- Sì, le Pirelli vanno benissimo, ne prenda pure 50 cappa, non si preoccupi. Cosa? Le azioni Unicredit? Noi le consigliamo da un mese. Siamo nel più grande mercato al rialzo degli ultimi vent’anni signor Rossi! In banca le dicono che la crisi non è ancora passata, che bisogna stare attenti? Creda pure a quegli imbonitori, ma non glielo consiglio. La volatilità è azzerata, gli indici macroeconomici hanno invertito il trend, tutti i report delle agenzie di rating e del Fondo Monetario Internazionale segnalano il crollo del rischio. Sarà un toro straordinario quest’anno, ci riempiamo la pancia di azioni a prezzi di saldo e faremo il botto.
Dalla cucina Vanessa compare con la borsetta a tracolla e una cuffia sulla testa. In mano ha una barretta di muesli e del succo.
- Ci vediamo per ora di cena – strofina le labbra sulla mia guancia.
Io sono davanti al monitor del mio portatile, i grafici a fianco al mouse e il telefono cellulare sulla scocca del pc.
Sul display appare il numero di Giorgio, il mio capo.
- Ciao Giorgio, stavo parlando proprio poco fa con il Signor Rossi, era dubbioso sull’acquisto di altre azioni, ma poi io gli ho spiegato, degli indici, della poss… Come, un problema? Sul conto corrente di Enzo?
Il marmo riflette il sole pallido che prova a uscire dal grigiore dell’inverno. Qualche timido accenno di primavera esce dalle crepe sui muri delle case vecchie del centro.
Il palazzo è un obelisco di luce nel centro della città. Croissant e cappuccini mangiati di fretta sui banconi dei bar, boutique costosissime con i manichini immobili, gli occhi dalle orbite vuote come gli appartamenti abbandonati, per andare a vivere in periferia, dove costa meno, dove la crisi ha già appiattito i canoni d’affitto. E poi bancomat, gelidi di ferro e di silenzio elettronico, scomposte particelle che danzano fino agli intestini meccanici dei computer centrali. Negozi di telefonia mobile, uno in fila all’altro, promozioni vantaggiose con la griffe di sorrisi e felicità nelle conversazioni con parenti e amici, “Tutto per te”, “You & me”, “Tutto intorno a te”, “All inclusive”, “Relax”. Quanti sorrisi ancora che sfilano alle casse dei negozi di profumi, esili gioielli che spariranno al sorriso del tempo, evaporati dalla pelle di qualche ricca signora, qualcuna delle poche rimaste, con gli anelli d’oro al dito. “Compro oro e pago contanti”, “Pago cash per oro”, banchi dei pegni moderni, mendicanti distesi sui gradini delle chiese, i bronzini che tentennano nei cappelli marci, come i cuori dei direttori di banca, che escono dalle pizzerie e dai ristornati; l’ora d’aria è finita e presto inizia il pomeriggio, quanti soldi passeranno ancora di mano in mano, liquidi e fluidi come tante promesse, scintillanti flebili sogni, che scorrono e generano ricchezza, come in un valzer che passa strisciando evaporando, di mano in mano, di mano in mano?
Quando spalanco la porta d’ingresso, Enzo è stravaccato sul divano in pelle, con le braccia sollevate armeggia sui tasti di una Playstation Portatile nuova fiammante. Attorno a lui pile di scatoloni ancora imballati di elettrodomestici di ogni tipo, borse, scatole, abiti nuovi abbandonati sulle poltrone, scarpe nuove sui pavimenti. Più che un appartamento, sembra di trovarsi nel retro di un grosso magazzino all’ingrosso. Faccio fatica a camminare senza calpestare qualcosa. Lui nemmeno se ne accorge, preso com’è dalla Play.
- Vieni, ti devo fare assolutamente vedere una cosa – mi dice senza togliere gli occhi dal monitor, io intanto prendo una sedia e mi posiziono di fianco a lui – l’altro giorno passavo di fronte a questo negozio e mi sono detto perché non farci un salto dentro, fuori faceva un freddo cane ed era una vita che non giocavo ai videogame, sarà stato quand…
- Enzo.
- Sì, quando eravamo ancora tutti e tre insieme, ti ricordi tu io e Vittorio, quando giocavamo alla Play tutte le sere assieme? Eravamo tre idioti, ma…
- Enzo.
- Sì, ma era un sacco d’anni fa, poi tu hai preso questo lavoro di broker e non si può certo…
Gli strappo la PSP dalle mani e la sbatto a terra con tutte le forze che ho in corpo. L’aggeggio elettronico si frantuma in mille pezzi, lanciando nell’aria un grido meccanico.
L’ex store manager si volta finalmente verso di me, imperturbabile.
- Enzo, sei completamente fuso? – urlo – Mi ha appena chiamato Giorgio. Cento mila euro in un mese ti sei speso!
Lui si limita a fissarmi.
- Lo sai cosa vuol dire questo? Lo sai, rincoglionito? Vuol dire che non siamo più loro clienti, che non abbiamo più nessuno che ci possa far fruttare i soldi, vuol dire addio al vitalizio, addio a tutto e affanculo!
Crollo sulla sedia. Vorrei mettergli le mani al collo. Non solo per i soldi. Mi fissa come se fosse un bambino rincoglionito, un demente.
- Se non apre bocca entro qualche secondo – penso con la rabbia che mi smuove la bile – prendo un coltello e gli taglio la gola.
Enzo se ne sta zitto, raggomitolato tra le pile di acquisti che ingolfano bulimici lo spazio vitale.
Con l’ultimo briciolo di lucidità rimanente, mi alzo e punto alla porta, devo uscire di lì, altrimenti succede qualcosa di irreparabile.
- Che cosa vuoi tuuuuu?
Mi volto ed Enzo è in piedi sul divano, le vene si contorcono lungo tutta la gola e la testa.
- Che cazzo vuoi dalla mia vita – urla – quelli sono i miei soldi, i miei cazzo di soldi! Cosa volete da me? Non posso più nemmeno comprarmi qualcosa, passarmi i pomeriggi tranquilli all’Outlet?
Mi limito a guardarlo come guarderei un matto al manicomio. Non riesco a trovare la forza per rispondergli, per urlare più forte di lui, sono come paralizzato di fronte a questa sua rabbia, che proviene da un luogo che non conoscevo esistesse dentro di lui.
- Tu insegni a me come vivere, ma non sai un cazzo di me! – mi punta l’indice contro – Sì… Tu te ne stai tutto bello comodo nella tua nuova casetta con la tua fidanzatina innamorati innamoratucci, e io??? – crolla sulle gambe e rimane in ginocchio sul divano, una lacrima gli riga il viso – E io??? – urla con ancora maggiore intensità, la voce che prende i contorni dello strazio.
Mi avvicino a lui. Enzo ora è solo un piccolo bambino che dimena il capo da una parte all’altra e che sussurra:
- E io? Cosa resta per me? Cosa resta per me? Cosa resta per me?
Dal naso gli cola del muco.
Dovrebbe essere una scena tragica, invece, improvvisamente, mi appare tutto così comico.
- Federica, Federica… Perché l’hai fatto? Perché? Io ti amo. Perché mi hai tradito? Io senza di te cosa faccio?
Quando anche l’ultima lacrima è scesa dalle orbite dell’ex store manager, ci sediamo al tavolino, uno di fronte all’altro. Enzo ora è completamente calmo e sul viso è tornata una parziale serenità.
- Allora facciamo come pattuito.
Enzo muove in su e in giù la testa.
Sul cellulare compongo il numero di Vittorio e inserisco il vivavoce.
- Vittorio, ciao, Sono Roberto.
- Ah, ciao Robi.
- Come va?
- Bene, stavo qui a non fare un cazzo…
- Buon per te. Senti, io ti chiamavo per un motivo specifico… Abbiamo avuto dei problemi con Enzo, con i soldi…
- Problemi?
- Già. Enzo pare che non riesca a trattenersi dallo spendere… Se non sbaglio è una malattia, c’ha anche un nome…
- Davvero?
- Sì, una brutta faccenda. Ne ha fatti fuori altri, parecchi.
- Quanti?
- Altri cento.
- Mila?
- Già.
- Ah.
- Senti, Vitto, la questione sta così: siamo scesi sotto la soglia dei cinquecento mila per poter essere clienti dei miei capi di Torino. Ora ho parlato con Enzo e abbiamo deciso che proverò a gestirli io da solo.
- Ah… Okay.
- Sì, abbiamo sempre quattrocento mila, e se rischiamo qualcosina di più possiamo arrivare ad avere comunque intorno ai mille euro al mese tutti e tre.
- Ah.
- Enzo in cambio ridarà indietro bancomat e carta di credito alla banca.
- Beh.
- Senti, c’è solo un piccolo problema…
- Mmh.
- Ecco, vedi… Per poter fare in modo che i soldi fruttino per bene, dovremmo non prendere le nostre quote per un po’.
- Cioè?
- Si tratterebbe di prendere la nostra parte a fine anno, in modo tale che i soldi generino soldi, senza intaccare più il patrimonio.
- Ah.
- Prenderemo comunque tutti e tre la nostra quota, ma a fine anno.
- Ah.
- So che è un sacrificio per te… Dovrai continuare a fare i mercatini… Non dirlo a me, che ora c’ho pure l’affitto da pagare… Però se tutto va bene a fine anno ci mettiamo a posto, sarà tutto tranquillo. Ok Vitto? Ok? Pronto, Vitto? Pronto? Pronto?…
(8 – continua)