Il quarto capitolo della saga di “Alien” fa dimenticare completamente il suo fallimentare predecessore, riportando la vicenda nell’ambiente che più le compete: lo spazio. Servita di splendidi effetti speciali e di un’adeguata ambientazione scenografica, la pellicola fonde assieme la lezione dei primi due “Alien”, atmosfera, high tech ed azione, creando così un cocktail forse ormai non più di tanto originale ma tuttavia ancora spettacolare e coinvolgente. Il personaggio di Ripley torna in pompa magna, interpretato da una strepitosa Sigouney Weaver: muscolosa, in tuta di pelle nera, cinica nelle battute, carica di energia e latente minaccia, dovuta al retaggio alieno che ormai è in lei (da brivido i suoi silenzi e, soprattutto, i suoi ambigui sorrisi). Non mancano le trovate originali e le intriganti soluzioni visive (non esenti, comunque, da sporadici strafalcioni ed incongruenze), il che fa ben sperare in previsione di una quinta puntata della serie (sapremo mai qualcosa del luogo d’origine degli alieni?). La regia è affidata al francese Jean Pierre Jeunet (co-regista, assieme a Marc Caro, dell’impareggiabile “Delicatessen”), che, per la prima volta, si preoccupa di dare un’aspetto ironico alla seriosità della saga. Sempre splendide le creature aliene e le loro metamorfosi (da ricordare, almeno, le sequenze sott’acqua e la scoperta del laboratorio degli orrori). A seguire “Alien vs. Predator”.
ALIEN 4: LA CLONAZIONE
SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Alien 4 – Resurrection
Anno : 1997
Regia : Jean Pierre Jeunet
Soggetto: ispirato ai personaggi di Dan O’Bannon e Ron Shusett
Sceneggiatura: Joss Wedhon
Direttore della fotografia: Darius Khondij
Montaggio: Herve Scheid
Musica: John Frizzell
Effetti Speciali: Alec Gillis e Tom Woodruff
Produzione: Walter Hill, Gordon Carrol e David Giler
Origine: USA-GB
Durata: 1h e 50’
CAST
Sigourney Weaver, Winona Ryder, Dan Hedaya, Michael Wincott, Brad Dourif, Ron Perlman, Dominic Pinon
TRAMA
200 anni dopo la sua morte su Fiorina 161, Ellen Ripley viene resuscitata tramite la clonazione delle sue cellule sanguigne a bordo dell’astronave Esu Auriga, gigantesco laboratorio di biogenetica comandato dall’ammiraglio Perez. La donna, recuperando i propri ricordi, si rivela essere una mutazione dell’originale, con parecchie caratteristiche fisiche degli alieni da lei strenuamente combattuti nel passato (e di cui uno era stato incubato nel suo corpo): forza sovrumana, riflessi fuori dal normale, circolazione sanguigna acida. I militari dell’Auriga (seguendo le inclinazioni dell’ormai disciolta Compagnia) intendono allevare una schiatta di alieni, clonati anch’essi dall’esemplare che aveva reso pregna Ripley, in previsione allucinanti esperimenti di bioingegneria che potrebbero arricchirli. La Betty, nave-cargo del gruppo di mercenari di Englyn, approda sull’Auriga consegnando un carico di ignare cavie umane per far germinare gli alieni. Tra di loro c’è Call, un androide col compito segreto di sventare gli orribili esperimenti e annientare per sempre le creature aliene. La situazione precipita: gli alieni, più intelligenti e temibili dei precedenti, riescono a fuggire dalle loro celle, aggirandosi per la nave. I sopravvissuti dell’equipaggio umano abbandonano l’Auriga su capsule di salvataggio, lasciando i mercenari a loro stessi. Guidato da Ripley, lo sparuto gruppetto cerca di raggiungere la Betty, finendo inesorabilmente falcidiato dai mostri. Call programma l’Auriga, in rotta verso la Terra, per autodistruggersi, mentre Ripley, precipitata nel nido degli alieni, scopre che la Regina-Madre evolutasi da lei ha ereditato delle caratteristiche fisiche umane, partorendo una creatura più simile all’uomo che ai mostri. Questa uccide la Regina-Madre, provando invece del rudimentale “affetto” per Ripley. La donna riesce a fuggire e a raggiungere la Betty, che abbandona l’Auriga destinata ad esplodere nell’atmosfera terrestre. L’alieno-mutante, anch’esso a bordo della nave-cargo, attratto da colei che sente come sua vera “madre” (anche se, a conti fatti, si dovrebbe parlare di “nonna”), viene infine eliminato, con dolore, da Ripley stessa, che con gocce del suo sangue acido provoca la rottura di un oblò: la creatura, brano a brano, è risucchiata nello spazio. Johner, il brutale ma simpatico superstite dei mercenari, guida la Bettysulla Terra, con i suoi tre sopravvissuti.
NOTE
24/11/2007, Michele Tetro