Una spiaggia di notte è il luogo migliore per colpire.
Ci sono le cose più belle che si possono desiderare. La luce della luna che illumina il cielo. Uno specchio d’acqua immobile e silenzioso. Le stelle che guidano il cammino.
Una spiaggia di notte è il luogo ideale per amare. Per amare e per morire. Una spiaggia di notte è il luogo che raccolgo come un fiore profumato.
Le sue gambe bianche splendevano per contrasto su quella spiaggia illuminata dalla luna e dal colore della sua pelle. Non ricordo come fossi finito insieme a lei sul mare.
Ricordo soltanto che la tenevo stretta tra le mie braccia e le carezzavo le gambe nude, poi inserivo le mani sotto gli slip e glieli toglievo. Quello era il mio regalo. Un ricordo della notte d’amore.
Rammento che la penetravo e che a lei piaceva. Non rifiutava il mio amore. Si fidava di me. Accettava carezze e baci, sentiva le mie mani sul corpo e non si opponeva. Ha goduto a lungo. Abbiamo fatto l’amore più volte. È stato dopo che si è opposta. È stato soltanto dopo che non ha più voluto stare al gioco. Quando ho voluto farle provare l’altra faccia dell’amore, quella meno visibile e più reale. La faccia della morte. Allora ho dovuto afferrarle la testa e l’ho immersa nell’acqua calda del mare, poi l’ho premuta a fondo. Lei si dibatteva come un pesce nella rete, scalciava, provava a liberarsi. Non capiva che lo facevo soltanto per lei e che dopo si sarebbe sentita meglio, più leggera, più libera. Quando ha cessato di agitarsi l’ho lasciata andare dietro la corrente. Il vento ha spinto il suo corpo tra le onde, sbattendolo su scogliere e riportandolo a riva. Sono stato seduto qualche istante a vederlo affiorare e poi scomparire di nuovo. Un altro destino era compiuto e io avevo fatto quello che dovevo. Come sempre. Avevo portato l’amore e la morte in un sogno unico e inscindibile, in un meccanismo di perfezione assurda. Perché non c’è niente di più perfetto della morte. Niente.
(15 – continua)