Colpo in canna (1975)
Nel periodo di maggior successo del suo noir, di Leo tenta una strada nuova, mai sperimentata in Italia, quella del poliziesco comico. Può permettersi di rischiare e i distributori accettano la proposta perché il suo nome è diventato garanzia di successo. La svolta dileiana segue scelte simili praticate in altri generi che danno vita al western comico stile Trinità e alle avventure di Nico Giraldi con Tomas Milian. Colpo in canna ruota attorno alle gesta di una donna interpretata dalla affascinante Ursula Andress che ha come comprimario Lino Banfi in un doppio ruolo. Di Leo vorrebbe trasgredire fino in fondo e la sua idea iniziale sarebbe quella di tratteggiare una protagonista disinvolta e bisessuale. Non ne fa di niente perché si rende conto che i tempi non sono maturi per far accettare al pubblico una protagonista femminile bisessuale. Si limita a puntare sulla bellezza della Andress che recita nuda senza problemi e su alcuni comportamenti eccessivi da ragazza disinibita. Gira Colpo in canna per le strade di una Napoli meridionale, tra i vicoli dei quartieri spagnoli, dove veri delinquenti proteggono il regista. Pare fossero tutti clienti del padre.
Colpo in canna (1974) è scritto e sceneggiato da di Leo, la fotografia è di Roberto Gerardi, mentre il montaggio è del solito Amedeo Giomini. Le musiche sono del bravo Luis Enriquez Bacalov, le scenografie di Francesco Cuppini e i costumi di Gaia Romani. Aiuto regista è Fanco Lo Cascio. Maestro d’armi è il fido Gilberto Galimberti. Produce Daunia 70 rappresentata da Armando Novelli. Interpreti: Ursula Andress, Woody Strode, Marc Porel, Isabella Biagini, Lino Banfi, Aldo Giuffrè, Maurizio Arena, Rosario Borelli, Carla Brait, Renato Baldini, Raoul Lo Vecchio, Sergio Ammirata, Loris Bazzocchi, Jimmy il Fenomeno e Roberto Dell’Acqua. Il film è definito dal regista un divertimento in due tempi ed è girato a Napoli, anche se gli interni sono realizzati alla Dear.
Di Leo gira un film che non è nelle sue corde, lo fa volontariamente, per sperimentare una nuova strada, ma il risultato finale è una modesta pellicola a metà strada tra la commedia sexy e il poliziottesco. Ursula Andress è la protagonista nei panni di una finta hostess che nasconde la sua identità segreta di malavitosa inventandosi un boss chiamato l’Americano. Carla Brait è la collega hostess, ma in realtà fa parte della banda, così come gran parte dei passeggeri di un volo che atterra a Napoli sono gangster al suo servizio. Maurizio Arena è un finto prete che se la dice con la Brait, Marc Porel è una bella conquista napoletana della Andress, Carlo Giuffrè è un boss di nome Calò e Woody Strode è Silvera, il nemico da abbattere. La trama non è importante perché il film è una parodia che si trascina stancamente, tra tempi morti, pause interminabili e comicità inesistente. Se di Leo voleva girare un film divertente ha fallito in pieno, perché le sole cose memorabili sono un paio di battute di Lino Banfi nel doppio ruolo di commissario e di tassita (è il gemello del commissario), parecchie scazzottate e poco altro. Se voleva fare un film erotico, salviamo alcune scene dove la Andress mostra uno stupendo corpo statuario con grande disinvoltura e alcuni approcci sessuali con Marc Porel. Non si comprende il tipo di pubblico per un film come Colpo in canna, perché la comicità a base di scazzottate, sedie rotte e tavoli che volano (tipica dei film di Enzo Barboni con la coppia Spencer – Hill) è per ragazzini, mentre la parte erotica strizza l’occhio a una componente più adulta. Il risultato è un prodotto ibrido che scontenta tutti, sia l’amante della commedia sexy sia chi cerca un poliziottesco serio o una commedia brillante. Da salvare una bella fotografia che mostra una Napoli primaverile, tra via Caracciolo, il Maschio Angioino, Castel Dell’Ovo e i Quartieri Spagnoli con i panni tesi alle finestre e i ragazzi di borgata che corrono. Jimmy il Fenomeno interpreta la parte più lunga della sua carriera con la solita caratterizzazione da nevrotico che per l’occasione cerca di andare a letto con la Andress. Non ci riesce e finisce semi annegato nella vasca da bagno, ma è una buona scusa per mostrare la bella attrice senza veli. Da notare che la Andress ci delizia con un bagno in vasca (ed è completamente nuda) invece della consueta doccia tipica della commedia sexy. Ursula Andress è brava e la sua presenza in scena basta a dare interesse a un film scialbo e costruito su una trama risibile. Da citare una mise elegantissima da hostess con biancheria intima di pizzo e reggicalze bianco esibita dopo alcune rovinose cadute.
La Andress deve ancora prodursi in interpretazioni sexy notevoli come ne L’infermiera (1975) di Nello Rossati, ma già in questo film sprigiona grande fascino da ex Bond – girl. Marc Porel è diligente e inespressivo come sempre, bello a vedersi, ma poco altro, serve a introdurre alcune scene erotiche con la Andress e a inserire l’elemento amoroso nella commedia brillante. Il rapporto è tutto dalla parte della donna, che sceglie, decide quando fare l’amore e alla fine se lo porta via come una preda catturata in terra straniera. Il personaggio interpretato dalla Andress è molto femminista e di Leo dimostra ancora una volta di saper vedere il mondo dalla parte delle donne. Citiamo alcune sequenze dove la Andress va in un locale per fingere di rimorchiare e si porta a letto un uomo che sceglie senza tanti complimenti. Si tratta di una finzione e utilizza l’uomo come un pretesto per rubare ciò che le serve, ma ancora una volta il maschio non fa una bella figura. Carla Brait è un’altra buona presenza erotica che sfoggia la sua bellezza in una scena con il falso prete (ma lo spettatore ancora non sa che è finto e la trasgressione resta).
Lino Banfi viene scritturato grazie a Sergio Ammirata che sta girando con lui Sesso in testa (1974), realizzato dalla stessa casa di produzione. In questo film è un commissario da burletta e il suo assistente (Ammirata) sembra uscito da una comica del cinema muto, perché passa tutta la pellicola a sbirciare le gambe della bella Andress. Banfi diverte di più nei panni del fratello gemello tassista che scorrazza la protagonista per le strade di Napoli e si lascia andare alle solite battute pugliesi di grana grossa. Per fare un esempio: “Sono sposato, è stata una stronzata di gioventù. Ho anche l’amante, quella è stata una stronzata di mezza età”. Da citare anche l’inseguimento per le strade di Napoli che la Andress racconta come una storia di corna e mariti traditi, mentre la polizia e il boss rivale la seguono. Molto ben girata tutta la parte di azione da poliziottesco, l’inseguimento, gli incidenti, le improvvise frenate e le auto che si accostano una all’altra rischiando la collisione. Questo è il tipo di cinema che ricorda il miglior di Leo. Lino Banfi fa quel che può, ma questo non è il suo film e lui non è l’attore che fa per di Leo, poco portato a realizzare commedie brillanti. Da notare che l’escamotage del tassista che incontra la protagonista verrà ripreso da Steno nel film Sballato gasato completamente fuso (1982). In quella pellicola è la Fenech, nei panni di una giornalista che incontra sempre lo stesso tassista ogni volta che deve uscire dalla redazione. Abatantuono è il tassista comico del film di Steno e pare che sia un caso di comune ispirazione o una voluta citazione. Isabella Biagini interpreta un ruolo modesto, una sorta di clown comico che fa ridere con battute scontate e risapute, ma non è importante nell’economia della pellicola. Carlo Giuffrè è utilizzato solo per poche sequenze e recita due battute, a parte la divertente parodia della sfida western tra i carrozzoni del Luna Park. Woody Strode, che abbiamo visto spesso nel poliziottesco serio, ironizza sul ruolo ricoperto ne La mala ordina e se le cava bene come bandito cattivo che le busca di santa ragione. La parte finale ricorda la bagarre della pochade ed è anticipata da un ridicolo scontro tra bande in un Luna Park (sede di Silvera) con un’interminabile scazzottata che allunga i tempi in maniera insopportabile. Questa parte della pellicola è inutile e irritante. Salverei soltanto l’ironia sul western con un memorabile faccia a faccia Giuffrè – Strode, che ricorda i duelli dei film di Sergio Leone. La musica è quella giusta, così come poco prima Bacalov aveva inserito una marcia trionfale per ironizzare sull’arrivo della banda di Calò. La sfida termina in modo ancora più comico con la fuga solidale dei banditi perché arriva la polizia. In ballo c’è il possesso di un carico di droga che finisce nelle mani della bella Andress. Un inseguimento tecnicamente perfetto ironizza sul poliziottesco, con auto che corrono lungo scalinate e ripetuti testa coda. La polizia termina la corsa dentro un camion pieno di pomodori e il finale da pochade è assicurato, mentre il fratello gemello del commissario porta in salvo la bella Andress. La gang del finto Americano torna a New York con il carico di droga trafugato alle due bande rivali e anche con il denaro servito per acquistarlo.
Colpo in canna è un film modesto, lento, privo di ritmo, senza i giusti tempi comici, scritto in modo approssimativo, una via di mezzo tra la commedia brillante alla Spencer – Hill e la commedia sexy che non soddisfa nessuno. Da dimenticare. Salverei la colonna sonora di Luis Bacalov che sa accompagnare il clima scanzonato e parodistico di una pellicola che si propone di ironizzare su noir, poliziottesco e western.
Secondo Marco Giusti si tratta di un poliziottesco che deve molto alla commediaccia. Troppo. Infatti non sempre i due generi si fondono bene. Rimane un tour de force per Ursula Andress nelle mani del regista pugliese, che la rinforza con qualche scena di nudo. Notevole Woody Strode, ma non funzionano i comici messi lì per ridicolizzare il poliziottesco, come Lino Banfi in un doppio ruolo. Paolo Mereghetti concede una stella e ci va giù duro (ma in questo caso con ragione): A parte Strode e Giuffrè che si affrontano in una parodia dei duelli di Sergio Leone, c’è poco da salvare (e da ridere) in questo giallo farsesco scritto dal regista. Pino Farinotti è più buono e concede due stelle, ma non motiva e si limita a raccontare la trama. Antonio Guastella, nel Dossier Calibro 9 dedicato da Nocturno al cinema dileiano, definisce Colpo in canna un divertimento minore nella filmografia dileiana, un lavoro nel quale il regista vuole giocare con la macchina – cinema senza preoccupazioni, se non quella di far muovere sulla scena un personaggio femminile che si comporta come un uomo. Antonio Tentori e Antonio Bruschini in Città violente sostengono che Colpo in canna è una black comedy poliziesca piuttosto riuscita, ma è inferire ad altri lavori del regista.
Di Leo spiega a Nocturno Cinema i motivi per cui la pellicola non può dirsi riuscita: “La sceneggiatura preesisteva all’idea di farlo interpretare da Ursula Andress, e la trovata, buona, era questa: creare un personaggio femminile che si comportava come un uomo, cioè avesse caratteristiche di comportamento maschili, da prendere e dare botte ad avere disinvoltura sessuale. Naturalmente questa idea calata in un film quasi parodistico vanifica l’assunto e il comportamento è più da vita o da messaggio metasociale… insomma non era l’involucro giusto per affidare quei contenuti che avevo in testa e che già in altri film miei erano in nuce. Mi accorsi presto che l’equazione della donna – uomo non mi sarebbe riuscita, nel senso che non sarebbe venuta fuori con pregnanza e premetti quindi il pedale della comicità… da qui l’ibrido: non divenne un film comico e neanche d’azione, ma solo abbastanza comico e abbastanza d’azione…”
È interessante leggere il giudizio del regista su Ursula Andress che troviamo su 99 Donne di Pulici e Gomarasca: “Sono molto affezionato alla Andress. Lei è un’attrice che non si è mai rifatta il seno né altro. Stupenda al naturale ancora di più sulla pellicola: era una forza della natura; non aveva bisogno di controfigura in niente, stuntwoman di se stessa per non parlare del fatto che guidava da Formula Uno. Feci venire – su sua segnalazione – parrucchiere e truccatore da Londra: il risultato fu che in Colpo in canna Ursula non è mai stata così bella… oltre ai costumi della Mafai, una serie di invenzioni pertinenti e divertenti. Per concludere: una star. Anche il nostro rapporto fu idilliaco”. Di Leo esprime un giudizio rapido anche sulla Brait, una ballerina prestata al cinema: “Era una mulatta con un corpo bronzeo e un volto da ragazzina”. E su Isabella Biagini: “Un grande talento sprecato: sarebbe stata più brava di Monica Vitti se si fosse saputa amministrare artisticamente”.
Di Leo riprende il soggetto di questo film e lo miscela alla sceneggiatura di Uomini si nasce poliziotti si muore per scrivere il romanzo poliziesco Beati gli ultimi… se i primi crepano. Ne viene fuori la storia della hostess Nora coinvolta in un traffico di stupefacenti e di due agenti di una squadra speciale della polizia che tentano di catturare il bandito Cinquini. Di Leo fonde le due trame e ne ricava un romanzo intenso, per niente comico, un noir duro, ricco di dialoghi e di eccellenti parti erotiche.
(14 – continua)