“Contro la stupidità umana…” comincia dal capitolo 6 e va avanti così: 1, 6 (continuazione), 2, 3, 6 (continuazione), 4, 5, 6 (conclusione), 7, 8, 9, 10. Per andare con ordine in questa giungla di numeri, diciamo innanzitutto che i capitoli 6 segnalano eventi al presente (e sono tutti assai più brevi degli altri: in effetti si tratta sostanzialmente di un capitolo diviso in quattro), mentre l’1, il 2, il 3, il 4 e il 5 sono dei flash-back quasi didattici in termini di quantità ed esemplarità, che mettono al corrente il lettore degli avvenimenti fondamentali per la nascita della Pompa Elettronica e delle critiche dei suoi avversari. Nonostante i flash-back fossero parecchi, tuttavia, non occorreva certo cambiare la numerazione dei capitoli. Ora, a parte un vero e proprio 6 ovviamente necessario per andare dal 5 al 7, gli altri tre sono gratuiti, ma messi insieme (666) indicano la direzione che secondo Lamont e Denison stava prendendo l’universo continuando a utilizzare la Pompa: la distruzione, ovvero – in termini biblici – l’Apocalisse, nella quale 666 è il ben noto numero della Bestia riferito a Satana; più in generale, si tratta del simbolo del male. Per attenerci invece al numero 6 preso singolarmente, esso indica l’imperfezione della natura umana, facile preda del peccato (quindi disobbediente alle leggi divine) e delle passioni smodate. Se vogliamo trovare queste basse inclinazioni fra i protagonisti di “Neanche gli dèi”, ecco che Asimov ci serve su un piatto d’argento la più pericolosa: Hallam e Lamont soffrono di un patologico desiderio di autoaffermazione e non esitano a metterlo al di sopra d’ogni altra cosa, sia non curandosi della possibile distruzione del mondo sia provando a salvarlo - basta che ciò serva a mostrare il fatto di aver ragione: quindi il peccato è identico per entrambi pur conducendo a risultati diametralmente opposti. 6, ancora, è il numero dell’imperfezione perché Lamont, nonostante tutti i suoi strenui tentativi, non riesce a opporsi in nessun modo allo strapotere di Hallam; la ragione è semplice: come dice il senatore Burt nel suo colloquio con lo scienziato, “quello che vuole l’uomo della strada è la sua personale comodità […] perciò, giovanotto, non chiedetemi di fermare il Pompaggio. Da esso dipendono l’economia e la comodità del mondo intero. Ditemi, invece, come si può impedire alle Pompe Elettroniche di far esplodere il Sole.” Ma lo scienziato non lo sa, la sua opposizione, pur essendo giusta anche se per le ragioni sbagliate, non è matura (realista), ma ancora velleitaria. 6, inoltre, è il numero atomico del carbonio, che si trova in tutte le forme di vita organica, proprio quella che verrebbe distrutta se le funeste previsioni di Lamont dovessero avverarsi. 6, infine, tenendo conto non solo di questa sezione ma dell’intero romanzo, rappresenta la somma delle possibilità attraverso le quali si può procreare secondo Asimov: in due sulla Terra + in tre sul pianeta del para-universo + da sole, attraverso la fecondazione artificiale, sulla Luna. A chi legge, adesso, il compito di trovare ulteriori e magari migliori “buoni motivi” asimoviani ricordandogli che la proliferazione di significati e ambiguità è un difetto nella scienza, ma non nella fantascienza – e più in generale nell’arte.
(2 – continua)