NEANCHE GLI DEI – PARTE 03

La sezione “…Neanche gli dèi…” è così suddivisa: 1a, 1b, 1c, 2a, 2b, 2c, 3a, 3b, 3c, 4a, 4b, 4c, 5a, 5b, 5c, 6a, 6b, 7abc. La numerazione dei capitoli indica palesemente un parallelismo (1a, 2a ecc.) fra il nostro universo e il para-universo. In questa parte del romanzo tutto è numerico: i nomi dei protagonisti Odeen, Dua e Tritt in russo significano per l’appunto 1, 2 e 3 (Wikipedia); le triadi (corrispondenti alle coppie di genitori biologici sul nostro pianeta) sono al centro della narrazione (e ogni paracapitolo è siglato in sei casi su sette da a, b oppure c) fino a giungere all’ultimo passo, quello della nascita di Estwald preceduta nel capitolo 6b da queste parole: “E allora Tritt gridò, e fu l’ultimo grido consapevole di  Odeen, tranne che era anche il grido di Dua: – No, non possiamo fermare Estwald. Noi siamo Estwald! Noi… Il grido che era di Dua, eppure non lo era, s’interruppe. Non c’era più nessuna Dua e non ci sarebbe stata mai più. E non c’era più Odeen. E non c’era più Tritt.” A questo punto, la nascita del nuovo Duro si può già leggere in anticipo nel numero dell’ultimo minuscolo capitolo: il 7, cifra della creazione compiuta e perfetta, cioè Estwald, infatti è abc, ovvero l’unione, o meglio la “fusione”, permanente di Odeen, Dua  e Tritt. Questa è senza dubbio la parte in cui il gioco di Asimov si fa più scoperto: i numeri diventano veri e propri protagonisti, transitando senza soluzione di continuità dai margini della narrazione (i capitoli) ai personaggi (Odeen, Dua, Tritt) per arrivare fino all’intreccio (la nascita di Estwald) e alla costruzione stessa dell’intero romanzo (in fin dei conti, non è esso stesso una triade?). Qui l’enigma di Asimov è suscettibile di una soluzione univoca che lascia pochi margini all’ambiguità, come invece accadeva nella prima parte; manca però ancora una sintesi che eviti tanto la fatuità interpretativa di “Contro la stupidità umana…” (tesi) quanto la meccanicità di “…Neanche gli dèi…” (antitesi) e sia capace di spostare su un livello più alto, tanto letterario che filosofico, il testo. Ciò accadrà puntualmente con “…Possono nulla?”.

(3 – continua)

Gianfranco Galliano