Autrice del romanzo “L’uomo dal campanello d’oro”, Lavinia Scolari è tra le nuove autrici del fantasy quella che più si discosta dai canoni classici del genere per affrontare tematiche invece più legate alla mitologia. E’ sicuramente una scrittrice da tenere d’occhio nel prossimo futuro… intanto conosciamola meglio.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È LAVINIA SCOLARI?
Una ragazza di 26 anni nata e cresciuta a Palermo con un’incoercibile voglia di raccontare e di ascoltare racconti, e con una passione per miti e leggende. Al momento mi divido tra la Sicilia e la Toscana, dove sono dottoranda in Antropologia del Mondo Antico e dove proseguo quegli studi di cultura e civiltà classica che tanta parte hanno nella mia scrittura.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI?
Quello appena uscito è il mio primo romanzo. Ho pubblicato in precedenza un racconto nel volume “Narrazioni” edito dai “Serviziletterari” di Modica, dal titolo “Tempo e Speranza”, nel quale affrontavo il tema del tempo e dell’attesa con toni più fiabeschi.
RECENTEMENTE È USCITO IL TUO ROMANZO INTITOLATO “L’UOMO DAL CAMPANELLO D’ORO”. VUOI PARLARCENE?
“L’uomo dal campanello d’oro” è un romanzo breve, un fantastico di ispirazione mitologica classica, con una struttura particolare, fatta di sezioni segnate da un filo conduttore, all’interno delle quali le voci dei personaggi si intersecano e susseguono nell’incontro con figure misteriose e arcane. Solo avanti nella lettura si scopre l’anima fantasy del romanzo: l’incontro tra due Signori che giocano coi destini dei protagonisti, in uno scenario fatto di creature marine, divinità figlie del Sonno, e ninfe ammaliatrici. I personaggi vivranno una vera e propria discesa nel mondo del mito, e scriveranno la loro storia in lotta con un mondo di doppi e sogni che minacciano di sostituire la realtà così come i personaggi credono di conoscerla.
COME È NATA L’IDEA DI PARTIRE DA UN TEMA COSÌ PARTICOLARE COME LA MITOLOGIA CLASSICA PER GIUNGERE POI VERSO TRAGUARDI PIÙ FANTASY?
La mitologia classica è una mia grande passione, è un serbatoio di storie fertile e suscettibile di offrire scenari e spunti infiniti. All’inizio sono partita da un’idea, un’immagine: quella di un volto di donna che affiorava sulla superficie del mare. Era un’immagine cui volevo dare una storia. A questa immagine se ne sono aggiunte altre, fra cui quella più importante di un giovane uomo ammantato che reggeva un campanello d’oro. Ho capito dopo di cosa poteva trattarsi e come potevo dare forma a queste immagini. Nel farlo, mi sono chiesta che genere di racconto sarebbe nato se alla mitologia nordica di molti meravigliosi romanzi fantasy che amo avessi sostituito quella greco-romana che mi è ancor più vicina e familiare.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI?
Rappresentare il loro cambiamento nelle loro stesse voci e distinguere tra due diversi mondi, quello dei personaggi “umani” e quello dei personaggi “mitologici”. Il romanzo è articolato in modo tale che a turno ognuno dei protagonisti esprima il suo punto di vista e racconti quanto accade nel corso della storia. Volevo dare loro una caratterizzazione che li distinguesse chiaramente dalle figure evanescenti del mito e che desse la sensazione di un dialogo con i personaggi. Man mano che gli eventi si susseguono, in loro cambia qualcosa, si trovano a conoscere e ad accettare una realtà inattesa. Ho tentato di mostrare questo cambiamento, ma in modo graduale, mantenendo nitida l’identità dei caratteri e cercando di renderli verosimili rispetto all’aura di mistero e leggenda con cui ho cercato di dare vita al personaggio dell’uomo dal campanello.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Sono fermamente convinta che il genere fantastico abbia delle potenzialità narrative e compositive estremamente affascinanti, ma ancora oggi sottovalutate. Penso che sia una chiave, a me particolarmente congeniale, per esprimere in modo più pieno il proprio orizzonte di pensiero e di ispirazione. Non penso al fantastico solo e meramente come un genere di evasione. La realtà si affronta e si critica in molti modi, anche per questo ho voluto congiungere mito e fantastico: perché gli antichi sapevano bene che il mito era un modo di collocare se stessi rispetto al reale. E il fantastico lo è per me.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Penso che inevitabilmente i luoghi in cui vivo, le persone che incontro, i libri che leggo, ma soprattutto la mia storia personale influenzino la mia ispirazione. Tuttavia generalmente mi capita di partire da immagini o da nomi, nomi che hanno in sé qualcosa di suggestivo, che già mi parlano di una storia. Intuizioni, insomma. Frammenti che mi sembra di vedere nella mia mente e che poi pian piano crescono con l’intreccio.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Su tutti l’inarrivabile Shakespeare (l’Amleto è in assoluto la mia opera preferita) e Tolkien, il padre del fantasy, un grandissimo maestro. Amo molto anche Wilde, Tolstoj, e fra gli italiani Malerba e Buzzati. Ma una folgorazione più recente, per me, è stato “I viaggiatori dell’alba” di Nakhjavani.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM, CHE CI DICI?
In linea con i miei gusti “letterari” ho molto apprezzato la rilettura dello “Hamlet” fatta da Kenneth Branaghan e in generale la sua opera di traduzione dal teatro shakespeariano al grande schermo. Adoro i film de “Il Signore degli Anelli”, che hanno mostrato come anche il fantasy possa trovare spazio al cinema con risultati spettacolari. Mi incuriosisce e affascina lo spirito visionario di David Lynch e quello di Guillermo Del Toro nel suo “Il labirinto del Fauno”. Fra gli italiani, Sergio Leone su tutti.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Scrivere è la mia priorità, seconda solo ai bisogni della mia famiglia e delle persone che amo e che mi sono vicine. Mi auguro di continuare a scrivere, perché ho nuove storie “in cantiere” e tanta voglia di condividerle: la pubblicazione di un libro è lo sbocco più soddisfacente e naturale per un autore, un’emozione incredibile. Non immagino qualcosa che mi dia un senso di completezza più intenso. Se dobbiamo parlare di sogni, mi piacerebbe avvicinarmi al teatro e al cinema di animazione, fornire delle sceneggiatura e chissà, magari, vederle realizzate!
IN BOCCA AL LUPO PER OGNI COSA ALLORA!