LA NOTTE HA MILLE OCCHI: LE COSTELLAZIONI 15

Citiamo ancora Lacaille per dire durante il suo viaggio in Sud Africa, come sappiamo fin troppo bene, ormai, introdusse alcune Costellazioni e, fra esse, c’ara la Squadra  chiamata in origine “Norma et Regula” (Squadra e Riga) conosciuta in seguito come “Triangulus Australis, nome che fu poi attribuito ad un’altra figura celeste. I Latini la chiamarono “Norma”.

Costellazione della Squadra (Regolo)

Si tratta anche in questo caso di dare onore e prestigio a degli strumenti usati in Astronomia.

Anche nelle carte del cielo disegnate subito dopo l’introduzione, la figura associata a questa figura comprese entrambi gli strumenti. Successivamente però venne mutilata non solo di uno strumento ma anche delle sue due stelle più brillanti, l’ Alpha Nor e Beta Nor, oggi facenti parte della Costellazione dello Scorpione, che risultavano le stelle più settentrionali della Norma.

Si trova a Sud-Ovest dell’uncino dello Scorpione e la sua stella più luminosa si chiama Gamma 2, una gigante gialla distante 130 anni luce.

Con un normale binocolo si può osservare NGC 6087, un ammasso composto da circa 35 stelle e la più luminosa di esse è la Cefelide S.

Nella Costellazione sono noti alcuni sistemi planetari; in tutti i casi i sistemi presentano un solo pianeta noto, probabilmente un gigante gassoso. In HD 330075 il pianeta è un gioviano caldo, mentre nei restanti casi l’orbita è superiore a 1 UA.

La Costellazione passa in meridiano alla metà di Maggio ma dall’Italia è visibile soltanto in parte. Difficilmente rintracciabile nel cielo visto che soltanto una stella è di magnitudine 4 e tutte le altre sono sopra la quinta.
Si trova a una ventina di gradi ad Est rispetto alla stella Alpha della Costellazione del Lupo.

Tra le Costellazioni tolemaiche abbiamo anche il Serpentario o Ofiuco. Era conosciuta dai Greci come “Ophiouchus”. Ai Latini era noto come “Serpentarius”, “Anguifer” o “Anguiger” e fu tradotto dagli Arabi come “Al Hawwa”.

Si tratta in realtà di due figure che Tolomeo classificò come divise (un gigante con un serpente che lo stringe tra le sue spire) e questo perché la mitologia greca riporta la storia di Asclepio, figlio di Apollo

Costellazione del Serpentario (Ofiuco)

La “battaglia”, come riporta Manilio (I secolo dopo Cristo), “durerà per sempre finché combatteranno in uguali condizioni e con poteri simili”. In greco “Ofiuco” significa “l’ affaticato”, ma non risulta alcun eroe con questo nome. Comunemente si identifica la sua figura con quella del leggendario guaritore Esculapio, supposto antenato di Ippocrate, nato all’incirca nel 460 a.C., il grande medico di Cos, a cui si attribuisce in conseguenza il simbolo della medicina, il caduceo, il bastone con due serpenti avvinghiati. La storia di Esculapio, Asklepios nell’ origine greca, è la seguente: la madre Coronide era corteggiata da Apollo, che la faceva sorvegliare da un corvo bianco. Invaghitasi di un uomo di nome Ischide, ella, nonostante fosse incinta di Apollo, giacque con lui. Il corvo riportò subito la notizia ad Apollo, ma il dio, che grazie alle sue capacità divinatorie era ormai a conoscenza di tutto, si infuriò con l’animale per non aver cavato gli occhi ad Ischide e lo maledisse, tramutandolo da bianco in nero così come il corvo è ora (secondo un altro mito, l’ animale mutò colore in seguito ad un’ altra sua mancanza, ma ne abbiamo già parlato.
Apollo confidò poi l’infedeltà alla sorella Artemide, la cacciatrice, che scagliò le frecce della sua faretra contro Coronide. Solo quando il corpo di lei fu deposto sulla pira funeraria, Apollo provò rimorso. Nulla ormai si poteva fare per Coronide, ma Ermete intervenne a togliere dal ventre della madre il figlio non ancora nato. Esculapio fu così salvato e poi affidato alle cure del saggio centauro Chirone, che gli insegnò l’arte della medicina. La sua capacità, l’abilità di guarire tutti i malati. E quando Perseo tagliò la testa a Medusa, il sangue che ne colò dalla parte destra del collo, venne raccolto, ed Atena lo donò ad Esculapio, per fare in modo, grazie alle proprietà che aveva, potesse utilizzarlo per resuscitare i morti. Tuttavia ciò minacciava uno sciopero nel regno dell’ Oltretomba. Ade (Plutone) si lamentò con Zeus, il quale, preoccupato di queste resurrezioni assimilabili a un atto divino e non da un mortale, fulminò Esculapio con una delle sue folgori, proprio mentre tentava di resuscitare Orione. Per vendetta Apollo uccise i Ciclopi, creatori dei fulmini di Zeus. In seguito trasportò il figlio mortale prima fra gli dèi e subito tra le stelle, poiché essendo mortale e avendo incontrato la disapprovazione da parte di Zeus, non avrebbe potuto condividere l’Olimpo con gli altri dei, fece quindi in modo che venisse così contemplato come un dio.
Secondo Igino (64 a.C. – 17 d.C.) la spiegazione di come egli venga rappresentato in cielo, viene ricondotta all’episodio di quando Esculapio, venne costretto a guarire Glauco. Egli venne rinchiuso in un luogo segreto. Meditava sul da farsi tenendo in mano un bastone, quando un serpente si avvinghiò su quel bastone. Esculapio, spaventato, lo uccise mentre strisciava via, colpendolo più volte con quello stesso bastone. Successivamente, un altro serpente si introdusse nel luogo di prigionia di Esculapio, recando in bocca un filo d’erba che posò sulla testa della malcapitata bestia la quale subito si rianimò e i due rettili fuggirono velocemente. Analizzato quel singolo filo d’erba, lo riconobbe e contemplandone il prodigio, utilizzò quell’erba per resuscitare Glauco. Pertanto si racconta che il Serpente fu posto sia sotto la protezione di Esculapio, tanto che nel firmamento.

La seconda storia, invece, ci dice come il Serpentario fosse associato a Enkidu, amico dell’eroe mesopotamico Gilgamesh. Si tratta di una delle Costellazioni originarie di Tolomeo. Al suo interno c’è un gruppetto di stelle che anticamente formavano costellazione a sé, chiamata Toro di Poniatowsky dedicato al re di Polonia, e che ora rappresentano un insieme di stelle più o meno deboli.

La Costellazione si trova sull’equatore celeste ed è abbastanza vasta tanto che le sue stelle si trovano sparse tra la Bilancia e l’Acquila.

Ralf Alfague è l’astro più brillante, una stella bianca distante 62 anni luce, ma la stella più famosa è certamente la patria delle mortali Medusae de “La Legione dello Spazio” di Jack Williamson: la stella di Barnard, una nana rossa distante da noi solo 6 anni luce. Il suo nome le proviene da Edward Emerson Barnard che, nel 1916 scoprì che possiede un moto proprio maggiore di qualsiasi altra stella. In 180 anni ha coperto una distanza pari al diametro apparente della Luna.

Chiamata per questo anche stella fuggiasca di Barnard, per le piccole variazioni del suo moto, viene da supporre che abbia anche dei pianeti.

La Costellazione è anche particolarmente ricca di oggetti catalogati da Messier come la coppia di ammassi globulari M10 e M12 in apparenza molto vicini tra loro. Il primo dista in realtà 19.000 anni luce, mentre il secondo circa 10.000.

L’Ofiuco contiene alcuni sistemi planetari conosciuti; in quasi tutti i casi il sistema è composto da un solo pianeta noto, un gigante gassoso. In particolare, HD 149143 possiede un pianeta gioviano caldo. GJ 1424 invece possiede una super Terra. Dai telescopi dell’Eso in Cile sono stati scoperti nella costellazione due “oggetti planetari”, una coppia di pianeti senza stella battezzati OPH 1622. Si trovano a 400 anni luce circa di distanza dalla Terra, hanno massa pari a circa 7 e 14 volte quella di Giove e sono distanti fra loro 6 volte la distanza che separa il Sole da Plutone. La cosa più interessante è che questa scoperta mette in discussione le precedenti teorie sulla formazione dei pianeti, che prevedono che essi si possano formare soltanto in presenza di una stella. Tale teoria prevede che i pianeti vaganti siano soltanto quelli sfuggiti alla gravità della propria stella, ma la scoperta di una coppia di questi mette in discussione alcuni aspetti delle dinamiche contemplate in questa teoria.

Si tratta di una delle più vaste Costellazioni del cielo (circa 950° quadrati) sebbene appaia molto debole, soprattutto nei cieli cittadini. Anche se attraversata dall’eclittica, Ophiucus non è considerata una Costellazione (o meglio, segno) zodiacale dagli astrologi ma ovviamente il Sole percorre il suo moto apparente anche in Ofiuco, quindi si tratta a tutti gli effetti di una Costellazione zodiacale. Curiosità: la notizia, sebbene nota da sempre, fu sbattuta in prima pagina nel 1995, come una ‘un nuovo segno zodiacale scoperto degli astronomi che avrebbe rivoluzionato l’astrologia’!
Per rintracciarla nel cielo delle stagioni più calde, occorre guardare tra Ercole e Scorpione: la forma è quella di un anello irregolare abbastanza debole, ma è rintracciabile proprio per le dimensioni molto ampie. L’opposizione eliaca si ha tra fine maggio e metà giugno, a mezzanotte verso Sud quando passa in meridiano. L’equatore celeste passa per l’Ofiuco.

Lo Scorpione, di classificazione tolemaica era noto agli Accadi come “Girtab

(il pungitore) e divenne il simbolo dell’oscurità per i mesopotamici.

Era un gruppo di stelle conosciuta dagli egiziani e la prova ci è data che è presente un bassorilievo detto di Denderah, risalente al I Secolo avanti Cristo.

Costellazione dello Scorpione

Tra gli antichi Greci aveva il nome di “Skorpius” e lo studioso Arato, nel III secolo avanti Cristo, la identificò come “Megatherion” (Grande Bestia) o “Taras Mega” (Grande Segno).

Per i Greci la Bilancia faceva parte dello Scorpione e per i latini essa era “Scorpius” o anche “Scorpio” mentre per gli Arabi era “Al Akrab”.

Nel mito greco, Gea ordina alla grande bestia fuoriuscita dalla terra, di pungere Orione e di ucciderlo. Il cacciatore verrà resuscitato da Esculapio. Nel movimento dell volta celeste, quando lo Scorpione sorge ad Est, Orione tramonta ad Ovest; Orione sorge di nuovo, rinato, ma appena appare ad Est, lo Scorpione tramonta schiacciato da Ofiuco. Nella tradizione maori, lo Scorpione rappresenta l’amo da pesca dell’eroe ancestrale Maui. Mentre pescava nell’oceano, un giorno Maui si trovò a tirare su, appeso all’amo, un pezzo di terra. I bordi di questa terra man mano si sfrangiarono finché non si divise in due: nacque così la Nuova Zelanda. L’uncino però si staccò dall’isola con una tal forza che volò in cielo, dove è tutt’ora.

La stella più luminosa è Antares, una supergigante rossa doppia e 11.000 volte più brillante della nostra stella dalla quale dista 600 anni luce. E’ accompagnata da una nana blu, poi abbiamo Shaula, una gigante azzurra che brilla 9300 volte più del Sole e lontana da noi 270 anni luce. Graffia è un’altra doppia, si tratta di due stelle bianco-azzurre distanti 540 anni luce.

Lo Scorpione contiene alcune stelle con un sistema planetario conosciuto e molto remoto, alcune situate proprio nel centro galattico; fra queste vi sono OGLE-2005-BLG-071L e OGLE-2005-BLG-390L, probabilmente delle nane rosse, la prima con un gigante gassoso e la seconda con una super Terra. PSR B1620-26 è invece una pulsar situata all’interno dell’ammasso globulare M4, che possiede un pianeta, soprannominato “Matusalemme”, con una massa doppia rispetto a quella di Giove. Gliese 667 C invece si trova relativamente vicina alla Terra, e possiede due pianeti confermati e un terzo in attesa di conferma. Uno di questi pianeti, Gliese 667 Cc, si trova nella zona abitabile della stella, una nana rossa che fa parte di un sistema multiplo.

Lo Scorpione celeste somiglia, in effetti, ad uno scorpione reale, soprattutto laddove le stelle sembrano curvarsi a formarne la coda ad uncino. E’ una costellazione zodiacale molto brillante ed abbastanza estesa, tuttavia viene attraversata dal Sole nel periodo di soli cinque giorni dal momento che l’eclittica taglia lo Scorpione nella parte nord, tra la beta e la delta, dove la Costellazione è una sottile fascia che si insinua tra Bilancia ed Ofiuco.

Lo Scorpione è quindi molto brillante, una della Costellazioni più brillanti di tutto il cielo tanto da competere con la ben nota costellazione di Orione. Proprio la particolare forma, la notevole brillantezza e le dimensioni apparentemente ragguardevoli, unitamente al fatto che si tratta di una costellazione estiva e quindi più abbordabile ai non addetti che passano le serate al fresco, rendono lo Scorpione una delle Costellazioni più note. Alle nostre latitudini, purtroppo, è visibile per poche ore dopo il tramonto, dopodiché scompare all’orizzonte non raggiungendo mai altezze decenti. Si tratta di una Costellazione totalmente meridionale, ma dato che il suo confine sud si trova a -45° di declinazione, risulta interamente visibile da quasi tutta Italia. Soltanto dall’arco alpino si perde l’estremo sud della Costellazione. Può essere rintracciata a partire dal prolungamento della coda dell’Orsa Maggiore ed il modo più sicuro per scovare quest’area di cielo è puntare la sua stella più brillante, la rossa Antares, che è preceduta e seguita da due coppie di stelle abbastanza visibili. Si trova tra le Costellazioni della Bilancia e del Sagittario.

La testa dello Scorpione è data dalle stelle beta, nu ed omega, mentre Antares rappresenta il cuore. Il pungiglione è dato da stelle come lambda (Shaula), upsilon e kappa, oltre a G e Q. La Costellazione passa in meridiano alle ore 22 del 3 luglio, ma anche in questo momento va cercata a bassa altezza ed in prima serata. Estesa 496 gradi quadrati, conta 100 stelle di magnitudine superiore alla sesta (ben dodici superiore alla terza). Abbiamo detto che si tratta di una Costellazione apparentemente grande, e in effetti l’apparenza è dettata dalla estrema luminosità degli astri principali. A ben guardare, però, si tratta della trentatreesima Costellazione in ordine di estensione, risultando più piccola delle deboli Costellazioni della Bilancia e del Cancro.

Ancora Tolomeo e la sua elencazione. La Costellazione presa in esame questa volta è la Testa e Coda del Serpente, nota ai Greci solo come “Ophis” (Serpens) che fu, appunto “Serpens” per i Latini, ma anche “Anguis”, mentre per gli Arabi veniva chiamata “Al Hayyah” ed era parte di Ofiuco dalla quale è interrotta.

La più luminosa si chiama Unukalhai detta anche Cor Serpentis , una gigante arancione dalla quale ci separano 85 anni luce.

Più interessante risulta l’ammasso globulare M5, visibile con un potente binocolo o un piccolo telescopio: dista da noi 27.000 anni luce e offre uno spettacolo suggestivo. Citiamo anche M16 che si trova a 8.000 anni luce dal Sistema Solare, formato da una cinquantina di stelle che un piccolo telescopio ci permette di ammirare.

Costellazione del Serpente

Nel Serpente, e in particolare nella parte della coda, sono noti alcuni sistemi planetari extrasolari; uno dei più noti è CoRoT-2, il cui pianeta, CoRoT-2 b, è un pianeta gioviano caldo con una massa pari a oltre tre volte la massa gioviana. HD 168443 è conosciuto per avere un pianeta grande 7,2 volte Giove, più un corpo di 34 masse gioviane che potrebbe trattarsi di una nana bruna.

La Costellazione del Serpente è in pratica divisa in due da quella di Ofiuco, che nelle rappresentazioni mitologiche viene raffigurato mentre tiene in mano il serpente che, di alla sua destra la testa del Serpente, nota come Serpens Caput ed alla sua sinistra il resto del corpo, noto come Serpens Cauda. La testa è decisamente più brillante della coda non per qualche stella in particolare (se si eccettua Alfa, comunque di magnitudine quasi 3), ma soltanto perché la coda è veramente molto spenta. Il Serpente è visibile nella stagione calda, passando da primavera ad autunno quando, posta vicino l’equatore celeste, è osservabile da tutto il pianeta.

Eccoci ora al vero Triangolo Australe creato dai navigatori Heiser e Hiutmann verso il finire del XVI secolo e rappresentato per la prima volta da Bayer nel 1603 ma il primo a riferirsi alla Costellazione sembra sia stato Amerigo Vespucci nel 1503, anche se il Triangolo Australe non compare poi su alcun atlante stellare per oltre un secolo. Già il navigatore spagnolo Maître João nel 1500 avrebbe mappato le sue stelle.

Il Triangolo Australe

Fu ottenuta congiungendo idealmente gli astri più luminosi che, almeno fino a quel momento, non

appartenevano a nessuna figura. Ognuna di queste stelle fu dedicata a un Patriarca della Bibbia e cioè Abramo, Isacco e Giacobbe, il tutto in uno scrupoloso ordine decrescente di luminosità: Alfa è una gigante rossa 2200 volte più splendente del nostro Sole e ne dista 415 anni luce mentre Beta, una gigante bianca, ne dista 33 e Gamma è una bianco-azzurra a 91 anni luce da noi.

Segnaliamo anche NGC 6025, un ammasso di una trentina di stelle facilmente visibile anche con un binocolo amatoriale anche se dista 2000 anni luce da noi.

HD 147018 è una stella evoluta attorno alla quale orbitano due pianeti con masse pari a circa 2 e 6 masse gioviane; il più interno dei due è un pianeta gioviano caldo.

La sua osservazione è impedita dall’Italia a causa della declinazione che la rende troppo vicina al Polo Sud Celeste. Per le latitudini favorevoli, è rintracciabile nel periodo primaverile ad Est di Rigil Kentaurus, oltrepassando la costellazione del Compasso. Per trovarla possono essere utilizzati i puntatori della Croce del Sud, cioè Alfa e Beta Centauri, molto vicini al Triangolo Australe

Molto nota è la tolemaica Orsa Minore, probabilmente di origine mesopotamica e citata come “Konosoura” o “Kynosoura” che significa “Coda del Cane” o anche “Lucosoura” (Coda di Luce).

Talete la cita nel 600 avanti Cristo come una figura celeste importante per i navigatori fenici e da loro deriva il nome “Phoinike” che divenne poi “Ursa Phoenicia” (Orsa dei Fenici). Conosciuta dai latini come “Ursa Minor” e “Tramontana” era nota anche presso gli Arabi come “Al Dubb al Asghar”.

Costellazione dell’Orsa Minore

Si pensa che questa Costellazione sia stata definita per la prima volta nel 600 a.C., dall’astronomo greco Talete, ed è stata sempre usata come guida dai marinai. In tempi antichi, l’Orsa Minore era chiamata l’ala del Dragone, un nome ormai dimenticato. Per alcune culture l’Orsa Minore era il Buco in cui l’asse della terra era infilato.

Una delle compagne di Artemide, Callisto, perse la sua virginità con Zeus, che si era avvicinato sotto le mentite spoglie della stessa Artemide. Arrabbiata, Artemide la trasformò in un’orsa. Il figlio di Callisto, Arcas, quasi uccise la madre mentre stava cacciando, ma Zeus e Artemide lo fermarono e posero Callisto e Arcas in cielo, come l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore. Era però non fu contenta del fatto che fossero stati assunti in cielo, e perciò chiese aiuto a Teti.

Questa, essendo una dea marina, rivolse alle Costellazioni una maledizione affinché fossero costrette a girare per sempre in tondo nel cielo, e a non riposarsi mai sotto l’orizzonte, spiegando così il fatto che queste Costellazioni sono circumpolari.

Secondo lo studioso Arato, l’Orsa Minore era la Ninfa Ida la quale allevò, assieme a Adraseta (l’Orsa Maggiore), quello scapestrato di Zeus nella grotta del già citato Monte Ditte, a Creta e questo per nasconderlo dalle pericolose, paranoiche e cannibalesche ire di Crono.

Questa piccola Costellazione che noi conosciamo come Piccolo Carro, possiede una stella di primaria importanza per i Naviganti: la Stella Polare che si troverà alla minima istanza dal Polo nel 2100 e poi se ne allontanerà nuovamente. La Polare è un astro doppio dominato da una supergigante gialla che dista da noi 700 anni luce.

Nell’Orsa Minore è presente la stella HD 150706, attorno alla quale orbita un gigante gassoso dalla massa minima pari a quella di Giove; la sua orbita è situata a circa 1 UA.

L’Orsa Minore è individuabile con facilità, sia perché le sue stelle più brillanti sono di seconda magnitudine, sia perché, una volta individuato il Grande Carro, si può raggiungere la Stella Polare, la stella più luminosa dell’Orsa Minore, utilizzando le due stelle più occidentali  dello stesso Grande Carro. Dall’emisfero boreale è una costellazione circumpolare, ossia non tramonta mai, restando visibile in ogni periodo dell’anno; dall’emisfero australe invece è sempre invisibile, tranne che in prossimità dell’equatore (eccetto la Stella Polare).

Costellazione della Vergine

Il nostro viaggio sta giungendo al termine, ma non possiamo esimerci dal citare la Vergine, Costellazione rarissima in Terra, ma brillante in cielo. Fu elencata da Tolomeo e creata dai Sumeri e, nel corso della storia, prese varie denominazioni. Omero la definì “Erigeneia” (Antica Nata) e cinque secoli dopo Eratostene parlò di lei come di “Isis” (Dea della Vita). Per i Latini fu “Virgo Cereris” (Vergine del raccolto) e nell’era Cristiana non poteva che diventare “Virgo Maria

Per gli Arabi antichi faceva parzialmente parte del Leone divenendo “Al Adhra al Nathifah” (Vergine Innocente), per gli Ebrei era “Istar”, la “Regina delle Stelle”.

La mitologia: La maggior parte delle fonti che descrivono la Vergine riporta alla cultura assiro-babilonese. Alla costellazione è stata sempre attribuita natura femminile e in special modo associato il rapporto conflittuale fra fertilità e purezza, secondo fili che s’intrecciano paradossalmente nel mito. I Babilonesi collegavano la Vergine alla dea Ishtar, anche conosciuta come Ashtoreth o Astarte; quest’ultima è l’antesignana di Eostre, dea sassone della fertilità e della primavera la cui festa è all’origine della nostra Pasqua, in un periodo dell’anno in cui la Vergine brilla alta nel cielo serale. Un mito riguardante Ishtar racconta come la dea scendesse negli inferi per ritrovare il suo defunto, il dio delle messi Tammuz, ma vi rimanesse imprigionata; la sua assenza avrebbe reso sterile la terra, tanto da indurre gli dei a liberarla. La storia richiama quella della bella Persefone (Proserpina per i Romani), rapita da Ade (Plutone) e portata nel mondo degli inferi; In una versione del mito la madre Demetra (Cerere) per il dolore distrusse i raccolti, viene rappresentata con una spiga in mano, anche se le possibili interpretazioni mitologiche sono svariate.
Per gli Egizi la Vergine era la dea Iside, e Spica, la spiga di grano che la dea portava con sé, della quale perse i chicchi mentre fuggiva da un mostro, Tifone. I chicchi si dispersero e depositandosi in cielo, germogliarono nelle stelle che vediamo ogni notte. Tornando ai miti Greci, con la Vergine dovrebbe identificarsi Erigone, la figlia di Re Icario, il quale ospitò Dioniso che insegnò lui a distillare il vino, per questo mito rimandiamo a quello associato alla Costellazione del Bootes. Erigone scoprì che suo padre era stato assassinato, ne cercò il corpo, sepolto dagli assassini sotto un albero. La povera ragazza per il dispiacere vi si impiccò. Gli dei impietositi la posarono allora in cielo tra le stelle

Si trova a Sud-Est del Leone e la sua stella più luminosa è Spica (Spiga), una stella bianco-azzurra binaria distante 260 anni luce, interessante è anche Porrima, un altro astro doppio distante 36 anni luce. Con un piccolo telescopio quello che sembrerà un unico astro si scinderà in due stelle

che orbitano l’una intorno all’altra in 172 anni. Si sono recentemente avvicinate sempre di più rendendo difficile la loro scissione telescopica fino a che, nel 2008, si sono trovate alla loro massima vicinanza.

Esistono anche molte Galassie interessanti da osservare e, tra queste la gigante ellittica M87, interessante sorgente di onde radio nota anche come Virgo A, poi segnaliamo anche M104, che nominammo precedente e che è conosciuta come Sombrero

Nella Vergine sono noti diversi sistemi planetari, fra cui quello di 70 Virginis, uno dei primi ad essere stati scoperti; questa stella ha un gigante gassoso disposto su un’orbita eccentrica. La pulsar millisecondo PSR B1257+12 è invece nota per possedere tre pianeti, con masse comprese fra un quarto e quattro volte la massa di Giove.

La Costellazione inizia a vedersi nel mese di dicembre ma culmina al meridiano a mezzanotte nel mese di aprile, quando è in opposizione al Sole. Per trovarla basta guardare tra Regolo nel Leone ed Antares nello Scorpione, anche se Spica è ben visibile già di per sé.
La Costellazione copre 1294° quadrati, una estensione inferiore soltanto a quella dell’Idra Femmina, e racchiude 95 stelle di magnitudine superiore alla sesta.  È attraversata dall’equatore celeste e le stelle zeta e gamma si trovano a meno di 2°.

Il nostro viaggio attorno alla volta celeste che circonda il nostro pianeta è terminato.

Di nuovo l’estate ci attende e di nuovo l’eterno ciclo della vita e della morte ricomincia e di nuovo dobbiamo constatare quanto siamo piccoli, con le nostre misere beghe infantili di fronte alla maestosa vastità dell’universo e vorrei lasciarvi con il ricordo di una delle più grande stelle del cinema verso le stelle del cielo:

Per favore, non preoccupatevi tanto. Perché alla fine, a nessuno di noi è dato soggiornare a lungo su questa Terra. La vita è fugace e se per caso sarete in difficoltà, alzate lo sguardo al cielo d’estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata. Quando una stella cadente sfreccerà nell’oscurità della notte, trasformando la notte in giorno con il suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita  sia spettacolare. Io So di averlo fatto.

(Robin Williams)

La Via Lattea

(15 – continua)

Giovanni Mongini