CAPITOLO V: SCULTURA e MUSICA
Le tracce della scultura si perdono nella notte dei tempi, la sua storia è legata alla materia che dipende dal luogo e dal tempo in cui si è operato. I materiali che più sono stati usati sono la pietra e il legno anche se in alcuni luoghi come l’Africa la Grecia la Cina e Roma vi si aggiungerà il bronzo.
L’uso delle due materie principali dipenderà molto dalla posizione geografica, ad esempio la scultura del legno fu quasi sempre prerogativa di paesi come Francia e Germania, mentre le zone del mediterraneo, dove era facile trovare pietre arenarie, porfidi, marmi e graniti sono stati preferiti a qualunque altro materiale. I primi esempi di artigianato si possono riconoscere nella pietra silicea intagliata nell’aspetto di una suppellettile e sicuramente l’evoluzione della tecnica della scultura è stata lentissima e molti procedimenti furono estremamente faticosi. Ad esempio, per la pulitura la rifinitura e la lucidatura venivano impiegate delle sabbie sfregate con forza sugli spigoli del manufatto. Successivamente vennero inventati utensili di rame e bronzo e più tardi di ferro. Solo allora la pietra poté essere meglio lavorata. Ciò avvenne all’incirca 6000 anni fa agli albori della civiltà egizia e babilonese. Nell’attuale Europa, i greci furono i depositari di tali conoscenze e dopo di essi i romani e gli italiani. Fu quindi nel mediterraneo che si sviluppò il concetto d’intaglio della pietra come massima aspirazione della scultura. Successivamente tale concetto fu trasmesso in tutta Europa fino ad essere valido ancora oggi.
Nelle origini della musica, in particolare nell’invenzione degli strumenti musicali con la conseguente fase della sperimentazione è situata nella preistoria dell’umanità. Gli oggetti sonori riconosciuti compaiono 40.000 anni fa con l’evento dell’Homo Sapiens Sapiens nel Paleolitico superiore, paralleli all’arte simbolica e figurativa e sono tra i primi reperti bucati artificialmente. Pietre, semi, legni, conchiglie, ossa, corni impiegati come percussioni, fischietti, flauti, trombe, ance, archi, rombi, strumenti che producono suoni archetipi, la base del linguaggio sonoro e musicale universale. Sonorità con frequenze e pulsioni ritmiche fortemente psicoacustiche, (cioè la percezione soggettiva umana dei suoni) e psichedeliche impiegate nello sciamanesimo e nei culti misterici dell’antichità. Per attivare questi strumenti e ottenere i giusti suoni occorre una particolare e raffinata preparazione tecnica.
Tra le prime incisioni e pitture rupestri del Paleolitico superiore si trovano migliaia di raffigurazioni di animali, mentre sono rarissime le figure umane. Le rappresentazioni di strumenti musicali e musicisti sono praticamente quasi assenti, rari e discussi sono i pochi reperti.
Nel sud della Francia sono state trovate una decina di rappresentazioni di figure definite “sciamani danzanti”, tra questi il famoso personaggio della Grotta dei Trois Frères, che mimetizzato tra gli animali, sta saltellando. Una raffigurazione che è sempre stata oggetto di attenzione da parte degli studiosi di preistoria, non solo perché si trova in un insieme di incisioni sovrapposte in tempi diversi, ma anche per l’oggetto che tiene accostato alla bocca e che ha suggerito l’ipotesi che si trattasse di un’ arco musicale suonato con la bocca, uno strumento largamente impiegato dai popoli di cultura primitiva che lo suonano in diversi modi tra cui pizzicando la corda con le dita, oppure percuotendo la corda con una bacchetta detta freccia, la bocca funziona come cassa di amplificazione, straordinari e affascinanti sono i giochi micro armonici che si possono ottenere. Una seconda possibilità è che l’oggetto possa essere un flauto, in questo caso il personaggio saltellante decisamente ricorda il Kukupeli, il mitico flautista, portatore di cultura, presente nelle incisioni rupestri preistoriche del Nord America. Si può tranquillamente affermare che gli strumenti musicali preistorici hanno delle straordinarie qualità acustiche che vanno letteralmente oltre quelle dei normali strumenti musicali. Possono produrre e suggerire musiche dai suoni microscopici, impalpabili e sottilissimi, personali, come quelli delle pietre sfregate o degli archi a bocca sino a giganteschi boati che entrano nel paesaggio. Frequenze sonore estreme dagli infrasuoni dei rombi agli ultrasuoni di sonagliere di conchiglie e fischietti. Come gran parte dei fenomeni umani, la musica nacque probabilmente per scopi sociali ben precisi. Ipoteticamente parlando, la musica in sé è nata più o meno durante i primi istanti della vita dell’uomo, appena esso scoprì la possibilità di produrre rumori nel semplice sbattere ossa contro pietre, per poi trasformare i rumori in veri e propri suoni ideando meccanismi un po’ più complessi, magari accostando pietre di dimensioni e massa diverse una accanto all’altra e battendole in successione con un bastone o un osso e producendo così veri suoni di tonalità differenti, quindi “melodie primordiali” che si sarebbero man mano evolute assieme all’uomo andando a creare ciò che ora chiamiamo musica.
(5 – continua)