli amanti del gore la chiusura della porta dell’auto con relativa testa mozzata di uno dei poliziotti che ancora non era morto. Si continua in un crescendo di delirio splatter utilizzando la soggettiva e la strage degli altri due teppisti la vediamo con gli occhi del redivivo Rick. Uno degli stupratori viene strozzato rapidamente (è il meno colpevole e non deve soffrire più di tanto), l’altro (che è l’ideatore del piano e il violentatore) viene fatto rosolare a fuoco lento sul caminetto e muore di una morte orribile. Notevole la scena finale dove Massaccesi realizza un capolavoro di tensione e lo spettatore freme sino all’ultimo istante per la sorte della bambina.
Il film può essere ascritto al genere dei rape and revenge (stupro e vendetta) sullo schema di lavori come L’ultima casa a sinistra di Wes Craven (1972), con la sola differenza che la vendetta dopo lo stupro è realizzata per interposta persona, ricorrendo a un essere risvegliato dalla morte. Resta un mistero il motivo della mancata distribuzione di un’opera superiore alla media di quanto è stato realizzato in Italia negli anni Novanta. Per fortuna adesso il film è reperibile sul mercato Home Video.
Sul filo del rasoio (1992) è un ritorno alla normalità di un sexy-thriller costruito sulla scia del successo di Basic Istinct di Paul Verhoeven (il titolo internazionale è Istinct). Massaccesi lo dirige senza grande entusiasmo firmandosi James Burke su soggetto e sceneggiatura di Daniele Stroppa. Fotografia di Daniele Massaccesi (suo figlio), musiche di Piero Montanari, montaggio di Rosanna Landi. Prodotto dalla lanciatissima Filmirage. Interpreti: Galina Orlowa, Theo Losito, Walter Toschi, Susanna Bugatti, Maurice Poli, Elisabeth Rossler e Laura Gemser (piccola parte di ospite al party). Il film è costruito su una trama giallo rosa, ma frena molto sia sul sesso che sul sangue perché si sperava una possibile vendita nei circuiti televisivi che non ci fu. La pellicola è uscita in video per un piccolo distributore: la Center Video. “Galina Orlowa era una russa che aveva sposato un italiano di Brescia. Faceva spettacoli di spogliarelli e per farla recitare è stato un dramma” ricorda Massaccesi in un’intervista rilasciata a Nocturno Cinema.
(14 – continua)