Di Leo è noto come autore noir e probabilmente proprio quel tipo di pellicole lo consegneranno alla storia del cinema, anche se non va sottovalutato il suo apporto come regista erotico. Di Leo comincia a girare pellicole di argomento vagamente erotico con il sessantottino Brucia ragazzo brucia, prosegue con il malizioso La seduzione e conclude l’esperienza con il sadico e disturbante Avere vent’anni.
Nei film erotici girati da di Leo la donna riveste un ruolo centrale, autonomo, riesce sempre a farsi valere e a imporre la propria iniziativa al personaggio maschile. Gloria Guida e Lilli Carati, protagoniste di Avere vent’anni, sono belle, giovani e incazzate, entrano in una comune, fanno l’amore con due ragazzi che non le soddisfano, si eccitano a vicenda lasciandosi andare a un prolungato rapporto saffico, infine provocano sessualmente un gruppo di uomini e fanno una brutta fine. Avere vent’anni è un film manifesto di un’epoca, una pellicola distrutta dai distributori che temono il finale sadico, lo tagliano selvaggiamente e la rendono incomprensibile eliminando la scena del massacro.
Di Leo non è un cultore del cinema lesbico e non è neppure misogino come qualcuno vuole far credere. Sia in Avere vent’anni che in Brucia ragazzo brucia ci sono brevi rapporti saffici, ma solo per dimostrare che le donne non sono sessualmente frigide ed è colpa degli uomini se non riescono a soddisfarle. Di Leo indaga sulla psicologia femminile e pare accettare l’idea che per una donna sia normale tentare di avere rapporti con un’altra donna per superare un blocco causato dal partner maschile. Di Leo non esalta il rapporto omosessuale e non vuol fare cinema lesbico, caso mai cerca di dire che tendenzialmente siamo tutti bisessuali.
Il film erotico più riuscito del regista pugliese è La seduzione, un lavoro ricco di scene di nudo e ammiccamenti sensuali da parte di una perfetta Lolita come Jenny Tamburi (preferita a Ornella Muti, ma la scelta è stata davvero felice), giovanissima e quasi debuttante in una parte che la doveva far sembrare più giovane rispetto all’età anagrafica. Di Leo mette in contrapposizione l’erotismo acerbo e perverso di una quindicenne con quello maturo della madre, alla fine è la ragazzina che vince il confronto e porta via l’amante alla madre. Jenny Tamburi è perfetta come quindicenne maliziosa e perversa, se il film può dirsi riuscito e incassa parecchio dobbiamo darle gran parte del merito.
La bestia uccide a sangue freddo è un film modesto girato in poco tempo che negli States viene considerato di culto perché ricco di violenza e sesso, quindi precursore di Tarantino. Non lo possiamo considerare un esempio riuscito dell’erotismo secondo di Leo, ma molte scene piuttosto spinte ci inducono a classificarlo come thriller erotico. Le situazioni scabrose rasentano quasi l’hard in certe versioni per l’estero che allungano i rapporti sessuali e inseriscono parti aggiuntive.
Avere vent’anni poteva essere un erotico perfetto per rappresentare la poetica dileiana, morboso quanto basta e soprattutto a metà strada tra eros e violenza, ma viene distrutto da produttori e distributori. Soltanto oggi possiamo vedere la versione integrale restaurata e masterizzata in un dvd ricco di extra. Tra l’altro quel bacio saffico tra Gloria Guida e Lilli Carati, condito da languide e sensuali carezze, resta un capolavoro di erotismo soffuso.
Di Leo nel corso della sua carriera deve fare spesso i conti con la censura. Brucia ragazzo brucia parla per la prima volta al cinema di orgasmo femminile, un tabù da sfatare con il personaggio di una donna che non ha mai avuto un orgasmo insieme al marito e finisce per provarlo con un ragazzo. La borghesia italiana non poteva accettare un discorso simile, vengono tagliate diverse scene, quelle in cui il giovane amante pratica sesso orale alla donna, facendole provare sconosciuti brividi di piacere. Le sequenze erotiche non sono gratuite, ma spiegano il motivo per cui la donna non riesce a godere con il marito. La censura non comprende, anche perché i tempi non sono maturi per affrontare senza tabù l’argomento della sessualità femminile. Di Leo deve inserire un dialogo esplicativo per far capire molte cose che sarebbe stato meglio raccontare con le immagini.
Fernando di Leo fa cinema erotico dalla parte delle donne, che mette sempre in primo piano e in una posizione dominante rispetto all’uomo, spesso dipinto come impotente, facile a lasciarsi irretire dalle malizie e incapace di capire una femminilità prorompente. È il primo regista a portare sul grande schermo la problematica dell’orgasmo femminile e a sviscerarla senza tabù. Non si limita a questo. Affronta la seduzione morbosa di un uomo di mezza età irretito dagli sguardi languidi e dalle nudità acerbe di una ragazzina maliziosa. Termina il suo viaggio nell’eros con una pellicola on the road, che ha per protagoniste due splendide ventenni trucidate da un gruppo di uomini guidati da un impotente che non comprende la loro voglia di vivere. Vacanze per un massacro è la sua ultima incursione nell’erotico perverso condito di sadismo e morbosità, ma è meno riuscito dei precedenti lavori, soprattutto per il basso budget.
L’eros di Fernando di Leo lascia il segno nel cinema italiano, perché le sue pellicole non sono convenzionali e non hanno niente dei tanti prodotti di imitazione che circolano negli anni Settanta – Ottanta. Di Leo è un autore e il suo cinema racconta storie che realizzano un affresco realistico della società italiana contemporanea.
(5 – continua)