Attore italiano fra i più ricercati nelle produzioni indipendenti, Michael Segal è un vero e proprio vulcano di idee, perché non si ferma solo al suo ruolo di interprete, ma è anche scrittore, sceneggiatore, regista, produttore, organizzatore di eventi… per saperne di più e per conoscere tutte le sue facce nascoste, abbiamo deciso di intervistarlo per voi: ecco cosa ci ha detto.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MICHAEL SEGAL?
Uno nessuno e centomila, credo sia la risposta più adeguata. Uno, perché sono un bambino imprigionato in un corpo che invecchia, capace ancora di guardare il mondo in modo positivo e con un senso di mistero e con la voglia di stupire e raccontare avventure e poter leggere sulle facce di chi ascolta, la meraviglia e lo stupore. Nessuno, perché come quasi tutti gli attori indipendenti lontani dalle produzioni blockbuster americane/britanniche/francesi, faccio il mio lavoro con passione ed umiltà. Centomila, perché in quanto attore, posso davvero essere chiunque desideri essere. Non è fantastico? Domani voglio fare un miliardario in vacanza… hahaha.
COME HAI COMINCIATO A RECITARE?
Ovviamente da bambino. Tutti i bambini (o quasi) se non perdono la loro giornata curvi sopra ad un tablet o uno smartphone, giocano ad essere sceriffi, pirati ed avventurieri… io non ho mai smesso. Quando avevo 6 anni, vidi in TV un film di Jerry Lewis… al termine, avevo le idee molto chiare sul mio futuro.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?
Per una questione di etica professionale, non posso dire di essere legato ad un film più che a un altro. Ogni produzione ha una storia a sé, nella quale mi sono trovato un posto e ricavato una tana comoda e tutti i registi con cui ho lavorato (a parte uno) sono persone meravigliose, che vivono, soffrono, sognano e realizzano con passione e dedizione, onestà e gioia. Ho partecipato ad oggi, a 55 produzioni, ma se proprio devo esprimere un sentimento, senza ombra di dubbio IVAN ZUCCON, al quale sono molto legato da un’amicizia che dura da tantissimi anni e con il quale spero di poter tornare a lavorare molto presto.
RECENTEMENTE HAI DECISO DI CIMENTARTI ANCHE NELLA REGIA, CON IL FILM “DARK BLUE”. CE NE VUOI PARLARE?
“Dark Blue” è un progetto estremamente ambizioso. Io sono sceneggiatore, attore, produttore e regista di questo film e vi assicuro che ci sono poche sfide al mondo in grado di eguagliare la difficoltà di concretizzare una sceneggiatura, opera prima, in un ambiente che non sia domestico. Molti esordienti alla regia, per non avere un impatto troppo duro con il mestiere più arduo del mondo, iniziano con storie semplici, in una o due location vicino a casa, nella comodità e con tutto il tempo del mondo a disposizione. Bene. Io invece ho cominciato con un lavoro ambientato e girato all’isola d’Elba, con motoscafi, sub, corse in moto, lanci con paracadute, immersioni e relitti sommersi. Dopo aver girato in 4 giorni, con un’organizzazione che non prevedeva imprevisti neanche climatici, avendo un budget a disposizione, posso dire che mi sono fatto le ossa ma soprattutto: CHIMELOHAFATTOFAREMANNAGGIALAPIPPETTA!
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Niente di difficile. Ho scritto i personaggi avendo già in mente gli attori che li avrebbero interpretati e quindi è stato divertente e semplice. L’ambientazione era perfetta perché conoscevo il luogo e ne percepivo le potenzialità. Avevo solamente un grosso timore riguardo al relitto sottomarino nel quale si svolge buona parte di “Dark Blue”, perché non lo avevo mai visitato e non sapevo se le scene che avevo scritto fossero effettivamente possibili. Mi basavo sulla descrizione che mi fece Simone Modugno, mio amico cameraman, documentarista e biologo marino. Durante l’immersione, non potendo ovviamente comunicare sott’acqua, ho improvvisato tutto, esplorando il maestoso relitto, enorme e spaventoso e visitabile anche nelle sue viscere oscure e contorte ed il risultato è stato davvero inquietante. Io probabilmente sono molto credibile, perché erano due anni che non mettevo la muta e le bombole, quindi il terrore che si legge nei miei occhi quando sono dentro al relitto è più che credibile!
VISTO CHE CI SONO NELLA STORIA ANCHE ALCUNI RIFERIMENTI STORICI, QUANTO DI REALE E DI DOCUMENTATO C’E’ IN QUESTO TUO LAVORO E QUANTO INVECE DI INVENTATO?
Bè, chiaramente c’è della finzione. Nel film si parla di mitologia nordica e quella non si può cambiare, per quanto riguarda i nomi e le leggende. La parte fiction che mi è servita come pretesto per ambientare il film nel Mediterraneo consiste nel fatto che la nave in questione fosse partita dal porto norvegese di Trondenheim (dove tra l’altro sono state fatte alcune riprese) e che lo stesso porto fosse andato misteriosamente distrutto negli anni ‘30.
COME MAI HAI DECISO, DOPO ANNI IN VESTE DI ATTORE, DI LANCIARTI IN QUESTA IMPRESA CHE TI VEDE DIETRO LA MACCHINA DA PRESA?
Perché io adoro il cinema e se lo ami con tutto il cuore, non puoi, ad un certo punto della tua carriera, non voler dirigere i tuoi stessi lavori. Dai la tua impronta, metti la tua firma, crei uno stile proprio o tenti di emulare ciò che ti piace di più. Io per esempio amo gli anni ‘80 e credo che il mio stile un po’ li ricordi. Continuerò a dirigere i miei prossimi lavori e ho 4 film da realizzare.
PER QUANTO RIGUARDA LA LAVORAZIONE DI “DARK BLUE” COME TI SEI MOSSO E QUALI DIFFICOLTA’ HAI INCONTRATO?
Quando il mio amico Simone Modugno mi spiegò, dopo le mie domande, di conoscere bene un relitto dalle parti di Pomonte all’Elba, la decisione fu presa all’istante. L’organizzazione del tutto è durata alcuni mesi: prenotazione traghetti, alloggi, vitto, diving-centre, disponibilità gommoni ed imbarcazioni, biglietti del treno per gli attori, sceneggiatura adattata ad un cortometraggio, piano di lavorazione, oggetti di scena… Simone mi ha aiutato con la realizzazione, fornendo i materiali tecnici, subacquei ed il drone con il quale sono state fatte diverse riprese. Lui è una garanzia sia fuori che sott’acqua. L’unica difficoltà incontrata è stata che il budget era ridotto all’osso e avrei volentieri girato 2 o 3 giorni in più.
OLTRE CHE ALLA REGIA, ULTIMAMENTE SEI IMPEGNATO ANCHE NELL’ORGANIZZAZIONE DI UN FESTIVAL CHE SI PREANNUNCIA UNA BOMBA. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?
Che lo sarà. Sto mettendo tutto il mio impegno nel realizzarlo e sono fiero di poter dire che siamo solamente in due i genitori di questo progetto: Roberta Graziosi ed io. IIPM FESTIVAL nasce per premiare ed aiutare chi fa cinema e non riesce a far sentire la sua voce. Non nasce per fare cassa. Non nasce per guadagnare con i soldi delle iscrizioni e per rilasciare allori privi di sostanza e contenuto. Negli ultimi anni i festival sono diventati un business amaro e raccapricciante e ne sono nati molti che hanno nell’oggetto ben poco di culturale od artistico e che si fermano a distribuire riconoscimenti privi di qualsiasi valore se non quello di aggiungere una dicitura accanto al film e tentare di raccogliere consensi sui social network. Di festival ce ne sono più di 4.500. Quanti di questi hanno in giuria (come IIPM FESTIVAL) attori e troupe che lavorano con la Marvel, la Disney, che creano il cinema mondiale che TUTTI, nessuno escluso, conosce? Quanti? Di molti non si sa neanche chi ci sia in giuria. Gli award hanno tanto più valore quanto è competente chi lo assegna! Quanti altri festival hanno accordi con 6 case di distribuzione (tre americane, una canadese e due italiane) dove i vincitori avranno la possibilità di essere distribuiti in tutto il mondo in DVD, al Cinema o in VOD? Quanti altri festival danno la possibilità a chi realizza Pilot di serie TV o WEB o di scrittori di sceneggiature di essere valutati anche da case di produzione per realizzare ciò che hanno solamente teorizzato? Ho creato il festival solo con lo scopo di aiutare e valorizzare i filmmaker, creando connessioni di produzione e distribuzione per far sì che il festival non si fermi ad un banale “GRAZIE DI AVER PARTECIPATO CIAO.”
Ancona ospiterà IIPM FESTIVAL, che ha aperto le iscrizioni il 15 novembre su FilmFreeway in esclusiva e si terrà in giugno 2017, insieme a concerti, spettacoli di stuntmen, scontri medievali, esperienze in VR360, laboratori di fotografia e recitazione.
Chiunque ha fatto un film, un cortometraggio, un fan film, una pubblicità, una canzone, un videoclip, un documentario, un teaser trailer, un pilot, AVRA’ LA CONCRETA POSSIBILITA’ DI REALIZZARE IL SUO SOGNO!
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Bè… il fantastico e l’horror sono i generi più commerciali per il cinema indie. Non è stata una scelta volontaria anche se negli ultimi anni ho potuto darmi molto anche all’action e alle black comedy. La mia fisicità mi sta aiutando molto negli ultimi tempi nel mio lavoro e la mia capacità di essere, volendo, anche buffo, ironico e comico nonostante il mio volume corporeo, sembra essere un abbinamento che piace. Però devo ammettere che soprattutto il fantasy è sempre stato il mio pane quotidiano perché ho iniziato a leggere Terry Brooks, Dragonlance, Pratchet e molti altri romanzieri fantasy fin da quando avevo 13 anni e non ho mai smesso di leggere. Anche oggi che ho 42 anni, gioco ancora a Dungeons and Dragons con i miei amici, continuando una tradizione che va avanti da più di venti anni.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI L’ISPIRAZIONE PER IMPERSONARE I VARI PROTAGONISTI DELLE STORIE IN CUI HAI RECITATO?
Io uso un metodo di recitazione che non prevede fonti di ispirazione. Io non creo un personaggio e ne indosso i panni e la maschera. Io divento il personaggio. Lo ricostruisco e lascio che prenda vita, che sviluppi pensieri propri, che si ribelli al copione e che spesso improvvisi sul set perché si trova a suo agio o naturale con certi atteggiamenti e certe battute che non sono state scritte. I miei personaggi vivono vite proprie e sono tutti dentro di me. Io sono sempre me stesso, ma quando recito, lascio che sia il mio personaggio a comandare e non il contrario.
E COME SCEGLI UN COPIONE DI SOLITO?
Questa è la parte più facile. Non esistono personaggi adatti a me ed altri no. Io amo le sfide e più sono strani, diversi da me, sfigati, regali, problematici, eroici, squilibrati, cinici, simpatici… e meglio è. Le uniche cose che rifiuto, di solito, sono i personaggi che potrebbero ledere la mia immagine o dare un messaggio sbagliato a cui non voglio essere abbinato gratuitamente. Mi spiego. Mi è capitato di impersonare un tipo che picchiava una donna o un altro che massacrava il figlio piccolo. Ovvio che è un personaggio negativo, ma il messaggio che trasmetteva il prodotto finito, quello che il regista voleva comunicare, era giusto e condannava moralmente quel bastardo. Questo va bene. Invece, come mi è stato proposto ed ho rifiutato, un personaggio il cui unico scopo nel film era quello di mostrarsi nudo e masturbarsi, è deleterio e non si parla più di arte ma di volgarità gratuita. Questi ruoli li rifiuto. Per il resto… a chi non piacerebbe interpretare l’eroe o il cazzuto di turno?
QUALI SONO I TUOI ATTORI E REGISTI PREFERITI, QUELLI AI QUALI UN PO’ TI ISPIRI O QUELLI CHE COMUNQUE HANNO SIGNIFICATO QUALCOSA PER TE?
Seeeeeeeeee… avete quattro o cinque ore per leggere la risposta? Hahahah… Mi concentro su Mattew McConaughey. Lui, a mio parere, è semplicemente il migliore al mondo in questo momento. Seguono a breve distanza attori come Di Caprio, Fassbender, Del Toro, Bardem. Per quanto riguarda i registi il discorso diventa molto complicato perché non si può più giudicare un film solo dal regista. Montatori, effettisti e creatori delle CGI hanno assunto un ruolo troppo importante per non poterli più associare al regista.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Adoro i film sui super eroi. Eppure paradossalmente, sono quanto di più lontano dal concetto di film tradizionale, si possa immaginare. Attori che recitano esclusivamente in stanze verdi con tecnologia Chroma Key, decine di minuti di film dove non esistono attori ma solamente creazioni digitali animate… però sono spassosi. Il top viene raggiunto dove, insieme ad un ottimo comparto tecnologico e grafico, si aggiunge una storia intensa ed emozionante ed attori da Oscar come per esempio INTERSTELLAR, INCEPTION…
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Nonostante le difficoltà oggettive di lavorare in un settore dove non si viene quasi mai retribuiti, perché TUTTI sono attori e tutti si prestano a lavorare gratis, senza avere una preparazione o delle particolari attitudini (complici le produzioni a zero budget dove si risparmia sempre e solo sul reparto artistico, musicisti compresi), continuo a fare film e ne ho una decina in sospeso in questo momento con date ancora da fissare. Incrocio molto le dita per un mio caro amico, Roberto D’Antona, che insieme ad Annamaria Lorusso, stanno portando avanti una crociata che si chiama THE REAPING, della quale sono un attore, perché la serie merita davvero ed è qualitativamente spalla a spalla con le serie TV americane di maggior successo. Poi va da sé che quando partecipo ad un progetto, ci metto anima e cuore e spero sempre che tutto abbia successo perché vedo la passione e i sacrifici che ci sono dietro ed il valore dei nostri filmmaker.
I miei cassetti sono vuoti perché faccio ciò che amo. Sempre. Recito, produco, dirigo e scrivo (sono al lavoro sul mio quinto romanzo, gli altri sono reperibili su Amazon) e spero davvero di essere io a diventare il cassetto di qualche filmmaker con il festival che sto organizzando.
IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO ALLORA… DICONO CHE LA ZONA MORTA PORTI BENE! :)