Un film di Giuliano Carnimeo importante per la commedia sexy è La signora gioca bene a scopa? che vede Edwige Fenech in compagnia di Carlo Giuffrè, Enzo Cannavale, Franca Valeri, Carlo Delle Piane, Lia Tanzi, Didi Perego e Oreste Lionello. Sceneggiatori sono Tito Carpi, Francesco Milizia e lo stesso Carlo Giuffrè. Matteo è un napoletano che vive a Parma dove possiede un negozio di calzature, ma la sua vera passione sono il poker e le donne. Al tavolo da gioco di solito perde e per pagare i debiti accetta di diventare amministratore e amante di due sorelle (Perego e Valeri), una pittrice e l’altra allevatrice di bestiame. A un certo punto entra in scena Eva (Fenech), moglie poco fedele di uno scrittore strampalato (Lionello), Matteo si innamora e le sue energie vengono assorbite dalla sua focosa presenza. Per fortuna che c’è Tonino (Carlo Dalle Piane doppiato in veneto), impiegato superdotato, che gli dà una mano con le sorelle. Dalle Piane sarà così bravo da togliere al nostro Don Giovanni tutta la clientela. Il finale è a sorpresa e vede Eva scappare con un nuovo amante dopo essersi impossessata di cinquanta milioni, il prezzo di una scommessa erotica vinta da Michele con le sorelle. Nell’ultima scena si pensa che Michele sia morto perché le donne piangono qualcuno sopra una tomba, ma in realtà si tratta di Tonino e si capisce che è stato Michele a farlo fuori. “Ha voluto strafare” commenta. Il film ricalca lo schema de La vedova inconsolabile ringrazia quanti la consolarono (1973) di Mariano Laurenti ed è una pellicola poco scollacciata che gioca sulla comicità verbale e sul doppio senso. Il titolo è la cosa più volgare del film e promette visioni proibite che non mantiene, anche perché la Fenech si mostra solo in qualche veloce scena di nudo. Luciano Martino vuole un titolo ammiccante per portare il film nel genere sexy, pure se si tratta solo di una commedia all’italiana. Edwige Fenech doveva avere i capelli lunghi, perché tale acconciatura la rendeva più sexy, ma Carnimeo convince il produttore a pettinarla con un caschetto anni Venti. Edwige recita bene una parte di moglie traditrice che si eccita ogni volta che entra in contatto con l’acqua e che sfinisce letteralmente il povero Michele. Memorabile il suo ingresso in scena a petto nudo, doppiata in un buffo accento tedesco, che sconvolge subito la vita di Michele. Eva mangia macrobiotico, fa ginnastica di prima mattina, indossa vestiti corti e scollati che mandano in crisi Michele, lo eccita con doppi sensi e posizioni conturbanti prima di cedere alle sue voglie. La Fenech se la cava con ironia e naturalezza in tutte le parti sexy e il dialogo che dà il titolo al film arriva nella parte centrale, quando Giuffrè chiede: “Tu giochi bene a scopa?” e lei risponde decisa: “Sì, ma non con te”. Un’altra situazione sexy interessante si verifica quando Michele porta la colazione a letto a Eva, mentre lei si produce in flessioni e indossa un body nero trasparente che mette in mostra il seno. Eva racconta a Michele il primo amore e si lascia andare a tempo di Wagner mentre lui ne approfitta per tastarle il sedere. Va da sé che Eva lo rifiuta prendendolo a stivalate. Michele si innamora, sogna Eva che si dimena sul letto e che si eccita mentre il marito scrive e non la soddisfa. Da ricordare la sequenza in bagno con Giuffrè che cerca di aggiustare la doccia e scambia i seni della Fenech per le manopole dell’acqua. Nella commedia sexy questa situazione diventerà uno stereotipo e avrà uno stuolo di pedissequi imitatori. Michele scivola sulla saponetta, osserva tutto il ben di Dio che c’è da vedere e alla fine fa arrivare l’acqua che scatena i sensi della Fenech. Eva e Michele fanno l’amore sotto la doccia e d’ora in poi lo faranno ogni volta che il cielo minaccia un temporale o che si trovano vicini a un getto d’acqua. I punti deboli di Eva sono l’acqua e la musica di Wagner, due elementi che fusi insieme rappresentano una miscela erotica esplosiva. Michele finisce stremato dall’energia sessuale di Eva, tanto che deve ricorrere alle cure di un medico. La parte di Edwige Fenech è da comprimaria sexy (ma dà il sale alla pellicola) e se la cava molto bene, con sicurezza e spontaneità. Non recita con la sua vera voce ma è doppiata, però la gestualità è molto buona e la mimica pure, le sequenze erotiche sono realizzate con garbo e spigliatezza. Molto bravi anche gli altri attori. Carlo Giuffrè è uno specialista nella parte da maschio latino, Oreste Lionello è uno scrittore assurdo abbastanza credibile, Enzo Cannavale fa da spalla con il solito stile, Didi Perego rende bene Monica che fa l’amore solo nella stalla o nel pollaio, Franca Valeri è la pittrice Giulia che con la scusa dei quadri se la fa con Michele, Adriana Facchetti è una cameriera brutta e volgare che interviene sempre al momento giusto. Brevi comparse recitano anche Gigi Ballista (il commendator Carminato che vince sempre a carte con Michele), Enzo Andronico (il medico che consiglia a Michele una vita sessuale meno intensa), Enzo Robutti (breve apparizione trash) e Lia Tanzi (amica prostituta). Vice su Il Messaggero del 7 settembre 1974 stronca così la pellicola: “Il titolo pesantemente allusivo ben si addice a un film che basa la sua comicità sull’equivoco grossolano e sulle battute grassocce, di facile presa per un pubblico non troppo esigente. Un prodotto tipicamente commerciale che Giuliano Carnimeo ha diretto senza troppo curarsi della caratterizzazione psicologica dei personaggi e lasciando cadere ogni accenno alla satira di costume per dare via libera a situazioni farsesche e pesanti giochi di parole”. Pure a Mereghetti il film non piace e lo reputa colpevole pure di “sprecare il talento di un’attrice come Franca Valeri”. Antonio Tentori lo ritiene “una divertente pochade che si regge su ottimi attori e caratteristi della commedia italiana”. Siamo dalla parte di Tentori e ricordiamo con lui alcune piccanti parti erotiche che vedono protagonista la Fenech sotto la doccia, oppure quando Giuffrè la spia dal buco della serratura mentre si spoglia. Inutile dire che certe situazioni sono desunte da Malizia (1973) di Samperi, capostipite indiscusso della commedia sexy, e che servono a far immedesimare l’occhio dello spettatore con quello dell’attore. Il voyeurismo viene servito in tavola.
Giuliano Carnimeo abbandona temporaneamente il filone sexy per girare due film curiosi come Simone e Matteo: un gioco da ragazzi (1975) e Il vangelo secondo Simone e Matteo (1976), interpretati dalla coppia Michael Coby (Antonio Cantafora) e Paul Smith (il massiccio israeliano Anam Eden) e realizzati per sfruttare il successo comico di Terence Hill e Bud Spencer. Sono due pellicole basate sul nonsense girate in Francia nella zona di Marsiglia e Le Castelet, vanno bene in Spagna e In Germania, ma in Italia sono poco visti. Il tema è di pura imitazione, le gag sono surreali e rivolte a un pubblico di adolescenti, la coppia è clonata a immagine di Hilton e Spencer, il belloccio e il ciccione, come nei film di Barboni e Fondato. Carioca Tigre (1976) non ha niente a che vedere con il genere sexy, è un film sfortunato girato in Brasile, mal distribuito in Italia e interpretato da Antonio Cantafora insieme ad Aldo Maccione.
L’insegnante balla… con tutta la classe (1979) è vera commedia sexy che vede per la prima volta Nadia Cassini protagonista assoluta. La bella attrice statunitense è la professoressa Claudia Gambetti che attizza le voglie represse di Alvaro Vitali (Anacleto il bidello), Lino Banfi (professor Mezzopane), Mario Carotenuto (preside), Renzo Montagnani (professor Martorelli) e un bel gruppo di studenti assatanati. Il cliché è quello collaudato dello scolastico puro all’insegna della commedia erotica. La Cassini insegna niente meno che dance music in una classe di ripetenti e possiamo immaginare i risultati. Ne viene fuori un’esaltazione del sedere di Nadia Cassini, strizzato in calze attillate e in body trasparenti. In questo film vediamo la mitica sequenza che è rimasta impressa a caratteri di fuoco nell’immaginario collettivo dei ragazzini anni Settanta. Un vero cult masturbatorio che nel finale si apre alla vista liberatrice del fondoschiena di Nadia Cassini completamente nudo e massaggiato dalle avide mani di Lino Banfi truccato da donna. Il sedere della Cassini buca lo schermo e diventa protagonista assoluto di una pellicola che non è un’opera fondamentale, ma il pubblico maschile la ricorda bene. Mario Carotenuto è un preside che gioca ai cavalli e sperpera tutti i soldi nell’insana passione e Alvaro Vitali cerca di salvarlo convincendolo a iscrivere a una gara di ballo la bella insegnante. Le scene in discoteca ricordano La febbre del sabato sera, ma le cose che restano impresse sono le sequenze dove la Cassini insegna i passi di danza ai maturi colleghi. Va citato soprattutto il “Lo prendo… non lo prendo” per imparare a ballare “la raccolta del melone”. Lino Banfi aspira a diventare preside e tiene in camera un poster di John Travolta, tanto che alla fine balla vestito di bianco proprio come il suo eroe. Le pellicole sexy interpretate da Nadia Cassini non sono molte e sono tutte incentrate sull’analisi particolareggiata e ripetuta delle sue bellezze posteriori.
Giuliano Carnimeo gira una nuova commedia sexy come L’amante tutta da scoprire (1980), il miglior film interpretato da Nadia Cassini, produzione italo – spagnola realizzata tra Madrid e Roma. L’amante tutta da scoprire circola in Italia anche con il titolo abbreviato di Tutta da scoprire, ma in Spagna è uscita con il più appropriato Busco amante para un divorcio. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Luis Castro e Roberto Gianviti, la musica di Domenico Uva, il montaggio di Francesco Bertuccioli, la fotografia di Sebastiano Celeste e il trucco di Mariano Garcia Rey e Franco Schioppa. Effetti speciali di Antonio Molina, pure se non è dato sapere quali siano, a parte il sedere della Cassini mai così in forma e così ben esposto. Producono Bermudez De Castro (Spagna) e RPE Cinematografica (Italia). Interpreti: Maria Luisa San José, Nadia Cassini, Francisco Cecilio. Yorgo Voyagis, Enzo Cannavale, Franco Lechner (Bombolo), Renzo Montagnani, Lucio Montanaro, Adriana Giuffrè e Francesco Caracciolo. Premetto che ho visto Busco amante para un divorcio, l’edizione spagnola, quindi mi sono perso gran parte delle battute, ma soprattutto le espressioni intraducibili di Bombolo e Montagnani. In ogni caso la pellicola risulta godibile, nonostante esca in un periodo di decadenza della commedia sexy, quando il genere ha già detto tutto e siamo prossimi alla deriva televisiva. La parte comica è nelle mani di Bombolo e Cannavale alla disperata ricerca di un biglietto della lotteria, che si alternano ad alcuni siparietti comico – erotici interpretati da Renzo Montagnani. La trama del film vede una contessa (Maria Luisa San José) ingaggiare una coppia di imbroglioni (Nadia Cassini e Francisco Cecilio) per compromettere il marito (Yorgo Voyagis) e darle un motivo per divorziare e sposarsi con Renzo Montagnani. Nadia Cassini deve metterlo in una situazione imbarazzante mentre il compare è incaricato di scattare foto. Nello sviluppo da classica pochade la Cassini si innamora di Voyagis (nella vita reale è il suo compagno), Cecilio spasima per sposare la San José e Montagnani fa di tutto per portarsi a letto la Cassini. Nel guazzabuglio di accadimenti che si susseguono incontriamo Bombolo e Cannavale che ne fanno di tutti i colori per recuperare il biglietto della lotteria. La commedia sexy celebra il suo trionfo con Carnimeo, quasi un’apoteosi fuori dai tempi, un canto del cigno insolito che fa pensare a una rivitalizzazione del genere. La pellicola inizia alla grande con Bombolo che segue la Cassini, irretito dal mitico fondoschiena, e pare di assistere a una citazione ironica di Blue Jeans (1975) di Imperoli. Titoli di testa si alternano a immagini della bella attrice statunitense che vaga per la città dipingendo quadri, mentre primi piani delle lunghe gambe si alternano a riprese di un sedere fasciato da pantaloncini aderenti. Si scopre ben presto che è tutto un trucco. La Cassini adesca Bombolo, finge di aver perso la testa per lui, ma sul più bello arriva il marito (Cecilio) che fa pagare cara la lezione di pittura. Bombolo lascia l’intero portafoglio nelle mani del compare, come pagamento di un quadro che nasconde le sue nudità. L’escamotage serve a entrare nel vivo della vicenda e a inserire Bombolo e Cannavale nella trama, perché nel portafoglio è rimasto il biglietto vincente della lotteria. Bombolo e Cannavale devono recuperarlo e le studiano tutte per entrare nella casa dei due imbroglioni e trafugare il portafoglio. Vanno citate alcune scene tipiche della commedia sexy che vedono protagonista Renzo Montagnani nello spogliatoio di un campo da tennis. L’immedesimazione dello spettatore nella soggettiva dell’attore è realizzata attraverso un foro nella parete che permette di spiare la Cassini mentre fa la doccia. Si tratta di una sequenza tipica della commedia sexy, ma Carnimeo aggiunge un pizzico di originalità con il personaggio di Francesco Caracciolo. Montagnani è eccitato dalla vista del sedere della Cassini, ma al tempo stesso il gay Caracciolo è interessato al suo sedere. Montagnani fa un’imprevista doccia bollente e grida: “Mi sono bruciato le palle, ma non quelle da tennis!”. Nadia Casini dà il meglio di sé, con uno strip a base di biancheria intima, una ciclette in perizoma bianco, una doccia nuda e un primo piano sui glutei. Nadia Cassini è molto sexy per tutto il film, indossa vestiti attillati di colore viola, bianco, tutine aderenti, indumenti che esaltano a dovere le parti più belle. Non mancano scene totalmente comiche, ispirate a una comicità da cartone animato, che ricorda l’epoca del cinema muto. Vediamo l’auto di Montagnani agganciata a quella della Cassini e in un secondo tempo l’attore finisce incastrato con il vestito nella portiera. Montagnani sembra il povero coyote dei cartoni della Warner Brothers, verniciato di bianco, sballottato a destra e a sinistra e catapultato in una culla (“Ho una crisi infantile”, commenta). Bombolo porta avanti una poetica scorreggiona a base di comicità casareccia e romanesca, dissemina la pellicola di orribili flatulenze, bagni che esplodono e sedie che bruciano a causa di veementi emissioni gassose. Un’interessante parte erotica vede la Cassini e Voyagis sul letto dopo una danza sexy della bella statunitense. Non mancano situazioni da pochade e da commedia all’italiana classica con scambi di coppie, uomini nascosti sotto il letto, negli armadi, addirittura che si fingono morti. Il travestitismo è un altro dei temi ricorrenti della commedia sexy e Carnimeo lo utilizza a più riprese, citando il periodo d’oro del comico – erotico e realizzando una summa dei temi migliori. Cannavale è un finto prete che benedice la casa a novembre, la Cassini è una stupenda sexy vedova, Bombolo e Cannavale si travestono da improbabili donne e fanno insperate conquiste. Nella commedia sexy non sono completamente a loro agio i due attori spagnoli, anche se Maria Luisa San José è una donna affascinante, oltre che ben impostata cinematograficamente. Francisco Cecilio ha sempre la solita espressione stupefatta e non pare l’attore ideale per eseguire il compito affidato dal regista. Resta la sola nota stonata di un ottimo film.
Tutta da scoprire si ricorda anche per la scena che vede Nadia Cassini sul letto mentre si fa massaggiare le natiche da Enzo Cannavale travestito da donna. Carnimeo cita se stesso e una sequenza bollente con la stessa Cassini, tratta da L’insegnante balla… con tutta la classe (1979), dove il virile massaggiatore (sempre nelle vesti di donna) è Lino Banfi. I fan della bella statunitense vogliono quello e un film con la Cassini si vende bene solo se il passaparola assicura che il regista ha esaltato il suo posteriore. Altri tempi. Bombolo e Cannavale si presentano come finte donne, offrono un trattamento estetico gratuito e litigano su chi deve compiere il massaggio. Cannavale ha la meglio e spalma la crema sullo stupendo fondoschiena. La sequenza erotica è stemperata da una buona dose di comicità e Carnimeo fa bene il suo mestiere alternando visioni sensuali a parti farsesche. Il sedere della Cassini non è mai stato così esposto e la sequenza giustifica il titolo italiano Tutta da scoprire. Maria Luisa San José tenta di far concorrenza alla Cassini, ma non ha gli stessi numeri e il suo strip davanti a un imbambolato Cecilio non raggiunge i livelli di sensualità di altre scene. Il finale è molto comico, si svolge in una discoteca dove Bombolo e Cannavale, vestiti da donne, conquistano Montagnani (drogato con un eccitante sessuale) e uno sceicco arabo. Renzo Montagnani è bravo nella caratterizzazione dell’allupato cronico, ma qui supera se stesso dopo aver bevuto una droga riservata alla San José. Le sue buffe espressioni ricordano quelle dei cartoni animati e la parte in cui ricopre Bombolo e Cannavale di sputi e sganassoni è da antologia comica. Equivoci a non finire, scambi di coppia, cambiamenti improvvisi, tipici della commedia sexy e della pochade, conducono a un imprevisto finale con Bombolo e Cannavale ridotti a odalische evirate nell’harem dello sceicco. La pellicola è colpevolmente omessa da quasi tutti i dizionari di cinema, persino Marco Giusti non deve averla vista perché su Stracult si limita a dire: “Buon Carnimeo alle prese con Nadia Cassini che mostra il sedere già dai flani e dai manifesti”. Pino Farinotti equivoca alla grande sulla trama e racconta un altro film che parla di una coppia di truffatori che ricatta una miliardaria e il nullafacente marito, ma anche di una ragazza sedotta e abbandonata che cede un bambino a una donna sterile. Critica un film che non ha visto o che ha confuso con un altro, ma afferma (non si sa come) che la Cassini è tutta da scoprire, il resto è noia e scempiaggine. Non è vero. Giuliano Carnimeo è un ottimo regista e dimostra ancora una volta grande professionalità rivitalizzando temporaneamente un genere in decadenza come la commedia sexy.
Prestami tua moglie (1980) è un film che riunisce sul set attori di diverse generazioni come Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Diego Abatantuono e Massimo Boldi. Il cast femminile è interessante, vista la presenza di Daniela Poggi, Janet Agren e Claudine Auger che si contendono la scena. Si tratta di una commedia degli equivoci che poco a poco degenera in pochade, ma diverte con garbo e buon gusto. Lando Buzzanca è sposato con una riccona (Auger) che ha un’agenzia di pubblicità, riceve la visita inattesa della prima moglie (Agren) che chiede il divorzio e per non far capire che ha fatto i soldi la ospita dall’amico spiantato (Boldi). Gli equivoci si susseguono a non finire perché in casa dell’amico, regista pubblicitario per conto di Buzzanca, c’è un’attricetta svampita (Poggi) che si è ubriacata di birra dopo aver girato uno spot pubblicitario. Inevitabile la confusione sul ruolo delle mogli, con Buzzanca che si spaccia per marito della Poggi davanti a un cliente (Montagnani) che deve firmare un importante contratto pubblicitario. La moglie scopre tutto e lascia Buzzanca che torna di nuovo povero ma medita il riscatto con in mano il contratto da far firmare. Alla fine si scopre che pure Montagnani è un imbroglione matricolato e torna insieme alla Auger, visto che era il suo primo marito. Buzzanca si rimette con la prima moglie che sapeva tutto e stava soltanto al gioco. Boldi riprende la sua attrice e si scopre davvero innamorato. Un film che si racconta male per quanto è complessa (ma non confusa) e articolata la trama da commedia degli equivoci. Si ride parecchio grazie anche a un Abatantuono terrunciello nella parte di un agente che deve staccare i fili della luce a un moroso Boldi. Daniela Poggi è bravissima come attrice svampita incapace di pronunciare la battuta giusta davanti a un esasperato Boldi, che fa ripetere la scena in continuazione e soprattutto la fa bere sino a ubriacarla. Nelle prime sequenze il caos sul set è tale che un carrello si sgancia e strappa il vestito di scena della Poggi che resta a seno nudo per la gioia di pubblico e operatori. Alla fine riesce a dire la battuta ma ormai non serve più perché il set è distrutto. Buzzanca e Boldi sono una strana coppia ma funzionano e Boldi è addirittura bravo in questo primo lavoro da spalla. Daniela Poggi ruba il ruolo di protagonista a Janet Agren perché è più espressiva di lei e recita con bravura un ruolo non facile da donna ubriaca e poco intelligente. A livello di nudo la lotta scenica Poggi – Agren vede vincere l’attrice italiana, spesso nuda in maniera disinvolta, e tiene testa alla bellezza nordica che si concede solo per due inquadrature in slip e camicia slacciata. Interessante la parte sexy della Agren quando vaga per casa seminuda con tacchi alti, seno prorompente e sedere mozzafiato. Janet Agren è una delle bellezze più sensuali del cinema degli anni Settanta e conserva tutta la carica erotica anche nei suoi ultimi film. Fantastica la parte in cui cammina da una stanza all’altra vestita con un asciugamano stretto in vita che fa risaltare le forme. La Poggi si mostra semi nuda sul letto e si fa spostare come un corpo privo di vita da Buzzanca perché la Agren non la veda. Il clima del film è da commedia all’italiana vecchia maniera con alcune parti sexy per dare sale alla trama. Ricordiamo la scena in cui la Poggi deve dire a tutti: “Mio marito torna subito!” con la bella attrice molto credibile in un ruolo da svampita totale. Montagnani fa alcune avances, mentre attendono il marito, mette una mano sulle gambe nude e lei mostra uno stupendo panorama di cosce. La parte da protagonista è più sua che della Agren, soprattutto quando la vediamo in piscina e poi in casa di Buzzanca come finta moglie. La commedia diventa pochade e si conclude con la consueta bagarre che apre alla risoluzione degli equivoci a danno del protagonista. In ogni caso Buzzanca ritrova la prima moglie che nel frattempo confessa di essere diventata miliardaria e tanto male non gli va. Resta solo il problema che dovrà convivere con una tigre asiatica… Il film è scritto da Marotta e Toscano e viene rieditato nel 1982 come Lo strafico per sfruttare il successo di Diego Abatantuono che nel contesto generale ricopre un ruolo molto limitato.
I carabbimatti (1981) è qualcosa di più che un semplice barzelletta - movie perché si sforza di costruire una storia interpretata da attori come Gianni Agus, Leo Gullotta, Giorgio Bracardi, Daniele Formica, Giorgio Ariani, Licinia Lentini, Enzo Robutti, Ria De Simone, Enzo Andronico, Enzo Liberti e Renzo Montagnani. Agus è il commendator Maroni che per evitare l’arresto cerca di farsi ricoverare in una clinica privata, ma finisce in un ospedale psichiatrico. Pasta (Gullotta) e Ceci (Formica) sono i due carabinieri imbranati che gli danno la caccia e forniscono la scusa per inserire un buon numero di barzellette sui carabinieri. Mereghetti è disgustato da una scemenza ai minimi storici che cerca di spacciare barzellette stantie per sceneggiatura, rubando le uniche ideuzze a Holywood party (il cameriere che si ubriaca) e a Hellzapoppin (il tormentone del matto con la fune). Non sopporta nemmeno Giorgio Bracardi che recita in modo sovraeccitato e tanto meno ama Montagnani nei panni del matto che si crede J.R. di Dallas. I carabbimatti non è un capolavoro, ma si eleva rispetto ala media dei contemporanei barzelletta movies, anche se è vero che sfrutta le storielle più vecchie e risapute sulla benemerita. Giorgio Mariuzzo e Gianfranco Couyoumdjian che lo scrivono e lo sceneggiano non brillano per inventiva, ma anche questa sorta di sottogenere a imitazione del Pierino interpretato da Alvaro Vitali (che sfrutta matti e i carabinieri) ha breve vita. I carabbimatti ha pure il torto di uscire un anno dopo I carabbinieri di Francesco Massaro che dispone di ottimi interpreti. I carabbimatti è un film ibrido che contiene barzellette sui carabinieri e sui matti e sfrutta il poco che rimane da dire sulle due tipologie. Punta tutto sui caratteristi e viene girato in un ospedale presso San Giovanni e dalle parti di via Merulana. Il cast femminile vede all’opera la bella Licinia Lentini e Ria De Simone che concedono poche visioni erotiche.
Mia moglie torna a scuola (1981) è un tarda commedia sexy di argomento scolastico che torna su un argomento sul quale è rimasto poco da dire. Renzo Montagnani riveste il ruolo del marito e strappa qualche sorriso con la sua inconfondibile verve. Nel cast ci sono la bella Cinzia De Ponti, Marisa Merlini nei panni della preside, Enzo Robutti è un professore e Toni Ucci fa il bidello. Non possono mancare Jimmy il Fenomeno ed Enzo Andronico nei tipici ruoli da caratteristi. Carnimeo fa quello che può alle prese con un tema sfruttato. La sceneggiatura si basa su una moglie molto appariscente come Carmen Russo che decide di farsi una cultura, lascia il marito a casa ed entra in collegio. Si tratta di una pochade scadente e raffazzonata che si regge solo sulla comicità di Renzo Montagnani e sulla bravura di Marisa Merlini. Carmen Russo viene corteggiata in modo ossessivo dal professor Pier Capponi (Enzo Robutti) e cerca di resistere come può. Renzo Montagnani, marito salumiere in astinenza, raggiunge il collegio e nottetempo cerca di recuperare la moglie. Non ci riesce, ma in compenso finisce tra le braccia di una preside vogliosa che se lo accaparra per una notte d’amore. Carmen Russo è in gran forma anche se si vede nuda soltanto durante un’immancabile doccia. Per buona parte del film sfoggia slip e reggiseno di pizzo, calze autoreggenti, biancheria intima sexy e sguardi ammalianti. Paolo Mereghetti – forse condizionato dalle bellezze di Carmen – concede addirittura una stella e mezza a una pellicola anonima.
Giuliano Carnimeo gira il miglior Pierino della serie apocrifa con Pierino medico della Saub (1981), in pratica Il medico della mutua (1968) di Luigi Zampa con Alberto Sordi, rivisto e corretto in versione Alvaro Vitali. La pellicola è solo un falso Pierino, perché dice le cose migliori come parodia del famoso film e presenta un secondo ruolo per Vitali da nipotino terribile, dove interpreta il ruolo di Pierino. Si racconta che uno spettatore di Taranto denunciò la produzione per truffa, visto che aveva pagato per assistere a un film della serie Pierino invece non c’erano molte barzellette. Nella pellicola troviamo Alvaro Vitali, Mario Carotenuto, Mario Feliciani, Serena Bennato, Pino Ferrara, Anna Campori, Angelo Pellegrino, Enzo Garinei, Mario De Vico, Ester Carloni, Sabrina Siani, Gianni Ciardo, Salvatore Baccaro, Jimmy il Fenomeno e Franca Scagnetti. Vitali è il dottor Gasperoni, medico laureato ad Addis Abeba grazie alle raccomandazioni del padre (Carotenuto). Il film entra nel vivo quando Vitali conquista un posto da assistente nel reparto del professor Tambroni, svolge maldestre funzioni da primario e fa ricoverare parenti e amici. Un’ispezione del ministero procura non pochi problemi. Sabrina Siani rappresenta la sola variabile sexy di un film soprattutto comico, ma si limita a una rapida esposizione di seni. Vitali non può esimersi dalle battute di grana grossa che caratterizzano il suo personaggio, ma lo ritiene il suo film più vero.
Giuliano Carnimeo esaurisce la carriera cinematografica con alcuni lavori che non hanno niente a che fare con la commedia sexy, genere ormai morto e sepolto. Zero in condotta (1983) è una commedia scolastica ambientata alla fine degli anni Cinquanta, girata nello storico liceo classico Maniani, in treno e alla stazione Tiburtina. Si tratta di un film leggero, di taglio comico, interpretato da Elena Sofia Ricci, Sebastiano Somma e Antonella Lualdi. Gli studenti pensano soltanto alle ragazze, ridicolizzano i professori (Palle secche è il nomignolo affibbiato al professore di lettere) e prendono in giro i compagni (Speedy Gonzales è uno che soffre di eiaculazione precoce). Per Mereghetti soltanto un titolo blasfemo per una farsaccia senza idee, perché c’era già stato un ottimo Zero in condotta girato da Jean Vigo nel 1933. Il film di Carnimeo si ricorda solo per una colonna sonora piena di successi interpretati da Bobby Solo, Luigi Tengo, Giorgio Gaber, Gino Paoli e Peppino di Capri.
Il giustiziere della strada (1984), noto anche come Sterminator e come Gli sterminatori dell’anno 3000, firmato Jules Harrison, è il più povero dei postatomici girati a imitazione di Mad Max (1979). La produzione italo – spagnola è realizzata in Almeria con un cast modesto, all’interno del quale spiccano Roberto Jannacci, Alicia Moro, Luciano Pigozzi e Eduardo Fajardo. Soggetto e sceneggiatura sono di Dardano Sacchetti, Elisa Briganti e José Truchado, ma non è facile dire qualcosa di nuovo su un canovaccio risaputo. Nel film c’è il tema originale di un bambino bionico e la storia di un popolo alla ricerca dell’acqua in un mondo dominato dalla siccità. Scontri e lotte con bande motorizzate e cattivi surreali sono la cosa peggiore del film. Computron (1986) è un film per la televisione di scarso interesse che citiamo per dovere di completezza. Si tratta della trasposizione in chiave moderna del racconto Dagli Appennini alle Ande, tratto da Cuore di Edmondo De Amicis. Il film passa in seconda serata su Rai Due nel 1988, interpretato da Gabriele Ferzetti e Fiorenza Marchegiani. Niente più di un modesto prodotto televisivo, girato in Argentina e sulle Ande, con un bambino che cerca la madre prima con il computer e poi vagando per l’America del Sud.
Giuliano Carnimeo gira a Santo Domingo (per risparmiare) Quella villa in fondo al parco (1988), che circola anche come Rat Man, unico horror della sua carriera. Si tratta della storia di un uomo topo, interpretato da una comparsa così brutta da sembrare proprio un roditore, anche se l’effetto comico supera quello orrorifico. Carnimeo torna allo pseudonimo di Anthony Ascott, fa interpretare la pellicola da una giovane protagonista come Eva Grimaldi e da una bellezza sexy come Janet Agren. Protagonista maschile uno sconosciuto David Warbeck. Nelson Aquino de La Rosa è l’uomo più piccolo del mondo, un indio nano che impersona Mousey, il cattivissimo uomo – topo con denti affilati e voglia di mordere il prossimo. Un mad doctor crea il mostro e uno scrittore di gialli dà la caccia al professore e alla sua creatura. Si tratta pure dell’ultimo film interpretato da Janet Agren che si fa spaventare a morte dall’uomo topo che sbuca fuori dalla tazza del cesso. Non è sprecata la definizione di poco conosciuto horror supertrash che fornisce Marco Giusti su Stracult.
Giuliano Carnimeo chiude definitivamente con il cinema ed esce da un mondo che frequenta per quasi trent’anni, realizza qualche trasmissione culturale per il Dipartimento Scuola – Educazione dal 1988 al 1996, poi si fa da parte per motivi di salute. La televisione culturale dà meno stress del cinema, non c’è un produttore con il fiato sul collo per il rispetto dei tempi. Carnimeo resta un ottimo regista western ma non è quella la sua vera passione, anche se raggiunge un’ottima tecnica che gli permette di padroneggiare la materia e di far fronte a tutti i problemi tecnici. Carnimeo avrebbe voluto girare commedie sofisticate tipo Una poltrona per due interpretato da Eddie Murphy, ma non si presenta mai l’occasione. In compenso gira molti film comici e diverse commedie sexy. “Il film comico è più semplice, non serve un maestro d’armi, non ci sono problemi di pallottole e di colpi in canna. Una commedia si gira in quattro settimane, se l’attrice principale non fa le bizze, mentre un western è più difficile” commenta il regista intervistato da Cine 70. La critica ufficiale non apprezza Carnimeo, come non considera nessun regista dei generi commerciali. Il regista barese chiude con il cinema perché non esistono più le condizioni per fare film come vorrebbe, visto che accetta la logica del film girato in economia, ma esige che sia un prodotto dignitoso.
(2 – fine)